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    Colpo alle cosche in USA e in Italia, 26 arresti di FBI e PS. La coca nella frutta

     

    Colpo alle cosche in USA e in Italia, 26 arresti di FBI e PS. La coca nella frutta. Arresti legati ai Gambino

    11 feb 14 Centinaia di uomini della Polizia e dell'Fbi stanno eseguendo in Calabria e in diverse regioni italiane e negli Stati Uniti una serie di arresti e fermi nei confronti di soggetti legati alla 'Ndrangheta e a famiglie mafiose americane responsabili, secondo le accuse, di un traffico internazionale di droga. In corso anche decine di perquisizioni. Gli arresti e i fermi sono stati eseguiti dagli uomini della Squadra mobile di Reggio Calabria e del Servizio centrale operativo della Polizia di Stato nelle province di Reggio Calabria, Napoli, Caserta, Torino, Benevento, Catanzaro e a New York negli Stati Uniti. L'inchiesta, denominata 'New Bridge' e coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia (Dda) di Reggio Calabria, avrebbe consentito di scoprire e disarticolare un'organizzazione che fa capo alle 'ndrine della Ionica calabrese e che operava fra Italia, Stati Uniti, Canada, Centro e Sud America, in stretto contatto con famiglie mafiose americane e narcos sudamericani. Le accuse, ipotizzate a vario titolo nei confronti dei presunti appartenenti all'organizzazione, vanno dall'associazione a delinquere di stampo mafioso all'associazione a delinquere finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti, dallo spaccio al riciclaggio e altri reati.

    --- Arrestato il boss Francesco Ursino

    Arresti legati ai Gambino. Alcuni degli arrestati a New York dalla Polizia e dall'Fbi avevano legami con la storica famiglia mafiosa dei Gambino. Tra i fermati in Italia vi sarebbero, invece, anche soggetti legati alle famiglie Ursino e Simonetta, capi di una potente 'ndrina della ionica calabrese, in stretto contatto con i soggetti bloccati negli Usa. In particolare, a New York sono stati arrestati Franco Lupoi e Raffaele Valente, considerati dagli investigatori italiani e americani elementi centrali dell'inchiesta e punto di raccordo tra le cosche calabresi e gli esponenti della famiglia Gambino. In Italia è invece stato fermato Nick Tamburello, soggetto con diversi precedenti penali e ritenuto contiguo ai Gambino, espulso dagli Stati Uniti nella primavera del 2013. Secondo quanto accertato nel corso di quasi due anni d'indagine, vi era una rete di contatti, trattative e collegamenti tra esponenti della famiglia Gambino, del clan Ursino e dei cartelli dei narcos del centro e del sud America, finalizzata ad un'imponente traffico di cocaina. In particolare, secondo l'accusa, Lupoi sarebbe stato il tramite tra i Gambino e le ndrine jonico-reggine, per l'apertura di un canale di traffico di cocaina tra il Sud America e il porto di Gioia Tauro.

    Legame a doppio filo con mafia New York. L'indagine che ha portato al bliz della Polizia e del Fbi ha evidenziato "l'esistenza di un legame a doppio filo" tra le famiglie di 'Ndrangheta e "alcuni personaggi italo-americani insediati a New York di chiara estrazione mafiosa". Lo scrivono i pm nel decreto di fermo a carico di 18 persone coinvolte nell'indagine, sottolineando che i Gambino e le 'ndrine calabresi hanno lavorato in "sinergia assoluta" avendo una "convergenza degli obiettivi" da perseguire. Il tema principale dell'indagine, scrivono il procuratore Federico Cafiero De Raho, l'aggiunto Nicola Gratteri e il pm Paolo Sirleo, era quello di "mettere a fuoco i collegamenti tra esponenti legati alla famiglia Gambino di New York e soggetti italiani, legati o appartenenti a famiglie mafiose della 'Ndrangheta calabrese". Quello che è emerso è, appunto, un legame "a doppio filo", un "connubio" che "ha trovato pieno conforto nelle acquisizioni probatorie" e che rappresenta un "elemento innovativo" non di poco conto. E' stato infatti accertato, dicono i magistrati, la "pianificazione di un rilevante traffico internazionale di droga" che personaggi vicini ai Gambino avevano intrapreso con esponenti della famiglia Ursino. C'è stata dunque, proseguono i pm, una "convergenza degli obiettivi" tra le due organizzazioni criminali che, "avvalendosi di un uomo di raccordo", e cioè Franco Lupoi, "hanno stabilito in breve tempo un terreno di interessi comuni in uno dei settori più redditizi e 'produttivi' dell'economia criminale a livello mondiale". E non è un caso, sottolineano gli inquirenti, che "sullo scenario criminale dell'indagine sono immediatamente comparsi i referenti di cartelli sudamericani della droga, attratti nel business del traffico verso la Calabria di un'ingente quantitativo di droga". In sostanza, i Gambino e gli Ursino hanno lavorato in "sinergia assoluta" per aprire il nuovo 'canale' per il traffico di droga: i primi, sfruttando "la consistenza e la potenza" dei loro "contatti illeciti nel settore del narcotraffico internazionale"; i secondi, potendo contare sulla loro "capacità organizzativa e sul capillare controllo del territorio" che gli avrebbero permesso di mettere in piedi "una ramificata rete logistica e di distribuzione della droga, avvalendosi di fidati punti di riferimento commerciale".

