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    Il Papa è a Cassano, tantissimi ad accoglierlo

     

     

    Il Papa è a Cassano, tantissimi ad accoglierlo

    21 giu 14 L'elicottero è arrivato a Cassano allo Jonio, proveniente da Castrovillari, con 40 minuti di anticipo. Prima di scendere dall'elicottero il Pontefice ha salutato dal finestrino dell'elicottero la folla festante che lo acclamava. Ad accoglierlo, appena sceso dall'elicottero, è stato il sindaco di Cassano, Gianni Papasso e il Prefetto di Cosenza Gianfranco Tomao. Insieme al Papa c'era mons. Nunzio Galantino. Il primo gesto compiuto da Francesco sceso dall'elicottero è stato quello di prendere in braccio e baciare una bambina. Il Pontefice è poi salito sulla papamobile ed ha raggiunto l'hospice dove incontrerà i degenti. "Francesco sei uno di noi", ha gridato la folla mentre il Papa varcava il cancello dell'hospice. All'uscita dell'Hospice tantissima la gente per strada che lo ha accolto festante con le bandierine gialle e bianche. Tantissimi bambini per strada che hanno invogliato il Papa a fermarsi freuentemente per salutarli scendendo dalla Papamobile. Papa Francesco è poi arrivato nella Cattedrale di Cassano allo Jonio, accolto dal suono delle campane e da grida festanti dei cittadini. Durante il percorso, a bordo della papamobile scoperta, si è fermato a salutare alcune delle persone che erano dietro le transenne. Al suo arrivo il Pontefice è stato accolto con un lancio di palloncini bianchi e gialli, i colori del Vaticano. In Cattedrale il Papa, insieme a mons. Galantino, sta incontrando adesso il clero.

    --- Video Video2: Il Papa a Cassano

    --- Video Video1: In attesa del Papa

    Preso in braccio una bimba. Si chiama Greta Lourdes perché è nata l'11 febbraio, giorno dell'apparizione della Madonna a Bernadette, la bambina che Papa Francesco ha preso in braccio lungo il tragitto che dallo stadio di Cassano allo Jonio lo ha condotto all'hospice. "Ha preso in braccio la nostra bambina - hanno detto i genitori della piccola - e ci ha chiesto il nome. Gli abbiamo risposto che si chiama Greta Lourdes. Subito dopo il Santo Padre ci ha chiesto 'quanto tempo ha?' e noi gli abbiamo risposto quattro mesi e mezzo. L'ha baciata e ce l'ha riconsegnata". "Sono molto emozionata - ha detto la mamma di Greta - anche perché stanotte ho fatto una preghiera e ho chiesto espressamente alla Madonna che papa Francesco questa mattina potesse prendere in braccio mia figlia. Sono emozionatissima perché il mio desiderio è stato esaudito. Mi sono messa a piangere. La bambina, dopo che il Santo Padre l'ha baciata, appena messa nel passeggino si è addormentata, serena come un angelo"

    Salutati Vigili del Fuoco in servizio. Il Santo Padre, nella sua visita a Castrovillari e Cassano allo Jonio, ha salutato i vigili del fuoco presenti nelle due elisuperfici dove è atterrato l'elicottero dell'Aeronautica militare con a bordo il Pontefice. Il Pontefice, riporta un comunicato dei vigili del fuoco di Cosenza, ha ringraziato il personale in servizio per il "prezioso lavoro che quotidianamente svolge".

    In carcere ha salutate donne una per una. Papa Francesco ha salutato una per una le donne detenute nel carcere di Castrovillari. Durante l'incontro le detenute si sono commosse dopo aver stretto la mano del Pontefice. Al termine dell'incontro il Papa, salutandole tutte, ha detto loro "pregate per me" e poi le ha lasciate per proseguire la sua visita nel carcere.

