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    Operazione Black Monkey: Femia rinviato a giudizio a Bologna

     

     

    Operazione Black Monkey: Femia rinviato a giudizio a Bologna

    22 gen 14 Rinvio a giudizio per associazione a delinquere di stampo mafioso per Nicola Femia, ritenuto a capo di un'organizzazione che faceva profitti con il gioco illegale. Lo ha deciso il Gup di Bologna, Andrea Scarpa, al termine dell'udienza preliminare del processo 'Black Monkey'. Mantenendo le contestazioni della Dda, il gup manda a processo altri 13 imputati per associazione mafiosa. Tra questi ci sono i due figli di Femia, Rocco Maria Nicola e Guendalina, e il genero, Giannalberto Campagna. A dibattimento andranno anche altri imputati, accusati a vario titolo di diversi reati, mentre per un'unica posizione è stato deciso il proscioglimento. Cinque condanne, invece, la più alta a sette anni e sei mesi, sono state inflitte nel contestuale rito abbreviato: per i tre casi ai quali il pm Francesco Caleca contestava l'associazione mafiosa, l'accusa è stata riqualificata in associazione a delinquere semplice; per alcuni reati è stata mantenuta l'aggravante del metodo mafioso (articolo 7 della legge 203/1991). Due sono state le assoluzioni. Oltre alla Regione Emilia-Romagna e il Comune di Modena, cui sono stati riconosciuti risarcimenti, in dibattimento saranno parti civili anche Libera e Giovanni Tizian, cronista sotto protezione dopo le intercettazioni, in cui Femia parlava di lui con un altro indagato. I tre, ai quali il pm contestava anche l'associazione mafiosa e che avevano scelto l'abbreviato, sono Ciriaco Carrozzino (sette anni e sei mesi), Giovanni De Marco (sei anni) e Giuseppe Mascheretti (un anno e sei mesi). Condanne anche per Ciro Irco (cinque anni e quattro mesi), accusato di estorsione e P. N. (un anno e dieci mesi), millantato credito. Carrozzino, De Marco e Mascheretti sono stati anche condannati, in solido tra loro, al risarcimento di 3.000 euro alla Regione e 3.000 al Comune di Modena. "Grande rispetto per le decisioni assunte, che hanno ridimensionato notevolmente l'impianto accusatorio", ha commentato il difensore di Carrozzino, avv. Giuseppe Bruno. Assolto per non aver commesso il fatto Luigi Tancredi, al quale veniva contestata anche l'associazione mafiosa e Gian Loris Mengoli, perché il fatto non costituisce reato. I rinviati a giudizio per associazione di stampo mafioso sono, oltre a Femia, ai figli e Campagna, Luigi Condelli, Massimiliano Rizzo, Domenico Cagliuso, Valentino Trifilio, Giuliano Maccari, C. D., V. S., Ettore Negrini, Cappiello Manuele e Letizia Cucchi.

    "Direi che è andato bene. Il rinvio a giudizio c'è stato per tutti i reati che il pm aveva contestato e questo è un dato acquisito molto importante". Così il Procuratore di Bologna e responsabile della Dda, Roberto Alfonso, commenta l'esito dell'udienza preliminare del processo 'Black Monkey': il Gup ha disposto anche 14 rinvii a giudizio per associazione a delinquere di stampo mafioso. Per quanto riguarda gli abbreviati, ha osservato il Procuratore, "sono stati quasi tutti condannati. Ovviamente c'è il problema della derubricazione dell'associazione di stampo mafioso all'associazione semplice", mentre, ha fatto notare, per alcuni reati è stato mantenuto l'aggravante del metodo mafioso. "Credo - ha detto - che leggeremo la sentenza e valuteremo se impugnarla sotto questo profilo". "La condanna - ha proseguito - ha riconosciuto poi risarcimenti alla Regione Emilia-Romagna e al Comune di Modena. E' un fatto importante e deve far capire alla Regione che questo è un fronte su cui impegnarsi molto, perchè gli enti territoriali subiscono un grave danno. Tra tutte le altre cose che ha da fare, la Regione può convincersi che questo, cioè la costituzione di parte civile, è uno strumento da adottare".

    "E' una sentenza storica"". Lo scrive in una nota Lino Busà, presidente di Sos Impresa Confesercenti, associazione antiracket e antiusura, parte civile nel processo Black Monkey a Bologna. "Si tratta del più grande processo di mafia che riguarda l'Emilia-Romagna - continua Busà - Una regione, che ad oggi ha subito in maniera silente il processo di radicamento della mafia nel territorio, dove, non meno di altri territori più noti le vittime di usura e racket sono in continua crescita. Mafie camaleontiche, che si sono insinuate nell'economia sana del territorio, divorandola, così come dimostrano anche le numerose inchieste della magistratura e relative alla ricostruzione del dopo sisma. Inoltre - prosegue - ribadiamo la nostra vicinanza anche al giornalista de L'Espresso Giovanni Tizian, minacciato di morte per avere scritto articoli sul gioco d'azzardo". Soddisfazione per la decisione del giudice anche dal senatore modenese del Pd Stefano Vaccari, componente della Commissione antimafia: "E' una delle primissime volte a livello nazionale che si struttura uno schieramento istituzionale e sociale di tale dimensioni - ha detto, ricordando che anche Regione Emilia-Romagna e Comune di Modena sono parti civili - a riprova di una attenzione e sensibilità generalizzate a fare fronte comune contro la criminalità organizzata, in particolare verso la 'Ndrangheta e la camorra già radicate in Emilia Romagna".

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