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    La ndrangheta sfida la Chiesa, processione si ferma davanti casa del boss

     

     

    La ndrangheta sfida la Chiesa, processione si ferma davanti casa del boss a Oppido

    06 lug 14 La processione della Madonna delle Grazie della frazione Tresilico di Oppido Mamertina si è fermata davanti all'abitazione del presunto boss della 'ndrangheta Peppe Mazzagatti, di 82 anni, ai domiciliari per motivi di salute. Un vero e proprio segno di sfida contro la Chiesa che recentemente durante la visita del Papa in Calabria ha preso le distanze dalla ndrangheta con un gesto forte: la scomunica. In gergo dei portatori dell'effige il gest, la sosta con il rivolgere l'effige da qualche parte, si chiama 'inchino'. Un vero e proprio gesto sacrilego nei confronti della Madonna e della Chiesa. Nel momento in cui la processione ha fatto la sosta il comandante della stazione dei carabinieri di Oppido Mamertina si è allontanato dalla processione. Altri due carabinieri, invece, hanno documentato quanto stava accadendo e gli esiti dei loro appunti sicuramente confluiranno in una relazione di servizio che sarà inviata alle autorità di ordine pubblico. La processione, giunta nei pressi dell'abitazione di Peppe Mazzagatti, condannato all'ergastolo per omicidio e associazione per delinquere, si è fermata per circa trenta secondi. La statua della Madonna delle Grazie, portata da numerose persone, era preceduta da alcuni sacerdoti e da un gruppo di amministratori locali. "L'allontanamento del comandante della stazione dei carabinieri di Oppido Mamertina è stato un atto tecnico per consentire gli opportuni atti di polizia giudiziaria". Lo ha detto il comandante provinciale dei carabinieri di Reggio Calabria, Col. Lorenzo Falferi, circa la vicenda della processione di Oppido Mamertina. "Il nostro maresciallo - ha aggiunto - si è allontanato per compiere tutti gli atti di identificazione di coloro che hanno disposto e di chi ha effettuato la sostanza della processione. E' stata effettuata anche una videoripresa di quanto stava accadendo in modo da avere una documentazione precisa. E' ovvio che il maresciallo per compiere tutti questi atti è dovuto uscire dalla processione. Gli esiti delle nostre attività confluiranno in una informativa che sarà inviata alla Procura di Palmi ed alla Dda di Reggio Calabria".

    L'inchino della Madonna alla ndrangheta un gesto sacrilego. Non è bastata la scomunica del Papa ai mafiosi per fermare le ingerenze della 'ndrangheta nei riti religiosi in Calabria. L'ultimo episodio, a quindici giorni dalle dure parole del Pontefice, è avvenuto a Oppido Mamertina dove la processione della Madonna delle Grazie della frazione Tresilico si è fermata davanti all'abitazione del presunto boss della 'ndrangheta Peppe Mazzagatti, 82 anni, condannato all'ergastolo ed ai domiciliari per motivi di salute. Il Ministro dell'Interno, Angelino Alfano, ha definito l'episodio come "deplorevoli e ributtanti rituali cerimoniosi" mentre il Vescovo, monsignor Francesco Milito, ha annunciato "provvedimenti energici". La processione è partita normalmente dalla piccola chiesetta di Tresilico con in testa molti amministratori comunali, alcuni sacerdoti ed i carabinieri. Giunti nei pressi dell'abitazione di Mazzagatti l'effige della Madonna si è fermata per mezzo minuto con un tentennamento, chiamato 'Inchino', in segno di saluto. Un vero e proprio gesto sacrilego che offende la Santa effige della Madonna e offende tutta la Chiesa. Quando il comandante della stazione dei carabinieri si è accorto di quanto stava accadendo è uscito dalla processione ed ha avviato le procedure per l'identificazione di tutte le persone che stavano partecipando al rito religioso. I militari hanno anche realizzato un video di quanto stava accadendo in modo da poter avere uno strumento per identificare in modo inequivocabile tutti i partecipanti. La relazione fatta dai carabinieri è ora confluita in una informativa che gli investigatori invieranno alla Procura della Repubblica di Palmi ed alla Dda di Reggio Calabria. L'inchino durante la processione è stato rivolto al boss Peppe Mazzagatti, condannato all'ergastolo per omicidio ed associazione mafiosa, ritenuto uno dei principali protagonisti di una delle più sanguinose faide della 'ndrangheta di Oppido Mamertina verificatasi negli anni '90. Sulla vicenda il Vescovo di Oppido-Palmi ha espresso parole di dura condanna perchè si tratta di "un fatto grave e prenderemo provvedimenti". Il segretario della Cei e vescovo di Cassano allo Jonio, mons. Nunzio Galantino, ha affermato che "ai malavitosi si sono inchinati coloro che portavano la statua e non certo la Madonna". Il sindaco di Oppido, Domenico Giannetta, prende le distanze da eventuali gesti non consoni ma "ci pare che è stata ripetuta una gestualità che va avanti da oltre 30 anni". Alfano si è complimentato con i Carabinieri che hanno preso le distanze da quelli che il Ministro giudica "atti incommentabili". La Presidente della commissione parlamentare antimafia, Rosy Bindi, ha telefonato al maresciallo dei carabinieri Andrea Marino per ringraziarlo. "Quanto è avvenuto nel corso della processione - ha detto - sconcerta e addolora e la Commissione antimafia intende approfondire i fatti incontrando anche lo stesso maresciallo Marino". Duro è anche il commento del procuratore aggiunto della Dda di Reggio Calabria, Nicola Gratteri, secondo il quale il gesto compiuto è "un vero e proprio atto di sfida alle parole di scomunica di Papa Francesco. Bene il comportamento dei Carabinieri ora la Procura farà il suo lavoro". Non è la prima volta che in Calabria emergono ingerenze della criminalità nei riti religiosi. A Pasqua in due comuni del vibonese c'era stata una forte polemica sullo svolgimento della processione dell'Affruntata

