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    La Dia di Reggio arresta l'ex ministro Scajola, Matacena ed altri 6

     

    La Dia di Reggio arresta l'ex ministro Scajola, Matacena ed altri 6. Indagato nipote Speziali "Non so niente"

    08 mag 14 In un'operazione della Dia di Reggio Calabria è stato arrestato l' ex ministro Claudio Scajola assieme a altre 7 persone tra cui l'ex parlamentare Matacena, latitante. Tra gli arrestati, figurano persone ritenute legate al noto imprenditore reggino Matacena. In manette la moglie di Matacena, Chiara Rizzo e la madre Raffaella De Carolis. Matacena è latitante, dopo una condanna definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa. Scajola è stato arrestato dagli investigatori della Dia in un noto albergo della capitale in via Veneto. "Sconcertato e sconvolto": così è apparso l' ex ministro Scajola agli uomini della Dia che l'hanno arrestato questa mattina. Scajola ha detto di non aspettarsi il provvedimento e ha chiesto di conoscerne le motivazioni. L' ex ministro è stato negli uffici del Centro operativo della Dia di Roma. Claudio Scajola dopo le formalità di rito per l'arresto, che si sono svolte nella sede operativa della Direzione investigativa antimafia a Roma, è stato trasferito nel carcere di Regina Coeli.

    Scaloja indagato per procurata inosservanza pena. "Si precisa che Claudio Scajola è indagato per procurata inosservanza di pena, ai sensi dell'articolo 390 del codice penale. Non è pertanto indagato per associazione a delinquere semplice e/o di stampo mafioso, come erroneamente riportato da alcuni organi di informazione". Lo dichiarano i legali di Scajola, gli avvocati Elisabetta Busuito e Giorgio Perroni.

    Legali: Scajola e' sereno, evitate processi mediatici. "L'onorevole Scajola è sereno, fiducioso nell'operato della magistratura e certo che la sua estraneità ai fatti contestati verrà pienamente accertata anche questa volta". Lo dichiarano i legali dell'ex ministro, avvocati Giorgio Perroni ed Elisabetta Busuito. "Prendiamo atto delle misure assunte dall'autorità giudiziaria nei confronti di Scajola - dicono ancora i legali - e chiediamo alla stampa di affrontare questa vicenda con professionalità e cautela, evitando sommari processi mediatici".

    Intercettazione: Lo spostiamo in posto sicuro. Lo spostiamo in "un posto più sicuro e molto migliore, ma più vicino anche". E' questa una delle frasi pronunciate dell'ex ministro Claudio Scajola in una conversazione telefonica con Chiara Rizzo, moglie di Amedeo Matacena. La telefonata risale al 12 dicembre del 2013 alle ore 12.12. Nella conversazione, sostiene il giudice per le indagini preliminari di Reggio Calabria, emerge che "alcuni soggetti si stanno attivando per spostare Matacena da Dubai verso altro Stato". Nella telefonata intercettata Chiara Rizzo (C) contatta Claudio Scajola (S).
    S. eccomi!
    C. allora?
    S. Ti chiamo io perche' devo dare delle risposte, tu non hai più richiamato e allora ti ho disturbato io.
    C. Si, e allora, dimmi!
    S. Senti, io devo dare le due risposte per laggiù, mi capisci vero?
    C. Si
    S. ...e per quassù, mi sono fatto capire?
    C. Ma perchè, quaggiù e lassù non è la stessa cosa?
    S. No, una è tua e una è sua, diciamo!
    C. L'ho capito, ma non le possiamo fare lo stesso momento o no?
    S. Si, si, si, no devo dare...ho detto, devo dare delle risposte
    C. Ah, ho capito...no, io pensavo che devono....
    S. No, no, no, devo dare delle risposte e ho delle cose...ho delle cose che devo chiederti, ecco, capito, per dare delle risposte
    S. ...altre cose da dirci?
    C. No, niente di...ah, mi aveva chiesto anche lui per...che...se quello chiamava o no.
    S. Eh, appunto è quello che ti volevo dire a voce!
    C. Va bò, poi te lo racconti....però dobbiamo dargli il numero
    S. Tieni presente che...
    C. però dobbiamo dargli il numero noi
    S. Si, che ho....però ti devo dire quello, allora te lo dico intanto adesso...qualcosetta che cerchi di capire, cerca di memorizzare quello che ti sto dicendo, eh, concentrati!
    C. Sì sì
    S. Si sposterebbe, hai capito?
    C. Lui?
    S. Sì
    C. E non si può
    S. Che quindi sarebbe...sì sì buono, buono, poi ti dico tutto...
    C. Và bò!
    S. ..che quindi sarebbe un capolavoro
    C. Ma sempre là n zona?
    S. Eh?
    C. Ma sempre là zona?
    S. No, in un posto ancora più sicuro e molto migliore, ma più vicino anche
    C. Meglio sarebbe... ma tu sei in grado, se lui dice che questa persona lo può spostare? Sì!
    S. Si, io ti dico...io adesso
    C. alla....
    S. ...io ho lavorato, Ciccia, capisci?
    C. Va bene, okay!
    S....ho lavorato grosso e adesso sto decidendo di andare a Roma....

    Indagato nipote Speziali. Vincenzo Speziali, nipote e omonimo dell'ex senatore del Pdl, è indagato nell'inchiesta della Dda di Reggio Calabria che ha portato all'arresto dell'ex ministro Claudio Scajola. Il suo nome figura in un decreto di perquisizione insieme a quello degli otto arrestati che in questo atto sono accusati di associazione a delinquere e associazione mafiosa. Speziali, in particolare, grazie al matrimonio con una parente dell'ex presidente libanese Amin Gemayel, secondo l'accusa avrebbe goduto di notevoli entrature in quel Paese, dove avrebbe dovuto rifugiarsi Amedeo Matacena. Dal decreto di perquisizione emerge che a Speziali si sarebbe rivolto in più occasioni Scajola.
    Non so niente. "Non ho niente a che fare con Amedeo Matacena, non so dove si trovi e Scajola non mi ha mai chiesto nulla in proposito". Lo ha detto Vincenzo Speziali, residente a Beirut e destinatario di un avviso di garanzia nell'inchiesta ad un presunto intervento dell'ex ministro per fare rifugiare in Libano l'ex deputato calabrese.
    Mia moglie non è parente a Gemayel. "Non c'è nessuna parentela tra mia moglie e l'ex presidente libanese Amin Gemayel". Lo ha detto all'ANSA Vincenzo Speziali, residente a Beirut e sposato con una libanese. La Dda di Reggio Calabria accusa Speziali di essersi interessato per trovare rifugio ad Amedeo Matacena in Libano grazie alle sue notevoli entrature nel Paese.
    Rivolto a me solo per elezioni. "Certo che Scajola si è rivolto a me, ma solo perché sembrava potesse essere candidato alle europee e io potessi collaborare alla sua campagna". Lo ha detto Vincenzo Speziali, spiegando così quanto contenuto nel decreto di perquisizione ricevuto oggi secondo il quale l'ex ministro si sarebbe rivolto in più occasioni a lui.