    Intercettazioni "Base come Fort Knox". Uno degli arrestati nel blitz tra Italia e Usa "si vantava di far parte di un gruppo criminale bene armato, con una 'base' paragonabile a Fort Knox", la sede della Banca federale degli Stati Uniti. Lo scrivono i magistrati calabresi nel decreto di fermo emesso nei confronti di 18 persone, facendo riferimento ad una conversazione avvenuta a New York lo scorso 17 gennaio tra Raffaele Valente, considerato al vertice dell'organizzazione americana assieme a Lupoi, e altri due soggetti fino ad allora sconosciuti. Nel corso della conversazione, scrivono i magistrati, "Valente parlava delle proprie attività in America, evidenziando la sua autorevole posizione in seno 'alla famiglia'". In questo contesto, l'uomo "diceva chiaramente che vi erano con lui soggetti che avrebbero potuto 'schiacciare sotto i piedi' gli altri e che la famiglia era composta da 7/8 elementi". Ma non solo: "Valente si vantava - proseguono i pm - di far parte di un gruppo criminale bene armato e che la loro base era paragonabile a Fort Knox". Inoltre, "accennava di essere al vertice di un sodalizio criminale che si riconosceva nell'effige di San Michele Arcangelo (il santo protettore della 'Ndrangheta, nda), i cui adepti erano tenuti a portare un anello particolare come simbolo di riconoscimento". Si tratta, concludono i pm, di una conversazione di "formidabile apporto probatorio per tutta una serie di riferimenti fattuali (le armi, il numero di adepti, il sentimento di timore che incutevano, il ricorso ai pestaggi) e simbolici (l'anello, San Michele Arcangelo)".(

    Gratteri in Usa per coordinare operazione. Anche il procuratore aggiunto della Dda di Reggio Calabria, Nicola Gratteri, é a New York per coordinare di persona le indagini che hanno portato all'operazione contro la 'ndrangheta tra Italia e Usa. La collaborazione tra la magistratura italiana e quella americana e' stata alla base degli arresti di oggi.
    "Quella odierna è un'operazione importante perchè siamo riusciti a dimostrare, alcuna una volta, tutta la potenza della 'ndrangheta a New York, tanto da essere in posizione dominante rispetto a Cosa nostra". Lo ha detto il Procuratore della Repubblica aggiunto di Reggio Calabria, Nicola Gratteri, facendo riferimento all'operazione New Bridge contro cosche della 'ndrangheta ed esponenti della famiglia mafiosa dei Gambino. "Cosa nostra - ha aggiunto Gratteri - comprava eroina dai calabresi, insieme ai quali stava organizzando, in 'joint venture', importazioni di cocaina dagli Stati Uniti in Italia, anche con il concorso dei messicani, per cinquecento chilogrammi al mese". Secondo il procuratore aggiunto di Reggio Calabria, "egemone per la 'ndrangheta in questo traffico era la famiglia Ursino di Gioiosa Jonica, che era interessata, tra l'altro, a riciclare 11 milioni di euro a New York".

    Un ponte tra Calabria e USA. Un 'ponte' tra la Calabria e gli Stati Uniti, per consentire alle 'ndrine e alle famiglie mafiose americane di aprire un nuovo canale per il traffico di droga tra le due sponde dell'oceano. Era questo, secondo quanto si apprende, l'intento dell'organizzazione scoperta dalla Polizia e dall' Fbi, che ha portato al blitz. Secondo inquirenti e investigatori l'organizzazione puntava a conquistare, nel tempo, il posto occupato per anni dai clan di Cosa Nostra.

