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    Operazione dei ROS a Milano, 2 arresti in Calabria. La ndrangheta nell'Expo

     

    Operazione dei ROS a Milano, 2 arresti in Calabria. La ndrangheta nell'Expo

    28 ott 14 Sono due i provvedimenti restrittivi eseguiti in Calabria nell'ambito dell'inchiesta condotta dai carabinieri del Ros di Milano e coordinata dalla Procura distrettuale antimafia milanese su due gruppi della 'ndrangheta radicati nel Comasco, con infiltrazioni nel tessuto economico lombardo. A San Costantino, nel vibonese, è stato arrestato Antonio Denami, 34 anni, ritenuto in contatto con la famiglia Galati, originaria del vibonese ma da tempo stanziata a Como. L'uomo è accusato di associazione per delinquere semplice, porto abusivo di armi, minacce e danneggiamenti. Il secondo provvedimento è stato notificato ad un altro vibonese, attualmente detenuto nel carcere di Reggio Calabria per esigenze processuali e già arrestato nell'ambito dell'operazione Infinito coordinata dalla Dda di Milano. Al centro delle indagini del Ros - si precisa in una nota - due sodalizi della 'ndrangheta radicati nel comasco "con diffuse infiltrazioni nel tessuto economico lombardo. Accertati, tra l'altro, gli interessi delle cosche in speculazioni immobiliari e in subappalti di grandi opere connesse ad Expo 2015". Al momento non è chiaro a che livello e in quali opere sia stato documentato l'interesse dei gruppi criminali oggetto dell'indagine della Dda di Milano.

    13 gli arresti tra Lombardia e Calabria. I Carabinieri stanno eseguendo in Lombardia e Calabria 13 arresti, su richiesta della Procura distrettuale antimafia di Milano, nei confronti di altrettanti indagati per associazione di tipo mafioso. L'indagine è diretta dal procuratore aggiunto Ilda Boccassini. Gli arresti sono stati eseguiti nelle province di Milano, Como, Monza-Brianza, Vibo Valentia e Reggio Calabria. I 13 indagati sono accusati di associazione di tipo mafioso, detenzione e porto abusivo di armi, intestazione fittizia di beni, reimpiego di denaro di provenienza illecita, abuso d'ufficio, favoreggiamento, minacce e danneggiamento mediante incendio. Al centro delle indagini del Ros dei Carabinieri due gruppi della 'ndrangheta radicati nel Comasco, con infiltrazioni nel tessuto economico lombardo. Accertati, secondo le indagini, gli interessi delle cosche in speculazioni immobiliari e in subappalti di grandi opere connesse ad Expo 2015.

