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    Blitz contro cosca Crea a Rizziconi, 16 arresti

     

    Blitz contro cosca Crea a Rizziconi, 16 arresti in manette anche ex assessore e ex consiglieri

    04 giu 14 Blitz della polizia contro la cosca Crea di Rizziconi: la squadra mobile di Reggio Calabria e il Servizio centrale operativo stanno eseguendo 16 ordinanze di custodia cautelare emesse dalla Dda di Reggio Calabria. Tra i destinatari, oltre al capo famiglia Teodoro Crea, di 65 anni, anche la moglie i figli e la nuora. Le accuse ipotizzate a vario titolo nei confronti degli arrestati sono associazione di tipo mafioso, estorsione e intestazione fittizia di beni. Al centro dell'indagine, secondo quando si apprende, vi sarebbero una serie di condizionamenti nella pubblica amministrazione, estorsioni, appalti e frodi alla comunità europea. Uno dei figli del presunto boss Teodoro Crea, Giuseppe, di 36 anni, destinatario di un provvedimento cautelare, è tuttora latitante. I dettagli dell'operazione saranno resi noti in una conferenza stampa in programma alle 11 a Reggio Calabria, alla quale parteciperanno il procuratore Federico Cafiero de Raho, il direttore del Servizio centrale operativo Raffaele Grassi, il capo della squadra mobile di Reggio Calabria Gennaro Semeraro e il capo della I divisione dello Sco Andrea Grassi.

    Gli arrestati: Sono 11 in carcere e cinque ai domiciliari le ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip di Reggio Calabria su richiesta della Direzione distrettuale antimafia nell'ambito dell'inchiesta sulla cosca Crea di Rizziconi. L'arresto in carcere è stato disposto per il presunto boss Teodoro Crea, 75 anni, detto "'u Murcu" o "'u Toru" o "Dio onnipotente"; Giuseppe Crea (36), attualmente latitante; Antonio Crea (51), detto "'u Malandrinu"; Domenico Crea (60), detto "Scarpa lucida"; Teodoro Crea (47), detto "'u Biondu"; Domenico Russo (65), detto "'u Malandrinu"; Osvaldo Lombardo (66); Giuseppe Lombardo (41); Vincenzo Alessi (38); Girolamo Cutrì (58); Domenico Rotolo (40). Stabilisce gli arresti domiciliari, invece, l'ordinanza emessa nei confronti di Vincenzo Tornese (52); Maria Grazia Alvaro (36); Clementina Burzì (63); Marinella Crea (38); Domenico Perri (67).

    La figlia del boss arrestata a Firenze. E' stato eseguito a Firenze uno degli arresti effettuati dalla polizia nell'ambito dell'inchiesta sulla cosca Crea di Rizziconi nella quale sono coinvolte 16 persone, tre delle quali ex amministratori del Comune della Piana di Gioia Tauro. Si tratta di Marinella Crea, 38 anni, figlia del boss Teodoro, che nel capoluogo toscano fa la maestra in una scuola materna. L'arresto è stato eseguito dalla mobile reggina in collaborazione con quella fiorentina. La donna è accusata per una truffa all'Agea. In particolare, il fratello della donna, Giuseppe Crea (36), benché fosse latitante dal 2006, ha attestato di essere un imprenditore agricolo senza che a ciò corrispondesse l'effettiva attività di coltivazione della terra. L'uomo è riuscito comunque ad ottenere un'indebita erogazione da parte dell'Agea dei contributi comunitari relativi al Piano di sviluppo rurale per un totale di oltre 188 mila euro. Lo stesso episodio è stato contestato a Teodoro Crea ed alla moglie Clementina Burzì che, insieme a Marinella Crea, si sarebbero procurati contributi Agea per circa 48 mila euro.