    Mons. Galantino: La Madonna non s'inchina. "Ai malavitosi si sono inchinati coloro che portavano la statua e non certo la Madonna". Lo ha detto il vescovo di Cassano allo Jonio e segretario della Cei, mons. Nunzio Galantino, circa l'episodio di Oppido Mamertina. "Proprio per quanto è successo - ha aggiunto - resta fortissima l'importanza di quanto ha detto Papa Francesco a Sibari". "Non c'è nessun margine e nessuna possibilità di commistione tra fede e malavita". Ha aggiunto poi il vescovo di Cassano allo Jonio e segretario della Cei, mons. Nunzio Galantino. "Deve essere forte - ha aggiunto - l'impegno della Chiesa per tradurre in fatti le parole del Santo Padre in occasione della sua venuta in Calabria. Chi ha fatto fare l'inchino alla statua della Madonna le ha fatto fare un gesto che la Madre di Dio avrebbe mai fatto".

    Gratteri: la risposta alle parole del Papa. "Le parole del Papa sono state ascoltate da tutti ma poi in pratica non sono osservate. Quanto accaduto appare come una sfida a quelle parole". Lo ha detto il Procuratore aggiunto della Dda di Reggio Calabria, Nicola Gratteri, circa la vicenda di Oppido Mamertina. "Il Papa - ha aggiunto - non ha rivolto un invito ma ha intimato a tutti di comportarsi da cristiani. Bene il comportamento dei Carabinieri che hanno capito quanto stava accadendo. La Procura farà il suo lavoro". "Purtroppo - ha proseguito Gratteri - la storia si ripete. Ora voglio cercare di capire cosa faranno e quali saranno le azioni dei Vescovi della Calabria". "Così come voglio vedere - ha concluso - quale sarà il comportamento di tutti i sacerdoti. Mi auguro che la chiesa non abbia tentennamenti così come accaduto per la Vara (la sacra effige della Madonna, ndr) portata a spalle da gente che si professa cristiana ma che di cristiano non ha proprio nulla".

    15 gg fa la scomunica del Papa. Sono trascorsi solamente quindici giorni da quando Papa Francesco, nel corso della messa nella spiana di Sibari, ha scomunicato i mafiosi. Papa Bergoglio, al termine della visita pastorale nella diocesi di Cassano allo Jonio, aveva lanciato la scomunica per i mafiosi e la richiesta di combattere la 'ndrangheta perché adora i soldi e disprezza il bene. "Quando non si adora il Signore - aveva detto il Papa - si diventa adoratori del male, come lo sono coloro che vivono di malaffare, di violenza, la vostra terra, tanto bella, conosce le conseguenze di questo peccato. La 'ndrangheta è questo: adorazione del male e disprezzo del bene comune. Questo male va combattuto, va allontanato, bisogna dirgli di no. La Chiesa che so tanto impegnata nell'educare le coscienze, deve sempre più spendersi perché il bene possa prevalere. Ce lo chiedono i nostri ragazzi". "Quelli - aveva concluso - che non sono in questa strada di bene, come i mafiosi, questi non sono in comunione con Dio, sono scomunicati".

