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    La ndrangheta gestiva sistema parallelo di credito, 17 arresti tra Reggio e Milano

     

    La ndrangheta gestiva sistema parallelo di credito, 17 arresti tra Reggio e Milano

    19 giu 14 Un "sistema creditizio parallelo" attraverso il quale le cosche della 'ndrangheta erogavano prestiti, a tassi usurari, a imprenditori calabresi e lombardi in difficoltà. E' quello che hanno scoperto i Carabinieri del Ros e quelli del Comando provinciale di Reggio Calabria, coadiuvati dalla Direzione investigativa antimafia (Dia). Diciassette gli arresti in corso di esecuzione nelle province di Reggio Calabria e Milano. Nell'ordinanza di custodia cautelare, emessa dal gip del tribunale di Reggio Calabria, si contestano agli indagati le accuse di associazione di tipo mafioso, usura, estorsione, esercizio abusivo dell'attivita' creditizia e intestazione fittizia di beni: tutti reati aggravati dalle finalita' mafiose. Contestualmente, agli arresti sono stati sequestrati anche beni aziendali e quote societarie per un valore di otto milioni di euro. Al centro delle indagini condotte dal Ros, le "sinergie criminali" che si sono instaurate tra le cosche 'ndranghetiste di Reggio e Rosarno per la gestione delle risorse finanziarie provenienti dalle attività illecite.

    Tassi del 20% mensili. Applicavano tassi ad usura del 20% mensile abbinati ad ulteriori garanzie vessatorie, quali cessioni di quote societarie e trasferimenti della titolarità di immobili, anche di pregio. Era questo il modus operandi delle 17 persone arrestate stamani dai carabinieri del Ros, coadiuvati da personale della Dia, con le accuse, a vario titolo, di associazione mafiosa, usura, estorsione, esercizio abusivo dell'attività creditizia e intestazione fittizia di beni, aggravati dalle finalità mafiose. Il provvedimento, emesso dal gip di Reggio Calabria su richiesta della Dda, prevede il carcere per Francesco Buda, di 49 anni, Giuseppe Codispoti (49), Domenico Condello (42), Francesco Condello (32), Gianluca Ciro Domenico Favara (47), Francesco Foti (56), Fortunato Danilo Paonessa (40), Vincenzo Pesce (62), Pasquale Rappoccio (58) e Carmelo Vardé 28). Sono stati posti ai domiciliari Carlo Avallone (59), Antonino Cotroneo (71), Biagio Francesco Maduli (51), Paolo Pizzimenti (26), Maria Grazia Polimeni 37), Giacinto Polimeni 62), Mario Donato Ria (67). Le indagini del Ros, prosecuzione dell'inchiesta Meta, hanno evidenziato le sinergie criminali tra le cosche Condello e Imerti di Reggio e Pesce e Bellocco di Rosarno per la gestione delle risorse delle attività illecite, attraverso la creazione di un sistema creditizio parallelo a favore di imprenditori calabresi e lombardi. In questo contesto, secondo le indagini, la figura centrale era quella di Favara, indicato come il collettore degli interessi anche delle cosche reggine ed a cui faceva capo un gruppo di soggetti incaricati dell'individuazione degli imprenditori in difficoltà. Tra coloro che erano incaricati di individuare le vittime c'era l'imprenditore Rappoccio, già arrestato insieme a Favara nell'operazione Reggio Nord, indagine che aveva consentito di individuare il circuito criminale di riferimento di Domenico Condello, cugino del boss Pasquale "il supremo", arrestato nell'ottobre 2012 dopo 20 anni di latitanza. Nel procedimento reggino sono confluite anche le acquisizioni fatte dalla Dia nell'ambito di una inchiesta della Dda di Milano nei confronti di tre arrestati. Il Ros e la Dia hanno accertato come un'articolazione territoriale dei Pesce-Bellocco sia stata in grado di attuare un lento e graduale processo di "aggressione" del patrimonio mobiliare ed immobiliare dell'imprenditoria milanese, con estorsioni ed usura, e come Favara ed i suoi abbiano sfruttato anche altre realtà associative già radicate in Lombardia sia 'ndranghetiste, come la locale di Lonate-Pozzolo, sia appartenenti alla criminalità comune.

