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    Morte Cacciola, istigazione al suicidio: arrestati familiari e 2 avvocati

     

    Morte Cacciola, istigazione al suicidio: arrestati familiari e 2 avvocati

    08 feb 14 I carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria hanno eseguito cinque ordinanze di custodia cautelare in carcere, due nei confronti di avvocati che hanno difeso la famiglia di Maria Concetta Cacciola, deceduta nel 2011 per ingestione di acido muriatico. Le altre tre misure cautelari sono state eseguite nei confronti dei genitori e del fratello di Maria Concetta Cacciola. L'indagine riguarda i maltrattamenti subiti dalla donna dopo la sua decisione di collaborare con la giustizia. I genitori e il fratello di Maria Concetta Cacciola erano già detenuti perchè condannati dalla Corte d'assise si Palmi nel luglio dello scorso anno per i maltrattamenti subiti dalla testimone di giustizia. I due avvocati arrestati, sono accusati, insieme ai genitori e al fratello di Maria Concetta Cacciola, di avere agito per favorire le cosche Bellocco e Cacciola della 'ndrangheta. I reati loro contestati sono concorso in maltrattamenti in famiglia e in violenza privata, aggravati dall'avere favorito un sodalizio mafioso. Ai cinque destinatari delle ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip distrettuale di Reggio Calabria su richiesta della Dda viene contestato, inoltre, il concorso in violenza o minaccia per costringere a commettere un reato e concorso in favoreggiamento personale, sempre con l'aggravante mafiosa.

    Gli arrestati: Sono Gregorio Cacciola e Vittorio Pisani i due avvocati arrestati dai carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria per la morte per ingestione di acido muriatico della testimone di giustizia Maria Concetta Cacciola. L'operazione che ha portato agli arresti è stata chiamata "Onta". Gli altri tre arrestati sono il padre e la madre della testimone di giustizia, Michele Cacciola e Anna Rosalba Lazzaro, ed il fratello Giuseppe.

    In intercettzioni ultimatum della mamma. "Cetta, tu devi stare o con con noi o con loro". E' questa una delle frasi più significative pronunciate dalla mamma di Maria Concetta Cacciola nel corso di una conversazione telefonica con la figlia, prima della morte di quest'ultima per aver ingerito acido muriatico. "Tu domani mattina - aggiunge la madre a Maria Concetta - devi telefonare all'avvocato, giura che lo fai lo fai. E se non lo fai ti puoi scordare di me e di tutti noi". Nella drammatica conversazione si sentono anche voci maschili che suggeriscono alla mamma di Maria Concetta cosa doveva dire alla figlia. "Noi siamo andati dall'avvocato - aggiunge la donna - e lui ci ha detto che se la vede tutto lui per questo devi chiamarlo. Lui ti mette in macchina e ti porta dove vuoi tu e poi verranno anche i tuoi figli. Non sei stonata Cetta, ti stanno stonando loro. Tu devi scegliere o a noi o a loro".

    In corso indagini sulla morte. Sono ancora in corso le indagini sulle cause e le eventuali responsabilità della morte di Maria Concetta Cacciola, la testimone di giustizia deceduta ingerendo acido muriatico. Nell'inchiesta dei carabinieri dei Reggio Calabria che stamane hanno arrestato cinque persone sono emersi, invece, i gravi indizi sui reati di maltrattamenti, violenza privata, violenza finalizzata a commettere delitti di calunnia e autocalunnia. Il Procuratore di Reggio Calabria, Federico Cafiero de Raho, ha affermato che "sulle cause della morte e sulle eventuali, ulteriori responsabilità, le indagini sono ancora in corso. Al momento si è cominciato a circoscrivere il contesto in relazione a questo quadro indiziario, che naturalmente il giudice dovrà valutare". "I due avvocati sottoposti a ordinanza di custodia cautelare - ha ancora spiegato Federico Cafiero De Raho - hanno curato la ritrattazione delle precedenti dichiarazioni rese ai magistrati dalla testimone di giustizia Maria Concetta Cacciola ed hanno seguito tutta la vicenda insieme al padre, alla madre ed al fratello della Cacciola fino al giorno della sua morte"

