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    Svimez: Sud, pil cala a picco, per il 7o anno in recessione

     

     

    Svimez: Sud pil cala a picco, per il 7o anno in recessione

    28 ott 14 Lo Svimez stima per il 2014 un Pil nazionale in calo dello 0,4%. Una previsione più pessimista di quanto stabilito dal Def (-0,3%). Il dato - spiegano dallo Svimez che oggi presenta il Rapporto sull'economia del Mezzogiorno 2014 - è il risultato di un Centro-Nord con crescita stabile (0%) e un Sud a -1,5%. Se queste stime saranno confermate, il 2014 sarebbe il settimo anno di recessione del Sud, recessione che - secondo Svimez - dovrebbe confermarsi anche nel 2015 con un Pil meridionale in calo dello 0,7%. Secondo le valutazioni Svimez nel 2013 il Pil è crollato nel Mezzogiorno del 3,5%, peggiorando la flessione dell'anno precedente (-3,2%), con un calo superiore di quasi due punti percentuali rispetto al Centro-Nord (-1,4%). Il peggior andamento del Pil meridionale nel 2013 è dovuto soprattutto a una più sfavorevole dinamica della domanda interna con i consumi in calo del 2,4% e gli investimenti crollati del 5,2%. Da segnalare l'ulteriore perdita di posti di lavoro scesi sempre nel Mezzogiorno del 3,8%. In un panorama fortemente negativo, le esportazioni l'anno scorso hanno segnato -0,6% al Sud. Tra il 2008 e il 2013 i redditi al Sud sono crollati del 15% e i posti di lavoro sono diminuiti di circa 800mila persone.

    Serve una politica industriale nazionale per il sud. Fiscalità di compensazione, rilancio degli investimenti, una politica industriale nazionale specifica per il Sud. Sono alcune delle proposte di policy che la Svimez (Associazione per lo sviluppo dell'Industria nel Mezzogiorno) avanza nel Rapporto 2014 sull'economia del Mezzogiorno presentato oggi a Roma. Di fronte all'emergenza sociale con il crollo occupazionale (a 5,8 milioni, il livello più basso dal 1977) e a quella produttiva, con il rischio di desertificazione industriale, serve - afferma la Svimez - una strategia di sviluppo nazionale centrata sul Mezzogiorno con una "logica di sistema" e un'azione strutturale di medio-lungo periodo fondata su quattro direttive di sviluppo tra loro strettamente connessi in un piano di "primo intervento": "rigenerazione urbana, rilancio delle aree interne, creazione di una rete logistica in un'ottica mediterranea, valorizzazione del patrimonio culturale.

    A Sud piùmorti che nati, come in guerra. Nel 2013 al Sud i decessi hanno superato le nascite. Un fenomeno così grave si era verificato solo nel 1867 e nel 1918 cioè alla fine di due guerre, la terza guerra d'Indipendenza e la prima Guerra Mondiale. Lo rileva lo Svimez sottolineando che il numero dei nati al Sud ha toccato il suo minimo storico ovvero 177mila, il numero più basso dal 1861. Secondo il rapporto Svimez, il Sud sarà interessato nei prossimi anni "da uno stravolgimento demografico, uno tsunami dalle conseguenze imprevedibili". Secondo le stime dell'Istituto nei prossimi 50 anni il Mezzogiorno è destinato a perdere 4,2 milioni di abitanti.

