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    Arrestato dai CC l'assassino del prete di Sibari, è un romeno

    Nelus Dudu

     

    Arrestato dai CC l'assassino del prete di Sibari, è un romeno che lo ricattava con false accuse gay

    04 mar 14 E' stato sottoposto a fermo dai carabinieri del Comando provinciale di Cosenza, Nelus Dudu, il presunto autore dell'omicidio di don Lazzaro Longobardi, il sacerdote ucciso a Cassano allo Ionio. Si tratta di un giovane romeno che è accusato di omicidio ed estorsione. Il provvedimento di fermo è stato firmato dal sostituto procuratore della Repubblica di Castrovillari, Quaranta, al termine di un lungo interrogatorio iniziato ieri pomeriggio nella caserma dei carabinieri della Compagnia di Corigliano Calabro. Il giovane romeno, residente a Cassano allo Ionio, secondo l'accusa avrebbe commesso il delitto domenica sera, colpendo il sacerdote con una spranga di ferro alla testa. Il cadavere era stato scoperto ieri mattina.

    --- Video La conferenza stampa integrale

    Ricattava il sacerdote con falsa accusa gay. Rubava i soldi delle offerte da casa del parroco e quando quest'ultimo gli ha intimato di restituire il denaro, minacciando di allontanarlo, ha cercato di ricattarlo con la minaccia di mettere in giro la voce, falsa, di un rapporto omosessuale tra loro. E' questo, secondo quanto è scritto nel decreto di fermo della Procura di Castrovillari, lo scenario in cui è maturato l'omicidio di padre Lazzaro Longobardi.

    Testimoni di una lite. Ad arrivare al Dudu le diverse testimonianze che hanno riferito di una violenta lite del Nelu con un connazionale avvenuta verso le 19:30 di domenica e sedata dal sacerdote che ha accompagnato la terza persona al pronto soccorso. Lite scaturita perchè il Nelu voleva aggredire don Lazzaro. Il connazionale si è fatto avanti difendendo il prete spiegandogli che era un uomo buono che faceva del bene a tutti ed anche a loro. Il Dudu non ha voluto sentir ragioni e dopo aver riempito di botte l'amico è andato via proferendo parole contro il sacerdote. Verso le 22:30 il Dudu ha aspettato che il sacerdote rientrasse e lo ha aggredito con una sta di ferro di quele a sezione di T che recintavano il giardino. Due colpi alla testa inflitti con tanta violenza che hanno ucciso sul colpo il sacerdote. L'uomo non ha confessato ed anzi ha portato due connazionali come testimoni per un alibi traballante. I due connazionali sono stati denunciati.

    Tracce di sangue su abiti e bici. Nell'abitazione dell'uomo sono state trovate due scarpe, un pantalone e una camicia sporchgi di sangue appena lavato. A dire il vero il sangue non era stato tolto del tutto ed i militari del Ris stanno confrontando il DNA per togliere ogni ragionevole dubbio. Tracce di sangue sono state rinvenute anche sulla bici in uso del Dudu. Bici che è stata utilizzata per andare via dala parrocchia da Dudu così come hanno testimoniato alcune persone.

    Rubati 5000 euro. All'operazione hanno partecipato anche imilitari del ROS che erano operativi nella zona per un altra inchiesta. Da loro è stato monitoirato tutto il traffico del cellulare dell'arrestato ed è ancora al vaglio degli inquirenti. Il Dudu era stato accusato per aver runato 5000 euro dalla canonica dove veniva ospitato assieme ad altri bisognosi. L'ultima lite perchè il ragazzo rumeno aveva portato via al prete i 20 euro della colletta della messa della domenica che erano nell'auto in cui il prete gli aveva dato un passaggio. Don Lazzaro però non aveva mai voluto denunciarlo per evitargli probelmi ma semplicemnete lo aveva segnalato ai carabinieri della Tenenza di Cassano Jonio. Dalla casa era sparito anche un impianto stereo. Quando il sacerdote ha detto a Dudu di restituire il denaro, il romeno ha tentato di ricattarlo con la storia dell'omosessualità, smentita dall'altro romeno e da tutti quelli che conoscevano il sacerdote. Padre Longobardi ha quindi cercato di allontanare per sempre Dudu, smettendo anche di aiutarlo.

