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    Finanziamenti non dovuti, 9 arresti a Vibo,anche dirigenti Regione

     

    Finanziamenti non dovuti, 9 arresti a Vibo,anche dirigenti Regione, indagati ex presidenti Provincia ed ex sindaco

    20 mag 14 Finanziamenti non dovuti grazie ad una "fitta rete di complicità di amministratori e funzionari" pubblici. E' quanto è emerso dalle indagini condotte dai finanzieri del Comando provinciale di Vibo Valentia in collaborazione con la polizia, che hanno portato all'arresto di nove persone e ad indagarne in stato di libertà altre 13 tra le quali l'ex sindaco di Vibo Valentia Franco Sammarco e gli ex presidenti della Provincia Francesco De Nisi e Ottavio Gaetano Bruni, attuale capogruppo dell'Udc alla Regione. L'indagine è nata da un'attività ispettiva avviata nel 2012 dalla Direzione regionale del Lavoro su alcune aziende che avevano beneficiato della cassa integrazione guadagni in deroga e l'eventuale impiego degli stessi lavoratori durante i periodi di fruizione dei benefici di Cig in deroga. In una prima fase gli investigatori hanno accertato non soltanto come alcune di queste ditte avessero dipendenti collocati in cassa integrazione e, nel contempo, risultassero assegnatarie di altri benefici economici "per il mantenimento dei livelli occupazionali", ma anche l'assoluta illegittimità dei finanziamenti erogati dalla Regione Calabria. Il rapporto tra la Cig in deroga e gli incentivi, ed il superamento della loro incompatibilità, è apparso strano da subito ai finanzieri, in quanto per entrambi è radicata la competenza del dipartimento 10 dell'Assessorato al Lavoro della Regione preposto all'erogazione e alla vigilanza. In questo contesto alcune aziende si sono inserite riuscendo "sorprendentemente" ad ottenere una cospicua erogazione di finanziamenti in realtà non dovuti. Tutto ciò, secondo gli investigatori, è stato possibile, nel tempo, "proprio grazie ad una fitta rete di complicità di amministratori e funzionari, in spregio alla salvaguardia delle reali esigenze pubblicistiche di cui avrebbero dovuto rappresentare insuperabile presidio, e con la compartecipazione di alcuni addetti alle principali organizzazioni sindacali".

    Sequestrati beni per 30 mln. Beni per 30 milioni di euro sono stati sequestrati dai finanzieri del Comando provinciale di Vibo Valentia in collaborazione con la polizia, nell'ambito dell'inchiesta che ha portato all'arresto di nove persone e che vede indagate, complessivamente, 22 persone, tra le quali alcuni ex politici del vibonese. A quattro indagati è stato notificato un invito a rendere interrogatorio in vista di una eventuale interdizione. Sei degli arrestati nell'operazione, denominata "Bis in idem", sono stati condotti in carcere, mentre a tre sono stati concessi i domiciliari.

    Indaagati vertici della politica locale. Due ex presidenti della Provincia di Vibo Valentia e l'ex sindaco della città figurano tra gli indagati raggiunti da avviso di garanzia nell'inchiesta della Procura sulla truffa per l'indebita percezione per il conseguimento di erogazioni pubbliche per cassa integrazione guadagni in deroga e fondi per il mantenimento livelli occupazionali. Si tratta degli ex presidenti Ottavio Gaetano Bruni e Francesco De Nisi, e dell'ex sindaco Francesco Mario Sammarco. Tra gli indagati figurano anche l'ex sindaco di Serra San Bruno Raffaele Loiacono, il dirigente generale del dipartimento Lavoro della Regione Calabria Bruno Calvetta, i funzionari dell'unità di crisi del dipartimento Salvatore Luciano Zappulla, Antonio Michele Franco ed il funzionario della Provincia di Vibo Mario Nicolino. Questi ultimi quattro saranno interrogati dal gip per il successivo provvedimento di interdittiva. In carcere sono finiti il presidente del consiglio di amministrazione della società Eurocoop Silvio Claudio Martino Pellegrino, i componenti del consiglio di amministrazione Simone Golino e Santo Romano, il dipendente Gerardino Garrì, il dirigente della Provincia di Vibo Antonio Vinci, il dirigente vicario dello stesso dipartimento Concettina Di Gesu. Ai domiciliari sono stati posti la funzionaria del dipartimento Lavoro della Regione Anna Maria Lucia Battaglia, la dirigente della Provincia Edith Macrì, e la funzionaria del dipartimento regionale Elisa Mannucci. Gli altri indagati sono l'ex dirigente regionale Michelina Ricca, l'ex funzionario regionale Antonio Vadalà, e gli addetti all'Autorità di Audit della Regione Fernando Torchia e Raffaele Esposito.