    Cafiero: Voleva cambiare le cose. "Maria Concetta Cacciola era animata solo dalla volontà di dare un contributo, perché le cose cambiassero". Lo ha detto il Procuratore di Reggio Calabria, Federico Cafiero De Raho, nel corso della conferenza stampa per illustrare gli esiti dell'operazione dei carabinieri che hanno arrestato 5 persone nell'ambito delle indagini sulla morte della testimone di giustizia Maria Concetta Cacciola. Alla conferenza stampa hanno partecipato anche il procuratore di Palmi, Giuseppe Creazzo, ed il comandante provinciale di Reggio Calabria dei Carabinieri, col. Lorenzo Falferi. "Voleva che le cose cambiassero - ha aggiunto Cafiero - proprio nella sua famiglia e nel luogo da cui proveniva. Oggi la ricordiamo come un simbolo di legalità che si è immolato affinché le cose potessero cambiare. Maria Concetta Cacciola, con la minaccia di non vedere più i suoi figli, con una serie azioni intimidatorie è stata indotta a rientrare, dopo il suo allontanamento da casa avvenuto nel maggio 2011, per acquisire la prova contraria della sua collaborazione". Il lavoro investigativo basato su intercettazioni telefoniche ed ambientali "ha fornito un quadro probatorio intoccabile - ha sottolineato ancora Cafiero De Raho - ma desolante davanti al cattivo modo di comportarsi dei familiari della Cacciola". Il procuratore Creazzo ha parlato di "travalicamento dell'azione difensiva. Un dato che deve far riflettere sul ruolo della funzione difensiva", rilevando la "positiva sinergia istituzionale tra la Procura distrettuale e la Procura di Palmi con l'applicazione di un magistrato che ha fornito un importante contributo per il prosieguo delle indagini". Il col. Falferi, ha evidenziato "il disinteresse dei genitori della Cacciola nei confronti della loro figlia e del pericolo che correva, preservando piuttosto il loro collegamento con i clan e le cosche della 'ndrangheta. Persino la vita della figlia, rispetto all'appartenenza con la cosca, per loro non contava nulla".

    Per i giudici fu omicidio premeditato. - Per i giudici di primo e secondo grado la morte della testimone di giustizia Maria Concetta Cacciola, deceduta nel 2011 per ingestione di acido muratico, fu un omicidio premeditato e per tale motivo, al momento delle due sentenze, furono trasmessi gli atti alla Dda di Reggio Calabria per compiere le indagini. Dopo la sentenza di primo grado emessa il 13 luglio 2013 dalla Corte d'Assise di Palmi, il sei febbraio scorso i giudici di secondo grado di Reggio Calabria hanno ridotto le condanne nei confronti dei familiari della testimone. Il padre di Maria Concetta, Michele Cacciola, si e' visto ridurre la pena da 6 anni a 4 anni e sei mesi di reclusione ed il fratello della donna, Giuseppe, da 5 anni e 4 mesi a 4 anni. È stata confermata, invece, la condanna a due anni per la madre, Anna Rosalba Lazzaro. I tre sono stati condannati per maltrattamenti, mentre l'aggravante della morte come conseguenza e' venuta meno gia' in primo grado. La Corte d'assise di Palmi decise anche di trasmettere gli atti alla Procura affinchè indagasse in ordine al reato di omicidio per "avere impiegato un mezzo venefico ed agito con premeditazione". L'inchiesta e' poi passata alla Dda di Reggio Calabria. I giudici disposero anche l'invio degli atti alla Procura in relazione alle dichiarazioni di due legali di Rosarno, gli avvocati Gregorio Cacciola e Vittorio Pisani, e di altre persone. Secondo l'accusa, i familiari avrebbero minacciato Maria Concetta Cacciola per indurla a ritrattare le dichiarazioni d'accusa rese alla magistratura arrivando anche a dirle che non avrebbe piu' rivisto i suoi due figli se non avesse ritrattato. La donna aveva deciso di collaborare con la giustizia parlando di cio' che sapeva sulla sua famiglia e sui Bellocco di Rosarno. Maria Concetta, infatti, era nipote del boss Gregorio Bellocco, cognato del padre Michele. La donna, dopo avere iniziato a testimoniare, era stata trasferita in una localita' protetta dove era rimasta fino al 10 agosto del 2010, quando decise di tornare a Rosarno per riabbracciare i figli rimasti a casa dei nonni in attesa del perfezionamento delle pratiche per il loro trasferimento nella sede protetta. A distanza di qualche giorno, il 20 agosto, la donna morì per l'ingestione di acido muriatico. All'inizio era stato ipotizzato un suicidio, ma dopo la sentenza di primo grado, l'ipotesi accusatoria e' diventata omicidio volontario.

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