NuovaCosenza.com
Google
su tutto il Web su NuovaCosenza
mail: info@nuovacosenza.com
Home . Cronaca . Politica . Area Urbana . Speciali . Video . Innovazione . Universtitą . Spettacoli . Sport . Calcio . Meteo .
 

      Condividi su Facebook

    Le cosche della Piana sul Porto di Gioia controllavano importazioni dalla Cina, 13 arresti

     

    Le cosche della Piana sul Porto di Gioia controllavano importazioni dalla Cina, 13 arresti

    21 ott 14 Rilevanti infiltrazioni nell'indotto del terziario che opera nell'area del portuale di Gioia Tauro sono emersi nel corso delle indagini della Guardia di finanza che hanno portato stamane all'arresto di 13 imprenditori ed al sequestro di 23 società per 56 milioni di euro. In particolare nel corso dell'inchiesta, diretta dalla Dda di Reggio Calabria, è emerso che gli esponenti delle cosche della 'ndrangheta dei Pesce e dei Molè si erano infiltrati nei servizi connessi al traffico mercantile generato dal Porto di Gioia Tauro, con la conseguente indebita percezione di rilevanti profitti illeciti. Ai 13 imprenditori arrestati vengono contestati i reati di associazione per delinquere di tipo mafioso, riciclaggio di proventi di illecita provenienza, trasferimento fraudolento di valori, contrabbando di gasolio e di merce contraffatta, frode fiscale, attraverso l'utilizzo ed emissione di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti, tutti aggravati dalle modalità mafiose. Sono state effettuate oltre 50 perquisizioni tra Calabria, Veneto, Lombardia.

    Gli arresti e i sequestri: Sono tredici le persone arrestate dalla Guardia di finanza di Reggio Calabria e 23 le aziende sequestrate sequestrate. L'ordinanza di custodia cautelare è stata notificata a Salvatore Pesce, di 26 anni; Gaetano Rao, (59 anni); Marco Mazzitelli, (31); Giuseppe Comandé (31); Domenico Franco (57); Giuseppe Franco (54); Antonio Franco (52); Francesco Rachele, (73); Salvatore Rachele (36); Rocco Rachele (46); Bruno Stilo (48); Domenico Canerossi (47); Nicola Filardo (55). Le 23 aziende sequestrate sono: Meridional Trasporti dei F.lli Franco e Luccisano Salvatore S.n.c.; Mediterranea Trasporti di Macrì e D'Agostino S.n.c.; Universal Transport & Shipping S.a.s. di Zungri G. & C.; Ditta individuale "La Rosarnese di Rachele Francesco"; Ditta individuale Sibio Domenico; Ditta individuale Comandé Giuseppe; F.C. Immobiliare S.r.l.; Federpetroli Service S.r.l.; Ditta individuale "Autosud di Filardo Nicola"; Ga.Ri. S.a.s. di Gianluca Gaetano e C.; Punto Uno Ingross Unipersonale S.r.l.; Ditta individuale Chindamo Giuseppe; Ditta individuale Di Bartolo Salvatore; Tranz Veicom S.r.l.; Verotransport S.r.l.; Italspeedy Logistic S.r.l.; Luccisano Trasporti S.r.l.; Cooperativa Solidarietà e Servizi Soc. Coop. A R.L.; Cooperativa Servizi e Solidarietà Soc. Coop. A R.L.; Work Progress Società Cooperativa Sociale Arl; Truck Drivers Società Cooperativa; Global Transport Services Società Cooperativa; Global Service Società Cooperativa.(

    Cosca Pesce importava merce contraffatta dalla Cina. La cosca della 'ndrangheta dei Pesce importava merce contraffatta dalla Cina. E' quanto emerso dall'inchiesta della Dda di Reggio Calabria che ha portato stamane la Guardia di finanza ad arrestare tredici imprenditori. Nel corso delle indagini i militari della Guardia di finanza hanno scoperto anche un intreccio tra alcune imprese riconducibili alla cosca Pesce e delle cooperative che operano a Verona. Le cooperative, in particolare, avrebbero creato uno schermo giuridico alle imprese le quali, una volta esternalizzati i propri lavoratori ed i servizi, hanno continuato ad operare non preoccupandosi del pagamento degli oneri erariali. Le cooperative hanno fatturato prestazioni di servizi simulando inesistenti contratti e consentendo una ingente evasione dell'Iva. Le cooperative si sono, di fatto, rivelate delle società inesistenti.