    La coca nascosta nei barattoli di frutta sciroppata. La cocaina proveniente dal Sud America sarebbe dovuta arrivare al porto di Gioia Tauro, nascosta in barattoli di frutta: è quanto hanno accertato le indagini dello Sco, della squadra mobile di Reggio Calabria e dell'Fbi che hanno portato al blitz di oggi. La spedizione della droga, secondo quanto è stato ricostruito, avrebbe dovuto avvenire dalla Guyana: la cocaina, in forma liquida, avrebbe dovuto essere nascosta all'interno di barattoli di ananas o cocco e così spedita a Gioia Tauro. Lo stratagemma è stato scoperto a novembre scorso quando un carico di oltre 70 chili di cocaina, nascosti in forma liquida proprio in scatole di ananas prodotte da una società della Guyana, è stato sequestrato a bordo di un mercantile in Malesia. La droga, secondo quanto accertato dalle indagini, era riconducibile allo stesso cartello sudamericano che avrebbe dovuto spedire 6-700 kg di cocaina in Calabria e che stava già trattando con alcuni degli arrestati nel blitz di oggi.

    Intercettazioni: la coca è l'acqua dell'ananas. "Però pagando la nave, pagando a quello, che ti pare...tutti mangiano". Diceva così al telefono il 6 novembre del 2012 Franco Lupoi, quello che secondo gli inquirenti italiani e americani che hanno condotto il blitz di oggi è l'intermediario tra i Gambino e le famiglie della 'Ndrangheta di Gioiosa Ionica. "Da trenta...da trenta l'hanno portata a quaranta - dice ancora Lupoi parlando del prezzo della droga - ... li sanno i prezzi di qua, però ci garantiscono tutte cose e non vogliono neanche i soldi". Con Vincenzo Parrelli, uno dei fermati, l'emissario dei Gambino parla invece delle modalità dell'arrivo della droga. "e l'acqua (la coca, ndr) con l'ananas" dice il primo. E il secondo prosegue: "poi bisogna toglierla, ce ne è...Perdita di tempo ce ne è...Non è che...(incomprensibile)...quanto si lavora, prima di venderla ci vogliono un paio di giorni...". I "300 grammi non sono pronti per venderli?", chiede Parrelli. E Lupoi: "fanno confezioni da un chilo, devono pressarli, per fare i pacchetti...Si! Si!...(incomprensibile)... nelle lattine, nelle lattine dell'ananas...".

    Sono 26 i provvedimenti. Sono complessivamente 26 i provvedimenti restrittivi destinati a soggetti in Italia e negli Stati Uniti nell'ambito del blitz congiunto tra Polizia e Fbi. Otto sono destinati a persone residenti negli Stati Uniti, dove si trova un team di funzionari del Servizio centrale operativo della Polizia, mentre 18 riguardano soggetti in Italia, dove stanno operando anche uomini dell'Fbi. Oltre 40 le persone indagate. L'indagine che ha portato al blitz di oggi nasce due anni fa grazie alla collaborazione tra la polizia italiana e le autorità americane, resa possibile dal protocollo tra Italia e Stati Uniti in base al quale è previsto lo scambio di investigatori esperti nella lotta alle organizzazioni mafiose. Secondo gli inquirenti, l'organizzazione puntava all'apertura di un nuovo canale per il traffico di droga e il riciclaggio. L'operazione - sotto il coordinamento del procuratore di Reggio Federico Cafiero De Raho, dall'aggiunto Nicola Gratteri e del pm Paolo Sirleo per l'Italia, e dell'Eastern District di New York per gli Usa - ha visto l'impiego di agenti sotto copertura dello Sco e dell'Fbi, che hanno consentito di sequestrare oltre otto chili di droga a New York e Reggio Calabria. Per la polizia, i profili internazionali dell'inchiesta sono stati curati dalla Direzione centrale per i servizi antidroga e dal Servizio cooperazione internazionale di Polizia.

