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    Maxi blitz alla cosca Molè: 54 arresti

     

    Maxi blitz alla cosca Molè: 54 arresti, sequestrate quote pr 25 mln di euro

    24 giu 14 Operazione del Ros e dei carabinieri di Roma e Reggio Calabria contro la cosca Molè della 'ndrangheta: 54 le ordinanze di custodia cautelare in corso di esecuzione dalle prime ore della mattina in diverse regioni; sequestrati beni e quote societarie per un valore complessivo di circa 25 milioni di euro. Gli arrestati sono accusati di associazione mafiosa, traffico di armi e stupefacenti ed intestazione fittizia di beni. Al centro delle indagini del Ros, coordinate dalla procura distrettuale antimafia reggina, le attivita' illecite di quella che viene considerata una delle piu' potenti cosche della 'ndrangheta, con diramazioni in tutta Italia e all'estero. Le indagini, in particolare, hanno documentato i "consistenti interessi" della cosca in ramificate iniziative imprenditoriali e commerciali in Calabria, Lazio ed Umbria, oltre alla gestione di ampi settori della distribuzione delle slot machine su tutto il territorio nazionale. Accertati anche, sottolineano gli investigatori, "rilevanti traffici di armi dai paesi dell'est europeo e l'importazione di ingenti carichi di stupefacenti dal nord Africa". I particolari dell'operazione - denominata "Mediterraneo" - saranno resi noti nel corso di una conferenza stampa che si terra' in tarda mattinata presso il comando provinciale Carabinieri di Reggio Calabria.

    Tra arrestati anche un attore. C'è anche un attore professionista, Stefano Sammarco, di 33 anni, romano, tra le 53 persone arrestate dai carabinieri nell'operazione "Mediterraneo" contro la cosca Molè della 'ndrangheta. Secondo l'accusa, Sammarco avrebbe svolto un ruolo di primo piano nella gestione dello spaccio di droga controllato dalla cosca Molè nella zona di Civitavecchia (Roma). L'attore, tra l'altro, era già stato arrestato nel 2012 perchè nascondeva nella propria auto 740 grammi di hashish e 900 euro in contanti considerati dagli investigatori provento dell'attività di spaccio. Stefano Sammarco ha recitato in numerose fiction e nel film "Cinque", in cui ha interpretato il ruolo di un rapinatore.

    Le indagini:

    L'indagine ha riscontrato a pieno quanto sopra, fotografando una 'ndrina impegnata su più fronti, in ragione dell' esigenza - da un lato - di continuare a manifestare la propria piena operatività sul territorio, indispensabile ai fini dell' affermazione e del mantenimento del proprio 11 ruolo" I e della necessità - dall' altro - di conquistare nuovi spazi fuori dai confini calabresi, finalizzati alYampliamento del raggio d'azione ed al successivo reinvestimento dei maggiori proventi illecitamente conseguiti in attività produttive. Si assisteva infatti al graduale trasferimento di traffici ed interessi su tutto il territorio nazionale el soprattuttol in direzione della Capitalel ove veniva registrata la presenza di diversi elementi di vertice. Deriva laziale della cosca MOLE'I maturata non soltanto in ragione dei citati IIfattori interni", ma anche da "fattori esterni", compendiabili nella citata continua e pressante azione di contrasto esercitata negli anni dagli apparati dello Stato. Era infatti soprattutto la sempre più incisiva applicazione delle normative in materia di misure di prevenzione patrimoniale ad indurre anche la cosca oggetto delle investigazioni a ricercare ogni possibile accorgimento finalizzato ad eludere tali disposizioni di legge, sì da assicurare al sistema nel suo complesso la necessaria tenuta. Ciò ha infatti implicato la necessità di rendere sempre più difficilmente tracciabili i patrimoni illecitamente conseguiti, sia sotto il profilo prettamente Il geografico" - attraverso lo sviluppo dei molteplici illeciti interessi in zone meno "battute" - sia dal punto di vista delle stesse modalità di gestione ed amministrazione delle risorse in questione, sempre più accorte e raffinate. Il risultato investigativo ottenuto ha reso possibile contrastare e colpire l'organizzazione tanto in Calabria, nel centro vitale dell' accumulazione originaria in termini di potere criminale ed economico in senso stretto, quanto nelle altre aree del territorio nazionale ove la cosca MOLE' ha inteso stabilire le proprie promanazioni. 2 Dato significativo, che va qui certamente ripreso e valorizzato, costituente un po' il file rouge dello sviluppo investigativo, è costituito dalla costante guida del sodalizio da parte del boss detenuto MOLE' Girolamo cl.'61 che, come si vedrà, nonostante le difficoltà legate al regime detentivo ha continuato ad imporre la sua linea dettando i tempi. Il tutto con grande accortezza, apprezzabile soltanto con occhi attenti e da profondi conoscitori di determinate dinamiche; laddove infatti, ad esempio, emergeva in precedenti impegni investigativi il tentativo di trasmettere "imbasciate" attraverso veri e propri messaggi criptati, da decodificare (emblematico quanto riscontrato proprio in occasione del libro - "Lo Zahir" di Paulo Cohelio, che MOLE' Girolamo passò ai familiari, unitamente al codice necessario alla decriptazione dei messaggi ivi contenuti), nella fattispecie veniva invece fatto più frequente riferimento a metafore, laddove non a gesti e/ o segni convenzionali.