    Ai preti:siate vicini alla gente. Il "lavoro con le famiglie e per la famiglia" è ciò a cui il Papa "incoraggia" i preti e i parroci, "un lavoro - ha detto incontrando i preti nella Cattedrale di Cassano - che il Signore ci chiede di fare in particolare in questo tempo, che è un tempo difficile sia per la famiglia come istituzione, sia per le famiglie, a causa della crisi". Nel discorso in Cattedrale papa Francesco ha richiamato "la gioia di essere preti e la bellezza della fraternità". "Stiamo lavorando come buoni operai o siamo diventati un po' degli 'impiegati'?. Siamo dei canali aperti, generosi, attraverso cui scorre abbondante l'amore di Dio o invece mettiamo al centro noi stessi, e così al posto di essere 'canali' diventiamo 'schermi' che non aiutano l'incontro con il Signore, con la luce e la forza del Vangelo?". E' la riflessione proposta al Papa ai preti della diocesi di Cassano incontrati nella Cattedrale della cittadina allo Jonio. Dopo aver pronunciato il suo discorso, il Papa sta ora rispondendo ad alcune domande dei sacerdoti. L'incontro con i sacerdoti è stata la terza tappa del viaggio di papa Bergoglio in Calabria, dopo la visita alla Casa circondariale di Sibari e quella successiva agli ammalati dell'Hospice "San Giuseppe Moscati". Dopo l'incontro in cattedrale, il Papa pranzerà in Seminario con alcuni ospiti della Caritas e della comunità terapeutica Saman, fondata da Mauro Rostagno.
    Siate sereni. Il Papa è uscito da poco dalla Cattedrale di Cassano dove ha parlato con il clero. All'uscita uno dei vescovi che lo ha incontrato ha dichiarato che il Papa ha chiesto a tutti loro di rivolgersi "serenamente" con la preghiera al Signore. "E' sempre un'emozione - ha aggiunto il presule - colloquiare con il Santo Padre, che è illuminato dalla Grazia di Dio". Dirigendosi verso la mensa con i poveri, il Papa ha stretto la mano di una ragazza che è scoppiata in lacrime. "Mi ha toccato la mano - ha detto - e questo mi ha fortemente emozionato. È stata un'esperienza unica e irrepetibile"

    Ai detenuti: Pregate per me. "Pregate per me perché anch'io faccio i miei sbagli e devo fare penitenza". E' quanto ha detto Papa Francesco, parlando a braccio, ai detenuti del carcere di Castrovillari. Lo ha riferito a Tv2000 il vice direttore della sala stampa vaticana, padre Cito Benedettini, presente alla visita del pontefice nell'istituto penitenziario.

    Gioia ed emozione a Cassano. ''Cassano è questa, gioia ed emozione''. Così alcuni cittadini cassanesi che attendono l'arrivo del Papa lungo il percorso urbano. ''Ci sono persone buone e cattive - dicono - anche qui a Cassano, come nel resto del mondo, ma questo non identifica la nostra comunità. Siamo orgogliosi di ricevere il Papa e la nostra speranza è di potergli stringere la mano''.

    Rispetto diritti umani detenuti e reinserimento sociale. "Il tema del rispetto dei diritti fondamentali dell'uomo e l'esigenza di corrispondenti condizioni di espiazione della pena" "è essenziale e l'attenzione in proposito deve rimanere sempre alta". Lo ha detto il Papa incontrando i detenuti del carcere di Castrovillari, "primo gesto - ha sottolineato - della mia visita pastorale" in Calabria. Ma ciò "non è sufficiente se non accompagnato da un impegno concreto delle istituzioni in vista di un effettivo reinserimento nella società". Papa Francesco ha introdotto il tema del reinserimento sociale citando il discorso di Benedetto XVI alla 17.ma conferenza dei direttori delle amministrazioni penitenziarie del Consiglio d'Europa del 22 novembre 2012. Ma, ha osservato papa Bergoglio davanti ai 180 uomini e donne detenuti nel carcere di Castrovillari, "il pieno reinserimento della persona non avviene come termine di un percorso solamente umano". "In questo cammino - ha aggiunto - entra anche l'incontro con Dio, la capacità di lasciarci guidare da Dio che ci ama, che è capace di comprenderci e perdonare i nostri errori". "Il Signore - ha sintetizzato il Pontefice - è un maestro di reinserimento: ci prende per mano e ci riporta nella comunità sociale". Il Papa ha concluso augurando che "questo tempo di detenzione non vada perduto, ma possa essere un tempo prezioso, durante il quale chiedere e ottenere da Dio questa grazia", e con un "incoraggiamento a tutti coloro che operano in questa Casa: ai dirigenti, agli agenti di Polizia carceraria, a tutto il personale"