    Ance Calabria: guardare a nuova programmazione Por. "Sono numeri allarmanti per la Calabria, quelli che emergono dall'ultimo rapporto Svimez. La nostra regione si conferma purtroppo il territorio che più di tutti risente degli effetti della congiuntura economica negativa, all'interno del più ampio quadro nazionale". Lo afferma, in una nota, Francesco Berna, presidente regionale di Ance, in relazione alle ultime rilevazioni effettuate dall'Associazione per lo sviluppo dell'industria nel Mezzogiorno. L'analisi certifica il ruolo di fanalino di coda della Calabria quale regione più povera d'Italia, con un Pil pro capite che nel 2013 si è fermato a 15.989 euro, meno della metà delle regioni più ricche come Valle d'Aosta, Trentino Alto Adige e Lombardia. "A preoccupare - prosegue Berna - è lo stato di salute del settore industriale che negli ultimi cinque anni, fa registrare un forte calo degli investimenti. In tal senso il meno 53% e la drastica diminuzione degli addetti rappresentano due indicatori inequivocabili circa la gravità della situazione. Ancora più scoraggianti sono le notizie dal fronte occupazione, laddove si specifica che la percentuale dei senza lavoro sarebbe del 31,5% invece che il 19,7%. Lo scenario sta assumendo contorni drammatici per i calabresi e per un tessuto produttivo che in queste condizioni non può più andare avanti. Le imprese del comparto edile, in particolare, stanno vivendo sulla loro pelle tutto il peso degli effetti di una stagnazione nel circuito degli investimenti che rischia di portare alla completa paralisi del settore costruzioni. In questo quadro è necessario delineare da subito una strategia operativa che guardi alla nuova programmazione 2014-2020 dei fondi comunitari. La stagione precedente non ha prodotto gli effetti sperati e, adesso, non possiamo permetterci di perdere un altro, e forse l'ultimo, decisivo treno. Il futuro della Calabria dipende in larghissima parte dalla capacità di tradurre la programmazione in spesa effettiva, ed è ciò che ci attendiamo da chi andrà a guidare la Regione tra un mese, chiunque egli sia e a qualunque schieramento appartenga. La vera sfida è quella a una burocrazia che deve finalmente diventare efficiente, senza essere la palla al piede della politica e al tempo stesso la principale condanna per il mondo dell'impresa. Le risorse esistono e sono anche ingenti, basti pensare, innanzitutto, alla fondamentale partita dei finanziamenti destinati alla riqualificazione urbana. Oggi, con il mercato immobiliare ancora in crisi e con la sostanziale impossibilità di aumentare i volumi, l'unica strada rimasta per salvare l'edilizia è migliorare la qualità urbanistica del nostro territorio. Al contempo, occorre puntare sull'efficientamento energetico, sulla messa in sicurezza antisismica e del patrimonio esistente e, soprattutto, sulla realizzazione delle grandi opere infrastrutturali. E' questa la strada da percorrere per far uscire il nostro settore da una crisi senza precedenti, consentendogli di tornare a svolgere quel ruolo chiave per la tenuta dell'occupazione calabrese". "Per far ciò - conclude il presidente di Ance Calabria - occorre lo sforzo di tutti i soggetti coinvolti, professionisti, imprese e, non ultima, la classe dirigente a cui spetta il compito di mettere in campo un'azione virtuosa e lungimirante nella gestione dei fondi Ue a disposizione".

    Confindustria Cosenza: preoccupati dai dati sul Sud. "Siamo angosciati e fortemente preoccupati per i dati drammatici che sono emersi dalle analisi sociali ed economiche sul Sud, e sulla Calabria in particolare, presentate dallo Svimez. Come imprenditori non possiamo abbandonarci alla rassegnazione, ma la gravità della situazione impone realismo ed un impegno responsabile, coeso e consapevole da parte di tutti, altrimenti in pochi anni saremo cancellati perfino dalle cartine geografiche". Lo dichiara il numero uno di Confindustria Cosenza, Natale Mazzuca, oggi a Roma per la presentazione del rapporto Svimez, insieme al Presidente di Ance Cosenza Giovan Battista Perciaccante ed al Direttore Rosario Branda. Il Presidente Mazzuca, commentando i dati esposti nella circostanza di presentazione del Rapporto, che descrivono il settimo anno di recessione per il Sud, dichiara che ''quello che emerge è uno stato di disagio esasperante che merita attenzione anche per riparare ai ritardi e disattenzioni spesso colpevoli e quasi mai disinteressati nei confronti del Sud e della Calabria in particolare. Sono d'accordo con gli analisti dello Svimez sulle ricette a cui lavorare: fiscalità di compensazione, rilancio degli investimenti, una politica industriale nazionale specifica per il Sud''. Per il Presidente della Sezione Edile Ance Cosenza Giovan Battista Perciaccante ''ritornare ad investire in opere pubbliche ed infrastrutture è quello che emerge in maniera chiara ed a vantaggio di tutti. C'è tantissimo da fare sul fronte dell'ammodernamento delle infrastrutture, riqualificazione dei centri urbani, messa in sicurezza del territorio per prevenire fenomeni legati al dissesto idrogeologico ed al rischio sismico''. Di fronte all'emergenza occupazionale e produttiva, con il rischio di una vera e propria desertificazione industriale, gli industriali concordano sul fatto che serva una strategia di sviluppo nazionale centrata sul Mezzogiorno e sulla Calabria.