    Traffico import-export in mano a cosca Pesce. I servizi di import-export e di trasporto merci per conto terzi del porto di Gioia Tauro erano in mano alla cosca della 'ndrangheta dei Pesce. E' quanto emerge dall'inchiesta della Guardia di finanza di Reggio Calabria che ha portato all'arresto di 13 imprenditori. Le indagini hanno avuto inizio dopo alcune verifiche fiscale avviate dalla Guardia di finanza nei confronti di imprese che operano nel settore dei trasporti e dei servizi per il porto di Gioia Tauro. I finanzieri hanno accertato che le aziende riciclavano i proventi delle estorsioni e, attraverso false fatture, creavano la liquidità di fondi che poi venivano corrisposte ad esponenti delle cosche dei Pesce e dei Molè. In particolare le cosche avevano organizzato un consistente riciclaggio di denaro attraverso la simulazione di acquisto e vendita di carburante. Per tale attività venivano emesse delle false fatture con le quali si creano i fondi che venivano destinati agli esponenti della cosca.

    De Raho "Cosche e affari nuovo modello di mafia". "Dall'indagine della Guardia di finanza emerge un modo nuovo di fare mafia, evitando allarmismi sotto il profilo dell'ordine e la sicurezza pubblica". Lo ha detto il Procuratore di Reggio Calabria, Federico Cafiero De Raho, nel corso della conferenza stampa per illustrare gli esiti dell'operazione della Guardia di finanza che ha portato all'arresto di 13 imprenditori ed al sequestro di 23 aziende. "E' stata - ha aggiunto - un'operazione di assoluto valore condotta in maniera esemplare dai militari del comando provinciale della Guardia di Finanza. E' emerso da alcune intercettazioni durante i colloqui carcerari come Francesco Pesce 'testuni', sollecitasse i suoi interlocutori a trasformare la vecchia struttura criminale della 'famiglia', in una nuova organizzazione capace di introdursi con ogni mezzo negli affari leciti seppure con i metodi tipici della ndrangheta. Tutto questo con una totale trasposizione delle consuetudinarie modalità mafiose nel mondo dell'imprenditoria falsando il libero mercato e la leale concorrenza tra imprese". "I proventi degli affari illeciti - ha sottolineato il colonnello della Guardia di finanza, Alessandro Barbera - venivano equamente ripartiti ai tre rami della 'famiglia' Pesce, rappresentati da Vincenzo Antonino e Giuseppe Pesce". Il Procuratore aggiunto Ottavio Sferlazza ha evidenziato che "l'indagine dimostra come la cosca Pesce sia riuscita ad infiltrarsi nel tessuto economico relativo ai servizi di supporto delle attività principali del porto di Gioia Tauro, costruendo una rete di soggetti compiacenti in grado di ripulire i proventi illeciti. I rappresentanti legali delle aziende coinvolte, come alcuni distributori di carburante, erano determinanti nel consentire ai Pesce-Molè di creare disponibilità di ingenti risorse liquide grazie alla contabilizzazione ed all'utilizzo di fatture per operazioni inesistenti".

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

    Cerca con nell'intero giornale:

    -- >Guarda l'indice delle notizie su: "Cronaca e Attualità "

     

     

 


    Facebook
 Ultime Notizie
 

Multimedia


 

Web TV -  Video

 

 
Home . Cronaca . Politica . Area Urbana . Speciali . Video . Innovazione . Universtitą . Spettacoli . Sport . Calcio . Meteo .

Copyright © 2017 Nuova Cosenza. Quotidiano di informazione. Registrazione Tribunale Cosenza n.713 del 28/01/2004 - Direttore Responsabile: Pippo Gatto
Dati e immagini presenti sul giornale sono tutelati dalla legge sul copyright. Il loro uso e' consentito solo previa autorizzazione scritta dell'editore