NuovaCosenza.com
Google
su tutto il Web su NuovaCosenza
mail: info@nuovacosenza.com
Home . Cronaca . Politica . Area Urbana . Speciali . Video . Innovazione . Universtitą . Spettacoli . Sport . Calcio . Meteo .
 

      Condividi su Facebook

    Aggiornavano cosca Mancuso su indagini, arrestati a Vibo legale e funzionari PS

     

    Aggiornavano cosca Mancuso su indagini, arrestati a Vibo legale e funzionari PS

    25 feb 14 L'ex capo della squadra mobile di Vibo Valentia Maurizio Lento, l'ex vice dello stesso ufficio Emanuele Rodonò e l'avv. Antonio Carmelo Galati, difensore dei Mancuso di Limbadi, sono stati arrestati dai carabinieri del Ros e dalla squadra mobile di Catanzaro. I funzionari sono accusati di concorso esterno e il legale di associazione mafiosa. Lento, attualmente, prestava servizio alla Questura di Messina, mentre Rodonò era al reparto mobile di Roma. I due funzionari sono stati arrestati dalla squadra mobile di Catanzaro. I carabinieri del Ros hanno invece fermato l'avv. Galati. L'inchiesta che ha portato ai tre arresti è coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro.

    Interdizione per agente. C'è anche un terzo poliziotto coinvolto nell'inchiesta della Dda di Catanzaro che ha portato all'arresto dell'avvocato Antonio Carmelo Galati e dell'ex dirigente della squadra mobile di Vibo Valentia, Maurizio Lento, e del suo vice, Emanuele Rodonò. Per il terzo poliziotto, in servizio nella Questura, la Dda di Catanzaro ha chiesto al Gip la sospensione dall'esercizio di pubblico ufficiale. Il poliziotto è accusato di rivelazione di segreti d'ufficio. Il poliziotto sarà sentito domani mattina dal giudice per le indagini preliminari, Abigail Mellace, che dovrà decidere sulla richiesta di interdizione avanzata dalla Dda di Catanzaro. Il poliziotto, secondo l'accusa, tra il 2009 ed il 24 febbraio del 2011 avrebbe riferito all'imprenditore ed ex consigliere provinciale di Vibo, Aurelio Maccarone, zio di Antonio Maccarone, arrestato nel marzo dello scorso anno per associazione mafiosa insieme al genero, Pantaleone Mancuso, detto "Vetrinetta", nell'ambito dell'operazione antimafia "Black money", dell'esistenza di un'informativa di reato nei confronti di un componente della famiglia Maccarone redatta dal Gico della Guardia di finanza di Milano.

    A casa del boss con la scusa della perquisizione. In uno dei passi delle intercettazioni riportato nell'ordinanza di custodia cautelare, il gip distrettuale di Catanzaro parla dei rapporti tra il boss Pantaleone Mancuso, 67 anni, alias "vetrinetta", e l'ex capo della mobile Maurizio Lento. Il boss, in particolare, non esitava a riferire all'avvocato Antonio Carmelo Galati, al telefono con il dirigente, di invitarlo a bere un caffè. Il penalista aggiungeva che Lento aveva già riconosciuto di "avere mancato sia nei suoi confronti, che nei confronti dello zio Ntoni" Mancuso, di 76 anni, uno dei patriarchi della cosca, e pertanto si era ripromesso, nei giorni seguenti, con la "scusa" di una perquisizione, di recarsi a trovarli. Mancuso: digli che passano di qua che si prendono il caffè .. Galati: [rivolto al suo interlocutore telefonico} "va bene .. Mancuso: gli dicevi di passare di qua! ...l'altra sera l'ho visto in televisione .. . Galati: eh.. mi ha detto che ancora è ... è mancante ... Mancuso: mancante di che? Galati: mancante ... che non è sceso a trovare a voi, a trovare lo "zio 'ntoni" ... Mancuso: "eh .. mù veni!" [che venga, ndr} ci prendiamo un caffè! Galati: mi ha detto: "mi devo trovare qualche scusa di qualche perquisizione... - ha detto - così con la scusa vado..." Mancuso sottolineava le "ottime" qualità di Lento che descriveva come ''un investigatore che aveva già dato prova della sua ampia disponibilità nei loro confronti''. Ancora una volta, è scritto nell'ordinanza del gip, l'avvocato Galati lo rassicurava che "loro" non avrebbero fatto indagini sul suo conto. Ne parlano in occasione della visita dello stesso Lento e del suo vice Rodonò a Pantaleone Mancuso, alias "Scarpuni", ritenuto capo dell'ala militare del clan, per la notifica dell'atto di autopsia sul corpo della moglie suicida. Una visita che non sarebbe poi comparsa sul verbale. Galati: Eh ... perché è sceso il capo della mobile. Mancuso: umh ... non voleva che scendesse lui? Galati: no, no... è rimasto perché... dei carabinieri, ovviamente, sono andati due sciacquini ... è una forma di cortesia. no? cioè uno arriva ... gli fa le condoglianze... Mancuso: eh si ... no, ma lui è una brava persona, l'importante che non... Galati: No ... ma non ne fanno indagini...fanno abusi, che se fanno il dovere suo, eh ... ma chi è che non li rispetta?! ... Galati: questo è il discorso... Mancuso: se il carabiniere si comporta bene con me. no? ... se mi trova con un pregiudicato e vuole chiudere un occhio lo chiude ... se non vuole chiuderlo, mi ha denunciato, mi hai preso in flagranza, punto.

