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    Dialoghi Espresso: Donne ribelli sconfiggerano la ndrangheta

     

     

    Dialoghi Espresso: Donne ribelli sconfiggerano la ndrangheta

    27 mar 14 Donne antimafia ma non solo. Ai tanti risvolti della criminalità organizzata che affonda i suoi artigli nella politica, nell'economia e nella società civile è stata dedicata la tappa di Catanzaro dell'iniziativa itinerante "Dialoghi dell'Espresso". Nell'aula magna Giovanni Paolo II dell'Università Magna Grecia si sono confrontati il ministro Maria Carmela Lanzetta, ex sindaco di Monasterace, il magistrato della Dda di Reggio Calabria Alessandra Cerreti e Tano Grasso, docente di storia e dinamiche antimafia. A condurre l'incontro il direttore del settimanale, Bruno Manfellotto, e due giornalisti della testata, Lirio Abbate (autore del libro Fimmine ribelli) e Gianfrancesco Turano. In circa tre ore di discussione si è materializzata, così, davanti ad una platea di giovani universitari, una sorta di "riunione di redazione" sulle donne ribelli, le sole che potranno sconfiggerla, alla quale ognuno ha portato il suo contributo di esperienza, di studio e di conoscenza del fenomeno criminale. Si è parlato di donne e mafia, da una parte e dall'altra: da Giuseppina Condello, sorella del boss Domenico, capo dell'omonima cosca, alle testimoni di giustizia Maria Concetta Cacciola e Giusy Pesce fino a Immacolata Mancuso, che recentemente proprio sulle pagine dell'Espresso ha marcato la propria distanza dalla 'ndrangheta. Ma si è parlato anche di sperpero del denaro pubblico. "Se tutti i finanziamenti pubblici giunti in Calabria negli ultimi 15 anni fossero stati spesi in modo corretto - è stato detto - adesso non esisterebbe la disoccupazione". Il ministro Lanzetta ha raccontato la sua "avventura bellissima" di sindaco antimafia "ispirato alla Costituzione" senza nascondere i problemi e le difficoltà ad amministrare un "comune destrutturato". Di "università come avamposto antimafia" ha parlato la pm Cerreti che ha difeso lo strumento del collaboratore di giustizia definito "ineliminabile" invitando, però, a non fare delle donne di 'ndrangheta che si sono ribellate, delle eroine perché, ha spiegato, "è pericoloso dal momento che le isola e le espone a rischi". "Il vero buco nero in Calabria - ha detto Tano Grasso - è la selezione di chi fa politica. In Sicilia e Campania si intravvede talvolta qualche luce, mentre qui siamo alla patologia pura". A concludere l'iniziativa che ha offerto anche dei momenti di sollecitazione da parte dei ragazzi e di altri docenti è stato il preside di Giurisprudenza, Luigi Ventura, secondo il quale "l'humus della mafia è il sistema clientelare e corruttivo, ma non è vero ed è sbagliato identificare la 'ndrangheta con la Calabria"

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