    Gli arresti: Ecco i nomi delle 13 persone, in gran parte appartenenti alla famiglia Galati a sua volta "espressione della cosca mafiosa dei Mancuso", arrestate nell'operazione di questa mattina coordinata dalla Dda milanese e condotta dai carabinieri del Ros. - Luigi Calogero Addisi, 55 anni, originario di San Calogero (Vibo Valentia), residente a Rho, centro nel milanese dove ha ricoperto la carica di consigliere comunale. Risulta imparentato con alcuni esponenti di vertice della cosca Mancuso di Limbadi, in Calabria. - Fortunato Bartone, 41 anni, originario di Mileto (vibo valentia) e residente a Giussano, in Brianza. E' accusato anche di tentate minacce nei confronti della direttirice del carcere di Monza. - Antonio Denami, 25 anni, originario di Vibo Valentia, già agli arresti domiciliari per estorsione, è accusato anche non solo di tentate minacce nei confronti della direttirice del carcere di monza ma di aver incendiato l'auto di un vigile urbano - Antonio Galati, 62 anni, originario di Mileto (Vibo Valentia), residente a Cabiate (Como), ritenuto esponente apicale dell'organizzazione in Lombardia - Fortunato Galati, 36 anni, originario di Vibo Valentia, già detenuto per omicidio; - Giuseppe Galati, 43 anni, originario di Castellana Sicula (Palermo), già detenuto per traffico di stupefacenti. E' anche accusato di tentate minacce nei confronti della direttrice del carcere di Monza. - Giuseppe Galati, 35 anni, originario di Vibo Valentia, residente a Cabiate (Como), imprenditore nel settore dei compro-oro, figlio del principale indagato, Antonio galati; - Franco Monzini, 65 anni, originario di San Benedetto Po (Mantova), residente a Milano, imprenditore edile, protagonista di un investimento immobiliare in una società occulta con Antonio Galati. - Salvatore Muscatello, 80 anni, originario di Amato (Cosenza), agli arresti domiciliari per una condanna per associazione mafiosa in seguito al processo 'Infinito'. E' ritenuto il capo della locale di 'ndrangheta di Mariano Comense (Como). - Alberto Pititto, 39 anni, originario di Vibo Valentia, commerciante di automobili a Mariano Comense e Cantù, e ritenuto persona a disposizione della famiglia MUSCATELLO. - Matteo Rombolà, 27 anni, originario di Seregno, (Monza-Brianza), titolare di un panificio a Mariano Comense, cognato di Fortunato Galati. - Saverio Sorrentino, 53 anni, originario di Francica (Vibo Valentia), ritenuto "braccio destro" di Antonio Galati. - Luigi Vellone, 54 anni, originario di Serra San Bruno (Vibo Valentia), residente a Gessate (Milano), imprenditore in diversi settori, protagonista di un investimento immobiliare in società occulta con Antonio Galati.

    Contatti con politici milanesi. Gli arrestati nell'operazione portata a termine dai carabinieri, secondo quanto si è saputo, avevano contatti con esponenti del mondo politico, istituzionale, imprenditoriale e bancario da cui ottenevano vantaggi, notizie riservate e finanziamenti. In particolare avevano rapporti con un agente di polizia penitenziaria, un funzionario dell'Agenzia delle Entrate, un imprenditore immobiliare, attivo anche nel mondo bancario e con dei consiglieri comunali di comuni nel Milanese.

    Tra arrestati ex consigliere comunale. Tra gli arrestati nell'operazione di stamani del Ros dei carabinieri sulle infiltrazioni della 'ndrangheta in Lombardia c'è anche un ex consigliere del Comune di Rho (Milano), Luigi Calogero Addisi. E' accusato di riciclaggio e abuso d'ufficio con l'aggravante di aver favorito l'associazione mafiosa. Avrebbe riciclato denaro per l'acquisto di un terreno nella zona di Rho per poi votare a favore in Consiglio comunale della destinazione d'uso che ne avrebbe aumentato il valore. Luigi Calogero Addisi, eletto con il PD alle amministrative nel 2011 e anche parente della famiglia Mancuso, si era dimesso nei mesi scorsi, dopo che il suo nome era già emerso nell'inchiesta della primavera scorsa sulla presenza della 'ndrangheta a Lecco e nella zona del lago di Como. Dalle carte di quell'indagine, infatti, era saltato fuori che il consigliere comunale di Lecco, Ernesto Palermo, finito in carcere lo scorso 2 aprile, si sarebbe offerto di mettere a "disposizione" di Mariolina Moioli, ex assessore del Comune di Milano, il ''proprio bacino elettorale e quello di altri politici in collegamento con famiglie calabresi'' come Antonio Oliverio, ex assessore provinciale di Milano e Luigi Calogero Addisi. Secondo l'accusa, Addisi - che è stato anche in Forza Italia e alle politiche del 2006 candidato nella lista dell'Udeur - avrebbe riciclato parte del denaro della cosca Galati per l'acquisto di un terreno a Lucernate di Rho per poi votare a favore in Consiglio comunale della destinazione d'uso che ne avrebbe aumentato il valore. Su di lui l'attenzione degli investigatori del Ros si è incentrata quando, in un controllo nell'abitazione di Pantaleone Mancuso, sottoposto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno a Limbadi (Vibo Valentia), erano stati trovati proprio Addisi e due fratelli della moglie di Addisi, nipoti di Pantaleone Mancuso, ai vertici della cosca 'ndranghetista.