    Se pena degrada ritorsione dannosa anche a società. Quando la "finalità" del reinserimento dei detenuti "viene trascurata, l'esecuzione della pena degrada a uno strumento di sola punizione e ritorsione sociale, a sua volta dannoso per l'individuo e la società". Lo ha detto il Papa incontrando i detenuti nel carcere di Castrovillari.

    Al padre di Cocò: Mai più queste sofferenze. Papa Francesco ha incontrato il padre ed altri familiari di Cocò Campolongo, il bambino di tre anni bruciato e ucciso a Cassano allo Jonio. Durante l'incontro ha detto: "Mai più succeda che un bambino debba avere queste sofferenze". La notizia dell'incontro tra Papa Francesco e i familiari di Cocò Campolongo è stata data dal vescovo di Cassano, mons. Nunzio Galantino, all'uscita dal carcere di Castrovillari. "I familiari del bambino - ha detto Galantino - hanno pianto incontrando il Papa. E' stato un momento davvero commovente".
    Prego per lui. "Prego continuamente per lui, non disperate". E' la frase pronunciata da Papa Francesco ai familiari di Cocò Campolongo nel corso dell'incontro avvenuto nel carcere di Castrovillari. La frase pronunciata dal Papa ai familiari di Cocò è stata riferita da mons. Nunzio Galantino al termine della visita di Papa Francesco nel carcere di Castrovillari. "E' stato un momento molto intenso - ha detto -, le donne hanno pianto e c'è stata una commozione generale".

    Mai più vittime come Cocò. "Mai più vittime della 'ndrangheta", "mai più succeda che un bambino debba avere queste sofferenze", ha detto il Papa, secondo quanto ha riferito l'ufficio comunicazioni della visita del Papa, salutando il papà e le nonne di Cocò Campolongo, il bimbo di 3 anni nato in carcere e bruciato vivo dalla criminalità organizzata. Il Pontefice ha fatto riferimento alla violenza, dicendo che non deve mai succedere una cosa del genere nella società, e che ha pregato molto e sta pregando per Cocò e per tutti i bambini".

    Ai detenuti dice: Dio non condanna ma perdona e accompagna. "Dio non ci condanna, mai fa questo con noi, Dio quando ci perdona ci accompagna e ci aiuta nella strada, sempre". Lo ha detto il Papa, integrando a braccio il suo discorso ai reclusi nella Casa Circondariale di Castrovillari. "Sempre - ha proseguito subito dopo - , anche nelle cose piccole, quando andiamo a confessarci il Signore ci dice, 'ma io ti perdono, ma adesso vieni con me', lui ci aiuta a riprendere la strada, mai condanna, mai perdona soltanto, perdona e accompagna, noi siamo fragili e dobbiamo tornare alla confessione, tutti, ma sempre non si stanca, dà la mano a tutti"

    All'uscita del carcere stringe mani e saluta. Papa Francesco ha appena terminato la sua visita nel carcere di Castrovillari dopo avere incontrato i detenuti ed i familiari del personale dipendente. Il Papa sta attraversando adesso due ali di folla che lo attendevano all'uscita per raggiungere l'elicottero a bordo del quale si trasferirà a Cassano allo Jonio. Francesco stringe mani e abbraccia i bambini che gli vengono passati dai genitori.