    Aggiornavano la cosca sulle indagini. Avevano rapporti con l'avv. Antonio Carmelo Galati, legale di alcuni degli esponenti di spicco della cosca Mancuso di Limbadi, al quale avrebbero fornito informazioni su indagini in corso. E' questa l'accusa che ha portato all'arresto dell'ex capo della squadra mobile di Vibo Valentia Maurizio Lento e del suo vice dell'epoca Emanuele Rodonò. I due non lavoravano più a Vibo da tempo. L'inchiesta è stata coordinata dal capo della Dda Vincenzo Antonio Lombardo, dall'aggiunto Giuseppe Borrelli e dal pm Simona Rossi.

    Il legale collegamento ai Mancuso. Gli elementi emersi durante le indagini dimostrano come l'avvocato Antonio Carmelo Galati ha "apportato alla cosca Mancuso, in modo stabile e continuativo, una molteplicità di contributi che ne hanno amplificato la forza intimidatoria e le concrete capacità operative, intensificando la sua posizione di egemonia e comando sul territorio". E' quanto scrive il gip distrettuale di Catanzaro, Abigail Mellace, nell'ordinanza di custodia cautelare che ha portato all'arresto dell'avvocato Antonio Carmelo Galati e dei funzionari di polizia Maurizio Lento ed Emanuele Rodonò. La più ''grave delle condotte commesse dall'indagato - scrive ancora il gip Mellace - è quella che al contempo involge le responsabilità dei dirigenti Lento e Rododò consistita nell'avere svolto, in modo lucido e consapevole, uno stabile ruolo di collegamento fra i più importanti esponenti della cosca mafiosa dei Mancuso e i dirigenti della Squadra mobile vibonese. Il legale, grazie all'evidente illecito accordo con gli organi competenti della Questura di Vibo Valentia, si è attivato, anche al di fuori di un qualsivoglia contesto difensivo (tanto dimostra la sua disponibilità in favore della cosca ad ampio raggio), per impedire la trasmissione all'autorità giudiziaria di un reato già commesso''.

    DDA: A Vibo assurda criticità. ''A Vibo, per un certo periodo, si era creata una situazione di assoluta criticità, incompatibile con lo svolgimento di attività di pg. Operazioni come queste determinano nei cittadini sentimenti di fiducia''. E' quanto ha sostenuto il procuratore aggiunto di Catanzaro Giuseppe Borrelli, che da giovedì assumerà l'incarico di aggiunto alla Procura di Napoli, commentando gli arresti dell'ex capo e dell'ex vice capo della squadra mobile di Vibo Valentia Maurizio Lento ed Emanuele Rodonò, trasferiti dalla Calabria nel 2011, e dell'avv. Antonio Carmelo Galati. ''Da domani - ha aggiunto - molte cose inizieranno a chiarirsi. Così come sono convinto che ci saranno persone che si rivolgeranno a noi come Stato. Per un certo periodo, a Vibo Valentia, questa serietà non c'è stata. Devo esprimere apprezzamento ed il ringraziamento della Procura ai carabinieri del Ros ed ai poliziotti della squadra mobile di Catanzaro che hanno condotto le indagini: il Ros partendo dai fatti accertati nell'operazione 'Purgatorio' e la polizia nell'approfondire gli elementi emersi già nella prima fase delle indagini a carico dei funzionari. Il Dipartimento di Ps ha avuto la capacità di non chiudersi in difesa ma di fare pulizia all'interno, in reparti che sono strutturalmente seri, anche se capita la situazione di cattivo funzionamento''. ''L'avv. Galati - ha sostenuto poi Borrelli - era un vero e proprio consigliori dei Mancuso. Tutto ruota intorno alla creazione di un clima goliardico per ottenere notizie su indagini in corso e sulle strategie e le direttive della Dda. E' emerso, come lo ha definito il gip, un quadro devastante dalle indagini condotte dal Ros, allora guidato da Giovanni Sozzo, e dalla squadra mobile di Catanzaro diretta da Rodolfo Ruperti''. Meno ottimista di Borrelli sulla possibilità che le cose cambino velocemente passo, si è detto il procuratore di Catanzaro Vincenzo Antonio Lombardo. ''Se così fosse - ha detto - dopo l'operazione Do ut des non doveva accadere ciò che è accaduto visto che già all'epoca l'avvocato era stato attenzionato. Emerge lo spaccato di funzionari dello Stato che si fanno blandire, accerchiare dalla rete tessuta da un personaggio che aveva già avuto un ruolo in precedenti indagini. La fiducia della Dda nella polizia, come nei carabinieri e nella guardia di finanza, comunque, è massima, anche se ci si può trovare davanti a casi come questi. Adesso sarà interessante sapere cosa avranno da dire i soggetti interessati rispetto alle frasi intercettate''.