    Le parole del Papa. Un avviso senza precedenti: il 21 giugno Papa Francesco dice con chiarezza che i "mafiosi sono scomunicati". Era il 21 giugno scorso e il Papa lanciò l'anatema dall'altare, durante la messa alla Piana di Sibari che concluse la visita pastorale a Cassano all'Jonio. La 'ndrangheta va combattuta - disse in quell'occasione Bergoglio - perché adora i soldi e non il bene comune. "Quando all'adorazione del Signore si sostituisce l'adorazione del denaro - disse il Papa nell'omelia - si apre la strada al peccato, all'interesse personale e alla sopraffazione. Quando non si adora il Signore si diventa adoratori del male, come lo sono coloro che vivono di malaffare, di violenza, la vostra terra, tanto bella, conosce le conseguenze di questo peccato. La 'ndrangheta è questo: adorazione del male e disprezzo del bene comune. Questo male va combattuto, va allontanato, bisogna dirgli di no. La Chiesa che so tanto impegnata nell'educare le coscienze, deve sempre più spendersi perché il bene possa prevalere. Ce lo chiedono i nostri ragazzi. Ce lo chiedono i nostri giovani, bisognosi di speranza. Per poter rispondere a queste esigenze, la fede ci può aiutare". "Quelli che non sono in questa strada di bene, come i mafiosi, questi non sono in comunione con Dio, sono scomunicati". Qualche mese prima, il 21 marzo, a Roma, incontrando i parenti delle vittime delle mafie, Papa Francesco, accanto a don Luigi Ciotti, aveva detto rivolgendosi ai mafiosi: "Convertitevi, o andrete all'inferno", riprendendo in parte l'invito alla conversione che aveva costituito nel '93 il "grido" di Giovanni Paolo II pronunciato nella Valle dei Templi ad Agrigento.

    Vescovo Milito: Prenderemo provvedimenti. "Il fatto è grave e prenderemo dei provvedimenti". Lo ha detto il Vescovo della Diocesi di Oppido-Palmi, mons. Francesco Milito, dopo l'omaggio della processione alla casa di un boss a Oppido Mamertina "Abbiamo appreso stamane - ha aggiunto - di quanto è accaduto. In tempi brevi prenderemo tutte le informazioni in modo da avere un quadro completo, sia sui fatti che sulle persone, di quanto è accaduto. La cosa certa è che prenderemo dei provvedimenti".
    "Ho preso le distanze in modo immediato e quindi c'è la più grave riprovazione per quanto successo". Lo ha detto il Vescovo di Oppido-Palmi, mons.Francesco Milito, in una intervista a Radio Vaticana, sulla vicenda della sosta della processione davanti la casa di un boss della 'ndrangheta. "Non c'è bisogno di comprovare - ha aggiunto - perché c'è il fatto, e basta! Al di là di questo, le mie posizioni saranno molto energiche sull'argomento. Saranno tali da far capire che bisogna nel modo più assoluto ricordarsi sempre che non ci possono essere alleanze di alcun genere che siano contro la fede. Questo è un punto fermo, quali che siano le tradizioni ataviche, i collegamenti che possono esserci, le interpretazioni che si possano dare"