    DDA: indagati in associazione segreta. Claudio Scajola, le altre sette persone arrestate e Vincenzo Speziali sono indagate dalla Dda di Reggio Calabria anche per associazione per delinquere e associazione mafiosa. E' quanto si evince dal decreto di perquisizione nel quale si afferma che in concorso "con ulteriori soggetti il cui ruolo è in corso di compiuta ricostruzione, prendono parte ad un'associazione per delinquere segreta collegata alla 'ndrangheta dal rapporto di interrelazione biunivoca al fine di estendere le potenzialità operative del sodalizio mafioso in campo nazionale ed internazionale". Secondo i magistrati reggini, gli indagati, attraverso operazioni politiche, istituzionali ed economiche sono divenuti "il terminale di un complesso sistema criminale, in gran parte di natura occulta ed operante anche in territorio estero, destinato inoltre ad acquisire e gestire informazioni riservate, fornite da numerosi soggetti in corso di individuazione collegati anche ad apparati istituzionali e canalizzate a favore degli altri componenti della ramificata organizzazione; a consentire il proficuo utilizzo delle notizie riservate al fine di dare concreta attuazione al programma criminoso dell'associazione per delinquere i cui componenti risultato portatori di interessi specifici tra loro concatenati ed interconnessi; gestire un'articolata struttura politico- imprenditoriale, riferibile alla predetta organizzazione mafiosa, interessata a mantenere inalterata la piena operatività di Matacena e della galassia imprenditoriale a lui riferibile utilizzata per schermare la vera natura delle relazioni politiche, istituzionali ed imprenditoriali dello stesso garantite a livello regionale, nazionale ed internazionale".

    Gip: Scajola completamente asservito a moglie Matacena. L'ex ministro Claudio Scajola era completamente "asservito" alle necessità di Chiara Rizzo, moglie di Amedeo Matacena. E' quanto scrive il giudice per le indagini preliminari di Reggio Calabria nell'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di Scajola, Rizzo e di altre sei persone. Il 12 dicembre del 2013 Scajola chiama la Rizzo e la "conversazione riguarda lo spostamento - sostiene il Gip - di denaro da un conto corrente all'altro. Si denota l'asservimento totale dello Scajola alle necessità della Rizzo".

    Amedeo Matacena

    Matacena frequentava "Vle d'epoca" a Imperia. Amedeo Matacena aveva anche una grande passione per il mare e per la vela. Nel 2002 era armatore del "Black Swan", una regina del mare che aveva partecipato al raduno delle Vele d'Epoca alla Marina di Porto Maurizio di Imperia. L'imbarcazione era iscritta nella classe 1 degli "yacht d'epoca aurici". Nel 2003, subito dopo il restauro, il ketch ha presenziato a diversi raduni sempre di vele d'epoca.

    Intercettazioni: Scajola a moglie Matacena: Ti ricordi Beirut? ''Stiamo parlando della capitale, giusto? Che inizia con la L, no, che inizia con la B''. A dirlo è la moglie di Amedeo Matacena, Chiara Rizzo, in una delle tante telefonate intercettate con l'ex ministro Claudio Scajola. Una telefonata che secondo gli investigatori testimonia come Scajola si sia impegnato per fare in modo che Matacena potesse proseguire la sua latitanza in Libano, ed in particolare nella capitale Beirut. La moglie di Matacena, infatti, si corregge con le iniziali dopo che Scajola le dice ''Beh, il paese con...''. Ma non c'è solo questo passaggio, scrive il gip nella sua ordinanza di custodia cautelare, a fare ''comprendere che la città individuata da Scajola sia Beirut''. In un'altra telefonata, infatti, l'ex ministro, sempre parlando con la Rizzo, le dice: ''ti ricordi di Beirut? Prova a concentrarti perchè passa così... questi miei amici, quando sono andato a Beirut, poi sono venuti su... amici miei, l'ex presidente, hai presente?''. Nella stessa telefonata Scajola poi prosegue: ''ieri ho visto questo tizio e il discorso è venuto lì. Mi dice 'noi siamo amici di là', poi ho capito perché, perché Beirut è una grande Montecarlo e Dubai è una grande Montecarlo, tanto per essere chiari. Io vado a Roma prima perché domenica questo qui viene su, suo zio. Viene su lo zio e mi dice 'stiamo a cena insieme' e devo trovare... va beh, basta, hai capito più o meno... devo dirti delle cose e devo sapere delle cose, se tu lo desideri, in modo che io possa trasmettere giusto, punto.'' Nella sua ordinanza, il gip scrive che le investigazioni ''vedono Scajola in pole position nell'impegno volto all' individuazione di uno Stato estero che evitasse per quanto possibile l'estradizione di Matacena o la rendesse quantomeno molto difficile e laboriosa. Tale Stato Scajola lo individuava nel Libano, impegnandosi con personaggi esteri di rango istituzionale per ottenere tale appoggio per tramite di importanti amicizie (Vincenzo Speziali ndr)''. Il gip cita poi un'informativa della Dia secondo la quale ''la necessità di Matacena di trasferirsi dagli Emirati Arabi era generata dal timore che il 20 febbraio 2014 fosse emessa la sentenza nel procedimento pendente a Dubai, cui sarebbe potuta conseguire l'espulsione da quel Paese, con il rischio di essere tratto in arresto e trasferito in Italia per scontare la pena''.

