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    Estorsione ad un locale di Bologna, Riesame spedisce in carcere crotonese

     

     

    Estorsione ad un locale di Bologna, Riesame spedisce in carcere crotonese

    07 gen 14 Il tribunale del Riesame di Bologna ha disposto la custodia cautelare in carcere per un crotonese di 39 anni, Rosario Liberti, accusato di estorsione nei confronti del titolare di un ristorante del centro storico, oltre che di danneggiamento seguito da incendio. All'alba del 24 giugno, infatti, il fuoco fu appiccato ad un ombrellone esterno al locale, con danni al pavimento in legno e ad un pannello in plexiglass. Dopo l'episodio, il titolare del locale fece una querela in questura. Secondo il suo racconto, che ha trovato riscontri nelle verifiche degli investigatori, a fine aprile Liberti, da poco uscito dal carcere, si era presentato e si era fatto prestare in due occasioni - a due settimane di distanza - 300 euro. A fare da 'garante', c'era un conoscente del titolare. Dopo altri 15 giorni Liberti si ripresentò chiedendo altri 200 euro. Il titolare gliene diede 50 e, l'indagato prima si lamentò: "Cosa faccio con 50 euro, devo andare a dormire in un albergo", quindi aggiunse: "Ricordati che sono un latitante". Dopo l'incendio, il 27 giugno Liberti arrivò nuovamente con allusioni ("Hai visto cosa succede ai ragazzi che non fanno i bravi") e con minacce di morte. La stessa sera tornò addirittura una seconda volta poco prima della chiusura, chiedendo ancora soldi. Le indagini del pm Beatrice Ronchi, che aveva chiesto al Gip il carcere (richiesta negata con ordinanza ora riformata dal Riesame, dopo l'appello della Procura) avevano accertato che non vi sono dubbi sul fatto che la persona che si è presentata nel locale fosse la stessa che aveva appiccato il fuoco, identificata in Liberti. C'erano le immagini del sistema di videosorveglianza e diverse testimonianze. Per il Gip, però, non c'erano sufficienti indizi per la sussistenza dell'estorsione. Ora il collegio del Riesame (Criscuolo, Santucci, Migliori) parla di una "progressiva condotta intimidatoria" e ritiene ricorrente il pericolo di recidiva specifica. "I metodi di esercizio - scrivono i giudici - da un lato, sono di tipo mafioso e comunque - sotto il profilo dell'elevato grado di violenza e di intimidazione (...) rinviano ad una collaudata pratica estorsiva". L'esecutività è sospesa in attesa di eventuale ricorso in Cassazione.

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