    Cosca vera e propria 'signoria' sul territorio. Una vera e propria "signoria" non solo sulle tipiche attività criminali ma anche nel totale condizionamento della vita pubblica: era quella che era in grado di esercitare su Rizziconi la cosca Crea. E' quanto emerso dall'inchiesta della Dda denominata "Deus" che ha portato la polizia ad eseguire 15 arresti, mentre una sedicesima persona era già latitante. Le indagini, condotte dalla squadra mobile di Reggio Calabria e dal Commissariato di Gioia Tauro con il coordinamento del Servizio centrale operativo di Roma, sono iniziate all'indomani delle elezioni per l'elezione del sindaco e per il rinnovo del Consiglio comunale di Rizziconi, svoltesi il 28 e 29 marzo 2010, alle quali ha partecipato una sola lista, essendo la seconda esclusa per irregolarità. Le indagini hanno evidenziato che la cosca Crea, con minacce e atti intimidatori, ha provocato il sostanziale isolamento dell'ex sindaco per annullarne l'azione politica non gradita, determinando, inoltre, lo scioglimento del Consiglio grazie alle dimissioni dei consiglieri. Secondo gli investigatori, a testimonianza del potere della cosca, è emblematico quanto accaduto in occasione dell'acquisizione da parte di Antonio Crea dello storico palazzo Cordopatri, situato nel centro di Rizziconi, che aveva subito dei danni nell'alluvione del novembre 2010. Dopo anni di contrasti tra i vari comproprietari, l'edificio era stato acquistato da Antonio Crea detto "'u Malandrinu" e subito demolito, pur essendo intestato a Vincenzo Tornese, consuocero dello stesso Antonio Crea. Dalle indagini sono emerse anche le responsabilità di alcuni indagati nelle intimidazioni compiute il 28 agosto 2011 ed il 20 novembre dello stesso anno contro la guardiola del servizio di vigilanza della centrale a turbogas costruita dalla Ansaldo Energia. Nel primo caso furono sparati alcuni colpi di pistola e nel secondo 30 colpi di kalashnikov. Secondo l'accusa, i gesti erano da mettere in relazione con la volontà del latitante Giuseppe Crea di scalzare la ditta Europol di Reggio Calabria dal servizio di vigilanza per farvi subentrare la Securpol di Osvaldo e Giuseppe Lombardo, padre e figlio, arrestati per concorso esterno in associazione mafiosa. La cosca Crea era anche riuscita, sempre con minacce ed intimidazioni, a costringere il consigliere comunale Michele Russo a presentare le dimissioni alle quali si erano aggiunte quelle di altri consiglieri, determinando lo scioglimento del Consiglio comunale. Un fatto avvenuto senza alcun particolare clamore in ossequio ai diktat dei Crea.