    Inchiesta su cosca Galati legata ai Mancuso. Tra le persone destinatarie di un'ordinanza di custodia cautelare nell'ambito dell'inchiesta della Dda di Milano sulle infiltrazioni della 'ndrangheta al nord, ci sono quattro "appartenenti" alla famiglia Galati radicata in provincia di Como e che sarebbe espressione in Lombardia della cosca dei Mancuso, operante nella provincia di Vibo Valentia. Tra i presunti 'ndranghetisti destinatari dell'ordinanza firmata dal gip di Milano Alfonsa Ferraro, su richiesta del procuratore aggiunto di Milano Ilda Boccassini e dei pm Paolo Storari e Francesca Celle, figura, infatti, il presunto boss Antonio Galati, ritenuto il capo dell'organizzazione, padre di Giuseppe Galati e zio di Giuseppe Galati, anche loro destinatari delle misure cautelari come Fortunato Galati.

    Lasocietà del boss con certificato antimafia. Un'impresa di Giuseppe Galati, presunto boss della 'ndrangheta in Lombardia, tra i destinatari delle misure cautelari eseguite stamani, ''ha avuto la certificazione antimafia'' per lavorare in due subappalti del valore di ''450mila euro'' per la tangenziale esterna di Milano. Lo ha spiegato il procuratore aggiunto di Milano Ilda Boccassini, nel corso della conferenza stampa. Il procuratore capo, Edmondo Bruti Liberati, ha chiarito ''ci sarà una segnalazione alla Prefettura che ha già svolto un lavoro imponente per l'Expo''. Boccassini ha spiegato che l'impresa riconducibile a Giuseppe Galati è riuscita ad ottenere la certificazione antimafia per lavorare nei subappalti dell'opera collegata all'esposizione Universale, ''ordinando che le sue quote nella società passassero ai suoi cognati''. L'impresa ha così ottenuto da una azienda di Modena, appaltante per l'opera, due subappalti. Secondo Boccassini, è difficile pensare che ''si poteva non sapere a chi si davano quei subappalti''. Sia Boccassini che Bruti Liberati hanno chiarito che segnaleranno alla prefettura di Milano la società riconducibile al presunto boss. Bruti LIberati inoltre ha spiegato che ''i controlli sulle aziende che stanno lavorando sulle opere di Expo o su quelle collegate hanno una estensione enorme e la prefettura ha emesso già una sessantina di misure interdittive nei confronti di aziende, facendo un lavoro imponente''. Riguardo a questo caso specifico, ha aggiunto Bruti, ''trasmetteremo gli atti alla prefettura''.

    Bocassini: Dopo infinito non cambia nulla. Dopo l'operazione Infinito, quella con cui nel 2010 era stata smantellata la 'ndrangheta in Lombardia, "nulla cambia. E' una riflessione da fare." E per uscire dall'associazione mafiosa ci sono due modi "o con la morte o diventi collaboratore e ti dai allo Stato". Lo ha detto Ilda Boccassini nel corso della conferenza stampa. Il procuratore aggiunto Boccassini, durante la conferenza stampa alla quale hanno partecipato i vertici dei carabinieri di Milano e il capo del Ros, il generale Mario Parente, riguardo all'operazione di questa mattina che ha portato in carcere 13 persone, ha spiegato che si tratta di "un segmento di notevole importanza perché conferma quanto sancito dalla Cassazione con Infinito" e cioè dell' "esistenza in Lombardia delle locali" le quali hanno "autonomia nella nostra regione con un controllo capillare del territorio". Ilda Boccassini, che è coordinatore della Dda milanese, a proposito di alcuni episodi emersi dall'indagine condotta dai pm Paolo Storari e Francesca Celle, ha ribadito che "denotano quanto è capillare l'infiltrazione ed è pesante. E quando l'organizzazione è in pericolo si reagisce con una violenza inaudita".

