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    Occhiuto, Manna e Paolini replicano alle dichiarazioni dei pentiti

     

    Manna, Occhiuto e Paolini replicano alle dichiarazioni dei pentiti

    16 ago 15 Il Sindaco di Cosenza, il Sindaco di Rende e il consigliere Enzo Paolini replicano duramente con dichiarazioni distinte a quanto scritto sul quotidiano "Corriere Calabria" in una ricostruzione fatta sulle dichiarazioni di alcuni pentiti che millantano coinvolgimenti durante la campagna elettorale delle scorse elezioni amministrative. La ricostruzione, firmata dal giornalista Pablo Petrasso, è basata delle dichiarazioni, finora secretate, fatte alla DDA da Adolfo Foggetti legati ai clan che dominano Cosenza. Una serie di articoli spuntati nel bel mezzo della campagna elettorale per le amministrative del capoluogo Bruzio che, di fatto, minano a demolire la credibilità dei maggiori candidati con le dichiarazioni dei due pentiti.

    Occhiuto non le manda certo a dire e risponde direttamente così "L'Amministrazione comunale sotto la mia guida -scrive il Sindaco Occhiuti nella missiva- ha messo per la prima volta mano nella storia della città di Cosenza alla riorganizzazione delle Cooperative sociali (fra i cui presidenti c'era lo stesso Plateroti e tutti gli altri citati nell'articolo in questione), richiedendo da subito la certificazione antimafia e bandendo gare pubbliche (anziché affidamenti diretti sotto soglia per eludere la citata normativa antimafia). Tant'è che, proprio per l'indirizzo seguito, com'è noto, sono stato minacciato e messo sotto scorta. Plateroti, al contrario di quanto pubblicato nel resoconto giornalistico sulla base delle dichiarazioni di pentiti che la magistratura valuterà con riscontri e prove (e che relativamente al sottoscritto, ripeto, sono semplice pour parler passato da una bocca a un'altra), si è candidato ufficialmente nelle liste dell'allora mio competitor Enzo Paolini, quindi non si capisce come avrebbe fatto a votarmi. Oltretutto, lo stesso Plateroti mi ha minacciato (ci sono intercettazioni giudiziarie nelle quali si vanta di avermi detto che rappresentava la mafia) ed è stato anche arrestato per questo motivo. Inoltre, ribadisco, avendo io richiesto per la prima volta da subito (seppure sotto soglia) la certificazione antimafia per i presidenti delle suddette Coop, tutti i presidenti citati hanno ricevuto interdittiva proprio in seguito della mia richiesta e sono stati esclusi (dopo circa vent'anni che erano nelle Cooperative). Se avessi fatto qualunque tipo di promessa o avessi preso impegni di qualunque tipo, certamente non avrei mai potuto seguire questa condotta di legalità. Al massimo, a tutti i presidenti e ai lavoratori che in campagna elettorale mi hanno incontrato, avrò potuto dire che avrei fatto il possibile per migliorare le condizioni di lavoro degli operatori e reso più efficiente e di qualità il servizio, come poi, una volta diventato Sindaco, effettivamente ho fatto. Da par mio non smetterò di combattere quella che è una battaglia per la legalità e per la trasparenza, che rivendico con orgoglio, avendo messo sopra ogni cosa del mandato affidatomi dai cittadini il bene comune. Mi sento un uomo libero da ogni condizionamento e, per questo motivo, sono riuscito a risanare una situazione ad alto rischio, quella delle Cooperative sociali comunali, che si protraeva da troppi anni mettendo a rischio la mia stessa incolumità tanto da avere assegnata la scorta da parte del Prefetto. Il mio Esecutivo ha introdotto delle regole improntate alla legalità e tese a migliorare le condizioni dei lavoratori e la qualità dei servizi erogati ai cittadini. Perché i lavoratori erano spesso sfruttati e i servizi non concretamente svolti". Poi il primo cittadino conclude "In sintesi a scanso di qualsiasi dubbio che chicchessia volesse insinuare, vorrei che per verità di cronaca fossero evidenti questi passaggi: 1) abbiamo richiesto la certificazione antimafia subito, sebbene sotto soglia così com'era la situazione degli affidamenti diretti e frammentati ereditata dagli ultimi vent'anni; 2) abbiamo espletato la gara di appalto pubblica con il concorso della Prefettura; 3) abbiamo migliorato la qualità del servizio grazie alla riorganizzazione e ai controlli che hanno messo fine ai tentativi di truffe ai danni del Comune. Tutto questo a volte portato avanti in estrema solitudine e con minacce di ogni genere, quando tutti mi dicevano "ma chi te lo fa fare?". Oltre che nella magistratura, confido molto nell'intelligenza dei cosentini liberi che sanno leggere le azioni svolte, giudicando i tentativi di calunnia a danno".

    Il Sindaco di Rende, invece pubblica sul suo profilo Facebook la seguente dichiarazione "Le notizie apparse in queste ore sul Corriere della Calabria riportano fatti totalmente non corrispondenti al vero. Assolutamente notizie false e destituite da ogni minimo fondamento. Oltre un paio di mesi fa sono stati depositati in un maxi processo diversi verbali, alcuni dei quali, risultavano formalmente coperti da omissis. Questa copertura ,tuttavia, veniva violata e ,pertanto, era facilmente leggibile il contenuto di tutti gli interrogatori resi da alcuni collaboratori di giustizia. Venivo informato da quanto dichiarato da Adolfo Foggetti in alcuni di questi interrogatori e riguardanti anche il Comune di Rende. Il sottoscritto, cosi come l’avvocato e consigliere comunale Gaetano Morrone, ha chiesto ai magistrati titolari dell’inchiesta di essere sottoposto ad interrogatorio al fine di chiarire ,in ogni particolare, tutto quanto poteva riguardare la mia persona e complessivamente le elezioni di Rende. Mi veniva risposto che, innanzitutto, vi era stata una violazione del segreto istruttorio, e che comunque quelle dichiarazioni non integravano neppure iscrizioni suscettibili a notizie di reato, e che pertanto, non era neppure possibile procedere a qualsiasi tipo di esame o interrogatorio.Tutto ciò è stato posto in essere in tempi non sospetti. Oggi ,con la pubblicazione del contenuto di questi interrogatori, mi vedo costretto a rendere pubblico ciò che nell’immediatezza ho ritenuto di dover fare. Rimane l’amarezza di vedere utilizzate dichiarazioni false che non risultano neppure essere state controllate nella loro veridicità: così come richiede sia la legge e il codice deontologico. Dichiarazioni che non integrano alcun reato e che ,tuttavia, vengono date in pasto all’opinione pubblica come notizie vere. Tutto questo contribuisce ,ancora una volta, a far diventare ultima la nostra regione anche per certa qualità di informazione. Gli articoli che riportano il cosiddetto “Romanzo Criminale” terminano con un continua. Anche questa mia precisazione termina con un continua nelle sedi opportune per chiarire definitivamente che per pubblicare notizie non basta il racconto di un collaboratore, ma servirebbe ben altro. Nel nostro Paese purtroppo accadono anche queste miserie".

    Questa invece la dichiarazione di Enzo Paolini, consigliere comunale a Cosenza ed ex candidato sindaco della Città dei Bruzi. "Per quanto mi riguarda si può indagare su ogni aspetto della mia vita pubblica e privata. Qualsiasi illazione fatta su di me deve essere approfondita, analizzata, verificata, riscontrata da ogni punto di vista. E così farà la magistratura, per questo sono tranquillo come deve essere qualsiasi cittadino per bene".

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