    Mons. Morosini: Statue no rivolte a case. L'Arcivescovo di Reggio Calabria, mons. Giuseppe Fiorini Morosini, dopo aver appreso la notizia relativa alla processione di Oppido Mamertina ha inviato un avviso pastorale a tutti i sacerdoti della diocesi, ai membri dei comitati festa ed alle congreghe. Mons. Morosini, nella missiva, ricorda e ribadisce il contenuto di un decreto emanato il 17 febbraio 2014 per la diocesi di Reggio Calabria - Bova, nel quale veniva sancito che: "il percorso della processione sia caratterizzato dalla preghiera e dalla riflessione spirituale; sia preventivamente concordato con il Parroco e successivamente sottoposto al nihil obstat della Curia Arcivescovile; durante lo svolgimento dell'itinerario è proibita qualsiasi forma di raccolta di denaro; le soste siano fatte per opportune e doverose pause, e in tale circostanza la statua o l'effige del Patrono o della Patrona non sia rivolta verso case o edifici". "Tali soste - conclude il decreto - devono essere stabilite previamente con il Parroco. In caso di non osservanza o adempimento a quanto prescritto, l'anno successivo non sarà concessa l'autorizzazione per la celebrazione della Festa"

    Boss Mazzagatti da frutta a cemento. Ha inizio tra la fine degli anni sessanta e gli inizi degli settanta l'attività di trasporto del cemento su strada avviata da Giuseppe Mazzagatti, di 82 anni, ritenuto il boss dell' omonima cosca di Oppido Mamertina, nel reggino. Agli inizi degli anni settanta, infatti, Giuseppe Mazzagatti, dopo anni dedicati alla vendita della frutta con un piccolo camion, in supporto perlopiù dell'attività di fruttivendolo del padre, avvia l'attività di trasporto del cemento su strada. L'uomo fu coinvolto anche nell'omicidio di un autotrasportatore con il quale aveva avuto contrasti per il predominio nel settore del trasporto del cemento su strada. Mazzagatti, dopo alcuni anni, riuscì ad acquistare un autocarro e successivamente un autocementiera ed iniziò ad esercitare l'attività in regime di monopolio. Nel 1980 il Tribunale di Vibo Valentia condannò Peppe Mazzagatti ed il fratello Carmelo, per il reato di estorsione ai danni degli autotrasportatori di cemento che rifornivano diversi imprenditori della zona. Mazzagatti, infatti, vantando una amicizia con Giacomo Piromalli riuscì ad imporre agli autotrasportatori di astenersi dall'effettuare carichi di cemento destinati ai cantieri per i lavori della strada Rosarno - Gioiosa Jonica, costringendo l'azienda produttrice di cemento a rivolgersi direttamente a lui per la fornitura del materiale. Il presunto boss, condannato all'ergastolo per omicidio ed associazione mafiosa, è ritenuto uno dei principali protagonisti della faida tra le cosche della 'ndrangheta di Oppido Mamertina verificatasi negli anni '90. Nel 1993 gli uccisero in un agguato mafioso il figlio Pasquale, di 33 anni. Nel 2003, dopo una lunga detenzione in carcere, ha ottenuto gli arresti domiciliari per motivi di salute e per la sua età.

    Sindaco Oppido prende distanze. "Se ci sono stati gesti non consoni noi siamo i primi a prendere le distanze ma ci pare che durante la processione è stata ripetuta una gestualità che va avanti da oltre 30 anni, con la Vara rivolta verso una parte del paese". E' quanto ha detto il sindaco di Oppido Mamertina, Domenico Giannetta, circa la vicenda della sosta davanti l'abitazione di un boss della processione della Madonna delle Grazie. "Voglio precisare che noi siamo una amministrazione comunale - ha aggiunto - che si è insediata da un mese. Tutti i componenti dell'amministrazione presenti alla processione era una trentina di metri avanti alla Vara e secondo noi si è ripetuta una gestualità trentennale. Poi c'è da dire che mancavano poche centinaia di metri alla fine della processione e non c'è stato il tempo di renderci conto di quanto accadeva. Domani mattina faremo una conferenza stampa sull'accaduto e successivamente chiederemo un incontro con il Prefetto di Reggio Calabria al quale illustreremo il nostro punto di vista".