    Condannato in Infinito è ancora boss. Tra gli arrestati nell'inchiesta della Dda di Milano che ha smantellato stamani la cosca della 'ndrangheta dei Galati c'è anche Salvatore Muscatello, già agli arresti domiciliari perché condannato a seguito della maxi-inchiesta 'Infinito' del luglio 2010 e che ancora era "a capo della 'locale' di Mariano Comense", in provincia di Como. Lo ha spiegato il procuratore aggiunto di Milano Ilda Boccassini nel corso della conferenza stampa. Boccassini ha chiarito che "ancora fino a stamattina, quando poi è finito in carcere, Muscatello continuava a esercitare quel ruolo di capo". Nella sua casa, ha aggiunto il magistrato, "andavano persone per confrontarsi sulla gestione della 'locale' e, tra queste, anche la moglie" di un presunto boss della cosca Lampada-Valle "per chiedere un contributo per la sua famiglia".

    Boss fece incendiare auto vigile. Uno dei presunti boss della famiglia Galati, arrestati stamani nell'operazione contro la 'ndrangheta, avrebbe "ordinato dal carcere di bruciare" l'auto di un vigile urbano "che l'aveva visto transitare su una macchina in compagnia di un pregiudicato e aveva steso un rapporto che gli era costato la revoca della semi-libertà". Lo ha spiegato il procuratore aggiunto di Milano Ilda Boccassini nel corso della conferenza stampa.

    Boss provò arma su cani. Per fare il "rodaggio" di una pistola Antonio Denami, uno degli arrestati per associazione mafiosa nell'inchiesta della Dda di Milano sulle infiltrazioni della 'ndrangheta nel Comasco, avrebbe sparato a "due cani", di cui uno appartenente ad un "pastore". E' quanto emerge dall'ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip di Milano Alfonsa Ferraro. In un'intercettazione del 27 febbraio 2013, infatti, Fortunato Bartone, un altro degli arrestati, racconta a Fortunato Galati quello che avrebbe fatto Denami, il quale gli avrebbe detto, in relazione alla pistola: "L'ho provata già ... gli ho fatto il rodaggio (...) ho sparato un cane!".

    Busta proiettili a direttrice carcere. Tra gli episodi di intimidazione messi a segno dalla cosca della 'ndrangheta dei Galati c'è anche l'invio da Vibo Valentia di una "busta con proiettili" alla "direttrice del carcere di Monza", Maria Pitaniello, come minaccia per cercare di ottenere un diverso trattamento detentivo per Fortunato Galati. Lo ha spiegato il procuratore aggiunto Ilda Boccassini nel corso della conferenza stampa.

    Una società riferibile a Giuseppe Galati, uno dei presunti boss della 'ndrangheta arrestati nell'operazione di stamani del Ros dei carabinieri, avrebbe acquisito lavori nell'appalto per la costruzione della Tangenziale Est Esterna Milano, una delle tante grandi opere connesse all'Expo del 2015. E' quanto emerge dagli atti dell'inchiesta. La società Skavedil risulterebbe ora formalmente detenuta dai cognati di Giuseppe Galati.

