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    Infiltrazioni in appalti, da Torino parte blitz in tutta Italia, 20 arresti, anche a Catanzaro

     

    Infiltrazioni in appalti, da Torino parte blitz in tutta Italia, 20 arresti, anche a Catanzaro

    01 lug 14 I carabinieri del Ros stanno eseguendo una ventina di ordinanze di custodia cautelare in carcere, su disposizione della Procura Distrettuale Antimafia di Torino, nei confronti di altrettante persone accusate di far parte di un sodalizio di matrice 'ndranghetista infiltrato nel tessuto economico della provincia di Torino, in particolare negli appalti pubblici. I militari dell'Arma stanno eseguendo le ordinanze di custodia cautelare in carcere, oltre che a Torino, a Milano, Genova e Catanzaro. Le accuse contestate sono di associazione di tipo mafioso, estorsione, usura e traffico illecito di rifiuti. Eseguito anche un sequestro preventivo di società e beni per un valore di 15 milioni di euro. Al centro dell'operazione 'San Michele', come è stata battezzata dai carabinieri, un sodalizio di matrice 'ndranghetista, proiezione in Piemonte della cosca 'Greco' di San Mauro Marchesato. L'attività investigativa ha documentato la diffusa infiltrazione della cosca nel tessuto economico e imprenditoriale della provincia di Torino e, appunto, in particolare nel settore degli appalti pubblici.

    Le mani sulla TAV. Riunioni fra i boss della 'ndrangheta in Calabria per capire, nel dicembre del 2011, come si potevano mettere le mani sugli appalti del Tav in Valle di Susa: le hanno documentate i carabinieri del Ros nell'inchiesta sfociata oggi in venti arresti. Gli investigatori, nelle carte dell'indagine, riassumono gli esiti di incontri svolti a Botricello (Catanzaro) e soprattutto Cirò Marina (Crotone) fra alcuni esponenti - uno dei quali individuato con il soprannome "'u bandito" - delle cosche torinesi e cirotane. Ma già nei mesi precedenti in Piemonte erano stati intercettati i segnali di quello che il gip Elisabetta Chinaglia, nell'ordine di custodia cautelare, ha definito il "fortissimo interesse della 'ndrangheta all'acquisizione dei lavori per la realizzazione del Tav". "Ce la mangiamo io e te questa torta dell'alta velocità" dice al telefono uno degli indagati nel maggio del 2011.

    Venti gli arresti. Le mani della 'ndrangheta sui lavori pubblici del Torinese, e soprattutto in Valle di Susa, dove la costruzione del Tav aveva stuzzicato l'appetito delle cosche. I tentativi di influenzare la vita politica locale. E un paio di amici nelle forze dell'ordine pronti a dare una mano in caso di necessità. Parla di questo l'indagine dei carabinieri dei Ros e dei magistrati della Dda del capoluogo piemontese, coordinati dal pm Sandro Ausiello, sfociata oggi in venti arresti e nel sequestro di beni per 15 milioni. Associazione di stampo mafioso, estorsione, usura e traffico illecito di rifiuti sono i reati contestati. Pochi giorni fa, proprio a Torino, la Commissione parlamentare antimafia aveva lanciato l'allarme sulla penetrazione della criminalità organizzata nel tessuto sociale ed economico del Nord-Ovest. Ma l'"Operazione San Michele", come è stata chiamata, per il ministro dell'interno Angelino Alfano "conferma che la pressione ininterrotta dello Stato contro la 'ndrangheta sta producendo grandi risultati". "L'esito delle indagini - osserva la presidente dell'Antimafia, Rosi Bindi - conferma l'aggressività della 'ndrangheta e la sua sostanziale unitarietà anche in Piemonte. E' la 'ndrangheta il soggetto criminale più insidioso". Questa volta ad essere colpita è la 'ndrina di San Mauro Marchesato (Crotone) capeggiata da Angelo Greco e la sua articolazione torinese. Ma il personaggio chiave dell'intreccio, secondo i carabinieri, è un imprenditore originario di Catanzaro, Giovanni Toro, già finito in carcere nel 2013. E' lui, da "gestore di fatto" di due società di costruzioni stradali e da "locatario" di una cava a Sant'Ambrogio, in Valle di Susa, la testa di ponte verso il mondo degli appalti e della politica. "Ce la mangiamo noi questa torta dell'alta velocità", sentono dire i carabinieri in una conversazione intercettata nel maggio del 2011. I boss, in Calabria, ne parlano almeno in altre due occasioni nel dicembre dello stesso anno, durante incontri che raccolgono esponenti del clan dei sanmauresi e quelli del locale di Cirò Marina. Il cantiere per il tunnel geognostico alla Maddalena Chiomonte, sgomberato il presidio dei No Tav, è partito da sei mesi, e la 'ndrangheta non vede l'ora di infilarsi. Italcoge è un'impresa da tempo impegnata nei lavori (l'allora titolare, Ferdinando Lazzaro, è indagato a piede libero per smaltimento illecito di rifiuti) ma fallisce nell'agosto del 2011, e Toro, che sperava nel suo appoggio, si preoccupa: "Bisogna che Chiomonte la prendiamo noi". Il movimento No Tav, che da sempre tiene d'occhio il via vai delle ditte in Valle Susa, esulta con amara ironia. "Lo diciamo da anni e oggi lo diciamo ancora meglio: si tratta di ''ndranghetav'". E aggiunge che Toro, nel cantiere, aveva anche già eseguito "su richiesta delle forze dell'ordine" dei lavori di bitumatura delle strade interne. Mentre il Movimento 5 Stelle annuncia che chiederà un incontro con il nuovo procuratore, Armando Spataro, per sottoporgli un dossier "sulle anomalie della Torino-Lione e sul danno incalcolabile che provocherà l'entrata in vigore del trattato italo-francese". Ma non c'è soltanto la Tav. C'è l'appalto per una galleria dell'autostrada del Frejus e quello per lo sgombero neve della pista dell'aeroporto di Caselle; ci sono le pressioni su un'agenzia di spettacoli per ottenere biglietti da far vendere ai bagarini e aiutare con il ricavato i detenuti. Ci sono le manovre per fare eleggere due consiglieri comunali nel circondario di Torino (uno viene affettuosamente definito "il nostro Cetto Laqualunque"). Ci sono i maneggi, le intimidazioni, le millanterie: i malavitosi esitano a infastidire un certo personaggio perché lo ritengono in contatto con il numero due del Csm, Michele Vietti, spuntano contatti (veri o presunti tali) con un ormai ex consigliere regionale Udc. Il tutto accompagnato dal tradizionale sottofondo mafioso. Uno degli indagati, nel lamentarsi di una causa giudiziaria che non va come previsto, la mette giù così: "Le cose ce le risolviamo noi, da soli. Il sistema antico dei nostri paesani funziona sempre".