    Callipo: allarme certificato da noi imprenditori. "Il Rapporto Svimez 2014 certifica scientificamente l'allarme che noi imprenditori lanciamo, inascoltati, da un pezzo. Sono sicuro che passato il clamore mediatico, si tornerà a disconoscere le gravi criticità del Mezzogiorno, in attesa magari che il sistema imploda". Lo sostiene, in una dichiarazione, l'imprenditore Pippo Callipo. "Condivido l'intenzione - aggiunge - del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Graziano Delrio, che intende togliere 'la facoltà alla Calabria di gestire il programma garanzia giovani perchè non è possibile che con 14.000 iscritti non abbia fatto ancora nessun colloquio'. Ma, a mio avviso, occorre ben altro. Se le istituzioni nazionali non hanno la forza, né la volontà, di dare una mano alle espressioni positive di quest'area del Paese, ma addirittura, come sta accadendo anche in questa circostanza che vede la Regione al voto il 23 novembre, si favoriscono i noti trasversalismi che si costituiscono per gestire le risorse pubbliche e non nell'interesse della popolazione, come può cambiare la condizione del Mezzogiorno?". "Se lo Stato non ha la forza di imporre la legalità e rendere consapevole il voto dei cittadini e tutto viene lasciato in mano delle vecchie classi politiche, che controllano i partiti ed il voto - conclude Callipo - allora è meglio prima commissariarle e poi chiuderle queste Regioni che sono diventate il nemico numero uno dei cittadini onesti".

    Ferro: Serve cambio di rotta. "L'impietosa analisi dell'economia calabrese che emerge dall'ultimo rapporto Svimez, ci rafforza nella convinzione che non vada sprecata l'opportunità offerta dai fondi strutturali 2014-2020". Lo afferma, in una nota, Wanda Ferro, candidata per il centrodestra alla presidenza della Regione. "E' necessario - prosegue - un cambio di rotta rispetto ai decenni passati. La valanga di risorse comunitarie va trasformata in progetti, azioni, iniziative che incidano realmente sulla struttura economica e sociale della Calabria. Abbiamo a disposizione cinque miliardi di euro e solo sei anni di tempo per far fare un salto di qualità alla nostra regione. Basta con i finanziamenti a pioggia. Bisognerà compiere delle scelte precise, indirizzando le risorse verso pochi importanti progetti, o filiere di progetti, che possano realmente incidere sulla nostra economia. Noi pensiamo che l'investimento più massiccio debba essere fatto sulle filiere produttive del turismo di qualità e dell'industria agro-alimentare, ma anche sul sistema dei beni ambientali e culturali che può generare impresa e occupazione. Pensiamo di adottare un'unica Autorità di Gestione che coordini tutti gli interventi, indipendentemente dalla fonte finanziaria, evitando sovrapposizioni e garantendo una maggiore integrazione tra di essi. Per accelerare la spesa pensiamo di realizzare una piattaforma informatizzata che garantirà l'oggettiva valutazione delle proposte inviate eliminando il ricorso a commissioni di valutazione che creano inefficienze e rischi di clientelismo. La creazione di una banca dati di tutti gli interventi pervenuti e finanziati contribuirà a ridurre i rischi di eventuali frodi". "Pensiamo infine - conclude Ferro - di consentire l'accesso ai finanziamenti per la durata dell'intero periodo di programmazione, eliminando bandi a scadenza prefissata in modo da consentire alle aziende una più efficace pianificazione degli interventi".