    Il boss: Lento persona seria. "Deve essere una persona seria .. invece quel 'pagliaccio' si vede tutti i giorni nella televisione .. disgraziato". A parlare in questi termini è il boss Pantaleone Mancuso, di 67 anni, intercettato al telefono con il suo avvocato, Antonio Carmelo Galati, riferendosi, "verosimilmente - scrive il gip - al dottor Rodolfo Ruperti predecessore del dott. Lento quale dirigente della squadra mobile di Vibo Valentia, ed attuale dirigente della squadra mobile di Catanzaro, ndr". Affermazione alla quale Galati risponde: "esatto!... vedete... notate la differenza!.." "La conversazione - scrive il gip - appare di estrema rilevanza per due motivi. In primo luogo, in quanto Pantaleone Mancuso, classe '47, ribadiva (protestando perché il dotto Lento non era più andato a trovarlo) la non saltuarietà dei rapporti di frequentazione con il funzionario di polizia. In secondo luogo in quanto l'avv. Galati, esaltando la differenza tra il dott. Lento ed il dott. Ruperti nell'atteggiamento verso i Mancuso, se ne attribuiva palesemente il merito, presentandola come l'effetto del suo lavorio diplomatico". Mancuso, in precedenza, aveva sostenuto: "Il commissario, là .. si è perso? Galati: eh... non scende da molto... volevano scendere l'altra volta [parola incomprensibile} ma non è sceso... di venire. Ma lo sapete che è?... non gli dico niente che [.. .parole incomprensibili).. Se c'è qualche microfono... che armano 'ste pagliacciate... "Ripeteva, in sostanza - scrive il gip - il concetto già espresso in una precedente conversazione: il dirigente della squadra mobile, dott. Lento, aveva riferito al Galati di aver timore ad incontrare nuovamente Pantaleone Mancuso a causa della possibile presenza di microspie dei carabinieri presso il suo casolare".

    Bottiglia champagne a vice capo Mobile. Una bottiglia di champagne offerta dal genero del boss all'ex vice capo della squadra mobile di Vibo Valentia Emanuele Rodonò nel corso di una giornata trascorsa insieme in una nota struttura alberghiera del vibonese. C'è anche questo nell'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip distrettuale nei confronti di Rodonò, del suo ex capo alla mobile Maurizio Lento e dell'avv. Antonio Galati. Rodonò e Galati trascorsero una giornata nella struttura "Costa degli Dei" insieme ad Antonio Maccarone, coinvolto nell'inchiesta "Black Money", genero del boss Pantaleone Mancuso alias "Vetrinetta" in quanto marito della figlia Romana Mancuso, anche lei presente quel giorno. L'avvocato, riporta il gip, commentando la giornata trascorsa, affermava: "Oggi abbiamo fatto proprio i vacanzieri .." e Rodonò commentava positivamente. Galati: Però l'esperienza del massaggio è da ripetere... Grande Antonio... (Maccarone, ndr) ci ha mandato pure la bottiglia. Rodonò: Fantastico. Galati: Filippo ad Aurelio lo adorava! ... (si riferisce a Maccarone Aurelio, zio di Antonio, ndr) Rodonò: Filippo chi? ... Galati: Nicastro! (questore di Vibo Valentia fino al 2010, ndr)