    Grassi: Cosa nostra sostituita in traffici. La "gestione" del traffico internazione di droga ormai è appannaggio della 'Ndrangheta che, nel tempo, ha "sostituito Cosa Nostra nei rapporti" con i mafiosi oltreoceano e i narcos sudamericani. Lo ha spiegato il direttore del Servizio centrale operativo (Sco), Raffaele Grassi, nel corso della conferenza stampa seguita al blitz congiunto tra polizia e Fbi. L'inchiesta, ha aggiunto, "ci consente di affermare che la 'Ndrangheta è uscita dai propri territori d'origine e, oltre che infiltrarsi nel nord Italia e in Europa, cerca di conquistare spazi criminali sempre più ampi per allargare il proprio mercato illecito". Dunque se sei anni fa il 'ponte' tra i mafiosi in Usa e le organizzazioni criminali in Italia era rappresentato dai clan palermitani, "oggi questo ponte è appannaggio della 'Ndrangheta" che stava lavorando per "esportare eroina in America e importare cocaina in Italia, attraverso i rapporti dei Gambino con i narcos"

    Ieri cosa nostra oggi la ndrangheta. Ieri Cosa Nostra, oggi la 'ndrangheta: il blitz della Polizia e dell' Fbi che ha portato all'arresto di 26 persone, è la prosecuzione dell'operazione del 2008 che fu chiamata "Old Bridge" - anche quella condotta in collaborazione tra il Dipartimento della Pubblica Sicurezza e il Federal Bureau of Investigation - e che svelò le connessioni nel traffico di droga tra le famiglie mafiose siciliane e quelle oltreoceano. Quasi sei anni dopo, però, al posto dei clan palermitani è subentrata la 'ndrangheta che si conferma l'organizzazione criminale italiana più potente e l'unica in grado di trattare direttamente con i cartelli sudamericani. L'indagine, sottolineano inoltre gli investigatori, dimostra proprio la forza dei cartelli calabresi e le mire espansionistiche delle 'ndrine, che puntano a trovare nuovi alleati per 'allargare' il proprio mercato. Con l'operazione Old Bridge la polizia e l'Fbi ruppero l'alleanza fra le famiglie mafiose palermitane collegate a Salvatore Lo Piccolo e appartenenti alla famiglia Gambino di New York, la stessa con cui erano in 'affari' alcuni degli arrestati di oggi. Nel febbraio di 6 anni fa furono arrestati, con le accuse di associazione mafiosa, omicidio, estorsioni e altri gravi reati, una ottantina di persone. Le indagini accertarono, in particolare, i legami tra Cosa Nostra americana e gli esponenti delle famiglie del mandamento di Passo di Rigano - Boccadifalco, storica emanazione negli Usa di Cosa Nostra siciliana. E proprio negli Stati Uniti trovarono rifugio diversi mafiosi palermitani, tra cui gli Inzerillo, che riuscirono a scappare alla mattanza messa in atto dai Corleonesi di Toto Riina negli anni ottanta.

    Procuratore Miller "Non avevano fatto conti con ponte polizie". "Con questa operazione abbiamo colpito il cuore della criminalità organizzata internazionale". Così il procuratore federale di Brooklyn Marshall Miller ha commentato nel corso di una conferenza stampa a Roma il blitz della Polizia e del Fbi. "Volevano costruire un ponte tra la Calabria e gli Stati Uniti - ha aggiunto -, ma non si sono accorti che esisteva un ponte molto più forte e autorevole, tra le autorità italiane e americane, costruito in decenni di collaborazione".

    Ministro Alfano: Stroncata pericolosa alleanza mafie. Il ministro dell'Interno, Angelino Alfano, si è complimentato con il Capo della Polizia, Alessandro Pansa, per l'operazione antimafia di oggi. "Un'attività svolta congiuntamente dalla nostra Polizia di Stato e dall'Fbi -ha detto il ministro Alfano- che conferma l'impegno e la qualità dei risultati raggiunti nell'azione di contrasto alle più pericolose forme di associazioni criminali di stampo mafioso". Il vice premier e ministro dell'Interno Alfano ha sottolineato come l'operazione di oggi contro la 'Ndrangheta ha destrutturato "una pericolosa nuova alleanza mafiosa, stroncata dalla tenacia investigativa delle donne e degli uomini del Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato italiana, con la Squadra Mobile di Reggio Calabria, capaci di individuare anche oltre oceano le attività criminali di una delle più note famiglie mafiose statunitensi e di pericolosi personaggi della 'ndrangheta". Alfano, oltre a complimentarsi con il capo della Polizia ha voluto estendere la propria soddisfazione anche alle forze dell'ordine dell'F.B.I. e ai magistrati, italiani e statunitensi, che hanno coordinato l'operazione internazionale che ha portato a 26 arresti e oltre 40 indagati. In particolare, il ministro Alfano si e' congratulato con il procuratore di Reggio Calabria, Cafiero De Raho.
    Ricevuto capo Polizia. Per congratularsi personalmente per l'operazione che ha portato a smantellare una articolazione criminale transnazionale tra la mafia newyorchese e la 'ndrangheta calabrese, il ministro dell'Interno, Angelino Alfano, ha ricevuto il Capo della Polizia, Direttore Generale della Pubblica Sicurezza, Prefetto Alessandro Pansa, il Direttore della D.A.C. Prefetto Nicola Zito e il direttore del Servizio Centrale Operativo Raffaele Grassi. Con loro anche il Questore di Reggio Calabria Guido Longo ed il dirigente della Squadra Mobile Gennaro Semeraro insieme ai rappresentanti dell' F.B.I. Jason Fickett e Leo Taddeo. Con gli investigatori che hanno seguito le indagini che hanno portato ai 26 arresti di stamane ed ad oltre 40 persone denunciate, il ministro ha approfondito alcuni aspetti dell'inchiesta.

