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    Blitz PS-FBI: scoperta allenaza Ursino-Gambino per traffico droga

     

     

    Blitz PS-FBI: scoperta allenaza Ursino-Gambino per traffico droga

    11 feb 14 Un patto tra le famiglie di 'Ndrangheta e lo storico clan mafioso di New York dei Gambino, per aprire un nuovo canale del traffico internazionale di droga tra l'Italia e la Calabria e soppiantare nella gestione dei traffici i clan di Cosa Nostra palermitani, da sempre legati a doppio filo con la mafia americana: il blitz della polizia e del Fbi scattato in contemporanea a New York e in diverse regioni italiane, conferma le mire espansionistiche di quella che, a detta di tutti gli analisti, è la più potente organizzazione criminale italiana e, allo stesso tempo, stronca sul nascere un affare che avrebbe portato milioni di euro nelle casse dei clan. I provvedimenti sono scattati all'alba, quando negli Stati Uniti era notte fonda: 17 sono le persone finite in carcere in Italia e 7 quelle arrestate oltreoceano. Tra loro, Francesco Ursino, capo della famiglia Ursino di Gioiosa Ionica, Franco Lupoi e Raffaele Valente, bloccati negli States e ritenuti gli intermediari tra i Gambino e gli uomini della 'Ndrangheta. Sempre negli Usa è stato arrestato Christos Fasarakis, un funzionario della Alma Bank di New York, accusato di aver riciclato centinaia di migliaia di dollari dell'organizzazione. In Italia è stato invece bloccato Nick Tamburello, espulso dagli Stati Uniti ad aprile del 2013 e 'affidato' da Lupoi e Valente ad un'organizzazione criminale della provincia di Benevento, in contatto con le 'ndrine. "E' stata stroncata una nuova e pericolosa alleanza mafiosa" ha detto il ministro dell'Interno Angelino Alfano mentre per il procuratore nazionale Antimafia Franco Roberti "siamo di fronte a organizzazioni criminali che operano ai massimi livelli del traffico internazionale di droga". La Ndrangheta "è ormai interlocutore privilegiato di Cosa Nostra americana" ed è in "posizione dominante" rispetto alla mafia nostrana, sottolineano i magistrati calabresi Federico Cafiero de Raho Cafiero e Nicola Gratteri. Ecco perché, afferma il capo della Polizia Pansa, "li colpiremo ovunque". Anche gli americani non nascondono la soddisfazione. "Abbiamo colpito il cuore della criminalità organizzata internazionale - dice il procuratore di Brooklyn Marshall Miller -. Loro volevano costruire un ponte tra la Calabria e gli Stati Uniti ma non si sono accorti che esisteva un ponte molto più forte e autorevole tra le autorità italiane e quelle americane, costruito in decenni di collaborazione". Quel ponte, secondo gli investigatori e gli inquirenti, aveva un significato ben chiaro: la 'Ndrangheta stava lavorando per prendere il posto dei clan palermitani nei rapporti con la mafia Usa. Ed infatti l'operazione è stata chiamata 'Newbridge', naturale prosecuzione dell'inchiesta 'Old Bridge' che 6 anni fa stronco i traffici tra i Gambino e i clan palermitani legati a Salvatore Lo Piccolo. Le 'Ndrine, dice non a caso il capo dello Servizio centrale operativo della Polizia, Raffaele Grassi, "sono uscite dai propri territori d'origine e, oltre che infiltrarsi nel nord Italia e in Europa, cercano di conquistare spazi criminali sempre più ampi per allargare il proprio mercato illecito". "Esiste un legame a doppio filo" hanno scritto i pm della Dda di Reggio Calabria nel decreto di fermo, sottolineando che i Gambino e gli Ursino hanno lavorato in "sinergia assoluta", avendo una "terreno di interessi comuni", il traffico di droga appunto, e una "convergenza di obiettivi", cioè incrementare i loro già ampissimi guadagni illeciti. L'indagine è scattata ad aprile del 2012, quando a Brooklyn avviene un incontro tra Lupoi e il suocero Antonio Simonetta, considerato organico agli Ursino di Gioiosa Ionica. Due anni di intercettazioni telefoniche e ambientali e di pedinamenti hanno permesso di ricostruire il disegno dell'organizzazione: aprire un canale per il traffico di droga tra la Calabria e gli Usa, sfruttando da un lato "la consistenza e la potenza" dei Gambino e dei loro contatti con i narcos sudamericani, e dall'altro, "la capacità organizzativa e il capillare controllo del territorio" della Ndrangheta. L'accordo prevedeva l'esportazione di eroina verso l'America e l'arrivo in Italia di partite di 500 kg di cocaina, che sarebbero dovuti giungere nel porto di Gioia Tauro in forma liquida, nascosti in barattoli di ananas e cocco provenienti dalla Guyana francese. Fondamentale per l'indagine, hanno riconosciuto magistrati e investigatori, è stato un infiltrato che l'Fbi è riuscito a mettere all'interno dell'organizzazione. 'Jimmy', questo il nome di copertura dell'agente, ha acquistato droga in Italia e tramite un confidente ha monitorato tutti gli incontri a New York tra i calabresi e i mafiosi americani. Ma soprattutto, ha fatto sì che la costruzione del 'ponte' criminale proseguisse senza intoppi, fino al momento di tirare la rete.