    Condotte funzionari PS devastanti. Le condotte dei funzionari di polizia Maurizio Lento ed Emanuele Rodonò, secondo il gip distrettuale di Catanzaro, Abigail Mellace, sono state "allarmanti, anzi devastanti". Il Gip descrive i comportamenti nell'ordinanza di custodia cautelare che ha portato all'arresto dei due funzionari di polizia e dell'avvocato della cosca Mancuso, Antonio Carmelo Galati. Quanto emerge dalle intercettazioni telefoniche ed ambientali nei confronti dei due funzionari di polizia, aggiunge il giudice Mellace, comprovano in "modo chiaro il contributo effettivamente prestato dai due funzionari al sodalizio mafioso oggetto di indagine". "Gli stessi, infatti, secondo quanto emerso in modo chiaro dalle intercettazioni - dice ancora il gip - accettando supinamente di essere inseriti, letteralmente inglobati, nei circuiti relazionali, trasversali ed equivoci dell'avvocato Galati, hanno posto in essere azioni e condotte che, a questo Giudice, appaiono del tutto prive di qualsivoglia lecita spiegazione, oltre che di portata allarmante, anzi devastante''. A fondamento del giudizio del gip, anche una conversazione intercettata nel corso della quale Rodonò riferiva a Galati di "non avere potuto indagare" in quanto aveva dovuto assolvere a al dovere di fedeltà gerarchicamente impostogli e dal quale aveva ritenuto di non sottrarsi''.

    Cosca Mancuso infiltrata negli appalti dello Stato. La cosca Mancuso, attraverso l'avvocato Antonio Carmelo Galati, era riuscita ad infiltrarsi negli "apparati istituzionali dello Stato ed a tessere, in tal modo, una rete di 'sottili compiacenze' o di vere e proprie relazioni collusive che hanno inquinato le attività delle più importanti articolazioni investigative''. Lo afferma il giudice per le indagini preliminari distrettuale di Catanzaro, Abigail Mellace, nell'ordinanza di custodia cautelare che ha portato all'arresto dell'avvocato Galati e dei funzionari di polizia Maurizio Lento ed Emanuele Rodonò. L'avvocato Galati era riuscito a "creare rapporti personali, assolutamente anomali ed inspiegabili, grazie ai quali l'associazione mafiosa dei Mancuso ha acquisito la consapevolezza, esplicitamente manifestata, di potere contare sull'atteggiamento compiacente e benevolente della più importante articolazione investigativa del vibonese (riferendosi alla squadra mobile, ndr), anzi sulla totale assenza, da parte di tale apparto, di incisive attività investigative''.

    Funzionari PS hanno abdicato: ''Grava in modo indiscutibile sui due funzionari l'accusa di avere abdicato all'esercizio delle proprie funzioni in un territorio ad altissima densità criminale, lasciando l'inerme cittadinanza ancora più esposta al potere di assoggettamento delle potenti e pericolose cosche''. E' quanto scrive il gip distrettuale di Catanzaro, Abigail Mellace, nell'ordinanza che ha portato all'arresto dei funzionari di polizia Maurizio Lento ed Emanuele Rodonò e dell'avvocato Antonio Carmelo Galati. Sulla condotta dei due funzionari della polizia di Stato, il giudice distrettuale di Catanzaro sostiene anche che "l'avere garantito soprattutto alla articolazione interna della cosca dei Mancuso, facente capo soprattutto a Mancuso Pantaleone, di 67 anni, una condizione di tranquillità ambientale (a causa della totale assenza di investigazioni) e di collusiva complicità, manifestata anche nelle relazioni della società civile, sia un contributo di importanza enorme che integra in maniera quasi scolastica la fattispecie delittuosa in esame". "Ciò in quanto - aggiunge il gip distrettuale - le gravissime condotte hanno aumentato a dismisura le possibilità di sopravvivenza del sodalizio, rafforzandone concretamente le capacità operative e determinando per ciò stesso al reale ed elevato pericolo di una attuazione ancora più incisiva e sistematica dei delitti scopo del programma criminoso".

