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    Bonifiche e rifiuti illegali, 6 arresti DDA, coinvolti vertici società che opera in Calabria

     

    Bonifiche e smaltimento illegale rifiuti, 6 arresti da DDA Milano, coinvolti vertici società che opera in Calabria

    22 gen 14 E' parita da un intricato intreccio di affari legati allo smaltmento dei rifiuti l'operazione coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Milano e dalla Locale Procura della Repubblica che oggi ha portato ad arrestare a Milano Roma e Napoli sei persone d parte dei Carabinieri del Noe a carico di funzionari pubblici e titolari d’impresa, nell’ambito delle attività di bonifica del sito ex Sisas di Pioltello/Rodano. La vicenda affonda le radici nel 1986, quando il Tribunale di Milano ha condannato la Sisas alla bonifica delle tre discariche industriali. Tra inadempimenti, cause, interventi non adeguati, e una procedura d'infrazione della Comunità europea, è emerso un quadro di gravi illeciti con al centro un giro di società ambientali sospettate di collusioni con la criminalità non solo in Lombardia ma anche in Calabria, Campania e Sicilia. L’indagine durata oltre due anni ha evidenziato varie condotte illecite che vanno dalla truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, alla corruzione, alle attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti, in ordine alla aggiudicazione dell’appalto per l’esecuzione dei lavori di bonifica del sito ed allo smaltimento dei rifiuti in siti di proprietà, previa fraudolenta declassificazione degli stessi da pericolosi a non pericolosi, con l’ottenimento di ingiusti profitti. Gli accertamenti, coordinati dal procuratore aggiunto di Milano Alfredo Robledo sono ancora in corso e potrebbero riservare ulteriori importanti sviluppi.

    Vertici Daneco tra gli arresti. Tra gli arrestati figurano Francesco Colucci, presidente del gruppo Unendo Spa, l’holding a capo della bonifica tramite la Daneco impianti, Bernardino Filipponi, amministratore unico della Daneco e Luigi Pelaggi, funzionario del Ministero dell’Ambiente, nominato nella primavera del 2010 commissario governativo per l'ex Sisas con decreto dell'allora premier Silvio Berlusconi. La Daneco. lo ricordiamo, è la società che in Calabria gestisce gli impianti di Alli di Catanzaro e di Pianopoli, le due principali strutture per la raccolta e il trattamento dei rifiuti di tutta la regione.

    Indagato Presidente Arpa Lombardia. C'è anche il direttore generale dell'Arpa (Agenzia Regionale Protezione dell'Ambiente) Lombardia, Umberto Benezzoli, tra gli indagati - assieme al funzionario del Ministero dell'Ambiente Luigi Pelaggi arrestato stamani - dell'inchiesta della Procura di Milano sulla bonifica dell'area 'ex Sisas'. Da quanto emerge dall'ordinanza a carico di Pelaggi e altri, Benezzoli è accusato di gestione illecita di rifiuti pericolosi, in relazione ad un ''parere tecnico-scientifico'' che avrebbe fornito.

    PM: Pelaggi avallò truffa etichette. Luigi Pelaggi, nominato nella primavera del 2010 commissario governativo per l'ex Sisas con decreto dell'allora premier Silvio Berlusconi, arrestato oggi , avrebbe, stando all'inchiesta, avallato con un suo provvedimento la derubricazione dei rifiuti pericolosi che dovevano essere smaltiti e che erano presenti nell'area tra Rodano e Pioltello, nel Milanese. In particolare, secondo le indagini, con quel provvedimento emesso in qualità di commissario governativo Pelaggi avrebbe consentito la derubricazione dei rifiuti pericolosi (il ''nerofumo'', in particolare) in rifiuti speciali ma non pericolosi. Grazie a questo provvedimento, secondo l'inchiesta, la Daneco impianti - amministrata da Bernardino Filipponi (arrestato) e che fa parte del gruppo Unendo Spa di Francesco Colucci (arrestato) - che aveva vinto l'appalto da oltre 36 milioni di euro per la bonifica dell'area, ha potuto smaltire i rifiuti in modo illecito, attraverso la cosiddetta ''truffa delle etichette''. Dopo aver cambiato il codice dei rifiuti pericolosi in rifiuti speciali, infatti, la Daneco ha potuto indirizzare i rifiuti in discariche in varie parti d'Italia, ma anche in Germania, che invece non li avrebbero potuti trattare. Dieci gli episodi contestati di traffico illecito di rifiuti: in un caso, l'azienda si sarebbe così garantita un profitto illecito di oltre 10 milioni di euro. Tra l'altro, quando la Daneco si è aggiudicata l'appalto per la bonifica di quel ''sito di interesse nazionale'' non aveva nemmeno, secondo le indagini, il certificato antimafia necessario.

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