    Procuratore De Raho: ex sindaco respinto richieste illecite. "Abbiamo sempre affermato che il primo livello di contrasto alla 'ndrangheta è rappresentato dai sindaci e dalle amministrazioni comunali. Grazie all'atteggiamento fermo dell'ex sindaco di Rizziconi, Domenico Bartuccio, che ha subito pesanti ripercussioni con danneggiamenti ed aggressioni ai figli, lo Stato è riuscito a far emergere le attività criminali della cosca Crea, una delle più potenti della Piana di Gioia Tauro". Lo ha detto il procuratore di Reggio Calabria Federico Cafiero de Raho illustrando i particolari dell'operazione Deus, condotta dalla polizia, che ha portato all'arresto di 16 persone, tra le quali la moglie del latitante storico della cosca, Giuseppe Crea, Maria Grazia Alvaro. "Le indagini - ha ricordato de Raho - riguardano un arco temporale tra il 2010 ed il 2011, quando, improvvisamente, ben nove consiglieri comunali di Rizziconi consegnano le proprie dimissioni al sindaco Bartuccio, decretando così lo scioglimento automatico dell'amministrazione comunale. Le indagini hanno permesso di ricostruire quanto accaduto dietro le improvvise dimissioni dei consiglieri, una vera e propria imposizione dei Crea che avevano tentato con ogni mezzo tipico della cultura mafiosa di condizionare gli appalti comunali, di far assumere persone di loro gradimento. Richieste che il sindaco Bartuccio aveva sempre respinto con fermezza perché illegali". "Rizziconi - ha sottolineato Cafiero de Raho - è un'area molto delicata nella mappa degli equilibri 'ndranghetistici della Piana di Gioia Tauro, considerati i legami di affari ed i vincoli di parentela contratti a seguito del matrimonio di Giuseppe Crea con Maria Grazia Alvaro, figlia del boss di San Procopio, Nicola Alvaro". Gli inquirenti, inoltre, stanno verificando tutti i passaggi amministrativi adottati dall'Agea, l'ente erogatore pubblico degli aiuti in agricoltura, che avrebbe deliberato aiuti a Giuseppe Crea per centinaia di migliaia di euro, nonostante lo stesso fosse da tempo latitante e non si escludo ulteriori sviluppi proprio sull'attività dell'ente. "Abbiamo stabilito - ha detto il direttore centrale dello Sco Andrea Grassi - una forte sinergia la Questure di Reggio Calabria dove abbiamo applicato mezzi e risorse umane di qualità per il contrasto alle attività criminali della 'ndrangheta che sta dando buoni frutti grazie all'intelligente opera di coordinamento del procuratore Federico Cafiero De Raho ed alla collaborazione dei colleghi che operano sui territori". Il questore Guido Longo, dal canto suo, ha sottolineato "l'importanza dell'operazione che delinea con chiarezza un quadro di particolare interesse investigativo in un'area, come quella della piana di Gioia Tauro, fortemente inquinata dalla presenza della 'ndrangheta. Anche in questo caso, però, lo Stato, con pazienza ed intelligenza, ha saputo scoprire amare verità e dimostrarsi vicino ai cittadini". Alla conferenza stampa hanno partecipato anche il capo della squadra mobile Gennaro Semeraro ed il suo vice Francesco Rattà.

    Anche tre politici locali, un ex assessore e due ex consiglieri, che negli anni hanno rivestito ruoli chiave nell'amministrazione di Rizziconi, sarebbero coinvolti nell'indagine che ha portato all'emissione delle ordinanze di custodia cautelare della Dda di Reggio Calabria. Si tratta di Domenico Rotolo e Vincenzo Alessi, rispettivamente assessore e consigliere comunale nel periodo compreso tra il 2010 ed il 2011, quando il Consiglio fu sciolto per le dimissioni del sindaco e di nove assessori, e di Girolamo Cutrì, consigliere comunale nella precedente legislatura. I tre sono accusati di associazione mafiosa. Il comune di Rizziconi è da anni al centro di forti ingerenze della 'Ndrangheta e fu sciolto per mafia nel 1995 e nel 2000. Nel 2011 ci furono invece le dimissioni del sindaco e di 9 consiglieri che avevano denunciato infiltrazioni delle cosche nella pubblica amministrazione.

    Indagini grazie ad ex sindaco. Le indagini coordinate dalla Dda di Reggio Calabria e condotte dalla squadra mobile reggina, dal Commissariato di Gioia Tauro con il Servizio centrale operativo, hanno ricevuto un contributo "fondamentale" dall'ex sindaco di Rizziconi, Antonino Bartuccio, eletto nel marzo del 2010 alla guida di una lista civica. Bartuccio, hanno riferito gli investigatori, sin dal momento della sua elezione ha avviato una collaborazione con la Polizia di Stato e la magistratura, denunciando irregolarità, anche di natura penale, nella gestione dell'amministrazione comunale e finalizzata a favorire gli interessi illeciti della cosca Crea. Numerose minacce ed intimidazioni ad opera di affiliati alla cosca nei confronti del sindaco portarono, nell'aprile 2011, alle dimissioni di tutti i consiglieri comunali ed al successivo scioglimento del Consiglio. L'operazione ha consentito di svelare le molteplici attività criminali della cosca Crea, egemone nel comprensorio di Rizziconi, con particolare riferimento alla sistematica ingerenza nelle attività pubbliche. Nel corso dell'operazione sono stati sequestrati anche beni, tra cui ville e terreni, oltre che conti correnti bancari, per un valore complessivo di oltre 5 milioni di euro. (

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