    Commenti:
    "Deplorevoli e ributtanti rituali cerimoniosi". Così il ministro dell'Interno Angelino Alfano ha definito l'omaggio della processione a Oppido Mamertina alla casa del boss. Il ministro si è inoltre complimentato con i Carabinieri che hanno preso le distanze da quelli che Alfano giudica "atti incommentabili". "La lotta a tutte le mafie - ha dichiarato il ministro Alfano - e' anche nei comportamenti di chi si oppone ad antiche servitu' e soggezioni di chi le omaggia ed e' anche in chi prende le distanze da deplorevoli e ributtanti rituali cerimoniosi di chi soggiace alle loro logiche di violenza". "Papa Francesco, un combattente - aggiunge Alfano - qualche giorno fa ha detto che questa e' l'unica strada per una vera e propria rivoluzione sociale. Per un no forte a chi e' schiavo del male e della cultura della morte". "Questo - prosegue Alfano - vale per tutti. Per ognuno nel proprio ruolo. Ma soprattutto per chi, proprio per il ruolo, ha il compito e la responsabilita' di guidare una comunita' e di educare". "Esemplare dunque il comportamento dei Carabinieri che si sono allontanati - dice il ministro - mentre altri compivano quel gravissimo gesto, per mantenere pulita la loro divisa e integro l'alto valore delle istituzioni che rappresentano. Per questo motivo, mi sono complimentato con il Comandante Generale dell'Arma dei Carabinieri, Leonardo Gallitelli. Confido che anche altri prendano presto le distanze da atti incommentabili".

    "Quanto accaduto a Oppido Mamertina è non solo sconcertante ma necessita di una risposta forte di tutte le Istituzioni e della Chiesa perché qualcuno, con quel gesto intollerabile, ha voluto lanciare un messaggio di sfida". Così il sottosegretario di Stato alla Difesa Gioacchino Alfano, che ringrazia "ancora una volta i Carabinieri per il loro alto senso dello Stato". "Aver attivato immediatamente, già nel corso della processione, l'attività info-investigativa - aggiunge - al fine di individuare chi ha compiuto il grave gesto è un segnale importante che lo Stato c'è, che lo Stato ha alta l'attenzione e lavora incessantemente per la tutela e la difesa della legalità". Per il sottosegretario Alfano "la forte iniziativa dei Carabinieri è un messaggio importante che eviterà gesti di emulazione". Infine, l'onorevole Alfano ringrazia "il comandante generale dei Carabinieri Leonardo Gallitelli, il comandante provinciale di Reggio Calabria, Lorenzo Falferi, e il maresciallo di Oppido Mamertina, Andrea Marino".

    La presidente della Commissione parlamentare Antimafia, Rosy Bindi, ha telefonato al maresciallo dei carabinieri Andrea Marino per ringraziarlo per la lealtà alle istituzioni e il senso dello Stato dimostrati in occasione della processione della Madonna delle Grazie a Oppido Mamertina. "Quanto è avvenuto nel corso della processione sconcerta e addolora - dichiara Bindi - e la Commissione antimafia intende approfondire i fatti incontrando anche il maresciallo Marino". "Solo pochi giorni fa - ricorda Rosy Bindi - Papa Francesco aveva tracciato con parole chiare e inequivocabili una linea di netta demarcazione tra Vangelo e 'Ndrangheta. Dove c'è fede autentica non può esserci alcuna sudditanza o connivenza con il potere mafioso, per sua natura violento e corruttore". "Dispiace - aggiunge la presidente della commissione antimafia - che il messaggio del Papa faccia fatica a diventare senso comune in tutta la comunità dei credenti e nella società calabrese, anche se ci sono segnali non meno significativi di una presa di coscienza del cambiamento necessario". "Dovremo riflettere sul lungo cammino di conversione e di cultura della legalità che occorre ancora fare - conclude Bindi - testimoniato anche dal comportamento ingiustificabile degli amministratori di Oppido Mamertina che non hanno reagito con la necessaria fermezza all'omaggio intollerabile concesso ad un pericoloso pregiudicato".

    "Leggendo quanto accaduto oggi a Oppido Mamertina nel corso di una processione religiosa, ho creduto, per un attimo, di assistere a una scena di Gomorra. Si trattava invece di una scena reale di fronte alla quale lo Stato deve far sentire chiara la propria voce, affinchè episodi così gravi non si ripetano. Stato e Chiesa hanno il dovere e l'obbligo di non inchinarsi a nessuno. Tanto meno a presunti boss della 'Ndrangheta. ‎Ed e' proprio per questo che all'Arma dei Carabinieri va il mio sincero ringraziamento perche' oggi, come in tante altre occasioni, i suoi rappresentanti hanno onorato lo Stato nel migliore dei modi: senza paura". Lo dichiara in una nota il presidente dei deputati del Nuovo Centrodestra, Nunzia De Girolamo. "Tali gesti - conclude la capogruppo Ncd - non possono rimanere ‎impuniti: e' indispensabile fare chiarezza quanto prima sull'accaduto".