    Gli piaceva la bella vita. Tutti quesi soldi che aveva ricevuto il giovane li aveva spesi in scarpe e abiti firmati. E continuava a chiedere soldi. Anche la mattina di domenica aveva chiesto 20 euro ad un vicino di casa prima di uscire. Al momento dell'arreto però i militari gli hanno trovato addosso 400 euro. Probabilmente soldi rubati al sacerdote dopo averlo ucciso. Anche la barra di ferro con cui è stato commesso il crimine è stata repertata dai Ris che stanno lavorandoci sopra nonostante la stessa fosse completamente ricoperta di sangue.

    Mons. Galantino "Don Lazzaro martire della carità". "A tutti, e soprattutto a noi sacerdoti chiedo: cosa ci lascia in dote padre Lazzaro? E quello che ci lascia, vogliamo farlo fruttificare? Come? Un consiglio, a me e a ciascuno: lasciamoci contagiare un poco di più dall'audacia evangelica di papa Francesco, al quale spero di parlare subito di padre Lazzaro, martire discreto e riservato della carità". A dirlo è stato mons. Nunzio Galantino, vescovo di Cassano e segretario della Cei. "Padre Lazzaro - ha proseguito il presule commentando il fermo del presunto assassino del sacerdote, che per gli inquirenti sarebbe stato ucciso per non aver ceduto alle minacce estorsive - ha pagato con la vita la sua coerenza e l'amore per gli ultimi. Quanto va emergendo dall'inchiesta in corso ci restituisce di padre Lazzaro l'immagine di un cristiano riservato ma tutto d'un pezzo, di quelli dei quali hanno necessità una società senza più punti di riferimento e una Chiesa bisognosa, in alcune sue componenti, di osare di più per il Vangelo. Il nostro confratello s'è speso senza riserve per gli ultimi e da uno di loro sarebbe stato ucciso, ma nel suo sangue cresce già la speranza del cambiamento. Lo spero tanto per la nostra Chiesa. E prego tanto per questo". "Riponiamo - sottolinea il presule - la nostra fiducia nella magistratura e nelle forze dell'ordine, che ringrazio per l'impegno profuso. Dal loro lavoro è emersa la figura di padre Lazzaro, che tutti abbiamo conosciuto e che già tanto manca, soprattutto alla comunità di Sibari che ancora lo piange incredula insieme all'intera Chiesa diocesana, ai suoi cari e a quanti lo hanno incrociato sul loro cammino. Dalle indagini vien fuori la triste verità di una morte originata dall'infinita bontà e dalla fiducia nell'altro. Ma rilevante è anche il fatto che una svolta alle attività investigative sia stata impressa dalla collaborazione di un altro giovane migrante, uno dei tantissimi che padre Lazzaro aveva sostenuto nel loro percorso di inserimento sociale: è la dimostrazione che il bene vince e alla fine trionfa sempre sul male''. ''Ed è questa, molto probabilmente - conclude mons. Galantino - la lezione più vera e significativa che ci viene dalla vita di un uomo, di un prete che aveva votato tutto se stesso a Cristo, al prossimo, ai più deboli ed indifesi".