    Zona grigia con politici, agenti e bancari. La cosca della 'ndrangheta dei Galati, smantellata stamani con l'operazione del Ros dei carabinieri, avrebbe avuto "contatti con esponenti del mondo politico, istituzionale, imprenditoriale, bancario in modo da ottenerne favori, notizie riservate, erogazione di finanziamenti, rete di relazioni". Lo scrive il gip di Milano Alfonsa Ferraro che cita anche alcuni nomi di questi personaggi della cosiddetta 'zona grigia' o del "capitale sociale" della 'ndrangheta, come lo ha definito oggi Ilda Boccassini. La cosca, secondo il gip, si sarebbe servita del "concorso di personaggi tra cui Guerrera Giuseppe (agente di polizia penitenziaria in servizio presso la casa Circondariale di San Vittore), Baldessarro Giuseppe (funzionario dell'Agenzia delle Entrate della sede distaccata di Cantù), Pagnotta Giuseppe (imprenditore immobiliare), Ronzoni Alessandro (già esponente del mondo bancario) Pizzinga Emilio (consigliere comunale di Mariano Comense sin dal 2004 ed attualmente membro della Commissione Urbanistica del Comune di Mariano Comense) tutti in grado di fornire un contributo rilevante al mantenimento in vita, al rafforzamento dell'organizzazione e ad aumentarne il prestigio".

    Da cosca business sigarette elettroniche. La cosca della 'ndrangheta dei Galati, legata alla famiglia Mancuso e smantellata con il blitz di stamani dei carabinieri, puntava "all'acquisizione del controllo di attività economiche" e di "esercizi commerciali di 'compro - oro' e vendita di sigarette elettroniche". Lo si legge nell'ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Ferraro su richiesta dei pm di Milano Paolo Storari e Francesca Celle. La cosca, infatti, come scrive il giudice, avrebbe intestato "fittiziamente beni e attività commerciali: 'compro - oro' sito in Cantù, via Brambilla n. 15/a, intestato all'impresa individuale 'Galati Giuseppe', nonché il negozio di sigarette elettroniche sito in Cantù, via Baracca n. 14 di proprietà della società 'G.M. di Galati Giuseppe & C.' nella quale sono soci Galati Giuseppe (classe '79) e Maccarone Fortunata, rispettivamente figlio e moglie di Galati Antonio".

    Terrore ex consigliere dopo arresto Zambetti. Dopo l'arresto dell'ex assessore regionale lombardo Domenico Zambetti, finito in carcere nell'ottobre del 2012 con l'accusa di voto di scambio con la 'ndrangheta, Luigi Calogero Addisi, l'ex consigliere comunale di Rho arrestato oggi nella nuova inchiesta della Dda di Milano, temeva "di essere sottoposto ad indagine" e soprattutto aveva "paura di essere sottoposto ad intercettazione telefonica e quindi che qualcuno" commettesse "l'imprudenza di chiedergli favori al telefono". Lo scrive il gip di Milano Alfonsa Ferraro nell'ordinanza di custodia cautelare. Secondo il gip, "è interessante" quello che Franco Monzini, imprenditore arrestato e coinvolto in una speculazione immobiliare assieme ad Addisi, "spiega" nel corso di una telefonata intercettata e "a seguito dell'indagine che ha visto coinvolto il cognato Oliverio Antonio prima e l'assessore Zambetti Domenico". Monzini al telefono dice ad un'altra persona e riferendosi ad Addisi: "Quando dobbiamo discutere di Rho per questo e quello ... vado io fino ad Assago, lo chiamo che lui so dove lavora 'Gigetto, questo quando puoi farlo?' ... 'va bene Franco' ... 'ciao, ciao' ma non gli telefono assolutamente!".

    "Complimenti alla Dda di Milano. Con i 13 arresti eseguiti oggi tra la Lombardia e la Calabria viene dato un duro colpo alla 'ndrangheta ed in particolare alla cosca dei Galati, che aveva puntato gli occhi sui subappalti dell'Expo". Così il senatore Giuseppe Lumia, componente della Commissione parlamentare Antimafia. "Bisogna tenere sempre alto il livello di guardia - aggiunge Lumia - perché a Milano ed in Lombardia la 'ndrangheta detiene un notevole potere di controllo e condizionamento del territorio. Negli anni, infatti, i boss si sono integrati con il tessuto politico, imprenditoriale ed amministrativo, mantenendo un legame forte con la Calabria"

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