    "Il gesto compiuto lo scorso 2 luglio a Oppido Mamertina, dal Maresciallo dei Carabinieri Andrea Marino, deve essere l'esempio di una Calabria che rifiuta sdegnata ogni compromesso ogni indulgenza con la 'ndrangheta e l'illegalità. Il Maresciallo ha fatto quello che deve fare ogni uomo dello Stato, che non può e non deve inchinarsi di fronte a nessun potere criminale". Lo dice il segretario regionale del Pd Calabria Ernesto Magorno, membro della Commissione Parlamentare Antimafia. "E' da stigmatizzare, invece, il comportamento - aggiunge - di tutti quei rappresentanti delle istituzioni civili e religiose, che invece hanno supinamente accettato che si compiesse un gesto che, simbolicamente, agli occhi dei cittadini, rappresenta una resa, una rassegnata presa d'atto del prevalere della cultura dell'illegalità. La notizia di quanto avvenuto ad Oppido turba ancora di più perché giunge a pochi giorni dalla storica visita di Papa Francesco in Calabria. Visita nella quale il Santo Padre ha scomunicato i mafiosi e rivolto un accorato appello ai calabresi, a scacciare la 'ndrangheta dalla propria terra. Quel richiamo non deve essere lasciato inascoltato e anzi deve impegnarci tutti in una vera e propria "rivoluzione della legalità". Abbiamo due strade: o voltare la testa dall'altra parte facendo vincere il malaffare, che nega un futuro di libertà a noi e alle generazioni che verranno, o ribellarci ed essere uniti nel contrastare la 'ndrangheta e chiedere sempre il rispetto delle istituzioni". "E' la seconda strada - conclude Magorno - quella che dobbiamo scegliere, senza esitazione alcuna, come ci ha chiesto Papa Francesco e come ha fatto il Maresciallo Marino, perché non possiamo consegnare il futuro della Calabria a coloro che vogliono soffocarla con la violenza e l'illegalità"

    "È grave che in un comune sede vescovile il rito della processione venga condotto a fare l'inchino al riconosciuto e potente boss mafioso". Lo afferma in una nota la deputata del Pd e componente della commissione parlamentare antimafia, Enza Bruno Bossio. "Ancora più grave - aggiunge - se le divise che rappresentano lo Stato vengono lasciate da sole a protestare. Oltretutto, sono fondati i sospetti che il grave fatto sia da mettere in relazione all'esito delle elezioni amministrative comunali svoltesi qualche settimana addietro. Mi adopererò perché di ciò si occupi la Commissione parlamentare antimafia. Quanto è accaduto ad Oppido dimostra che la scomunica lanciata a Cassano da papa Francesco agli uomini della ndrangheta stenta a diventare patrimonio condiviso da tutta la Chiesa calabrese". "Era accaduto a Pasqua, quando la processione dell'Affruntata - Prosegue Bruno Bossio - era stata sospesa al termine di un serrato confronto tra organi dello Stato e Chiesa al fine di impedire che uomini delle ndrine si infiltrassero tra i portatori delle statue. Il monito lanciato tempo fa dal dott. Nicola Gratteri si è dimostrato fondato. La ndrangheta si nutre di fatti simbolici e la religione ed i suoi riti sono usati come fonte di legittimazione popolare. Le parole di Papa Francesco non possono restare, dunque, come acqua che scivola sulle pietre. È una necessità democratica che la Chiesa calabrese dispieghi la sua forza e la sua autorevolezza per fare chiarezza al proprio interno affinché sia attivamente, senza zone d'ombra, impegnata in prima linea nella battaglia prima di tutto culturale che siamo chiamati a condurre contro la ndrangheta in questa regione e in tutto il Paese".