    Uomo nega ogni accusa. Appare "inverosimile - è scritto nel decreto di fermo - che il sangue rinvenuto sui suoi capi di abbigliamento, nonché sulla busta avvolgente il sellino della bicicletta, sia riconducibile alle lesioni riportate dallo stesso Dudu a seguito della colluttazione avuta con il connazionale. Appare certamente più credibile, invece, il fatto che le tracce ematiche latenti o visibili, data la loro copiosità, forma e dislocazione, siano riconducibili alle lesioni inferte sul corpo di Longobardi. Si rimane tuttavia in attesa di accertamenti tecnici irripetibili da delegare al Ris di Messina". Dudu, nel corso del lungo interrogatorio cui è stato sottoposto sin da ieri mattina, prima dai carabinieri e poi dal pm della Procura di Castrovillari Vincenzo Quaranta, ha negato di essere l'autore dell'omicidio cercando di addossare la responsabilità su un altro romeno, ma la sua versione viene contraddetta, secondo l'accusa, dagli accertamenti compiuti dai carabinieri. In particolare Dudu ha riferito che dopo la lite con il connazionale avvenuta domenica sera, è tornato nel suo appartamento in cui convive con una coppia di romeni. la circostanza è stata riferita anche dalla coppia, ma viene smentita dalle riprese a circuito chiuso di due telecamere poste nelle vicinanze della chiesa di San Giuseppe in cui è avvenuto il delitto, che riprendono Dudu in orari compatibili con l'ora dell'omicidio commesso, secondo l'accusa tra le 22 e le 22.30. Inoltre, dall'esame delle celle telefoniche risulta che nelle stesse ore l'uomo si trovava nelle vicinanze della chiesa e che proprio da qui ha fatto una telefonata alla coppia con cui convive. Ulteriore dimostrazione, per gli inquirenti, che la sua versione è falsa. Tra l'altro, evidenziano ancora gli inquirenti nel decreto di fermo, il sacerdote aveva manifestato il sospetto che ad istigare Dudu a chiedergli continuamente denaro fosse stata proprio la coppia con cui vive, "sicché - scrive il pm - non si può escludere anche un loro coinvolgimento o un interesse diretto a fornire aiuto a Dudu al fine di eludere le investigazioni".

    PM: Chiesa occasione di furti. ''Non può non rappresentarsi che la possibilità per il Dudu di frequentare la casa canonica era l'occasione per poter rubare danaro al povero parroco, così come è avvenuto da ultimo nella giornata del 2 marzo, fatti che poi si sono evoluti nel più tragico dei modi''. Lo scrive il pm della Procura di Castrovillari nel decreto di fermo di Nelus Dudu per l'omicidio del sacerdote Lazzaro Longobardi. ''Non può non evidenziarsi - scrive ancora il pm - che la sera del 2 marzo, dopo il litigio avvenuto tra un connazionale e Dudu, il parroco aveva continuato a mantenere i rapporti con il primo, tanto da cenare insieme e poi da accompagnarlo presso il pronto soccorso dell'ospedale di Corigliano Calabro, circostanza nella quale lo stesso parroco aveva rifiutato diversi tentativi di contatto telefonico fatti dal Dudu. Ed anzi, nella circostanza rispondeva l'altro romeno al posto del parroco, che gli rappresentava che il sacerdote non poteva e non voleva rispondere. Non si può escludere che tale situazione abbia amplificato l'idea da parte di Dudu di essere ormai stato escluso dai rapporti con il parroco, e che quindi proprio ciò abbia potuto portare lo stesso Dudu a compiere il gravissimo gesto omicidiario, che per le modalità con cui è stato compiuto lascia ipotizzare che vi sia stata una forte manifestazione di violenza''. ''La dinamica dei fatti - sostiene ancora il magistrato - è idonea ad integrare sia l'ipotesi della estorsione sia l'ipotesi dell'omicidio a carico di Dudu. Infatti Dudu, dopo essersi impossessato di rilevanti somme di denaro in danno del prete e dell'impianto stereofonico, alle dimostranze dello stesso parroco gli prospettava, ove l'avesse denunciato, e ciò faceva anche al fine di poter continuare a frequentare lo stesso parroco e quindi la casa canonica, per poter avere tutti i favori collegati a tali rapporti, di infamarlo agli occhi della società e dei suoi parrocchiani con la peggiore delle forme di delegittimazione che un religioso possa subire''.