    L'indagine "MEDITERRANEO" ha visto uno sviluppo su tre segmenti principali rispettivamente attinenti: le attività di narcotraffico, attraverso le quali il sodalizio riusciva ad assicurare un regolare flusso di ingenti quantitativi di hashish e cocaina in entrata sulla Capitale, sfruttando ben tre direttrici di approvvigionamento ed il connesso ricorso ad una strutturata rete di sodali italiani e stranieri. Le attività tecniche consentivano in progressione di individuare e trarre in arresto anche tutto il primo livello della filiera di distribuzione; i traffici di armi, con l'individuazione dei canali di rifornimento utilizzati dalla cosca MOLE' in relazione al reperimento di armi lunghe e di silenziatori artigianali per pistola, realizzati da un "insospettabile" artigiano di Gioia Tauro (RC). L'approfondimento investigativo in direzione di quest'ultimo conduceva peraltro successivamente all' emersione d'un traffico internazionale di armi di provenienza slovaccai 3 le attività di reinvestimento dei capitali illecitamente ottenuti, nell' acquisizione di immobili ed esercizi pubblici, e nel connesso sfruttamento del quanto mai attuale business delle slot machines, i cui proventi venivano regolarmente indirizzati nella cassa comune del sodalizio. In tale ambito emergevano in particolare due centri medico/clinici, rispettivamente siti in Gioia Tauro (RC) e Terni, nonché diversi esercizi pubblici/ sale da gioco, tra Calabria e Lazio, oggetto di sequestro nel corso dell' operazione. Le attività di narcotraffico Le indagini hanno permesso di documentare compiutamente i significativi traffici di stupefacenti avviati e condotti dalla cosca MOLE', dalle complesse e variegate dinamiche legate all'introduzione sul territorio nazionale di centinaia di chilogrammi di hashish e cocaina e la loro successiva immissione sul mercato, al percorso seguito dagli ingenti proventi realizzati. Lo spessore criminale ed una grande capacità di adattamento hanno infatti consentito alla 'ndnna gioiese di operare anche sulla piazza capitolina e sul comprensorio di Civitavecchia (RM).

