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    Le mani della ndrangheta sull'Umbria, 61 arresti e sequestri in 12 province, anche Cosenza

    Carabinieri dei ROS

     

    Le mani della ndrangheta sull'Umbria, 61 arresti e sequestri in 12 province, anche Cosenza

    10 dic 14 Le mani della 'ndrangheta sull'Umbria: 61 gli arresti da parte dei carabinieri del Ros in 12 province tra cui quelle di Cosenza e Crotone. Sequestrati beni per oltre 30 milioni. Nel mirino degli investigatori un sodalizio radicato nella regione, con "diffuse infiltrazioni nel tessuto economico locale" e "saldi collegamenti" con le cosche calabresi di origine. Diversi i reati contestati nelle misure cautelari, richieste dalla Procura distrettuale antimafia di Perugia: associazione di tipo mafioso, estorsione, usura, danneggiamento, bancarotta fraudolenta, truffa, trasferimento fraudolento di valori, traffico di stupefacenti e sfruttamento della prostituzione. I carabinieri del Ros stanno eseguendo gli arresti nella provincia di Perugia e in varie città italiane, contestualmente al sequestro di beni mobili ed immobili riconducibili agli indagati e ritenuti provento dei reati. L'inchiesta, spiegano gli investigatori, "ha documentato le modalità tipicamente mafiose di acquisizione e condizionamento di attività imprenditoriali, in particolare nel settore edile, anche mediante incendi e intimidazioni con finalità estorsive". I particolari dell'operazione "Quarto passo" saranno resi noti in una conferenza stampa, alla quale parteciperà il procuratore nazionale antimafia, che si terra' alle 11.00, a Perugia, presso il comando Legione Carabinieri.

    Arresti in 12 province, anche Cosenza. Era capeggiata da Natalino Paletta ed operava a Perugia e provincia dal 2008, l'organizzazione 'ndranghetista, collegata alla cosca Farao-Marincola di Cirò (Crotone) nei confronti della quale i carabinieri del Ros e dei comandi provinciali interessati hanno eseguito stamani 61 ordinanze di custodia. Gli arresti - riferisce l'Arma - sono stati eseguiti nelle province di Perugia, Roma, Crotone, Cosenza, Arezzo, Siena, Ancona, Macerata, Viterbo, Caserta, Bologna e Varese, nonché in Germania.

    Imprenditori costretti a lasciare imprese. Imprenditori perugini costretti ad emettere false fatture per dissimulare gli illeciti pagamenti, nonché a cedere le proprie imprese agli indagati (o a loro prestanome) nell'operazione dei Ros che ha portato all'arresto di 61 presunti aderenti ad un'organizzazione collegata con una cosca di 'ndrangheta di Cirò (Crotone). E' emerso che alcuni imprenditori venivano sostituiti nella gestione dell'azienda da alcuni degli indagati che, dopo aver privato l'azienda delle sue linee di credito, ne provocavano la bancarotta fraudolenta.

    Truffe e furti di materiali edili. Truffe in danno di fornitori di materiali edili, che venivano rivenduti a ricettatori calabresi titolari di imprese che li reimpiegavano per costruire edifici e fabbricati in Umbria, Toscana e Calabria: c'era anche questo nell'attività degli affiliati alla cosca di'ndrangheta che operava in Umbria, secondo l'inchiesta dei Ros. Un'altra componente del sodalizio, facente capo a Francesco Pellegrino, rubava materiale edile e macchine operatrici nelle Marche, per rivenderle sul mercato legale o a ditte calabresi.

    Interessi nel fotovoltaico. I "considerevoli proventi illeciti" dell'organizzazione criminale affiliata a una cosca calabrese, operante a Perugia da 6 anni "sono stati reimpiegati per acquistare beni immobili ed attività commerciali nel settore dell'intrattenimento e del fotovoltaico, anche intestati a prestanome", per "dissimulare la reale riconducibilità dei beni alla cosca", spiegano i Ros. Il tribunale ha posto sotto sequestro beni immobili, mobili, conti correnti e società nelle disponibilità degli indagati, per oltre 30 milioni di euro.

    Lumia:Danni incalcolabili. "Anni di negazionismo e minimalismo hanno prodotto danni incalcolabili. In Umbria, come al Nord, la 'Ndrangheta ha preso il sopravvento". Lo dice il senatore del Pd Giuseppe Lumia, componente della Commissione parlamentare antimafia. "Le mafie - aggiunge - non sono solo diffuse, ma sono radicate a livello nazionale ed internazionale. Si sono infiltrate nella politica e nell'economia condizionando la vita dei territori". "La lotta alle mafie - conclude Lumia - deve diventare una priorità del Paese. Ecco perché torno a proporre una sessione dedicata in Parlamento per approvare provvedimenti dirompenti".

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