    Moglie Matacena: All'estero pe rlavoro, accuse frutto equivoci. ''Questa mattina Chiara Rizzo ha appreso dalla stampa che sarebbe oggetto di una misura cautelare di cui non conosce il contenuto. La signora ora é all'estero per un viaggio programmato da tempo. Non ha alcuna intenzione di sottrarsi alla giustizia ed anzi - ove le notizie di stampa risulteranno confermate - intende difendersi provando la correttezza delle proprie condotte". Così in una nota il legale di Chiara Rizzo, Candido Bonaventura del foro di Messina che ha assunto la sua difesa insieme al collega Carlo Biondi del Foro di Genova. Con Chiara Rizzo i legali Bonaventura Candido e Carlo Biondi si sono sentiti telefonicamente e la signora ''ha inviato la nomina (congiuntamente al collega Carlo Biondi di Genova) che domani depositerò alla Procura di Reggio Calabria'' dice l'avv. Candido di Messina in una nota.''Dopo il deposito ci sentiremo ancora per i dettagli del suo rientro in Italia per mettersi a disposizione dell'Autorità giudiziaria''.''Rizzo é certa di poter dimostrare(che le accuse mossegli così come diffuse in internet)sono frutto di equivoci che la stessa certamente sarà nelle condizioni di chiarire''.

    Speziali anche in indagini Dell'Utri. Vincenzo Speziali, il nipote omonimo dell'ex senatore del Pdl, sarebbe coinvolto anche nelle indagini relative al soggiorno libanese di Marcello Dell'Utri. Lo ha detto il Procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, Federico Cafiero De Raho, incontrando i giornalisti. ''C'è qualche identità personale - ha detto Cafiero De Raho - in relazione alle due indagini. Si tratta di un personaggio destinatario di perquisizione che ci risulta protagonista nella vicenda Dell'Utri''. Alla successiva domanda dei giornalisti di fare il nome, De Raho ha detto: ''Speziali''.

    DNA: Le cosche proiettate in politica ed economia. L'inchiesta che ha portato all'arresto dell'ex ministro Claudio Scajola è ''strategica perché illumina le proiezioni della 'ndrangheta nei livelli più alti dell'economia e della politica''. Lo ha detto il sostituto procuratore della Direzione nazionale antimafia, Francesco Curcio, che insieme al pm della Dda reggina Giuseppe Lombardo ha condotto le indagini. ''Vengono in rilievo - ha aggiunto Curcio - collegamenti particolarmente inquietanti tra personaggi come Matacena con ambienti di alto livello. Si tratta di una strada che bisogna continuare a perseguire''.

    Procuratore De Raho: non ci sono intoccabili. ''L'aspetto che colpisce tutti è che una persona che ha ricoperto posizioni di vertice e di responsabilità nello Stato possa occuparsi di un condannato per mafia fuggito all'estero per non espiare pena''. Lo ha detto il procuratore di Reggio Calabria Federico Cafiero De Raho. ''Quasi che una condanna per mafia - ha aggiunto - non significhi nulla per chi gli è a fianco e lo sostiene. Ma la legge è uguale per tutti e la Procura ha un precetto cui non verrà mai meno, l'obbligatorietà dell'azione penale. Non ci sono intoccabili''. ''Aspettiamo l'esito del procedimento - ha detto ancora De Raho - per gioire. Il quadro indiziario è grave e si basa su elementi acquisiti in una indagine con prospettive e obiettivi diversi. Nella nostra richiesta avevamo contestato agli indagati anche l'aggravante dell'articolo 7 per aver favorito un' associazione mafiosa, ma il gip non ha ritenuto di accoglierla''. A far partire le indagini è stato un contatto tra Amedeo Matacena e Bruno Mafrici, consulente con studio a Milano, indagato nel troncone dell'inchiesta ''Breakfast'' che ha coinvolto anche l'ex tesoriere della Lega Nord Francesco Belsito. Una telefonata nella quale Matacena e Mafrici parlavano di affari ma che ha dato il ''la'' all'indagine della Dda che, ha spiegato De Raho, ''ha focalizzato i rapporti con altri soggetti che favorivano la latitanza dello stesso Matacena e che operavano per evitare che i beni dello stesso potessero essere sequestrati''.

    Perquisiti anche i figli di Fanfani. Anche Giorgio e Cecilia Fanfani, figli di Amintore Fanfani, figurano tra le persone sottoposte a perquisizione nell'ambito dell'inchiesta coordinata dalla Dda di Reggio Calabria che ha portato all'arresto di Claudio Scajola. I due non sono indagati e vengono definiti, nel provvedimento della Dda, "soggetti di interesse investigativo risultati in contatto ed in rapporti anche di affari con gli indagati", insieme ad altre sette persone pure perquisite senza essere indagate. Di Cecilia Fanfani, tra l'altro, si parla anche nell'ordinanza di custodia cautelare in merito all'arrivo a Dubai di Matacena, proveniente dalle Seychelles, allo scopo di rinnovare il visto necessario al prolungamento della sua permanenza proprio alle Seychelles. "Strategie, queste - scrive il gip - frutto di una regia concordata e in parte collettiva: infatti la stessa Chiara Rizzo che in alcune conversazioni captate (una con Carlo Biondi, figlio di Alfredo Biondi, avvocato ed ex politico); l'altra con Elvira (identificata in Elvira Tinelli) attribuisce a Cecilia Fanfani tale scelta e la possibilità di usufruire dell'appoggio di uno studio legale per risolvere 'il problema'". Oltre ai due figli di Fanfani sono stati perquisiti Maria Teresa Scajola, Elisabetta Offmann, Pierluigi Bartolini, Giuseppe Speziali (padre di Vincenzo), Giovanni Morsenti, Daniele Santucci ed Emo Danesi.

    Dia: Evitata schermatura società. Un'indagine ''difficile'', ma che è servita ad ''evitare la completa schermatura'' delle società facenti capo ad Amedeo Matacena dalla possibilità di essere sequestrate in futuro. E' l'aspetto sottolineato dal capocentro della Dia di Reggio Calabria, Gianfranco Ardizzone. ''Non capita tutti i giorni di imbattersi in fusioni inverse di società'', ha detto Ardizzone, facendo riferimento al tentativo degli indagati di far confluire una società più grande in una più piccola per evitare che a Matacena, essendo stato condannato per mafia, potesse essere sequestrata. ''Sarà adesso la magistratura - ha aggiunto Ardizzone - che si attiverà per avere conto dai Paesi esteri delle società che in quei territori operavano''.