    Punti di forza l'assoluta perizia ed un modus operandi consolidato, fondato su una direzione strategica da parte dei vertici di cosca e sul loro ricorso ad una figura apparentemente non riconducibile all' organizzazione criminale di riferimento, così più difficilmente traccia bile - il gioiese FURF ARO Arcangelo cI.'69 - cui veniva demandata la complessiva conduzione operativa delle attività di narcotraffico. Era il capo storico MOLE' Girolamo, nonostante le difficoltà legate allo stato detentivo in regime di carcere duro, a fornire le direttive e dettare ì tempi: emblematica la lettera inviata al fratello recluso Domenico nell' aprile del 2012, nell' ambito della quale facendo riferimento alle vicende sentimentali del figlio minore, anch' egli raggiunto da ordinanza di custodia in carcere emessa dal GIP presso il Tribunale dei Minorenni su richiesta della competente Procura, lasciava intendere come questi avesse assunto da tempo, seppur in maniera defilata, il controllo delle operazioni:" ... quelfaccia tosta del piccolo come saprai è insieme da 4 - 5 anni assieme alla figlia di non mi ricordo il 4 nome ma la sorella di Lino FURFARO nostro compagno di scuola1 ... ( ... )". Era in effetti proprio il rampollo della famiglia mafiosa a costituire punto di riferimento di quest'ultimo e terminale dei proventi illecitamente realizzati: ciò tanto attraverso i regolari rientri del FURFARO in Calabria, allorquando consegnava quanto dovuto direttamente al primo o in occasione degli incidentali spostamenti dello stesso MOLE' a Roma. Introiti assolutamente significativi: basti pensare al prezzo di vendita dello stupefacente, che si aggirava tra i 1.400/1.700 euro al kg per l'hashish, ed i 40.000/45.000 euro al kg per la cocaina. Centro propulsore delle attività permaneva dunque Gioia Tauro (RC), ove operavano i vertici del sodalizio in stato di libertà, mentre nella Capitale veniva gestita la distribuzione, nell' ambito di due anonimi appartamenti del centralissimo quartiere di San Giovanni, distanti appena 100 metri l'uno dall'altro, accoglienti rispettivamente il sedicente imprenditore FURF ARO Arcangelo con il proprio nucleo familiare, nonché la squadra da questi messa in campo - costituita un ristrettissimo nucleo di conterranei proiettati in area laziale, intranei alla cosca - in grado di assicurare al sistema nel suo complesso le necessarie garanzie di tenuta. Erano infatti solo ed esclusivamente PAVIA Annunziato cl.'70, STANGANELLI Carmelo cl.'69, SACCA' Pasquale cl.'68, BABA KHAYI Ayoub cl.'89 e RITROVATO Vincenzo cl.'91 ad occuparsi del trasporto dello stupefacente sulla Capitale. L'abitazione in questione vedeva la saltuaria presenza anche dei soggetti più rappresentativi della cosca quali il minore, di cui si è detto sopra, o il fratello MOLE' Antonio cl.'89, soprannominato IIIU niru" nonché qualificati rappresentanti della cosca vibonese dei MANCUSO e del gruppo albanese. Aspetto determinante in tali dinamiche risulta rappresentato proprio dalla rinnovata joint venture dei MOLE' con la cosca vibonese dei MANCUSO - rappresentata da MANCUSO Giuseppe Salvatore cl.'89, figlio del noto Pantaleone cl.'61 - con i quali veniva gestito uno dei 3 canali di approvvigionamento di stupefacente. MOLE' Rocco infatti risultava fidanzato con SCIARRONE Demetra, nipote di FURFARO Arcangelo. Quest'ultimo peraltro non avrebbe mai potuto essere compagno di scuola dei MOLE', dai quali lo separano anagraficamente quasi lO anni. 5 2 Alle partite in arrivo dalla Calabria, si aggiungevano quelle regolarmente in arrivo attraverso l'asse Marocco - Spagna - Francia. Al contempo, grazie al supporto fornito da radicata componente albanese, la cosca gestiva lo stoccaggio e lo smista mento di significativi carichi di cocaina, introdotti direttamente dai Balcani sul territorio nazionale. I traffici di armi L'indagine "Mediterraneo", tra i vari aspetti, consentiva di approfondire e documentare altro aspetto assolutamente significativo, ovvero quello attinente la disponibilità di armi da parte della cosca MOLE'. La 'ndrina oggetto delle investigazioni manifestava infatti tutto il proprio elevato potenziale offensivo: molteplici le conversazioni nell' ambito delle quali veniva manifestata chiaramente la disponibilità di un vero e proprio arsenale, attraverso la detenzione di "fucili, mitragliette, pistole e silenziatori". Peraltro proprio il minore dei MOLE', di cui si è detto, costituiva parte attiva della compravendita delle armi che venivano acquistate in provincia di Vibo Valentia attraverso l'intermediazione di persone pure raggiunte dalla ordinaza di custodia cautelare. Elemento di assoluta importanza veniva quindi fornito dall'individuazione del canale di rifornimento della cosca di silenziatori artigianali per pistola, realizzati da un "insospettabile" artigiano di Gioia Tauro (RC), BELFIORE Giuseppe d.'41, forte della copertura fornita dall' officina meccanica della quale era titolare e nell' ambito della quale svolgeva le proprie" ordinarie" attività lavorative.