    Bindi: Decisivo colpire alleanze internazionali. "Esprimo grande apprezzamento per gli importanti risultati dell'operazione congiunta tra Polizia di Stato e FBI che ha permesso di stroncare il patto criminale tra mafia statunitense e 'Ndrangheta calabrese per il controllo del traffico internazionale di droga". Lo dichiara Rosy Bindi, Presidente della Commissione nazionale Antimafia. "Come in altre preziose indagini a cominciare da quelle sviluppate negli anni ottanta contro Cosa Nostra - dice Bindi - la collaborazione tra Italia e Stati Uniti e il paziente lavoro d'indagine delle procure antimafia di New York e di Reggio Calabria si conferma strumento fondamentale di contrasto della dimensione centrale e globale acquisita dalla 'Ndrangheta nel mercato globale degli stupefacenti, fonte primaria di acculturazione di ricchezze illecite reinvestite e impiegate anche nell'economia legale". Secondo Rosy Bindi "si combattono le nuove forme di criminalità continuando a tagliare le gambe, alle attività che storicamente hanno costruito la fortuna dei poteri mafiosi, come è stato fatto con l'operazione New Bridge". "Ringrazio la Direzione nazionale Antimafia, con il procuratore Roberti, la Dda di Reggio Calabria, con i procuratori Cafiero de Raho e Gratteri, e il Capo della Polizia, prefetto Pansa - conclude - per le competenze, le professionalità e della tenacia messe in campo in questa delicata e complessa operazione".

    Roberti: Operazione straordinaria. Il blitz della Polizia e dell'Fbi "è una brillante e straordinaria operazione" contro organizzazioni criminali "ai massimi livelli del traffico internazionale di droga". Lo ha detto il procuratore nazionale antimafia Franco Roberti commentando l'operazione contro cosche della 'ndrangheta ed esponenti della famiglia mafiosa dei Gambino di New York. "Questa - ha aggiunto - è un'operazione che ha ben pochi precedenti nel contrasto al traffico internazionale di droga".

    "Desidero rivolgere le mie congratulazioni alle forze dell'ordine che oggi, con la brillante operazione 'New Bridge', frutto dell'intensa collaborazione tra investigatori italiani e americani esperti nella lotta alla criminalità di tipo mafioso, hanno compiuto l'azione coordinata dalla Procura di Reggio Calabria e condotta dalla Polizia di Stato italiana e l'FBI americana che ha portato a stroncare un nuovo sodalizio tra criminalità basato su un pericolosissimo traffico internazionale di droga e riciclaggio di denaro". Lo ha detto il presidente della Regione Calabria Giuseppe Scopelliti. "Da tempo - ha aggiunto - la mia Giunta sta lavorando per avviare a breve un osservatorio permanente dell'Unodc, l'Ufficio delle Nazioni unite per il controllo della droga e la prevenzione del crimine, a Reggio Calabria, dove ha già sede l'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. Noi dobbiamo dare un segnale alle generazioni future. Con la legalità e la giustizia possiamo puntare ad avere sviluppo e crescita, ma dobbiamo combattere tutti insieme contro la 'ndrangheta perché la nostra terra non diventi la base dell'illecito e della criminalità".