    Proc. Spagnuolo: Sfera di opacità su assunzioni. "Nel corso delle indagini sono emerse sfere di opacità in merito all'assunzione dei lavoratori dell'Eurocoop". Lo ha detto il procuratore di Vibo Valentia, Mario Spagnuolo, nel corso di una conferenza stampa circa l'operazione "Bis in idem" che ha portato all'arresto di nove persone. "Secondo quali criteri - si è chiesto Spagnuolo - e quale scelte venivano effettuate? Lo scopriremo. Per il momento possiamo dire che l'Eurocoop è una realtà da andare a verificare. Una realtà che da un lato licenzia persone, che sostiene di non avere soldi in cassa, ma dall'altro ha una disponibilità economica di decine di milioni di euro". Nel corso degli arresti di questa mattina, una delle persone raggiunte dalla misura cautelare in carcere è stata fermata mentre era in possesso di 78 mila euro. "Si è trattato - ha proseguito il Procuratore - di una indagine che ha richiesto un impegno, una capacità valutativa e una validità di ricostruzione dei fatti assolutamente non comuni. E' stata ricostruita una situazione globale con irregolarità che si sono trasformate in vere e proprie illiceità. Noi ci siamo occupati delle erogazioni all'interno della provincia di Vibo e, quindi, dell'Eurocoop che ha avuto il massimo di contributi in un vero e proprio sistema attraverso il quale si spende a piene mani il denaro pubblico e poi scompare all'improvviso". Spagnuolo, nel sottolineare come la metodologia investigativa sia stata "assolutamente innovativa, con l'impiego del personale della Squadra Mobile, del Nucleo di Polizia Tributaria della Finanza e della sezione di Polizia giudiziaria, in collaborazione con la Direzione regionale del Lavoro", ha sottolineato come l'attività portata avanti potesse essere evasa tranquillamente "dalla Regione in quanto soggetto preposto ad individuare i soggetti beneficiari delle erogazioni. Abbiamo, quindi, preso le banche dati (Agenzia delle Entrate, Inail, Inps, Gestione dei Fondi comunitari), ed incrociato dati, verificando come uno stesso soggetto fosse diventato destinatario di più contribuzioni in modo che per ogni singolo lavoratore impiegato si arrivava a ricevere somme esorbitanti".

    Le indagini: L’ attività investigativa scaturisce da un’attività ispettiva avviata nel corso dell’anno 2012 dalla Direzione Regionale del Lavoro riguardo alcune aziende, operanti nel territorio della Regione Calabria, che erano risultate beneficiarie della Cassa Integrazione Guadagni in deroga e l’eventuale impiego degli stessi lavoratori durante i periodi di fruizione dei benefici di CIG in deroga – nella prima fase ha consentito di accertare non soltanto come alcune di queste ditte avessero dipendenti collocati in cassa integrazione e, nel contempo, risultassero assegnatarie di altri benefici economici “per il mantenimento dei livelli occupazionali”, ma anche l’assoluta illegittimità dei finanziamenti erogati dalla Regione Calabria. Il rapporto tra la cassa integrazione in deroga e gli incentivi occupazionali, ed il superamento della loro incompatibilità è apparso da subito strano in quanto per entrambi è radicata la competenza del “Dipartimento 10 dell’Assessorato al Lavoro, Politiche della Famiglia, Formazione Professionale, Cooperazione e Volontariato della Regione Calabria - sede di Catanzaro” organismo preposto all’erogazione e vigilanza. In questo contesto alcune aziende si sono inserite riuscendo sorprendentemente ad ottenere una cospicua erogazione di finanziamenti in realtà non dovuti. Tutto ciò è stato possibile, nel tempo, proprio grazie ad una fitta rete di complicità di amministratori e funzionari, in spregio alla salvaguardia delle reali esigenze pubblicistiche di cui avrebbero dovuto rappresentare insuperabile presidio, e con la compartecipazione di alcuni addetti alle principali organizzazioni sindacali. Da qui le indagini sviluppate dalle Fiamme Gialle di Vibo Valentia con la collaborazione di personale della Squadra Mobile della Polizia di Stato di Vibo Valentia, che hanno portato alla scoperta della maxi truffa. Tali azioni configurano i reati previsti e puniti dagli artt. 81, 110, 640 bis c.p., perché con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, in concorso tra loro, inducevano in errore l’ente Regione Calabria, utilizzatore dei fondi POR 2003-2007, nonché la CEE, ente finanziatore, procurando l’ingiusto profitto rappresentato dall’ottenimento e dal mantenimento del contributo in violazione delle condizioni di ammissibilità ed in misura superiore al limite massimo pari al 50 % del costo del lavoro (dovendo il residuo 50% essere comunque a carico dell’impresa, quale cofinanziamento privato), con corrispondente danno per il Fondo Sociale Europeo. Per le azioni poste in essere oggi sono stati eseguiti i provvedimenti coercitivi della custodia cautelare in carcere, nei confronti di nr.6 persone e degli arresti domiciliari nei confronti di nr.3 persone. L’esecuzione dei provvedimenti è affidata al Corpo della Guardia di Finanza, unitamente a personale della Polizia di Stato. La Guardia di Finanza ha inoltre eseguito su tutto il territorio nazionale in particolare Vibo Valentia, Catania, Catanzaro, Napoli, Palermo, Reggio di Calabria, Siena un decreto di sequestro ai sensi degli art. 321 e 322 ter c.p.p. di beni e conti correnti e quote sociali riconducibili alla società coinvolta nonché i beni ed i conti correnti personali dei soggetti sopra indicati in relazione alle ipotesi delittuose di cui alle imputazioni sopraelencate e del profitto frutto dell’attività criminosa e pertinente ai reati di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche pari a complessive € 8.237.867,12. Quattro funzionari pubblici sono stati, altresì, invitati a rendere interrogatorio propedeutico all’applicazione della misura cautelare personale dell’interdizione dall’esercizio del Pubblico Ufficio.

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