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    Due cliniche sequestrate all'imprenditore Citrigno condannato per usura

    Dia

     

    Due cliniche sequestrate all'imprenditore cosentino Citrigno condannato per usura

    28 gen 14 Beni per un valore di circa 100 milioni di euro, tra cui due cliniche, sono state sequestrate dalla Dia di Catanzaro all'imprenditore Pietro Citrigno. Il provvedimento a carico dell'imprenditore cosentino condannato in via definitiva per usura, e dei suoi familiari, è stato emesso dal tribunale di Cosenza su proposta del direttore della Dia a seguito di accertamenti patrimoniali effettuati dagli uomini della sezione operativa Dia di Catanzaro. Tra i beni sequestrati dalla Dia all'imprenditore cosentino, oltre alle due cliniche e a immobili, ci sono compendi aziendali di varie società della famiglia Citrigno a Cosenza e in provincia. L'operazione della Dia è scattata all'alba di oggi.

    E' uno dei più importanti imprenditori della Calabria Pietro Citrigno, al quale stamane la Dia di Catanzaro ha sequestrato beni per 100 milioni di euro. Citrigno ha interessi nell'edilizia, nella sanità ed anche nell'editoria, anche se quest'ultimo settore non è interessato dal provvedimento di sequestro. Citrigno è stato condannato con sentenza definitiva alla pena di quattro anni e otto mesi per il reato di usura nell'ambito dell'operazione "Twister". Gli accertamenti della Dia di Catanzaro hanno avuto inizio un anno e mezzo e riguardano i patrimoni acquisiti dal gruppo imprenditoriale fino al 2005. Dalle indagini, secondo gli investigatori della Dia, è emersa uno sbilanciamento tra le entrate dichiarate al fisco ed il patrimonio in possesso. Tra i beni sequestrati ci sono la società Edera che si occupa della costruzione e commercializzazione di immobili; la Meridiana srl che realizza e gestisce strutture ricettive, alberghiere, ospedali e case di cura; la Riace che si occupa della costruzione di strutture ricettive, sanitarie e socio-assistenziali. La Riace srl gestisce anche le cliniche Villa Gioiosa di Montalto Uffugo e Villa Adelchi a Longobardi, nel cosentino. Sono stati apposti i sigilli anche ad una parte del capitale sociale della Monachelle (23,33%), dedita alla realizzazione e gestione di case di cura, laboratori, centri diagnosi e stabilimenti termali; la società San Francesco (25% del capitale), dedita alla gestione di strutture di assistenza riabilitativa per aziani; 37 fabbricati e 5 terreni. Citrigno è stato anche l'imprenditore che ha fondato il quotidiano "L'ora della Calabria", ma il gruppo editoriale non rientra nel provvedimento di sequestro eseguito dalla Dia di Catanzaro. Il provvedimento è stato proposto dal direttore della Dia, Arturo De Felice, ed emesso dai giudici della sezione misure di prevenzione del Tribunale di Cosenza. Il capo sezione della Dia di Catanzaro, Antonio Turi, ha evidenziato che "il provvedimento di sequestro è stato notificato anche alla moglie ed ai figli di Citrigno, che sono titolari di alcune delle società sequestrate. Il provvedimento emesso dal tribunale di Cosenza parte dal tratteggiare la figura di Citrigno relativamente alla sua pericolosità sociale. Elemento che emerge dall'inchiesta Twister che lo ha portato ad una condanna definitiva per usura". Il vice capo sezione della Dia di Catanzaro, Michele Conte, ha ricordato che "Citrigno è un imprenditore di un certo spessore con interessi in settori che vanno dall'edilizia, alla sanità all'editoria. Dai nostri accertamenti, che si fermano ai patrimoni del 2005, è emersa una sproporzione tra i redditi dichiarati ed i beni realmente in possesso".

    Il figlio: Provvedimento illegittimo. Alfredo Citrigno, figlio dell'imprenditore Pietro Citrigno, ha diffuso il testo di una dichiarazione in merito al sequestro di beni nei confronti del padre. "In merito al sequestro emesso dal tribunale di Cosenza, sezione penale misure di prevenzione notificato stamane e avente come oggetto beni rientranti nel patrimonio familiare - si afferma nella dichiarazione - nella qualità di figlio di Pietro Citrigno dichiaro che le questioni inerenti l'atto giudiziario summenzionato saranno prontamente discusse e risolte nelle opportune sedi giudiziarie dove sicuramente emergeranno 'tante verità' e dove dimostreremo che tutto quanto ingiustamente esposto ad un grave provvedimento illegittimo è stato ed è frutto del lavoro di anni dell'intera famiglia Citrigno, ricordando che sin dalla maggiore età io e le mie sorelle Filomena e Simona ci siamo dedicati alle attività imprenditoriali personalmente ed attivamente". "Prendo atto che anche questa vicenda - prosegue Alfredo Citrigno - è stata in malafede utilizzata da terzi come gogna mediatica a danno della mia famiglia. A tal proposito ho già conferito mandato ai miei avvocati affinché ogni buon diritto della famiglia Citrigno ottenga la giusta e dovuta tutela. Sono comunque fiducioso perché confido nella serenità e nell'autonomia della magistratura".

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