    Gip: Rapporti ad altissimo livello per Matacena. Per aiutare Amedeo Matacena ci sono stati contatti internazionali e politici di altissimo livello. A sostenerlo è il giudice per le indagini di Reggio Calabria, Olga Tarzia, per motivare le esigenze cautelari a carico dell'ex ministro Claudio Scajola e di altre sette persone, arrestato stamattina dalla Dia. "La gravità dei fatti - afferma il giudice - in specie quelli relativi alla schermatura delle società del Matacena e la precostituzione di condizioni a rendere impossibile l'esecuzione della sentenza nei confronti dell'indagato dimostra che ci sono stati contatti internazionali e politici di altissimo livello assicurati dalla facilità di movimento in Italia e all'estero degli indagati e delle persone che fanno parte dell'apparato di cui gli stessi si avvalgono, rendendo necessaria l'applicazione della custodia inframuraria per Amedeo Gennaro Raniero Matacena, Chiara Rizzo, Claudio Scajola e Martino Antonio Politi".

    Ancora persone nell'ombra da identificare. "Sebbene siano state individuate condotte di rilievo penale da ascrivere a persone perfettamente identificate, sono rimaste in ombra altri concorrenti cui non si è giunti alla identificazione". Lo afferma il giudice per le indagini preliminari di Reggio Calabria, Olga Tarzia, nell'ordinanza di custodia cautelare che ha portato all'arresto di Scajola e di altre sette persone.

    Scajola sfruttò amicizie per aiutare Matacena. Claudio Scajola ha "sfruttato le proprie relazioni personali" per aiutare Amedeo Matacena. E' quanto scrive il giudice per le indagini preliminari di Reggio Calabria, Olga Tarzia, nell'ordinanza che ha portato in carcere l'ex ministro ed altre sette persone. Nel corso del tempo ci sono stati "spostamenti di somme di denaro - aggiunge il giudice - per garantire la latitanza del Matacena, attività dirette a rendere attuabile il pianificato spostamento del Matacena dall'Emirato di Dubai alla Repubblica del Libano, luogo individuato da Scajola sfruttando le proprie relazioni personali".

    Intercettazione Scajola, Speziali, avvio la questione. "Ho riferito a quella persona .. che mi diceva che più i tempi sono celeri meglio sarebbe per il semplice motivo .. che il 20 di febbraio .. là ci sarà una decisione! Allora, se la decisione poi non fosse positiva ...". E' il sunto di una conversazione intercettata tra Claudio Scajola e Vincenzo Speziali, indagato in stato di libertà. Una frase dalla quale si evince, scrive il gip nell'ordinanza, che "il progetto di spostare Matacena da Dubai verso il Libano è collegato al possibile esito, fissato per il 20 febbraio, del procedimento pendente a Dubai contro Matacena che i colloquianti temono possa autorizzare l'espulsione dello stesso ed il conseguente avvio delle procedure estradizionali verso l'Italia per scontare la pena". Tra l'altro, rileva il gip, Speziali contatta Scajola con due diverse utenze libanesi, confermando così la sua presenza proprio in Libano, visto che una delle due utenze è fissa". Nel provvedimento è contenuto anche il sunto di una lunga conversazioni tra Speziali e Scajola "sulle problematiche del governo libanese e italiano". Al termine della conversazione, riporta l'ordinanza, Scajola chiede a Vincenzo: "lì cosa devo dire?"; Vincenzo: " ... quando ci vediamo martedì ti dico tutto, perchè nel frattempo che avranno giurato, io sono in contatto ed avvio subito la questione"; Scajola: "Perfetto!"; Vincenzo: "glielo puoi dire ... te l'ho avevo detto, prima di fine febbraio non possiamo fare niente ed infatti siamo nel timing". Un colloquio dal quale, secondo il gip, si desume che "in Libano è stato formato un nuovo Governo; che lo stesso dovrà giurare, a breve, prima dell'insediamento formale; Speziali a quel punto potrà avviare la fase esecutiva dello spostamento". A proposito di Speziali, nell'ordinanza si legge che "proviene da una famiglia di industriali, in quanto nipote di Vincenzo Speziali, noto imprenditore al vertice del più importante gruppo industriale calabrese; è coniugato con la cittadina libanese Rizk Joumana". Citando poi articoli di stampa, nel provvedimento si afferma che il 9 maggio 2013, Speziali "ha accompagnato Amin Gemayel, (noto esponente politico, già Presidente del Governo libanese dal 1982 al 1988, a capo delle "Falangi libanesi") a far visita alla tomba del defunto statista Giulio Andreotti" e che l'articolo "poneva in risalto che il politico libanese era stata accompagnato sul sepolcro da Speziali, ultimo delegato nazionale del movimento giovanile della DdC, marito di una nipote di Gemayel". Vengono poi ricordate notizie di stampa in cui si dava notizia di una visita in Calabria di Gemayel e di una visita a casa dello zio di Speziali.

    Da Tempo Matacena cercava di salvare azienda. "Già da tempo Matacena aveva cercato di mettere al riparo l'importante attività imprenditoriale mascherando la sua presenza quale titolare di fatto delle società Ulisse e Amadeus spa". E' quanto scrive il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Reggio Calabria, Olga Tarzia, nell'ordinanza a carico di Amedeo Matacena, dell'ex ministro Scajola e di altre sei persone. "Matacena - aggiunge - ha curato i suoi interessi attraverso un apparente distacco dalle società, attuando un collaudato modus operandi con un 'tourbillion' di trasformazioni societarie, cessione di quote e girandole di incarichi sociali".