    L'approfondimento investigativo in direzione del citato BELFIORE Giuseppe, conduceva successivamente all' emersione del traffico internazionale di armi da questi pianificato unitamente al figlio Marino2 ed un ristretta componente di sodali italiani e di nazionalità slovacca. Il gruppo si dedicava infatti ad una serrata attività di riciclaggio di mezzi d'opera, oggetto di furto sul territorio nazionale, opportunamente BELFIORE Marino veniva arrestato in data 31 marzo 2014 in Rizziconi (RC), dalla Guardia di Finanza di Reggio Calabria, poiché trovato in possesso di dieci kalashnikov, due mitragliette e cinque pistole con numero di matricola punzonato, e relative munizioni. 6 "ribattuti" e reimmessi in circolazione, il tutto finalizzato alla raccolta dei fondi necessari alI'avvio delle importazioni. Giova in tale quadro fare riferimento all' arresto di BELFIORE Marino che, a distanza di qualche mese, nel marzo 2014, veniva tratto in arresto dalla Guardia di Finanza, poiché fermato nelle campagne di Rizziconi (RC) con un' autovettura carica di armi provenienti dalla Slovacchia, tra kalashnikov, armi lunghe, pistole con matricola abrasa e munizionamento di ogni genere. Le attività di reinvestimento La progressione investigativa consentiva di "chiudere il cerchio", laddove venivano approfonditamente documentate anche le complessive attività di reinvestimento della cosca MOLE', tanto nella gestione di diversi esercizi pubblici/ sale da gioco tra Calabria e Lazio, nell'ambito della quale riuscivano - tra l'altro - ad acquisire una posizione importante nel delicato settore delle slot machines, imponendo l'installazione di decine di macchinette. Il lucroso business delle sale giochi e, segnatamente, delle slot machines, vedeva infatti una sostanziale joint venture di più imprese, grazie all' operato del binomio GALLUCCIO MAZZITELLt che riusciva ad amministrare decine di macchinette, installate nell' ambito di numerosi esercizi pubblici siti tra le province di Roma e Latina. La perizia evidenziata da GALLUCCIO Giuseppe veniva acclarata anche dalle modalità di controllo dei vari esercizi, resa più agevole dallo sfruttamento delle telecamere ivi installate e che seguiva direttamente dalla propria abitazione. Come accennato potevano distinguersi a pieno i 3 livelli "gestionali" (gestore del locale/GALLUCCIO - MAZZITELLI - MOLE') che riportavano il complesso degli interessi alla criminalità organizzata e, segnatamente, ai MOLE'. Congiuntamente all' ordinanza di custodia cautelare è stato emesso decreto di sequestro preventivo di alcune società riconducibili all' associazione mafiosa. Reggio Calabria 24 giugno 2014

    Reazioni e commenti:

    Alfano: Un nuovo successo della "squadra Stato". "Grazie al lavoro straordinario dell' Arma dei Carabinieri e della Procura Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, oggi la Squadra-Stato ha inferto un altro duro colpo alla criminalità organizzata con l'arresto di 54 appartenenti della cosca Molè con diramazioni in tutta Italia e anche all'estero". Lo dichiara il ministro dell'Interno, Angelino Alfano che ricorda come ieri "è stata smantellata la cosca San Lorenzo e Resuttana, oggi un'altra operazione importante che rafforza la fiducia dei cittadini nelle istituzioni, rendendo più sicuro il nostro territorio". Alfano si è dunque complimentato con il Comandante Generale dell'Arma dei Carabinieri, Leonardo Gallitelli.
    Duro colpo alle cosche. "Ancora una volta lo Stato infligge un durissimo colpo alla malavita organizzata". Lo afferma il sottosegretario alla Difesa Gioacchino Alfano sotolineando che "l'operazione contro la cosca Molè è frutto del grande lavoro dei Carabinieri che, in piena sintonia con i magistrati, ha consentito di fare pulizia nel nostro territorio e all'estero". "Due operazione in due giorni contro la ndrangheta: questo significa - conclude Alfano, che ha ringraziato il comandante generale dei Carabinieri Leonardo Gallitelli - combattere le organizzazioni malavitose, questo significa rendere onore alla divisa e servire lo Stato".

