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    Appalti truccati e corruzione 16 arresti della Gdf, sequestrati beni per 40 mln

     

     

    Appalti Sorical truccati e corruzione 16 arresti della Gdf, tra loro un cosentino, sequestrati beni e società per 40 mln

    21 gen 14 Società e beni per un valore di 40 milioni di euro sono stati sequestrati dalla Guardia di Finanza i Reggio Calabria nell'ambito dell'operazione denominata "Ceralacca 2", che ha portato all'arresto di 16 persone per appalti pubblici truccati e corruzione. I finanzieri hanno anche eseguito 45 perquisizioni in Calabria, Veneto, Marche e Toscana, le quattro regioni interessate dall'operazione. Disposta anche l'interdizione dall'esercizio della sua attività nei confronti di un imprenditore del quale, al momento, non sono state rese note le generalità. L'operazione, secondo quanto riferiscono gli investigatori, ha portato alla disarticolazione di una associazione composta da imprenditori, funzionari e pubblici dipendenti. Dalle indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria, è emersa l'esistenza di un cartello criminale, presente nella provincia di Reggio Calabria e operante in tutta la regione, in grado di 'pilotare', a detta degli investigatori, sistematicamente l'andamento e l'aggiudicazione di numerosi appalti pubblici.

    Gli arresti e le ditte: Sono state poste tutte agli arresti domiciliari le 16 persone coinvolte nell'operazione "Ceralacca 2" eseguita dal Comando provinciale di Reggio Calabria della Guardia di finanza contro un'organizzazione criminale che, secondo l'accusa, avrebbe condizionato e pilotato numerosi appalti pubblici. Le persone a carico delle quali sono state eseguite le ordinanze di custodia cautelare sono Francesco Bagala', di 29 anni, di Gioia Tauro; Luca Vescio (34), di Lamezia Terme; ; Massimo Siciliano (44), di Catanzaro; Isidoro Gagliardi (45), di Crucoli; Luigi Cosentino (46), di Cosenza; Giuseppe Riccio (48), di Crotone; Giulio Ricciuto (44), di Pizzo; Pietro Salvatore Teti (50), di Soverato; Michele De Siena Clericuzio (53), di Catanzaro; Francesco Cianflone (60), di Serrastretta; Andrea Romano (47), di Antonimina; P.L. di Locri; Beniamino Murdaca (34), di Locri; Marianna Montirosso (49), nata in Svizzera; Mariarosaria Barranca (46), di Melito Porto Salvo, e Francesco Mingodaro (52), di Parghelia. Le società sequestrate, insieme al loro patrimonio aziendale, sono la Condotte srl, con sede a Serrastretta; la Gsc (Dosolo, in provincia di Mantova); la Icop (Antonimina); la Picem di Luca Vescio (Serrastretta); la Edra Ambiente (Senigallia, in provincia di Ancona); la Capillupi Enzo srl (Curtatone, in provincia di Mantova); la Adige Strade srl (Trevenzuolo, in provincia di Verona); la Astarte srl (Locri); l'impresa individuale di cui è titolare Isidoro Gagliardi, che è un ingegnere; la Costruzioni srl (Amato); la Stemag srl e la ditta individuale di cui è titolare Franco Santagada, di 49 anni, di Cosenza. L'imprenditore nei confronti del quale è stata disposta l'interdizione dall'attività è Franco Santagada.

    Inchiesta su appalti Sorical: Gli appalti della Sorical sono al centro dell'operazione 'Ceralacca 2' portata a termine stamane dalla Guardia di finanza con l'arresto di sedici persone, tra cui imprenditori, funzionari e pubblici dipendenti. L'operazione compiuta stamane è la prosecuzione dell'indagine sfociata nel marzo 2012 nell'arresto di alcuni imprenditori edili di Gioia Tauro che avevano monopolizzato gli appalti della Provincia di Reggio Calabria e della Sorical, la società per le risorse idriche calabresi. Nella prima parte dell'inchiesta la procura di Reggio Calabria aveva accertato lo stretto collegamento tra alcuni imprenditori di Gioia Tauro, e una serie di funzionari pubblici di Reggio e di Catanzaro, con l'obiettivo di controllare tutte le gare d'appalto dei due enti. Chiunque dei funzionari pubblici si opponeva veniva preso di mira con attentati incendiari alle autovetture e minacce. Le indagini hanno avuto inizio dopo la segnalazione di una dirigente della Stazione unica appaltante della Provincia che notò una busta relativa ad una gara d'appalto ancora da espletare sulla sua scrivania, anziché essere custodita in cassaforte. L'episodio fu denunciato alla guardia di finanza e le indagini portarono a nove arresti.

    Imprenditori avvisati prima elle gare d'appalto. Funzionari e dipendenti pubblici comunicavano in anticipo ad un gruppo di imprenditori di Gioia Tauro le offerte dei concorrenti presentate per l'assegnazione degli appalti della Sorical e di altri enti. E' quanto emerge dalle indagini della Guardia di finanza di Reggio Calabria, che ha arrestato e posto ai domiciliari 16 persone e sequestrato 12 società per un valore di 40 milioni di euro. I particolari dell'operazione "Ceralacca 2" sono stati resi noti stamane a Reggio Calabria nel corso di una conferenza stampa alla quale ha partecipato il Procuratore della Repubblica, Federico Cafiero De Raho; il procuratore aggiunto, Ottavio Sferlazza, ed i vertici della Guardia di finanza reggina. "Quello scoperto - ha detto De Raho - è un sistema illegale efficacemente costruito da imprenditori ed impiegati della pubblica amministrazione, un cartello tra corrotti e condizionati, per vincere le gare d'appalto in maniera sicura. Il gruppo Bagalà poteva contare sull'aiuto di personaggi infedeli della pubblica amministrazione che comunicavano agli imprenditori di Gioia Tauro in anticipo le offerte dei concorrenti per l'assegnazione degli appalti della Sorical e di altri enti pubblici. Da qui, la contestazione di associazione a delinquere, corruzione e rivelazione del segreto d'ufficio". Sferlazza ha aggiunto che "l'inchiesta, seguita dal collega Matteo Centini, ha evidenziato la permeabilità e le sacche di inefficienza della pubblica amministrazione. Non appaiano al momento legami con la criminalità organizzata, né coinvolgimenti di personaggi politici, tranne l'episodio di pressione esercitato da un consigliere provinciale parente dei Bagalà sulla dirigente della Stazione unica appaltante, Maria Grazia Blefari, dalla cui denuncia è partita l'indagine". "L'operazione - ha proseguito - contiene un inquietante valore simbolico sullo stato di inefficienza della pubblica amministrazione in Calabria. Un quadro di corruzione e di intimidazione, di reciproci scambi di favore tra imprenditori che si accordavano per avere a turno gli appalti, secondo le precise indicazioni dei Bagalà". Il comandante provinciale della Guardia di finanza, col. Alessandro Barbera, ha ricordato che "noi non abbiamo mai mollato l'osso sin dalla prima parte dell'inchiesta fino a completare il quadro totale delle indagini. E' stato persino individuato un 'manuale' della corruzione, coni relativi prezzi da pagare ai funzionari infedeli. Somme di migliaia di euro sottratte alla disponibilità dello Stato e dei cittadini".

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