    Sequestrati beni per 15 mln di euro. Ammonta ad un valore complessivo di oltre 15 milioni di euro, tra società e beni, il sequestro effettuato dai carabinieri del Ros nell'ambito dell'operazione 'San Michele', contro le infiltrazioni della 'ndrangheta nel tessuto economico e imprenditoriale torinese. In particolare, sono state sequestrate - secondo quanto si apprende - 18 società, 145 immobili, 25 autovetture, conti correnti e uno yacht.

    Biglietti dei concerti per mantenere detenuti. Estorcevano i biglietti dei concerti a una nota società organizzatrice di eventi e, una volta rivenduti dai bagarini, utilizzavano il denaro ricavato per il sostentamento dei detenuti della cosca sgominata dai carabinieri del Ros con l'operazione 'San Michele'. E' uno dei particolari che emerge dall'inchiesta che oggi ha portato i militari dell'Arma ad eseguire una ventina di arresti. Gli affiliati alla cosca avevano minacciato un dirigente della società di "sfondargli la porta dell'ufficio" se non avesse provveduto ad assicurare loro una cospicua fornitura periodica. La cifra incassata dalla cosca sarebbe, secondo quanto emerso dalle intercettazioni, di 2mila euro a concerto.

    Un arresto in Andorra. C'è anche un ristoratore torinese con un'attività commerciale nell'Imperiese, ma domiciliato ad Andora, tra gli arrestati dai carabinieri dei Ros arrivati in Riviera su ordine della Procura Distrettuale Antimafia di Torino. I carabinieri hanno sgominato un sodalizio di matrice 'ndranghetista infiltrato nel tessuto economico della provincia di Torino, in particolare negli appalti pubblici. Ad Andora il ristoratore aveva un domicilio che è stato individuato dai Ros supportati dai loro colleghi del comando provinciale dell'Arma di Savona.

    Tra gli arrestati un investigatore privato. Aveva assoldato un investigatore privato, per cercare controllare le attività delle forze dell'ordine nei loro confronti, la cosca della 'ndrangheta smantellata dai carabinieri del Ros. L'uomo, Giovanni Ardis di Beinasco, comune alle porte di Torino, è stato arrestato. Indagati a piede libero un vigile urbano in servizio presso la Procura di Torino e un carabiniere in servizio a Beinasco. I due indagati erano in contatto con l'investigatore privato e sono indagati per rivelazione di segreti d'ufficio, con l'aggravante per il solo vigile urbano della finalità mafiosa. Il carabiniere non era infatti al corrente dei contatti tra l'investigatore privato e i malavitosi e gli forniva informazioni a titolo di amicizia.

    Tra indagati anche imprenditore. C'è anche un noto imprenditore tra le persone indagate a piede libero nell'ambito dell'operazione dei carabinieri del Ros che hanno smantellato un sodalizio di matrice 'ndranghetista infiltrato nel tessuto economico della provincia di Torino. Si tratta del titolare di una azienda che ha lavorato nel cantiere della Torino-Lione ed è accusato dello smaltimento illecito di rifiuti provenienti dalla cava di Giovanni Toro, che invece è stato arrestato. "L'imprenditore indagato - precisa il procuratore Ausiello - non c'entra nulla con l'organizzazione mafiosa smantellata e i rifiuti non provenivano dal cantiere della Torino-Lione".

    Alfano: Grandi risultati grazie a pressione dello Stato. "La pressione delle Forze dell'ordine contro la 'Ndrangheta continua senza sosta ottenendo grandi risultati, come testimoniano gli arresti dell'operazione San Michele che ha consentito di smantellare un sodalizio di matrice ndranghetista infiltrato nel tessuto economico della provincia di Torino, in particolare nel settore degli appalti pubblici". Così il ministro dell'Interno, Angelino Alfano, si è complimentato con il Comandante generale dei Carabinieri, Leonardo Gallitelli, per l'operazione eseguita oggi.

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