    "Un forte plauso alle donne e agli uomini della Polizia italiana e dell'Fbi per il maxi blitz antimafia tra l'Italia e gli Usa che ha consentito di stroncare un imponente asse internazionale sul traffico di droga. Una brillante operazione congiunta che, vista la portata, qualifica ulteriormente l'impegno e la professionalità delle forze dell'ordine contro tutte le forme di criminalita' organizzata". E' quanto dichiara il vice capogruppo Ncd alla Camera, Dorina Bianchi, componente della commissione Antimafia. "Un particolare ringraziamento - prosegue - va alla Dda di Reggio Calabria, con i procuratori Federico Cafiero de Raho e Nicola Gratteri, impegnati quotidianamente nella lotta alla 'ndrangheta che, come dimostrano i fatti odierni, si e' imposta ormai in una posizione dominante nel traffico internazionale di droga". "Un ringraziamento, infine - conclude Bianchi - alla Direzione nazionale antimafia, al Capo della Polizia e ai magistrati italiani e statunitensi che hanno coordinato l'operazione".

    "La brillante operazione internazionale 'New Bridge', contro uno dei ponti criminali più potenti e redditizi che vede le cosche della 'ndrangheta protagoniste di primo piano, è importantissima e preziosa per la Calabria degli onesti che vuole liberarsi dell'oppressione e del marchio infamante delle presenze mafiose". Lo afferma Salvatore Magarò, presidente della Commissione contro la 'ndrangheta del Consiglio regionale. "Esprimo perciò il più vivo apprezzamento - prosegue Magarò - per il risultato ottenuto dalla collaborazione congiunta che ha visto impegnate con l'Fbi statunitense, la Direzione nazionale Antimafia e la Procura distrettuale di Reggio Calabria, col procuratore Federico Cafiero de Raho e il procuratore Nicola Gratteri, uomo di punta per competenza, professionalità, tenacia e passione, per queste delicate e complesse operazioni di respiro intercontinentale. Contro il patto d'alleanza tra la mafia statunitense e la 'ndrangheta, un accordo sporco di droga e investimenti nefasti per l'economia pulita, la collaborazione tra gli investigatori della Polizia di Stato italiana e l'Fbi americano e il lavoro d'indagine delle procure antimafia di New York e di Reggio, si confermano strumenti formidabili di contrasto, in grado di stroncare i nuovi assetti nel mercato globale degli stupefacenti che avrebbero permesso di mettere in piedi un traffico internazionale di droga, ma anche di armi, di grandissime proporzioni e di micidiale pericolosità".

    Libera agli imprenditori: Denunciate. "Denunciate, sappiamo che non è facile, ma è possibile. L' ultima parola è sempre la nostra, non dei mafiosi". E' l'esortazione di don Marcello Cozzi, vicepresidente di Libera e responsabile nazionale di Sos Giustizia, in una lettera aperta rivolta agli imprenditori calabresi "Negli ultimi due anni, in Calabria - prosegue il sacerdote - attraverso i nostri sportelli Sos Giustizia a Reggio e a Catanzaro, abbiamo incrociato almeno una sessantina di storie; qualcuno ha voluto rimanere nell'ombra con il suo terrore consegnandoci il bagaglio pesante di nomi scomodi, altri ci hanno chiesto una mano dopo che avevano già denunciato e altri ancora ci hanno chiesto di essere accompagnati alla denuncia. E' il caso di Pietro che quando ci chiese aiuto era terrorizzato, rassegnato, senza prospettive. Eravamo per lui l'ultima spiaggia. Non fu difficile convincerlo alla denuncia. Il resto venne da sé: le indagini, gli arresti, la protezione immediata, e oggi la libertà ritrovata". "I tanti imprenditori - afferma ancora don Cozzi - vessati in silenzio da quella volgare prepotenza, quei commercianti annullati nel loro intimo da quella feroce presenza, vengano a farsi un giro nei tribunali quando i mafiosi sono alla sbarra, vengano a vedere come si riduce questa gente quando qualcuno li denuncia. Vengano a toccare con mano che fine fanno i lupi che gli sbranano la vita. Certo, sappiamo che non è facile. E neanche semplice. Sappiamo che non sempre i tempi del vostro riscatto coincidono con i tempi delle risposte che giustamente vorreste, ma sui volti di Pietro, di Giovanni, di Paolo, di Tiberio, e di tanti altri, oltre alla fatica degli immancabili problemi intravediamo sempre più marcati i tratti di una dignità ritrovata e di una libertà riconquistata". "Basta questo - conclude - per dire che si può. Che è possibile. Che l'ultima parola è sempre la nostra, non dei mafiosi".

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