    All'Hospice: Vicino alla sofferenza. Papa Francesco si è intrattenuto più di 40 minuti nell'hospice di Cassano allo Jonio, che ospita un centro di cure palliative e di terapia del dolore. Il Pontefice è stato accolto da una folla festante e che ha inneggiato al suo nome. Prima di varcare il portone dell'hospice Francesco è sceso dalla papamobile ed ha salutato le persone presenti, stringendo loro la mano, ed ha baciato tanti bambini. All'interno della struttura sanitaria, dopo avere salutato il responsabile, Francesco Nigro Imperiale, è entrato in ogni stanza, dove si è intrattenuto con i malati ed i loro familiari dicendosi vicino alla loro sofferenza. "Il Santo Padre - dice la signora Maria Rosaria, 49 anni, visibilmente emozionata - mi ha preso con entrambe le mani la testa. Non sono riuscita a trattenere le lacrime. E' stato un momento indimenticabile. Mi sento una privilegiata". Papa Francesco appena arrivato all'hospice si è diretto nelle stanze dei degenti che ha salutato e benedetto. La stessa cosa ha fatto con i familiari degli ammalati che si trovavano nelle corsie. "Nelle stanze è stato veramente commovente. Il Papa si avvicinava agli ammalati stringendo loro la mano e dando carezze. E' stata veramente un'atmosfera toccante, emozionante. Non nego di essermi commosso", ha detto il responsabile della struttura sanitaria, Francesco Nigro Imperiale, che insieme al vescovo Galantino ha accompagnato il Pontefice nella visita. "In una stanza - ha aggiunto Nigro Imperiale - un degente ha consegnato una zucchetta al Papa e Francesco, dopo essersi reso conto che la zucchetta datagli era della sua misura, ci ha consegnato la zucchetta che in quel momento aveva in testa, sostituendola con quella ricevuta in dono. Poi, una volta finita la visita nelle stanze degli ammalati, si è intrattenuto con tutto il personale della struttura sanitaria, medici, paramedici e amministrativi". L'hospice ha fatto dono al Papa di un quadro raffigurante la struttura sanitaria, l'immagine di san Giuseppe Moscati, a cui è dedicata, e ai quattro angoli del quadro ci sono quattro mani che cercano aiuto. Il quadro portava questa dedica: "A sua Santità papa Francesco, per la sua instancabile preghiera per i sofferenti, gli umili e gli indifesi". "Il Papa - ha concluso Nigro Imperiale - è stato favorevolmente colpito sia dalla struttura dell'hospice e sia soprattutto per l'accoglienza umana che viene riservata ai malati e ai loro familiari, cosa peraltro confermata da sua mons. Nunzio Galantino, che ha sottolineato come nell'hospice cassanese si dà molta importanza anche all'accoglienza dei familiari dei degenti"
    Carezze mani Dio arrivano all'anima. "Tutto quello che le mani possono fare è accarezzare. La malattia è brutta, ma le mani sono onnipotenti. La carezza delle mani di Dio arrivano nel profondo dell'anima". Lo ha detto Papa Francesco all'Hospice di Cassano allo Jonio quando il direttore dell'ospedale per malati terminali, Francesco Nigro Imperiale, ha regalato al Santo Padre un quadro raffigurante la struttura sanitaria, l'immagine di san Giuseppe Moscati, a cui è dedicata, e ai quattro angoli del quadro ci sono quattro mani che cercano aiuto. Il quadro reca questa dedica: "A sua Santità papa Francesco, per la sua instancabile preghiera per i sofferenti, gli umili e gli indifesi"