    Indagini proseguono: "Le indagini per ricostruire la dinamica dell'omicidio di don Lazzaro Longobardi sono ancora in corso. Il primo provvedimento del tribunale di Castrovillari è la disposizione dello stato di fermo nei confronti di Nelus Dudu". Lo ha detto il comandante provinciale dei carabinieri di Cosenza, col. Giuseppe Brancati, incontrando i giornalisti dopo il fermo per l'omicidio del sacerdote, comunicando anche che altri due romeni, un uomo ed una donna coinquilini di Dudu, sono stati denunciati per favoreggiamento. "Don Lazzaro - ha aggiunto l'ufficiale - negli ultimi tempi si era rivolto ai carabinieri della tenenza di Cassano raccontando di essere vittima di ricatti a sfondo sessuale da parte di Dudu al fine di ottenere dei soldi. Il prete, sulla cui condotta morale nessuno ha mai dubitato, sperava in una redenzione del ragazzo. Per questo non ha mai voluto sporgere denuncia nei confronti del romeno". A indicare quale sia stato il movente dell'omicidio è stato il pm Vincenzo Quaranta nel suo provvedimento di fermo. ''E' emerso infatti - scrive il pm - che il parroco aveva scoperto di essere sistematicamente vittima di furti di denaro ad opera di Dudu e aveva deciso comunque di trovare una soluzione alle gravi pressioni e minacce che il giovane romeno gli stava riservando negli ultimi tempi, consistite nel prospettare la peggiore delle situazioni che un religioso possa subire. Infatti Dudu prospettava di far circolare, ove il sacerdote si fosse rivolto ai carabinieri, la notizia di una loro relazione sentimentale o omosessuale, prospettando di screditarlo agli occhi dei suoi parrocchiani. Si intuisce anche dal materiale investigativo che il parroco intendeva allontanare Dudu dal suo ambiente, anche perché stremato e nella condizione di non poter più reggere il peso delle sue minacce. E non è tutto: tra l'altro romeno Petru e Nelus era sorta una reciproca gelosia in relazione ai rapporti col parroco. Ognuno cercava l'esclusiva. A ciò deve aggiungersi che Petru non aveva alcun interesse a far fuori il sacerdote, in ragione del fatto che dallo stesso riceveva continuo aiuto. A tale situazione si contrappone la difficile posizione di Dudu, che negli ultimi tempi aveva trovato una sorta di chiusura da parte del parroco, il quale non intendeva più aiutarlo in quanto aveva scoperto che egli abitualmente rubava i soldi delle offerte e, per questo, era sistematicamente vittima di gravi minacce".

    Fermato già da ieri. Era stato portato in caserma già dalle ore immediatamente successive al delitto, il giovane romeno fermato stanotte dai carabinieri con l'accusa di essere l'autore dell'omicidio del sacerdote Lazzaro Longobardi. I carabinieri sapevano delle preoccupazioni espresse dal sacerdote negli ultimi tempi per richieste sempre più pressanti di denaro da parte di un suo conoscente. Don Longobardi ne aveva parlato anche con i militari, pur senza formalizzare una denuncia. E così, dopo il delitto, i carabinieri hanno portato in caserma, per interrogarli, il giovane, che sarebbe stato l'autore delle richieste di denaro, ed un suo amico e connazionale. Interrogatorio che è andato avanti per ore, sino a quando, nel corso della notte, è stato emesso il provvedimento restrittivo. Il cadavere di don Longobardi è stato scoperto ieri mattina nel cortile della chiesa di San Giuseppe, dove il sacerdote dormiva. Dagli accertamenti dei carabinieri è poi emerso che il delitto è stato commesso la sera precedente. Vicino al cadavere gli investigatori hanno trovato anche la spranga usata per l'omicidio.