    Lento voleva fare carriera. "Appare oltremodo difficile stabilire le motivazioni di questo comportamento, verosimilmente ravvisabili nella tentazione di poter usufruire dei collegamenti politici che i Mancuso possedevano e che sono emersi nel corso delle investigazioni a fini di carriera''. A scriverlo è il gip distrettuale di Catanzaro Abigail Mellace nelle conclusioni della sua ordinanza con la quale ha disposto l'arresto per i funzionari di polizia Maurizio Lento ed Emanuele Rodonò e per l'avv. Antonio Galati. ''Ma ciò, come vale per tutti i motivi che inducono a delinquere - prosegue il gip - appare di nessuna rilevanza. Grava sui due funzionari la vera e propria abdicazione dello Stato in un territorio ad alta densità criminale, riversatasi sui cittadini, esposti al potere di assoggettamento di una delle più potenti cosche del distretto''. Per il gip, infatti, "il contributo effettivamente prestato dai due funzionari al sodalizio mafioso oggetto di indagine appare di immediata evidenza. Essi - prosegue - si sono astenuti, durante l'intero arco di loro permanenza a Vibo, ma in termini assoluti a far data dal giugno 2009, dallo svolgere qualsivoglia attività sulla cosca più potente della provincia ove prestavano servizio (paradigmatico appare il fatto della mancata ripetizione di controlli tesi a verificare il rispetto da parte di Pantaleone Mancuso classe 1947 degli obblighi connessi alla sorveglianza speciale dopo il 12.6.2008, motivato dal terrore di doverlo nuovamente denunciare e magari arrestare), nonostante le direttive ricevute dalla dirigenza della Dda di Catanzaro; hanno omesso di trasmettere alla A.G. competente addirittura segnalazioni dalle quali potessero trarsi elementi utili alla impostazione di indagini (anche di contenuto patrimoniale) nei confronti di esponenti della famiglia di Limbadi; hanno consapevolmente indirizzato l'intera attività investigativa della squadra mobile di Vibo nei confronti delle cosche avverse a quella dei Mancuso (in particolare dei cosiddetti 'Piscopisani'), allo scopo di rafforzare quest'ultima attraverso l'eliminazione dei suoi rivali, hanno rivelato al difensore di uno dei capi della cosca importanti dettagli riguardanti attività investigative. Non appare di alcun rilievo il fatto che essi abbiano agito, come risulta dalle parole del dott. Rodonò, per amicizia e per dovere gerarchico (questa confessione, piuttosto, costituisce la più eclatante dimostrazione della consapevolezza, da parte dei due funzionari, del loro agire e dei fini dagli stessi perseguiti), trattandosi di pubblici ufficiali che avrebbero avuto il dovere di sottrarsi a richieste criminose provenienti dai loro superiori o da non meglio precisati amici''.

    Nesci: grave inquinamento. L'arresto dell'ex capo della Mobile di Vibo Valentia Maurizio Lento e del suo vice Emanuele Rodonò è "indicativo di un grave inquinamento delle istituzioni dello Stato". Lo afferma la deputata del Movimento 5 Stelle, Dalila Nesci. "Per l'accusa Lento e Rodonò - aggiunge - avrebbero depistato indagini, omesso comunicazioni ai magistrati e arrestato soltanto membri di famiglie rivali. Credo che un comportamento del genere debba mettere in allarme il ministro dell'Interno e far riflettere il presidente del Consiglio, che ha scelto irresponsabilmente di non nominare il magistrato Nicola Gratteri come ministro della Giustizia. La Calabria ha un'emergenza istituzionale permanente, che va riconosciuta senza alcuna sufficienza o leggerezza. Purtroppo, la lotta alla criminalità organizzata diventa impari, se non c'è una presa di coscienza, da parte dello Stato centrale, che qui la situazione è disperata e oltrepassa la fantasia, che le complicità offendono le istituzioni e che non si può più fingere, ignorare, sottovalutare". "Mi auguro - conclude Nesci - che questo fatto di cronaca porti il nuovo governo a un'attenzione reale sulla Calabria, anche per evitare che le forze dell'ordine impegnate sul territorio, spesso senza mezzi, subiscano un ingiusto discredito".

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

    Cerca con nell'intero giornale:

    -- >Guarda l'indice delle notizie su: "Cronaca e Attualità "

     

     

 


    Facebook
 Ultime Notizie
 

Multimedia


 

Web TV -  Video

 

 
Home . Cronaca . Politica . Area Urbana . Speciali . Video . Innovazione . Universtitą . Spettacoli . Sport . Calcio . Meteo .

Copyright © 2017 Nuova Cosenza. Quotidiano di informazione. Registrazione Tribunale Cosenza n.713 del 28/01/2004 - Direttore Responsabile: Pippo Gatto
Dati e immagini presenti sul giornale sono tutelati dalla legge sul copyright. Il loro uso e' consentito solo previa autorizzazione scritta dell'editore