    Pranzo con i poveri. Anche davanti al seminario vescovile di Cassano allo Jonio c'è stato un bagno di folla festante per papa Bergoglio. Il pontefice dopo aver lasciato la Cattedrale, dove ha incontrato il clero, è arrivato al seminario diocesano, dove sta pranzando alla stessa tavola con i poveri della Caritas e alcuni rappresentanti della comunità Saman Mauro Rostagno di Cassano. Anche davanti al seminario la folla raccolta ha inneggiato il nome di Francesco. Due gli striscioni più significativi: "Papa Francesco sei la nostra speranza, ti vogliamo bene" e "Papa Francesco sei un esempio per tutti noi"
    Forte chi si rialza. "Forte è colui che una volta caduto riesce a rialzarsi". Così Papa Francesco si è rivolto ai poveri ed agli ex tossicodipendenti ospiti della comunità Saman con i quali ha pranzato nel seminario diocesano di Cassano allo Jonio. Il Pontefice si è avvicinato ai tavoli e ha salutato e scambiato una parola con tutti. I commensali si sono detti "emozionati e particolarmente toccati dall'esperienza vissuta". Dopo il pranzo il Papa ha riposato un po' di raggiungere Sibari per la Messa.
    Il menu. Antipasto tipico calabrese, con salumi e formaggi; maccheroni con sugo di salsiccia e polpettone e arrosto di vitello, con contorno di verdure e patate. E per concludere macedonia di frutta e gelato. È stato questo il menù del pranzo di Papa Francesco con i poveri e gli ex tossicodipendenti della comunità Saman di Cassano allo Jonio, cinquanta persone in tutto. Una delle ragazze che hanno pranzato col Papa non ha saputo trattenere la sua emozione per l'esperienza che ha vissuto. "Davanti a Papa Francesco - ha detto - non sono riuscita a dire una parola. Eppure il Papa è riuscito a rendere anche questo momento semplice, gioviale, senza nulla di cerimoniale". "Un pranzo fatto bene, complimenti alla cuoca che lo ha preparato", ha commentato la responsabile della comunità Saman, Fiammetta De Salvo.

    Il discorso del Papa nel carcere di Castrovillari:
    Cari fratelli e sorelle, il primo gesto della mia visita pastorale è l’incontro con voi detenuti e voi operatori della Casa circondariale di Castrovillari. In questo modo vorrei esprimere la vicinanza del Papa e della Chiesa ad ogni uomo e ogni donna che si trova in carcere, in ogni parte del mondo. Gesù ha detto: «Ero in carcere e siete venuti a trovarmi» (Mt 25,36). Nelle riflessioni che riguardano i detenuti, si sottolinea spesso il tema del rispetto dei diritti fondamentali dell’uomo e l’esigenza di corrispondenti condizioni di espiazione della pena. Questo aspetto della politica penitenziaria è certamente essenziale e l’attenzione in proposito deve rimanere sempre alta. Ma tale prospettiva non è ancora sufficiente, se non è accompagnata e completata da un impegno concreto delle istituzioni in vista di un effettivo reinserimento nella società (cfr BENEDETTO XVI, Discorso ai partecipanti alla 17a Conferenza dei Direttori delle Amministrazioni penitenziarie del Consiglio d’Europa, 22 novembre 2012). Quando questa finalità viene trascurata, l’esecuzione della pena degrada a uno strumento di sola punizione e ritorsione sociale, a sua volta dannoso per l’individuo e per la società. D’altra parte, un vero e pieno reinserimento della persona non avviene come termine di un percorso solamente umano. In questo cammino entra anche l’incontro con Dio, la capacità di lasciarci guardare da Dio che ci ama, che è capace di comprenderci e di perdonare i nostri errori. Il Signore è un maestro di reinserimento: ci prende per mano e ci riporta nella comunità sociale. Il Signore sempre perdona, sempre accompagna, sempre comprende; a noi spetta lasciarci comprendere, lasciarci perdonare, lasciarci accompagnare. Auguro a ciascuno di voi che questo tempo di detenzione non vada perduto, ma possa essere un tempo prezioso, durante il quale chiedere e ottenere da Dio questa grazia. Così facendo contribuirete a rendere migliori prima di tutto voi stessi, ma nello stesso tempo anche la comunità, perché, nel bene e nel male, le nostre azioni influiscono sugli altri e su tutta la famiglia umana. Un pensiero affettuoso voglio rivolgerlo in questo momento ai vostri familiari; che il Signore vi conceda di riabbracciarli in serenità e in pace. E infine un incoraggiamento a tutti coloro che operano in questa Casa: ai Dirigenti, agli agenti di Polizia carceraria, a tutto il personale. Vi benedico tutti e vi affido alla protezione della Madonna, nostra Madre.