    Jimmy l'infiltrato e i boss di "Brucculino". Jimmy l'infiltrato arriva in Calabria nell'estate del 2013, con la porta che consente di accedere al mondo delle 'ndrine aperta dall'emissario dei Gambino: con 30mila dollari del Fbi compra un chilo e mezzo di eroina - consegnatogli a Reggio dal capo degli Ursino di Gioiosa Ionica e preso ad Africo dal nipote di Peppe 'u tiradrittu', storico boss della Ndrangheta - e conferma il sogno degli 'ndranghetisti e di Cosa Nostra americana di aprire un nuovo canale per il traffico internazionale di droga. Un sogno cullato attraverso pranzi a Brooklyn, incontri a New York e in Calabria, viaggi alle Bahamas e società della Guyana francese pronte a spedire a Gioia Tauro partite da 500 kg di coca a viaggio, nascosta in forma liquida in barattoli di ananas e cocco. Le carte dell'inchiesta che ha portato al blitz di polizia ed Fbi svelano i progetti e i retroscena dell'organizzazione che puntava a sostituirsi ai clan palermitani nel giro che conta. Un'inchiesta che ha avuto un contributo fondamentale proprio da Jimmy, l'uomo che gli americani sono riusciti a infiltrare tra i Gambino e che è riuscito a conquistare la fiducia degli Ursino. E' lui infatti che il 20 aprile del 2012 incontra a New York l'intermediario di Cosa Nostra Franco Lupoi e il suocero Antonio Simonetta, legato agli Ursino, che gli manifestano l'intenzione di organizzare un traffico di droga dall'Italia agli Usa. Ed è sempre lui che, il 26 luglio è all'aeroporto di Reggio e riceve 2 grammi di eroina da Lupoi e Ursino: un 'assaggio' che serve a testare la qualità della roba che, un mese dopo, gli viene consegnata in una piazza di Reggio Calabria. Aperto il canale tra le due sponde dell'oceano, l'organizzazione del traffico procede e a settembre, scrivono i magistrati reggini nel decreto di fermo, Lupoi è in Italia, a Verbania, dove si incontra con Francesco Ursino. E' in quell'occasione che l'americano illustra lo stratagemma individuato per far arrivare la droga a Gioia Tauro: la coca, in forma liquida, viaggerà nei barattoli di frutta di una società della Guyana, che già si occupa di questo tipo di traffici. La 'Ndrangheta gradisce, tanto che partono i primi bonifici per la ditta che si occuperà della spedizione. Ma un imprevisto fa saltare tutto: a novembre in Malesia le autorità scoprono 76 chili di cocaina, nascosti proprio nei barattoli di ananas e cocco partiti dalla Guyana. Gli investigatori ascoltano così decine di telefonate dei calabresi, preoccupati di perdere il nuovo affare. E ascoltano il boss Ursino decidere di andare direttamente in America per risolvere la situazione: un "momento cruciale" dell'indagine scrivono i magistrati. Perché "in quel momento veniva acquisita la prova fondamentale circa le dinamiche dei vari gruppi coinvolti e la caratura dei soggetti". Negli Usa, tra il 31 gennaio e il 1 febbraio dell'anno scorso, Ursino incontra Lupoi e Raffaele Valente, l'uomo che si vantava di avere una 'base' sicura come Fort Knox. Ma alle riunioni c'è anche un uomo di Jimmy, che registra tutto. In quei giorni c'è anche un altro incontro, assai più importante: un pranzo a Brooklyn in cui Ursino incontra Pietro Inzerillo, esponente degli 'scappati' di Cosa Nostra e soggetto assai dentro agli affari dei Gambino. A tavola l'esponente della 'Ndrangheta propone a quello di Cosa Nostra una grossa operazione di riciclaggio per 11 milioni di dollari. Soldi, neanche a dirlo, provenienti dal traffico di droga. Due giorni dopo Ursino è ancora più chiaro con i suoi interlocutori: avrebbe gestito lui direttamente, "il traffico, riuscendo a piazzare la droga in tutta Italia per un importo di 45mila dollari al chilo". Ma è il 4 febbraio che c'è l'incontro che gli inquirenti ritengono fondamentale per chiudere il cerchio: il boss della 'Ndrangheta incontra direttamente uno dei Gambino, Giuseppe. Che gli chiede di portare i suoi saluti al padre, il boss Antonio in carcere da tempo. "Inutile dire - concludono i pm - che un fatto del genere dimostra la piena sinergia tra le varie organizzazioni".

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