    Matacena arrestato per legami con cosca Rosmini. L'ex deputato Amedeo Matacena è stato condannato a cinque anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa perché ritenuto vicino alla cosca di 'ndrangheta dei Rosmini. La condanna è divenuta definitiva il 6 giugno 2013 con la sentenza della Cassazione. Noto imprenditore, non solo calabrese, Amedeo Matacena è figlio dell'omonimo armatore, noto per avere dato inizio al traghettamento nello Stretto di Messina e morto nell'agosto 2003. In Parlamento è stato eletto due volte, tra il 1994 e il 2001, con Forza Italia. I suoi guai giudiziari sono cominciati con la maxi inchiesta ''Olimpia'' con la quale, nei primi anni '90, la Dda di Reggio Calabria ricostruì molti eventi criminali, tra cui un centinaio di omicidi, e i rapporti 'ndrangheta-politica in città fin dai primi anni '80. Nel 2010, dopo la condanna in primo grado, Matacena è stato assolto dalla Corte d'assise d'appello di Reggio Calabria. La Corte di Cassazione, accogliendo un ricorso della Procura generale, annullò però la sentenza disponendo il rinvio ad un altro collegio. E nel nuovo processo d'appello, il 18 luglio 2012, e' arrivata la condannata, divenuta definitiva con la decisione della Cassazione. Motivando la loro decisione, i giudici della Cassazione hanno sostenuto che ''evidentemente non si può stringere un 'accordo' con una struttura mafiosa, se non avendo piena consapevolezza della sua esistenza e del suo modus operandi. Tanto basta per ritenere che Matacena ben sapesse di aver favorito la cosca dei Rosmini (e tanto lo sapeva da aver preteso la esenzione dal 'pizzo')''. Non solo, nelle motivazioni si sostiene anche che ''è lo stesso vertice della cosca che afferma che Matacena non può essere sottoposto a estorsione, che in passato lo stesso ha 'sempre favorito' l'associazione, che, anche nel presente, Matacena è disponibile''.

    Gip: Spregiudicatezza ex ministro. C'è una sempre "maggiore spregiudicatezza" nelle conversazioni intercettate dagli investigatori della Dia e relative ai contatti tra l'ex ministro Claudio Scajola e la segretaria Chiara Rizzo. E' quanto emerge dall'ordinanza di custodia cautelare emessa dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Catanzaro, Olga Tarzia. Il 12 dicembre del 2013 Scajola contatta la Rizzo per coinvolgere, quale sua portavoce, nell'operazione finanziaria relativa ai beni di Matacena la sorella Maria Teresa. "Dopo un paio di ore - scrive il Gip - si registra la presenza di un nuovo contatto tra lo Scajola e la Rizzo, con sempre maggiore spregiudicatezza".

    Bloccata anche segretaria Scajola. L'operazione che ha portato all'arresto dell'ex ministro Claudio Scajola rientra nell'indagine "Breakfast", che da più di due anni vede impegnata la Dia di Reggio Calabria nella ricerca dei reinvestimenti di capitali illeciti, movimentati dalla 'ndrangheta in Italia ed all'estero. Oltre a Scajola ed alla madre dell'imprenditore reggino Amedeo Matacena, figurano Martino Politi, Antonio Chillemi e la segretaria di Scajola, Roberta Sacco. Gli indagati sono accusati a vario titolo di aver, con la loro interposizione, agevolato Matacena ad occultare la reale titolarità e disponibilità dei suoi beni, nonché di aver favorito la latitanza all'estero di quest'ultimo.

    Arrestata A Sanremo segretaria Matacena. La Dia di Genova, nell'ambito dell'indagine che ha portato in carcere l'ex ministro Claudio Scajola, ha notificato l'ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari oltre che alla segretaria di Scajola Roberta Sacco, 43 anni, residente in via Glori a Diano San Pietro (Imperia) anche a Maria Grazia Fiordelisi, 52 anni, segretaria di Amedeo Matacena. La donna è stata trovata stamani nella sua abitazione di via Ansaldi a Sanremo. Tra i perquisiti anche altre due persone non indagate.

    Sequestrate carte e pc in villa ex ministro. Nella villa di Claudio Scajola ad Imperia gli uomini della Dia hanno sequestrato computer fissi e portatili, tablet, alcuni smartphone e documentazione cartacea relativa a alcune società riconducibili all'inchiesta su Amedeo Matacena. La Dia ha perquisito anche l'ufficio di Scajola sequestrando anche in quel luogo computer e documenti. Ad assistere alla perquisizione della villa di via Diano Calderina dell'ex ministro è stata la moglie Maria Tersa Verda, in lacrime, e l'avvocato di Scajola, Mangia.

    Arrestato già nel 1983. Ha già conosciuto il carcere l'ex ministro Claudio Scajola. Finì in cella nel 1983 quando era in sindaco di Imperia. E' il 12 dicembre quando l'allora primo cittadino democristiano viene arrestato dai carabinieri con l'accusa di tentata concussione aggravata nell'ambito di un'inchiesta sugli appalti del Casino di Sanremo.Il giorno dopo si dimette. Rimarrà due mesi nel carcere di San Vittore. In seguito verrà prosciolto dalle accuse e tornerà nuovamente sindaco della sua città.

    Inchiesta partita dal filone su Belsito e la Lega. L'inchiesta che ha portato all'arresto dell'ex ministro Claudio Scajola rappresenta un troncone di una indagine molto più ampia coordinata dalla Dda di Reggio Calabria, denominata "Breakfast". L'indagine, nell'aprile del 2012, ha portato i magistrati reggini ad indagare l'allora tesoriere della Lega Nord Francesco Belsito ed altre persone. Indagando sui reinvestimenti di capitali illeciti movimentati dalla 'ndrangheta in Italia e all'estero, gli investigatori della Dia di Reggio Calabria, coordinati dal pm Giuseppe Lombardo, eseguirono una serie di perquisizioni a carico di varie persone. Tra queste l'imprenditore veneto Stefano Bonet, il procacciatore di affari Romolo Girardelli, detto 'l'ammiraglio' e ritenuto dagli investigatori vicino alla 'ndrangheta, e il consulente Bruno Mafrici, di Melito Porto Salvo (Reggio Calabria) ma residente a Milano. L'indagine è ancora in corso. L'ipotesi formulata dagli inquirenti è che Belsito abbia chiesto il supporto di una società fiduciaria con sede a Lugano per la predisposizione di strutture societarie attraverso le quali giustificare il trasferimento all'estero di denaro tenuto in Italia. Gli inquirenti sono anche a caccia di un conto cifrato in Svizzera che potrebbe essere stato messo a disposizione degli emissari milanesi della famiglia di 'ndrangheta dei De Stefano di Reggio Calabria per riciclare il denaro. L'inchiesta coordinata dalla Dda di Reggio Calabria ipotizza che tra i fondi neri della Lega finiti all'estero vi possa essere anche il denaro frutto degli affari illeciti della cosca De Stefano, fatto confluire nella massa di denaro gestita da Belsito allo scopo di riciclarlo e ripulirlo per nuovi investimenti.

    Procuratore De Raho: Scajola aiutò Matacena a sottrarsi alla pena. L'ex ministro Claudio Scajola è stato arrestato perché avrebbe aiutato l'ex parlamentare Amedeo Matacena a sottrarsi alla cattura per l'esecuzione pena dopo essere stato condannato in via definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa. Lo ha detto il procuratore di Reggio Calabria Federico Cafiero De Raho. L'inchiesta che ha portato all'arresto è nata nell'ambito di una indagine su tutt'altro argomento.