    Il discorso del Papa in Cattedrale a Cassano:
    Cari Sacerdoti, vi ringrazio per la vostra accoglienza! Ho molto desiderato questo incontro con voi che portate il peso quotidiano del lavoro parrocchiale. Vorrei prima di tutto condividere con voi la gioia di essere preti. La sorpresa sempre nuova di essere stato chiamato, anzi, di essere chiamato dal Signore Gesù. Chiamato a seguirlo, a stare con Lui, per andare agli altri portando Lui, la sua parola, il suo perdono... Non c’è niente di più bello per un uomo di questo, non è vero? Quando noi preti stiamo davanti al tabernacolo, e ci fermiamo un momento lì, in silenzio, allora sentiamo lo sguardo di Gesù nuovamente su di noi, e questo sguardo ci rinnova, ci rianima... Certo, a volte non è facile rimanere davanti al Signore; non è facile perché siamo presi da tante cose, da tante persone...; ma a volte non è facile perché sentiamo un certo disagio, lo sguardo di Gesù ci inquieta un po’, ci mette anche in crisi... Ma questo ci fa bene! Nel silenzio della preghiera Gesù ci fa vedere se stiamo lavorando come buoni operai, oppure forse siamo diventati un po’ degli “impiegati”; se siamo dei “canali” aperti, generosi attraverso cui scorre abbondante il suo amore, la sua grazia, o se invece mettiamo al centro noi stessi, e così al posto di essere “canali” diventiamo “schermi” che non aiutano l’incontro con il Signore, con la luce e la forza del Vangelo. E la seconda cosa che desidero condividere con voi è la bellezza della fraternità: dell’essere preti insieme, del seguire il Signore non da soli, non uno a uno, ma insieme, pur nella grande varietà dei doni e delle personalità; anzi, proprio questo arricchisce il presbiterio, questa varietà di provenienze, di età, di talenti... E tutto vissuto nella comunione, nella fraternità. Anche questo non è facile, non è immediato e scontato. Prima di tutto perché anche noi preti siamo immersi nella cultura soggettivistica di oggi, questa cultura che esalta l’io fino a idolatrarlo. E poi a causa di un certo individualismo pastorale che purtroppo è diffuso nelle nostre diocesi. Perciò dobbiamo reagire a questo con la scelta della fraternità. Intenzionalmente parlo di “scelta”. Non può essere solo una cosa lasciata al caso, alle circostanze favorevoli... No, è una scelta, che corrisponde alla realtà che ci costituisce, al dono che abbiamo ricevuto ma che va sempre accolto e coltivato: la comunione in Cristo nel presbiterio, intorno al Vescovo. Questa comunione chiede di essere vissuta cercando forme concrete adeguate ai tempi e alla realtà del territorio, ma sempre in prospettiva apostolica, con stile missionario, con fraternità e semplicità di vita. Quando Gesù dice: «Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri» (Gv 13,35), lo dice certo per tutti, ma prima di tutto per i Dodici, per quelli che ha chiamato a seguirlo più da vicino. La gioia di essere preti e la bellezza della fraternità. Queste sono le due cose che sentivo più importanti pensando a voi. Un’ultima cosa la accenno solamente: vi incoraggio nel vostro lavoro con le famiglie e per la famiglia. E’ un lavoro che il Signore ci chiede di fare in modo particolare in questo tempo, che è un tempo difficile sia per la famiglia come istituzione, sia per le famiglie, a causa della crisi. Ma proprio quando il tempo è difficile, Dio fa sentire la sua vicinanza, la sua grazia, la forza profetica della sua Parola. E noi siamo chiamati ad essere testimoni, mediatori di questa vicinanza alle famiglie e di questa forza profetica per la famiglia. Cari fratelli, vi ringrazio. E andiamo avanti, animati dal comune amore per il Signore e per la santa madre Chiesa. La Madonna vi protegga e vi accompagni. Rimaniamo uniti nella preghiera. Grazie!

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