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    Vicenda Scajola: La Rizzo resta in carcere, domiciliari all'ex ministro

    La Rizzo all'arrivo del carcere di Arghillà

     

    Vicenda Scajola: La Rizzo resta in carcere, domiciliari all'ex ministro

    13 giu 14 Resta in carcere Chiara Rizzo, la moglie di Amedeo Matacena. Lo ha deciso il Tribunale della libertà di Reggio Calabria che ha rigettato il ricorso presentato dagli avvocati Alfredo Biondi e Bonaventura Candido. Quest'ultimo si sta recando in carcere per comunicare la decisione del riesame alla sua assistita.
    Legali Rizzo: sconcertati. "Si tratta di una decisione che ci lascia sconcertati e addolorati per la reiezione della nostra istanza e dei chiarimenti forniti dalla nostra assistita". E' questa la reazione degli avvocati Carlo Biondi e Bonaventura Candido, difensori di Chiara Rizzo alla decisione del Tribunale per il riesame di Reggio Calabria che ha confermato la detenzione in carcere per la loro assistita. "La motivazione della decisione - proseguono i legali - ci è ancora ignota ma, se essa fosse dipesa dalla accettazione delle tesi del pm che la ha, in fase di udienza, mutato l'originale imputazione, allora la decisione del Riesame apparirebbe ancora più gravatoria rispetto anche alle decisioni assunte nei confronti di altri indagati. E' a chiunque evidente come, inspiegabilmente, nell'ambito dello stesso procedimento, siano stati adottati due pesi e due misure, essendo del tutto ingiustificato e difficilmente accettabile che alla signora Chiara Rizzo sia stata applicata la misura più gravemente afflittiva". "In ogni caso - concludono Biondi e Candido - ricorreremo alla Corte Suprema di Cassazione non appena saranno depositate le motivazioni".

    Domiciliari per Scajola. Il tribunale della libertà di Reggio Calabria ha concesso gli arresti domiciliari all'ex ministro Claudio Scajola accogliendo in parte il ricorso dei suoi legali, Giorgio Perroni e Elisabetta Busuito. La decisione dei giudici è stata depositata stamani. Il trasferimento di Claudio Scajola nella sua casa di Imperia, dopo la decisione del Tribunale del Riesame di Reggio Calabria di concedergli i domiciliari, avverrà ''in giornata e i tempi dipenderanno dalla disponibilità di scorte degli agenti della polizia penitenziaria che se ne occuperanno''. Lo ha spiegato uno dei legali dell'ex ministro, l'avvocato Giorgio Perroni. Il difensore ha spiegato di aver comunicato subito la decisione del Riesame alla moglie dell'ex ministro e ha chiarito, inoltre, che al momento i giudici hanno depositato il dispositivo di concessione dei domiciliari per Scajola, accusato di aver favorito la latitanza dell'ex parlamentare Fi Amedeo Matacena, e che bisognerà attendere 15 giorni almeno per le motivazioni. ''Noi - ha detto Perroni - avevamo depositato 100 pagine di ricorso per spiegare, tra le altre cose, che mancano i gravi indizi di colpevolezza e che sono venute meno le esigenze cautelari''.

    Scajola lascia il carcere alle 14. L'ex ministro dello sviluppo economico Claudio Scajola, ha lasciato poco prima della 14 il carcere di Regina Coeli, dove si trovava dall'8 maggio scorso, per raggiungere la sua abitazione ad Imperia. Scajola ha lasciato il carcere da una uscita secondaria per evitare i giornalisti e telecamere. Oggi il tribunale della libertà di Reggio Calabria ha concesso a Scajola gli arresti domiciliari.

    Sentito ex ministro Pisanu. L'ex ministro dell'Interno Giuseppe Pisanu è stato sentito in mattinata in Procura a Bologna nell'ambito dell'inchiesta sulla mancata scorta a Marco Biagi, ucciso dalle Br il 19 marzo 2002 a Bologna. L'inchiesta ipotizza il reato di omicidio per omissione a carico di ignoti. Secondo quanto appreso Pisanu è stato convocato in quanto successore di Claudio Scajola come responsabile del Viminale: gli subentrò a luglio 2002. Pisanu, secondo quanto si è appreso, avrebbe fornito una valutazione sulle informazioni di cui era in possesso il ministero dell'Interno quando lui subentrò a Scajola. In particolare avrebbe fatto riferimento alle informative arrivate dai Servizi segreti: dall'analisi di questa documentazione sarebbe stato facilmente intuibile il pericolo per Marco Biagi. Nelle carte si parlava infatti dei rischi per i cosiddetti 'uomini cerniera', persone come D'Antona o Giugni. Un profilo a cui rispondeva la descrizione del docente bolognese.

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