    De Raho: Matacena ha complicità ad alti livelli. "Amedeo Matacena godeva e gode tuttora di una rete di complicità ad alti livelli grazie alla quale è riuscito a sottrarsi all'arresto". Lo ha detto il procuratore della Repubblica Federico Cafiero De Raho commentando l'inchiesta che ha portato all'arresto, tra gli altri, dell'ex ministro Claudio Scajola. Scajola, secondo l'accusa, avrebbe aiutato Matacena a sottrarsi alla cattura in virtù dei rapporti che ha con la sua famiglia. Matacena è un noto imprenditore, non solo calabrese, figlio dell'omonimo armatore, noto per avere dato inizio al traghettamento nello Stretto di Messina e morto nell'agosto 2003.

    Tentato aiuto a Matacena per lasciare Dubai. Claudio Scajola stava cercando di fare uscire Amedeo Matacena dal Dubai, dove si trova attualmente, per farlo andare in Libano dove sarebbe stato al sicuro dall'arresto per l'esecuzione pena per la condanna a 5 anni subita per concorso esterno in associazione mafiosa. Dopo essere fuggito dall'Italia, infatti, Matacena ha girato alcuni Paesi fino ad arrivare negli Emirati Arabi Uniti dove era stato arrestato dalla polizia locale al suo arrivo all'aeroporto di Dubai su segnalazione delle autorità italiane. Pochi giorni dopo, però, Matacena è tornato in libertà in quanto non è stata completata la procedura di estradizione in Italia. La giurisdizione degli Emirati arabi, dove non esiste il reato di criminalità organizzata e con i quali l'Italia non ha accordi bilaterali, prevede che i cittadini stranieri in attesa di estradizione non possano essere privati della libertà oltre un certo limite di tempo. Matacena non poteva però lasciare il Paese arabo in quanto privato del passaporto. Per la giustizia italiana è rimasto un latitante. E' in questa fase, secondo l'accusa, che sarebbe intervenuto Scajola che avrebbe cercato di aiutare Matacena a trasferirsi in Libano. Gli altri arrestati, invece, stavano cercando di sistemare dei factotum di Matacena al vertice di alcune società.

    Perquisizioni DIA a Messina ed alle Eolie. La Direzione investigativa antimafia di Catania sta eseguendo perquisizioni, acquisendo anche documenti, a Messina e nelle isole Eolie nell'ambito dell'inchiesta che ha portato all'arresto dell'ex ministro Claudio Scajola. Gli accertamenti eseguiti dalla Dia di Catania riguarderebbero l'imprenditore reggino ed ex parlamentare Amedeo Matacena, anch'egli colpito da provvedimento restrittivo insieme alla moglie Chiara Rizzo ed alla madre Raffaella De Carolis.

    Perquisizioni a Imperia. E' ancora in corso la perquisizione dell'ufficio di Claudio Scajola, in via Matteotti a Imperia. Secondo quanto appreso, l'ufficio era già presidiato da uomini in borghese già dalle prime luci dell'alba, quando sono scattati gli arresti. Quattro uomini della Dia accompagnati da una impiegata stanno cercando carte e documentazione bancaria nell'ufficio dove per anni Scajola ha tenuto riunioni e svolto la sua attività politica. E' stata Roberta Sacco, la storica segretaria di Claudio Scajola, arrestata stamani a Imperia, a accompagnare nell'ufficio di via Matteotti gli uomini della Dia. Intanto, secondo quanto appreso, è in corso anche la perquisizione della villa di Scajola, sulle colline di Imperia.

    Perquisizioni in Piemonte. La Dia di Torino sta effettuando alcune perquisizioni in provincia di Cuneo nell'ambito dell'inchiesta che ha portato all'arresto dell'ex ministro Claudio Scajola. Le operazioni, secondo quanto si apprende, dovrebbero protrarsi per l'intera giornata. Non sono state effettuate, invece, misure cautelari in Piemonte.

    Parroco lo difende. "Sono rimasto sorpreso, tramortito e incredulo", commenta cosi' l'arresto di Claudio Scajola don Mario Ruffino, il sacerdote che guida la chiesa di San Giovanni a Imperia, parrocchia dell'ex ministro. Don Ruffino, che conosce da anni l'ex ministro e la sua famiglia, parla di accanimento nei confronti del politico. "Penso che esprimere giudizi sulle accuse che sono mosse all'onorevole Scajola - continua - sia avventato, bisogna aspettare, avere chiara la situazione. Bisogna capire bene. Conoscendo la persona, la famiglia, mi sembra tutto così strano, eccessivo". Parla con la voce ferma il sacerdote amico di Scajola, ma emerge incredulità, stupore, amarezza. La meraviglia è grande perché il don ritiene che quell'uomo non può essere 'un diavolo'. In una messa domenicale del dicembre del 2012, don Ruffino aveva dedicato la sua omelia alla giustizia divina e terrena. E parlando di giustizia terrena aveva detto che "talvolta anch'essa è giusta. Non è vero che quella umana è sempre in conflitto con la verità". Non aveva fatto nomi, ma per i fedeli non era stato difficile associare le sue parole alla richiesta di archiviazione da parte della procura di Imperia nei confronti di Claudio Scajola per l'inchiesta sul porto di Imperia che lo vedeva indagato per associazione a delinquere. Inchiesta da cui è poi uscito 'pulito' Don Ruffino e' sconcertato per la notizia dell'arrestato di Scajola. "Siete stati voi giornalisti a darmi la notizia - continua - non sapevo niente, non avevo seguito i notiziari radio e i telegiornali. Mi auguro che tutto si risolva quanto prima, come si era risolta la nota vicenda di 30 anni fa quando Scajola fu anche in quell'occasione privato della sua libertà e alla fine venne prosciolto". "Non ho mai telefonato a lui o alla sua famiglia - conclude - ma la mia porta e' sempre aperta. Ora saranno impegnati in mille cose, ma io sono sempre qui. Tra di noi un'amicizia leale, ognuno nel proprio ruolo. Certo e', che a me sembra che negli ultimi tempi ci sia una certa forma di accanimento. Confido nel buon Dio".