    "Quanto accaduto in Calabria, nel comune di Oppido Mamertina, è tristissimo e vergognoso: un plauso e tutta la nostra solidarietà ai Carabinieri che, da veri servitori dello Stato che non si piegano al crimine, hanno abbandonato la processione della Madonna delle Grazie, destinata a una tappa 'ossequiosa' sotto casa del presunto boss locale". Lo afferma in una nota il Presidente dell'Udc, Gianpiero D'Alia, componente della Commissione Giustizia di Montecitorio. "Ora chiediamo - aggiunge - la massima severità nei confronti di chi ha compiuto questo sfregio verso le istituzioni e il sentimento cristiano, a pochi giorni dalla straordinaria visita di Papa Francesco in Calabria".
    "Quanto accaduto in Calabria, nel comune di Oppido Mamertina, e' tristissimo e vergognoso: un plauso e tutta la nostra solidarietà ai Carabinieri che, da veri servitori dello Stato che non si piegano al crimine, hanno abbandonato la processione della Madonna delle Grazie, destinata a una tappa 'ossequiosa' sotto casa del presunto boss locale". Lo afferma in una nota il Presidente dell'Udc, Gianpiero D'Alia, componente della Commissione Giustizia di Montecitorio. "Ora chiediamo la massima severità - dice D'Alia - nei confronti di chi ha compiuto questo sfregio verso le istituzioni e il sentimento cristiano, a pochi giorni dalla straordinaria visita di Papa Francesco in Calabria".

    "L'Arma dei Carabinieri e in particolare coloro che si sono dissociati dall'inchino sotto casa del boss Mazzagatti meritano un encomio speciale e confermano come, anche in questi casi, le istituzioni sanno essere da esempio per tutti i cittadini che non vogliono arrendersi al malaffare". Lo ha dichiarato il senatore del Nuovo CentroDestra, Giuseppe Esposito, vicepresidente del Copasir. "La vicenda che si è svolta ad Oppido Mamertina - aggiunge - conferma le giuste parole di qualche giorno fa dell'arcivescovo di Reggio Calabria, Morosini, di consentire in quella regione che battesimi, comunioni e matrimoni possano essere celebrati senza compari e testimoni per impedire che, tramite i sacramenti cattolici, vengano posti in essere legami di vicinanza a famiglie della 'ndrangheta. La battaglia per la legalità è spesso fatta di piccoli gesti, anche soltanto simbolici, ma che consentono grandi conquiste. In questo caso è stata fantastica la reazione dei nostri carabinieri che, dissociandosi, sono stati impeccabili nell'onorare la divisa che indossano".

    "Ho appreso con stupore ed indignazione della vicenda relativa alla processione della Madonna delle Grazie ad Oppido Mamertina. Vicende del genere, ancorchè non siano una novità nel passato di diverse regioni italiane, ritenevo si potessero verificare solo nei film e non nella Calabria di oggi, la Calabria che ha reagito alla violenza mafiosa con i movimenti dei giovani antimafia, con le cooperative sui beni confiscati alla 'ndrangheta - delle quali diverse realtà operano proprio ad Oppido Mamertina, anche su impulso di sacerdoti di questa cittadina - con esempi luminosi di vescovi e parroci coraggiosi nella carità e nell'accoglienza, e nella lotta a tutte le forme di povertà, da quella materiale a quella spirituale. Ma evidentemente ancora c'è da lavorare in questa direzione". Lo afferma la deputata Ncd Rosanna Scopelliti, componente della commissione Antimafia. "E' assolutamente opportuno chiarire - sostiene Scopelliti - fino in fondo tutti gli aspetti di questa sconcertante vicenda, sia dal punto di vista giudiziario che dal punto di vista ecclesiastico e sono sicura che sia la Dda di Reggio Calabria, su rapporto dei Carabinieri di Oppido Mamertina, sia il Vescovo di Oppido-Palmi Mons. Francesco Milito, si attiveranno per comprendere rapidamente e fino in fondo cosa sia successo e chi siano i responsabili di questa indegna vicenda, che così come è stata posta rischia di essere strumentalizzata per gettare fango in maniera indiscriminata sulla Calabria e sulla Chiesa calabrese".

