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    Rapporto ecomafie: oltre 80 infrazioni al giorno, fatturato da 15 mld

     

     

    Rapporto ecomafie: oltre 80 infrazioni al giorno, fatturato da 15 mld. Roberti: ecoreati presto penali

    11 giu 14 Sono 29.274 le infrazioni accertate nel 2013, più di 80 al giorno, oltre tre all'ora. Questa la fotografia dell'ecomafia scattata da Legambiente nel rapporto 2014 che "monitora e denuncia puntualmente la situazione della criminalità ambientale", da cui emerge che il fatturato sfiora "i 15 miliardi di euro" (in calo a causa della minor spesa pubblica) e coinvolge "numerosi clan" (321) del malaffare. Gli eco-reati riguardano: agroalimentare (25%); fauna (22%), rifiuti (15%), ciclo del cemento (14%). In testa, la Campania. Il business eco-criminale registra una "lieve flessione": l'anno scorso era pari a 16 miliardi. Per Legambiente la ragione è "il calo degli investimenti a rischio (da 7,7 a 6 miliardi)"; come dire la 'spending review' della spesa pubblica incide anche sulle "occasioni di guadagno delle cosche". Rimangono invariati gli affari del business illegale dei rifiuti speciali, pari a 3,1 miliardi di euro, e il fatturato dell'abusivismo edilizio (1,7 miliardi). Il 47% dei reati ambientali riguarda le "quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa": Campania, Puglia, Calabria e Sicilia; regioni dove si registra anche il record delle persone denunciate (4.072). Al centro la regione con più eco-crimini è il Lazio (2.084 reati); la prima del nord è la Liguria (1.431 reati). Tra le province in testa c'è Napoli, seguita da Roma, Salerno, Reggio Calabria e Bari. Aumentano i reati nel ciclo dei rifiuti, passando da 5.025 a 5.744 (più 14,3%). Prima la Campania (17% dei reati). Tra le provincie, in testa c'è Napoli seguita da Roma. I reati legati al ciclo del cemento calano del 12,7%. In cima alla classifica sempre la Campania. Napoli è la provincia più colpita. Vera e propria esplosione per i reati nel settore agroalimentare (9.540 reati contro i 4.173 reati dell'anno scorso, e il raddoppio delle denunce). Buone notizie sul fronte incendi (meno 63%). Legambiente - che quast'anno dedica il rapporto alla memoria di Ilaria Alpi e Milan Hovratin e del sostituto commissario di polizia Roberto Mancini - cita anche le infiltrazioni malavitose nelle pieghe della green economy, dei centri commerciali e della grande distribuzione.

    Roberti: Ecoreati presto penali. Approvare presto le misure per l'introduzione nel codice penale dei reati contro l'ambiente. Così il procuratore nazionale antimafia Franco Roberti a margine della presentazione del rapporto Ecomafia 2014 di Legambiente. "Abbiamo da tempo segnalato al Parlamento - osserva Roberti - la necessità di trasformare in delitti quelli che oggi sono contravvenzioni, per poter avere mezzi più incisivi di contrasto sul piano della repressione penale". ''Sono allarmanti i risultati che emergono dal rapporto Ecomafia'', dice Roberti che però ricorda come ''la risposta ci sia stata''. Per il procuratore nazionale ''i delitti contro l'ambiente non sono soltanto delitti di mafia ma anche di imprese'', e cioè di ''un'imprenditoria eco-criminale fatta di imprenditori che si sono rivolti alla criminalità per ottenere dei servizi illeciti''. ''Abbiamo oggi una struttura che funziona sulle ecomafie - spiega - Andiamo a puntare e a raccogliere i reati 'spia'; e incrociamo i soggetti con la base dati dell'antimafia per vedere se sono contigui alla criminalità organizzata''. Sulla Terra dei fuochi - osserva Roberti - ''noi facciamo la nostra parte. Vedremo a cosa porta questo decreto. In ogni caso è un segnale importante l'incarico affidato al capo del Corpo forestale dello Stato Patrone'' di guidare la task force.

    Legambiente: immobilismo politica, leggi indadeguate. Ad un "vivace dinamismo degli eco-criminali fa da contraltare l'immobilismo della politica nazionale". Lo afferma Legambiente presentando il nuovo rapporto Ecomafia 2014, osservando che "nel nostro Paese vige ancora una legislazione a tutela dell'ambiente del tutto inadeguata, a carattere sostanzialmente contravvenzionale e basata su una vecchia impostazione che riconosce massimamente le ragioni dell'economia tralasciando i costi ambientali, sanitari e sociali". "Reati ambientali e corruzione sono strettamente connessi - dichiara il presidente di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza - Il disegno di legge sui reati ambientali approvato alla Camera e la gestazione in Parlamento di un disegno di legge sulla corruzione sono iter necessari e a nostro avviso non più rinviabili. Invece, ancora una volta, sono bloccati". Rossella Muroni, direttrice di Legambiente, mette in evidenza "un nuovo aspetto delle attività degli ecocriminali che si muovono con strategie sempre più sofisticate camuffate di legalità. Sul fronte della corruzione è necessaria una risposta urgente perché è proprio l'area grigia dei funzionari pubblici corrotti che arricchisce e rende ancor più potente l'ecomafia".

    Si cambi passo su "Terra dei fuochi". "Chiediamo ai ministri dell'Ambiente, della Salute e delle Politiche agricole un deciso cambio di passo. Servono trasparenza e certezze sulla programmazione degli interventi". Così Legambiente sulla Terra dei fuochi lanciando il nuovo rapporto Ecomafia 2014. "La sospensione dei campionamenti sui suoli a rischio sembra l'ulteriore prova della mancata organizzazione e pianificazione della politica - aggiunge Legambiente - Sono tante, troppe le domande senza una risposta, a partire dal fatto che dopo 20 anni di immobilismo ora scatta l'emergenza rifiuti radioattivi". Solo con un cambio di rotta, "lo Stato può tornare ad essere credibile e riconquistare la fiducia dei cittadini garantendo una partecipazione e informazione completa e mettendo in campo una serie di azioni e strumenti efficaci per combattere le illegalità ambientali". Ma "quello che stiamo vedendo ancora una volta va nella direzione contraria. Occorre invece procedere in maniera spedita: rafforzando l'attività di repressione dei fenomeni di smaltimento illegale, dando piena attuazione ai programmi di prevenzione sanitaria e di analisi epidemiologica (buona parte dei comuni interessati sono ancora senza Osservatorio sui tumori), procedendo alla delimitazione e alla successiva bonifica delle aree contaminate".

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