    Presidente Cec Nunnari: parroci in frontiera. Il presidente della Conferenza episcopale calabra, mons. Salvatore Nunnari, esprime la sua vicinanza e quella delle chiese sorelle di Calabria al vescovo e alla diocesi di Cassano allo Ionio, per la tragica morte di padre Lazzaro Longobardi. "Una Chiesa provata - scrive mons. Nunnari - una terra segnata dalla spirale della violenza alla quale vogliamo esprimere la nostra vicinanza nella preghiera al Signore della consolazione e della vita. L'atto violento perpetrato nei confronti di un parroco che ha operato in una zona di periferia evidenzia come i nostri sacerdoti e religiosi operano silenziosamente ed in contesti di frontiera. La Calabria è una terra meravigliosa e difficile dove come credenti ci troviamo ad operare tante volte in situazione di emergenza e accogliendo difficoltà, disperazione e malumori di quanti cercano sollievo''. ''Nonostante la condivisione - conclude mons. Nunnari - ci troviamo a poter, tante volte, stare solo accanto a certe problematiche più grandi di noi e non sempre veniamo compresi. Il Signore tocchi i cuori e non scoraggi quanti continueranno a servire i poveri e gli ultimi".

    Sindaco Papasso a Renzi: venga in Calabria. "Venga a Cassano allo Ionio, questa città ha bisogno di sentire la presenza dello Stato". Il sindaco di Cassano Gianni Papasso, dopo l'omicidio del sacerdote Lazzaro Longobardi, scrive al presidente del Consiglio Matteo Renzi e lo invita a fare visita alla città. "La barbara uccisione di un sacerdote, a soli 40 giorni dall'altro terribile fatto di sangue che ha riguardato un bimbo di soli tre anni - scrive Papasso - è un terribile campanello d'allarme che spinge a reclamare a gran voce l'intervento dello Stato e di tutte le altre Istituzioni, che devono avvertire il dovere di recuperare il tempo perduto, aiutando questa terra bella e amara a risalire la china e ad avviarsi, finalmente, verso il futuro di progresso che merita. Per queste ragioni, avendo appreso del suo prossimo viaggio a Scalea, mi permetto di chiederle di voler considerare la possibilità di fare tappa anche nel mio Comune". Il sindaco non manca di sottolineare la drammatica situazione in cui vivono i Comuni. "I Sindaci - scrive - rappresentano il primo e l'ultimo degli avamposti a cui i cittadini si rivolgono e, per questo, hanno piena coscienza delle realtà delle cose, misurandosi quotidianamente con i bisogni, le ansie e le aspettative della gente. Una sua visita, considerato il delicato momento, testimonierebbe la presenza dello Stato alla mia comunità, composta in gran parte da gente onesta, dignitosa, ospitale e pacifica, che ha bisogno di tanta solidarietà e di riferimenti certi e concreti, per riprendere a sperare di poter costruire una realtà migliore, facendo leva sulle proprie capacità e risorse".

    Presidente Consiglio: Sgomenti. "La barbara uccisione di padre Lazzaro Longobardi, sacerdote sempre a disposizione del proprio prossimo e in modo particolare di quanti versavano in difficoltà, ha lasciato attonita e sgomenta la comunità di Cassano, gettando nello sconforto un'intera popolazione". E' quanto ha dichiarato il presidente del consiglio comunale cassanese, Mario Guaragna, che, a nome dell'intera assise, si è stretto intorno alla famiglia del religioso, al vescovo di Cassano, mons. Nunzio Galantino, e all'intera comunità di Sibari nella quale il sacerdote ha operato con continuità e impegno per tanti anni. "Condanno fermamente - ha sottolineato Guaragna - il grave evento delittuoso, consumato con tanta atrocità nei confronti di un uomo di chiesa che, con spirito di sacrificio e abnegazione, si è sempre speso in favore degli 'ultimi', rimanendo sempre vicino alla comunità di Sibari e a quanti gli si rivolgevano".

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