    De Raho: Grande disponibilità delle cosche di denaro. "L'operazione congiunta eseguita dai carabinieri e dalla Dia fa emergere un quadro indiziario che sottolinea la grandissima disponibilità di danaro liquido da parte delle cosche della ndrangheta". Lo ha detto il procuratore della Repubblica di Reggio Calabria Federico Cafiero de Raho incontrando i giornalisti per illustrare i dettagli dell'operazione che ha portato stamani a 17 arresti. "Inoltre - ha aggiunto - viene ulteriormente confermata la validità della tesi secondo cui la ndrangheta ha una struttura verticistica, nonostante l'autonomia dei singoli 'locali', una struttura che consente di operare ben oltre i confini regionali fino a condizionare settori dell'economia in difficoltà nel nord del Paese". "Ci troviamo dinanzi - ha affermato de Raho - a situazioni in cui l'imprenditore rimasto senza disponibilità si rivolge al giro dell'usura sottoponendosi a condizioni disumane, con tassi mensili del 20%, e quando non riesce a fare fronte al debito, viene sequestrato e bastonato in maniera feroce con vanto dei suoi aguzzini. Io credo che sia giunto il momento di pensare a misure speciali tali, a provvidenze particolari, da permettere all'imprenditore in difficoltà temporanee di accedere al credito ordinario con modalità particolari, a cominciare almeno dalle regioni del Mezzogiorno". De Raho, ringraziando carabinieri e Dia, ha sottolineato "l'efficace sinergia operativa che ha permesso l'individuazione ed il sequestro di imponenti ricchezze costituite da automezzi, immobili, conto correnti e quote societarie".

    Sistema gestito dal Gotha delle cosche. Era gestito dal gotha delle cosche reggine e della piana di Gioia Tauro il "sistema creditizio parallelo" scoperto dai carabinieri del Ros nel corso di un'indagine in cui sono confluite anche risultanze di un'indagine della Dia di Milano e che stamani ha portato all'operazione "'Ndrangheta banking" con l'esecuzione di 17 arresti (sette ai domiciliari), 12 dei quali eseguiti in Calabria e 5 a Milano, di cui 3 ad opera della Dia del capoluogo lombardo. Il sistema, infatti, secondo quanto emerso nel corso di anni di indagine sarebbe stato gestito dalle 'ndrine Condello, De Stefano, Tegano, Imerti e Buda di Reggio Calabria e Pesce e Bellocco di Rosarno, le più potenti della Calabria. A gestire materialmente il credito ad usura ad imprenditori e commercianti calabresi e milanesi, sarebbe stato Gianluca Favara, 47 anni, imprenditore nel settore della distribuzione per alberghi e titolare di una lavanderia, già coinvolto nell'inchiesta Meta condotta contro le principali cosche di Reggio Calabria ed in quella Mentore condotta dalla Dia di Milano nel 2012. L'uomo sarebbe riuscito anche ad intessere relazioni con i Lampada di Milano, contatti interrotti dopo le operazioni giudiziarie che li hanno colpiti. Grazie ad i suoi contatti con settori dell'imprenditoria più o meno lecita, Favara riusciva ad individuare quegli operatori economici che nel periodo della crisi avevano difficoltà economiche e si faceva avanti per prestiti a tassi usurai. Quando le vittime non riuscivano a fare fronte ai debiti venivano intimiditi allo scopo di ottenere beni quali automobili o la sottoscrizione di preliminari di vendita di immobili. In un paio di casi, i componenti dell'organizzazione hanno anche aggredito le loro vittime. Il Ros ha anche scoperto una serie di intestazioni fittizie di beni riconducibili, in particolare, ai Condello ed ai Pesce che si erano attivati, rispettivamente, nel settore della distribuzione di slot machine e nelle imprese edili. L'inchiesta è stata coordinata dal pm della Dda di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo, titolare dell'indagine Meta, e dal pm dello stesso ufficio codelegato Alessandra Cerreti che coordina tutte le principali inchieste sui Pesce-Bellocco di Rosarno.

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