    Laratta: Senza il sud l'Italia non riparte. "Dal rapporto Svimez emerge chiaramente l'immagine di un Meridione in sofferenza, che non riesce a crescere ormai da anni e si sta impoverendo sempre di più. Serve una grande azione di intervento, che parta innanzitutto da un miglior uso dei fondi europei, a partire dalla nuova programmazione 2014-2020". Lo ha detto il ministro per gli Affari regionali e le autonomie Maria Carmela Lanzetta, commentando il rapporto presentato oggi. "Dobbiamo impegnarci tutti, Governo e Regioni, per una migliore capacità progettuale, che abbia come perno alcuni punti fondamentali e strategici - ha aggiunto - Sono convinta che al Sud non serva più il vecchio assistenzialismo ma un supporto reale nella programmazione che possa migliorare l'efficienza della pubblica amministrazione. Il Mezzogiorno ha tutte le capacità per rialzarsi, per una ripartenza che sia il motore del ritorno alla crescita in tutto il Paese. Dobbiamo agire con determinazione e senso di responsabilità, perché senza il Sud l'Italia non riparte".

    Assoturismo: disastro Sud. "Domani Assoturismo sarà a Napoli per ribadire che è ora di finirla di penalizzare il turismo in Italia quando invece dovrebbe essere una delle leve del ritorno alla crescita. Proprio mentre il Ministro Franceschini si prepara ad incontrare i ministri europei illustreremo proposte precise e che possono riportare l'Italia fra i maggiori mercati turistici nel mondo, dando risposte importanti anche alla profonda crisi del Sud". Lo dice Claudio Albonetti, presidente di Assoturismo Confesercenti, dopo la diffusione del rapporto Svimez. "Pil negativo nel 2014 e nel 2015, mortalità che supera la natalità, desertificazione economica - aggiunge - stanno devastando le regioni del sud che sembra sparito, e non da oggi, dalla agenda politica e di Governo. Non siamo più neppure davanti alla solita rappresentazione di due Italie sempre più lontane per il semplice fatto che, secondo lo Svimez, il Sud sta sparendo, con uno spopolamento nei prossimi decenni di oltre quattro milioni di abitanti". "Purtroppo - continua Albonetti - la recessione fa il resto: non c'è solo l'assenza di una presenza industriale ma anche il resto del tessuto economico si dibatte in enormi difficoltà: solo nei primi otto mesi dell'anno le imprese sparite nel commercio hanno determinato un saldo negativo di 7.827 unità e nel turismo di 2.417. Occorre reagire con una nuova strategia che dia priorità immediata ad interventi sul turismo attorno al quale nelle regioni meridionali si può realizzare lavoro e crescita frenando quel terribile declino". Ecco in una tabella il flusso di iscrizioni e cessazioni di imprese nel turismo (alloggio e somministrazione) nelle regioni del Sud Italia nel periodo gennaio-agosto 2014.ì

    
                 Iscrizioni         Cessazioni         Saldo
    ABRUZZO         194                437             -243
    MOLISE           47                 96              -49
    CAMPANIA        774              1.530             -756
    PUGLIA          555                938             -383
    BASILICATA       55                105              -50
    CALABRIA        280                505             -225
    SICILIA         414                904             -490
    SARDEGNA        207                428             -221
    TOTALE        2.526              4.943           -2.417
    Fonte: Osservatorio Confesercenti
    	        

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