    Scheda: Inchieste che hanno coinvolto Scajola. L'accusa di aver favorito la latitanza del deputato di Forza Italia Amedeo Matacena che ha portato oggi all'arresto di Scajola, è l'ultima di una serie di vicende che hanno visto coinvolto l'ex ministro tra accuse, perquisizioni, archiviazioni, assoluzioni e casi ancora aperti. L'ombra delle tangenti sugli appalti per il Casinò di Sanremo è la prima grana: il 12 dicembre 1983, quando da poco più di un anno è sindaco Dc di Imperia, Scajola viene arrestato su ordine della procura di Milano per tentata concussione aggravata. Lui si dimette, resta 71 giorni a San Vittore. Ma nel 1988 viene prosciolto in istruttoria perché del tutto estraneo ai fatti. E' il 22 ottobre 2010 quando si viene a sapere che Scajola (che nel frattempo, tra 2003 e 2008 è stato tre volte ministro sotto le insegne di Forza Italia) è nuovamente indagato in concorso con l'imprenditore Francesco Bellavista Caltagirone, presidente di Acquamarcia, per i lavori del porto turistico di Imperia: per i magistrati, avrebbe compiuto una truffa ai danni dello Stato. Ma il 7 gennaio 2013 il gip di Imperia archivia. Cinque giorni prima era stata la stessa procura a chiedere l'archiviazione. Scajola rimane coinvolto anche nella vicenda Finmeccanica: è del 23 ottobre 2012 la notizia che la procura di Napoli indaga su di lui per corruzione internazionale riguardo alle forniture del gruppo aerospaziale in Brasile. Il 18 aprile 2013 finisce nuovamente nel registro degli indagati a Imperia: abuso edilizio e finanziamento illecito ai partiti, le accuse. La villa dell'ex ministro viene perquisita: i magistrati sospettano irregolarità edilizie nella ristrutturazione e vogliono fare chiarezza sulle modalità di pagamento di alcuni lavori e sull'impiego del denaro. Anche in questo caso è stata chiesta l'archiviazione, ma solo per gli abusi edilizi. Pochi mesi dopo, il 30 luglio 2013 la villa di Imperia viene di nuovo passata al setaccio e ben due volte nel giro di poche ore. I primi ad arrivare sono i carabinieri del nucleo tutela patrimonio culturale di Savona: la perquisizione ruota attorno a un'anfora romana in possesso dell'ex ministro. Scajola spiega di avere regolare documentazione e numero di protocollo consegnati dalla Soprintendenza e di fatto non viene indagato per questa vicenda, che ha coinvolto invece altri soggetti. L'altra perquisizione scatta poco dopo da parte di Guardia di finanza e Polizia nell'ambito di un'inchiesta per riciclaggio riguardante anche l'ex ministro e relativa alla "mancata" vendita di un immobile della moglie di Scajola al suo commercialista: gli inquirenti vogliono capire il perché di una caparra da 50.000 euro versata dal professionista. Durante le perquisizioni vengono trovati anche due dossier riservati del ministero dell'Interno: riguardano G8 di Genova e Marco Biagi e gli valgono un'inchiesta aperta dalla Procura di Roma quest'anno, a inizio maggio. Ma la vera bufera è quella scoppiata il 28 agosto 2011 quando Scajola finisce indagato dalla Procura di Roma per finanziamento illecito ai partiti in relazione all'acquisto di una casa a pochi metri dal Colosseo. Per gli inquirenti, l'immobile è stato pagato in parte dall'imprenditore Diego Anemone, personaggio chiave dell'inchiesta sugli appalti del G8. L'ex ministro sostiene di non saperne nulla e la storia della casa "comprata a sua insaputa" diventa un tormentone. Sta di fatto che il 27 gennaio scorso, il giudice accoglie questa tesi e assolve l'ex ministro. L'11 marzo le motivazioni hanno spiegato il perché: era "inconsapevole" che qualcuno avesse pagato per lui un sovrapprezzo. La Procura di Roma ha fatto ricorso in appello.

    Commenti e Reazioni

    Direttore Dia: confermato nostro impegno. ''In un momento di difficoltà generale, la Direzione investigativa antimafia è riuscita a tenere alta ancora una volta la propria professionalità e la propria efficienza''. A dirlo, incontrando i giornalisti, è stato il direttore della Dia, Arturo De Felice. ''Solo un'organizzazione con all'interno finanza, carabinieri e polizia - ha aggiunto - poteva trattare un'indagine così delicata, con accertamenti di natura patrimoniale anche su società con sede all'estero. Per una coincidenza, oggi la Dia, insieme alla Guardia di finanza, ha compiuto un'operazione anche a Milano. Credo che non sfuggirà all'opinione pubblica il nostro impegno''. De Felice ha anche sottolineato ''la stretta sinergia di indagine con la Dda reggina''.

    Berlusconi: Adolorato per Scajola. "Non so per quali motivi sia stato arrestato, me ne spiaccio e ne sono addolorato". Lo afferma Silvio Berlusconi sull'arresto questa mattina dell'ex ministro Claudio Scajola. Berlusconi, nel corso dell'intervista a radio Capital, precisa che Scajola non è stato candidato in lista non perchè si avesse sentore di un arresto ma perchè: "avevamo commissionato un sondaggio su di lui che ci diceva che avremmo perso globalmente voti se lo avessimo candidato".

    D'Alema: rispetto azione magistratura. "Sono in Calabria per occuparmi di lavoro, di sviluppo, di rapporti con l'Europa e non di cronaca giudiziaria. Sinceramente non ho nulla da commentare. Normalmente noi rispettiamo l'azione della magistratura e non la commentiamo". Lo ha detto Massimo D'Alema a Rocca Imperiale rispondendo ad una domanda sull'arresto dell'ex ministro Claudio Scajola.