    "Non puo' rimanere senza conseguenze quanto accaduto a Oppido Mamertina in Calabria, come riferiscono le cronache locali. Un fatto deplorevole che stride ancora di piu' alla luce del richiamo di Papa Francesco appena due settimane fa contro i mafiosi". E' quanto dichiara il vicecapogruppo Ncd alla Camera, Dorina Bianchi, in riferimento alla notizia dell'omaggio durante la processione della Madonna delle Grazie di Oppido Mamertina alla casa di un presunto boss della 'ndrangheta. "I carabinieri allontanandosi hanno tenuto un comportamento esemplare - sottolinea Bianchi -. Ma sono fatti che ancora di piu' sottolineano la necessita' di un vero salto culturale e comportamentale per debellare una volta per tutte la 'ndrangheta. Fino a quando infatti queste notizie rimarranno una eccezione e solleveranno da un lato indignazione e dall'altro quasi stupore per l'atteggiamento dei carabinieri, non potremo dire di averla avuta vinta sui mafiosi. La magistratura, le forze dell'ordine - conclude Bianchi - fanno il loro dovere. Spetta anche a quella parte silente e 'ossequiosa' della comunita' ribellarsi e contribuire a sconfiggere la 'ndrangheta".

    "Quanto accaduto a Oppido Mamertina è una chiara sfida allo Stato ma soprattutto alle parole del Papa contro la 'ndrangheta pronunciate nel suo recente viaggio in Calabria". Lo dichiara - si legge in una nota dell'ufficio stampa della Giunta - la Presidente facente funzione della Regione Antonella Stasi. "Il gesto del Maresciallo dei Carabinieri Andrea Marino - aggiunge - non solo rappresenta il continuo controllo dello Stato sul territorio e la costante lotta alla criminalità organizzata ma rispecchia soprattutto la volontà della maggioranza dei calabresi di volersi ribellare al male assoluto che ha procurato tanti guai alla nostra terra. Condanniamo con fermezza chi ha compiuto il gesto e fatto ancor più grave, chi ha inteso assecondarlo. Lo Stato, ma in questo caso anche la Chiesa, tengano alta l'attenzione perché i tanti calabresi onesti non meritano di subire ancora l'onta di queste azioni"

    uanto accaduto durante la processione della Madonna delle Grazie ad Oppido Mamertina sconvolge la Calabria, quella delle persone oneste e non asservite alla mafia". Con queste parole il consigliere regionale Ncd Alfonso Grillo sull'episodio avvenuto a Oppido Mamertina. "La sosta dinnanzi alla casa del boss - prosegue Grillo - dimostra quanto in alcune zone della Calabria vi sia soggezione nei confronti di questi soggetti. Il gesto indigna, ma rincuora sapere che fra le persone soggiogate dalla cultura mafiosa ve ne siano altre capaci di girare le spalle alla criminalità. Ciascun calabrese - conclude - dovrebbe agire alla maniera dei militari che ad Oppido hanno deciso di dissociarsi dagli altri. Perché è importante essere contro queste forme distorte di potere, così come è importante non aver paura di darlo a vedere".

    "Non si può non rimanere sconcertati nell'apprendere che una processione religiosa contempli l'inchino al boss fino al punto da costringere i l'Arma dei Carabinieri a ritirare i propri uomini dal percorso". Lo afferma il sociologo Antonio Marziale, presidente dell'Osservatorio sui Diritti dei Minori. "Tutto ciò - aggiunge - non dovrebbe accadere perché rappresenta un segnale devastante per le giovani generazioni, chiamate ad abiurare la cultura della sopraffazione e non ad inchinarsi a essa. Il pastore della chiesa diocesana, sin da suo insediamento, non ha mancato mai l'occasione per richiamare l'importanza della riconciliazione in un territorio a così alta densità mafiosa, e non limitandosi alle parole, bensì con gesti davvero coraggiosi come la teca permanente posta ai piedi della Patrona di Oppido Mamertina, l'Annunziata, che contiene una rosa d'oro e un proiettile disattivato. Più chiaro di così non si potrebbe". "Sono certo che il Vescovo Milito - conclude Marziale - prenderà i dovuti provvedimenti. L'ho sentito, ha confermato la versione dei fatti ed è solo in attesa di ulteriori ragguagli, ma certo non mancherà di assumere decisioni in merito".

    "Sconcertante": così Famiglia Cristiana definisce la decisione di fermare la processione di Oppido Mamertina davanti alla casa di un boss. "Nessuna attenuante dopo le parole di Francesco", scrive il giornale dei Paolini sul sito Internet. Sulla 'rivolta' dei detenuti di Larino (Campobasso), molti dei quali condannati per reati di mafia, per Famiglia Cristiana "oscilla tra la ritorsione e lo smarrimento. Forse considerano la scomunica un affronto".

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