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    Quattro fermi per usura dalla Questura di Reggio

     

    Quattro fermi per usura dalla Questura di Reggio

    05 nov 14 La Polizia di stato di Reggio Calabria ha fermato quattro persone accusate, in concorso tra loro, di usura, estorsione e violenza privata, delitti aggravati dal metodo mafioso. I fermi sono stati fatti in esecuzione di un decreto emesso dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria, che ha coordinato le indagini. L'indagine, riferisce in una nota la Questura di Reggio Calabria, ha consentito di accertare l'esistenza di un presunto sodalizio criminale, contiguo secondo le indagini ad una cosca di 'ndrangheta, operante nel territorio di Villa San Giovanni e comuni limitrofi, che secondo gli investigatori esercitava un' illecita e redditizia attività usuraria ai danni di alcuni imprenditori e professionisti locali, costringendoli, con minacce e violenza, a corrispondere mensilmente ingenti interessi.

    "Una morsa asfissiante nei confronti di imprenditori e professionisti". Così la Questura di Reggio Calabria definisce il giro di usura messo in atto dalle quattro persone fermate stamattina dalla Squadra mobile reggina e dai Commissariati di Villa San Giovanni e Palmi in esecuzione di provvedimenti emessi dalla Dda.

    Le persone fermate sono i fratelli Giancarlo e Cosimo Apice, di 34 e 43 anni; Angelo Renato Franco (62) ed Antonino Alvaro (26), legato, secondo quanto riferito dagli investigatori, all'omonima cosca della 'ndrangheta.

    Dall'indagine è emerso che i fratelli Apice, in concorso tra loro, dopo avere elargito un prestito di 30 mila euro ad un imprenditore, dapprima si facevano promettere e consegnare da quest'ultimo interessi pari a 1.500 euro mensili e poi concordare con la stessa persona che aveva ottenuto il prestito la consegna di sei assegni dell'importo di 5.500 euro ciascuno. Giancarlo e Cosimo Apice, inoltre, dopo che la vittima dell'usura non aveva pagato gli assegni, hanno consegnato i titoli di credito ad Antonino Alvaro, confidando che la forza intimidatrice dello stesso Alvaro potesse indurre l' imprenditore a liquidare gli importi concordati. I fratelli Apice, secondo l'accusa, hanno inoltre minacciato lo stesso imprenditore, riferendogli di aver consegnato gli assegni a "persone alle quali non avrebbe potuto dire no" e sfruttando in tal modo intenzionalmente la forza intimidatrice della cosca degli Alvaro. L'indagine ha consentito, inoltre, di scoprire il reato di usura praticato anche da Angelo Renato Franco il quale, in corrispettivo di un prestito di 15 mila euro elargito ad un imprenditore locale, si faceva promettere e liquidare, dal novembre 2012 all'ottobre scorso, interessi pari a 1.100 euro mensili.

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