    Ingroia: Priorità questione morale. "Da nord a sud la questione morale è ormai una priorità che va affrontata come una vera e propria emergenza nazionale. A Reggio Calabria un ex ministro, Scajola, viene arrestato per aver favorito la fuga di un deputato accusato di concorso esterno in associazione mafiosa". Lo ha detto Antonio Ingroia, ex pm antimafia e presidente di Azione Civile, movimento che aderisce alla Lista Tsipras. "In Lombardia intercettazioni definite clamorose dagli inquirenti - aggiunge Ingroia - portano all'arresto di sei persone, tra cui il vecchio compagno G che già ai tempi di Mani Pulite era stato condannato per gravissimi episodi di corruzione. E questo alla vigilia della sentenza in Cassazione che dovrà decidere in modo definitivo della sorte di Marcello Dell'Utri che ha cercato di sfuggire alla condanna scappando anche lui all'estero, e mentre il pregiudicato Berlusconi impazza in tutte le tv, pubbliche e private, a ogni ora del giorno"." Lo ha detto Antonio Ingroia, ex pm antimafia e presidente di Azione Civile, movimento che aderisce alla Lista Tsipras. "La corruzione sta divorando un intero ceto politico, e gli annunci del governo Renzi finora sono rimasti sulla carta. La nomina a commissario anti corruzione di un magistrato come Cantone è del tutto insufficiente se non è accompagnata da adeguati strumenti perché Cantone possa davvero incidere".

    Messina: Siamo in piena tangentopoli. "Mi sono svegliato stamattina e non ho capito se ero nel 2014 o nel 1992. Siamo in piena tangentopoli, i nomi sono gli stessi: Gianstefano Frigerio arrestato per l'Expo insieme a Primo Greganti significa che il vizio non si perde". Lo ha detto il segretario nazionale dell'Italia dei Valori Ignazio Messina in visita a Genova commentando l'arresto dell'ex ministro Claudio Scajola. "Scajola, così come non si è accorto che gli avevano pagato la casa, dirà che non si è accorto che Matacena era stato condannato con sentenza passata in giudicato per concorso esterno in associazione mafiosa - ha detto Messina -. Non è un Paese normale il nostro dove ci troviamo dopo 15 anni ancora a parlare delle stesse cose con le stesse persone. La legge non è andata avanti, dopo gli arresti si è ripristinato lo stesso sistema di corruzione, siamo in piena Tangentopoli".

    Cesa: Dispiace ma rispetto magistratura. "Per Claudio Scajola mi dispiace umanamente. Nelle vicende giudiziarie, però, bisogna rispettare sempre la magistratura". Lo ha detto il segretario nazionale dell'Udc Lorenzo Cesa a Reggio Calabria commentando l'arresto dell'ex ministro. Cesa a Reggio Calabria ha iniziato il suo tour elettorale europeo in Calabria, accompagnato dal segretario regionale Gino Trematerra e dal presidente del Consiglio regionale della Calabria Francesco Talarico. "Penso che con le elezioni europee - ha aggiunto - finisca un'epoca e possa nascere qualcosa di nuovo".

    Fitto: Forza Italia è garantista. "Certo non è questo, ma ci sono tante cose che accadono in questo periodo che fanno riflettere ma noi andiamo avanti con la consapevolezza che la posizione del nostro partito resta a prescindere garantista". Lo ha detto Raffaele Fitto (Fi) a margine di un incontro elettorale a Corigliano Calabro. "Non conosco nulla della vicenda - aggiunge - e quindi non mi sento di poter dire nulla, ma per giustificare l'arresto ci saranno e ci dovranno essere sicuramente valutazioni gravissime".

    Bindi: rammarico per rapporto ex ministro con latitante. "Condivido il rammarico del procuratore di Reggio Calabria, Federico Cafiero De Raho, per un ex ministro dell'Interno che intrattiene relazioni con un latitante condannato per mafia". Così la presidente della commisione Antimafia, Rosy Bindi, commenta l'arresto di Claudio Scajola.

    Barbanti: Storia imbarazzante. "Legami tra un ex ministro e un latitante mafioso? Una storia imbarazzante. Complimenti, comunque, alla Dda di Reggio Calabria, che nonostante le difficoltà è riuscita ad ottenere un risultato importante". Lo afferma, in una dichiarazione, il deputato del Movimento 5 Stelle Sebastiano Barbanti. "Quello che emerge dopo la conferenza stampa della Dda sull'arresto dell'ex Ministro Claudio Scajola - aggiunge - è un quadro a tinte fosche. Il rapporto stretto che lega i congiunti dell'ex deputato forzista Matacena, già condannato per concorso esterno in associazione mafiosa ed attualmente latitante, con l'ex ministro Scajola sono estremamente imbarazzanti per i calabresi onesti e per i cittadini italiani che ormai sono stanchi di dover apprendere, con cadenza quasi giornaliera, fatti di una tale ignominia". "Mi sento solo di dare - continua il deputato grillino - il massimo sostegno alla Dda di Reggio Calabria ed al Procuratore capo Cafiero De Raho, che con tutte le difficoltà di lavorare in una terra difficile e la scarsità di mezzi a disposizione sono riusciti a focalizzare il rapporto di Matacena con l'ex Ministro ed altri soggetti che miravano non solo a mantenerne la latitanza, ma anche a conservarne i beni in modo tale che fosse impossibile sequestrarli. Una vera e proprio macchina dell'illegalità che per fortuna ha smesso di funzionare".

    Toti: giustizia a orologeria. "Il copione si ripetere, non appena sono vicine le elezioni scatta la giustizia ad orologeria quasi sempre verso esponenti di centro destra anche quando, come nel caso di Scajola, non fanno parte di questa competizione elettorale. FI resta un partito garantista, Scajola dimostrerà la sua estraneità". Lo afferma Giovanni Toti consigliere politico di Berlusconi a Studio Aperto. "Noi - prosegue - continueremo nell'azione di rinnovamento delle liste e dei quadri dirigenti del partito in modo totalmente indipendente dall'azione della magistratura ma spinti solo dalla volontà di Berlusconi di un partito sempre più forte".

    Savino: tempistica sospetta. "Molte inchieste giudiziarie in Italia hanno una tempistica sospetta e registrano il loro boom mediatico proprio a ridosso delle elezioni e rischiano di influenzare, ovviamente, la scelta dei cittadini. Guarda caso sono sempre a senso unico e mirano a screditare una determinata parte politica. Coincidenze che davvero si fa fatica a considerare casuali". Lo afferma Elvira Savino, deputata di Forza Italia.

    Casellati: stop macchina del fango. "E' davvero incredibile che ogni tornata elettorale sia segnata da avvenimenti giudiziari che gettano discredito pur non essendo sentenze. La presunzione di innocenza esiste ancora? Se è così si smetta di alimentare la macchina del fango". Lo dichiara la senatrice Elisabetta Alberti Casellati, componente di Forza Italia nella commissione Giustizia di Palazzo Madama.

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