    Bindi: Rafforzare apparato ocntrasto. "Un successo significativo quello di oggi con gli arresti al clan Molè che se da un lato rivela le capacità imprenditoriali della 'Ndrangheta, che agisce come una vera e propria holding del crimine, in grado stabilire alleanze e rapporti internazionali, dall'altro conferma che contro le cosche c'è un apparato di contrasto di grande qualità che va rafforzato soprattutto a Reggio Calabria ampliando gli organici, in particolare della magistratura giudicante di primo e secondo grado". Lo ha dichiarato Presidente commissione Antimafia, Rosy Bindi. "Al duro lavoro degli inquirenti e delle forze dell'ordine - aggiunge - deve affiancarsi altrettanta determinazione della politica a rafforzare e affinare gli strumenti a disposizione, con interventi legislativi coerenti ed efficaci". "Il pacchetto di misure antimafia e contro la corruzione annunciate dal governo - sottolinea Bindi - deve essere all'altezza di questa sfida, sia per quel che riguarda l'efficacia dei processi e la certezza delle pene, con il nodo dei tempi di prescrizione, che le misure di prevenzione patrimoniale". Quello di oggi, secondo Bindi è "un altro significativo risultato raggiunto grazie alla professionalità della Dda di Reggio Calabria e dai Ros dell'Arma del Carabinieri contro la criminalità di stampo mafioso. Oggi in Calabria è stata colpita la potente e pericolosa cosca dei Molè, che aveva ricostruito il suo potere economico ben oltre i confini della regione e che agiva in diversi settori, dal traffico di stupefacenti e armi alla gestione di slot machine e di due centri sanitari".

    Bianchi: Nuovo importante successo. "La lotta alla 'ndrangheta si arricchisce oggi di un altro importante successo, con gli arresti di 54 affiliati alla cosca Molè e il sequestro di circa 25 milioni di euro di beni". E' quanto dichiara il vicecapogruppo del Ncd alla Camera, Dorina Bianchi. "Un plauso ai carabinieri del Ros, ai comandi provinciali di Roma e Reggio Calabria e alla Procura Distrettuale antimafia - prosegue Bianchi - per il lavoro svolto e le indagini che hanno fatto emergere gli inquietanti interessi della cosca in altre città italiane, tra cui Roma, e anche all'estero. Dopo le forti parole di Papa Francesco sabato scorso in Calabria è necessaria adesso una vera svolta sul piano sociale e culturale. Una svolta che, attraverso comportamenti virtuosi, da un lato faccia argine al ramificarsi della criminalità organizzata e dall'altro accompagni e sostenga l'impegno della squadra-Stato, come definita dal ministro Alfano, per la sicurezza del nostro territorio".

    "Un grazie alle donne e gli uomini dei carabinieri per gli arresti di 54 affiliati alla cosca Mole' e il sequestro di circa 25 milioni di euro di beni". Lo afferma il senatore del Nuovo Centrodestra Antonio Caridi. "Attraverso queste straordinarie operazioni di contrasto alla criminalità organizzata - prosegue Caridi - la Calabria può recuperare la speranza e ha la possibilità di rinascere senza la zavorra di chi ogni giorno impoverisce la nostra terra attraverso la sopraffazione e la violenza. Si conferma ancora una volta la bontà dell'operato dello Stato e del piano messo in campo dal ministro Alfano, quando le istituzioni fanno squadra è più semplice battere la malavita".

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