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    Pentito: con bombe a Reggio C. saltò attentato ad Alfano

     

    Pentito: con bombe a Reggio C. saltò attentato ad Alfano

    26 mar 14 Le bombe contro i magistrati di Reggio Calabria fatte scoppiare nel 2010 fecero saltare il progetto di Cosa Nostra di compiere un attentato contro l'allora Ministro della Giustizia, Angelino Alfano, ed alcuni magistrati siciliani. Il particolare è stato reso noto dal collaboratore di giustizia Luigi Rizza, sentito a Catanzaro. Rizza è stato sentito nel processo con rito abbreviato ai tre presunti esecutori materiali degli attentati contro i magistrati di Reggio Calabria. Durante l'interrogatorio il pentito, rispondendo alle domande del pubblico ministero, Gerardo Dominijanni, ha riferito che nel 2009 ci fu una riunione tra le famiglie siciliane di Cosa Nostra alla quale partecipò anche Matteo Messina Denaro. In quella circostanza fu deciso di preparare un attentato contro l'allora ministro della giustizia Angelino Alfano, accusato dalla mafia di aver inasprito il regime del 41/bis, e di alcuni magistrati siciliani. "In quella circostanza - ha riferito Rizza - fu dato mandato di consultare anche i boss che si trovavano detenuti. Mentre era in atto il consulto dei boss detenuti ci fu l'esplosione della prima bomba contro la Procura Generale di Reggio Calabria e successivamente quella contro l'abitazione di Procuratore generale Salvatore di Landro". Il pentito ha riferito che dopo le bombe di Reggio Calabria ci fu un rallentamento del progetto di attentato a causa degli effetti provocati. "Mentre ero detenuto - ha aggiunto Rizza - ebbi modo di parlare con Luciano Lo Giudice il quale mi disse che erano stati loro a mettere le bombe. Lo Giudice mi spiegò che voleva vendicarsi del fatto che i magistrati reggini lo avevano fatto arrestare e gli stavano per sequestrare i beni". Nel processo per le bombe ai magistrati di Reggio Calabria sono imputati Luciano Lo Giudice, fratello del boss pentito Antonino, Antonio Cortese e Vincenzo Puntorieri, questi ultimi ritenuti gli esecutori materiali degli attentati. Al processo per i tre imputati si è giunti dopo le dichiarazioni di Antonino Lo Giudice, che si è autoaccusato di essere stato il mandante degli attentati del 2010 a Reggio. Per la vicenda delle intimidazioni a Reggio Calabria il boss e collaboratore di giustizia Antonino Lo Giudice è stato condannato alla pena di 6 anni e 4 mesi.

    Molti non ricordo di Lo Giudice. E' stata caratterizzata da molti "non ricordo" la deposizione del collaboratore di giustizia Antonino Lo Giudice sentito in videoconferenza nel processo con rito abbreviato a Catanzaro ai tre presunti mandanti ed esecutori delle bombe ai magistrati di Reggio Calabria fatte scoppiare nel 2010. Lo Giudice, rispondendo alle domande del pubblico ministero, Gerardo Dominijanni, ha riferito di non ricordare nulla della vicenda relativa alla programmazione ed attuazione degli attentati, ma ha però confermato gli interrogatori avuti con gli inquirenti durante le indagini relative agli attentati di Reggio Calabria. Nel corso dell'udienza è stata avanzata anche la richiesta di far deporre Lo Giudice direttamente in aula, ma i giudici si sono riservati di decidere dopo aver valutato le condizioni di sicurezza del collaboratore di giustizia. Il processo è stato poi aggiornato al 9 aprile prossimo.

    "I particolari che stanno emergendo su un attentato che Cosa Nostra aveva in mente contro Alfano sono davvero inquietanti. E' la dimostrazione che la sua azione nella lotta alla criminalità organizzata è stata sempre forte e determinata, con risultati tangibili sul piano della cattura dei latitanti e delle normative. Siamo fiduciosi che la magistratura saprà presto accertare tutte le dinamiche, anche in relazione al processo in corso sulle bombe contro i magistrati di Reggio Calabria'': così il vicecapogruppo del Ncd alla Camera, Dorina Bianchi, componente commissione Antimafia. ''Abbiamo comunque la certezza che il ministro Alfano, e con lui tutto il Nuovo Centrodestra - aggiunge - non si farà per nulla intimorire e non arretrerà di un millimetro nel contrasto a tutte le mafie".

    "L'inquietante notizia del mancato attentato a Reggio Calabria contro Alfano da un lato ci fa capire la pericolosità di questa organizzazione criminale e dall'altro conferma che il nostro leader e il nostro partito sono i primi nemici politici delle mafie". Lo afferma, in una nota, il senatore Antonio Gentile, coordinatore regionale della Calabria del Nuovo centrodestra. "Ad Angelino - aggiunge - la solidarietà mia, del presidente della Regione Calabria Scopelliti e di tutti i parlamentari e consiglieri regionali della Calabria dell'Ncd. Sappiamo di essere antitetici alla 'ndrangheta e di pagare il prezzo che volentieri paghiamo di non essere disponibili ad alcun compromesso nella strada della lotta alla criminalità organizzata"

    "Le dichiarazioni del pentito Rizza sono la conferma dell'impegno e della forza delle misure anti criminalità messe in campo da Angelino Alfano come ministro della Giustizia. L'inasprimento del 41 bis, la lotta senza quartiere ai patrimoni malavitosi sono stati due colpi mortali inferti alla criminalità organizzata. Queste rivelazioni dimostrano la debolezza di un anti Stato contro il quale Alfano, adesso dal ministero dell'Interno, saprà far sentire ancora più forte l'autorità dello Stato". Lo dice la vicepresidente vicaria del gruppo Nuovo Centrodestra al Senato, Laura Bianconi.

    "Non abbiamo mai avuto dubbi sull'efficacia dell'azione di Alfano contro la mafia e la criminalità organizzata quando ricoprì il ruolo di Ministro della Giustizia; adesso le rivelazioni del pentito Rizza ne sono una conferma. Conosco bene Alfano e so per certo che continuerà a perseguire al meglio questa strada". Lo afferma il Presidente del Nuovo Centrodestra Renato Schifani a proposito della rivelazione del pentito Rizza sul mancato attentato nel 2010.

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