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    Adescavano bambini su Skype e Whatsapp, denunce in tutta Italia, anche a Vibo

     

     

    Adescavano bambini su Skype e Whatsapp, denunce in tutta Italia, anche a Vibo

    09 apr 14 Adescavano bambine su Messenger, Skype e WhatsApp convincendole a inviare loro filmati e foto a contenuto erotico: vasta operazione antipedofilia della Polizia postale di Udine, che ha denunciato diverse persone residenti in diverse province, dal nord al sud. Una vera e propria community i cui membri, dopo avere adescato le minorenni, si scambiavano i riferimenti di contatto. Le indagini, avviate circa un anno fa, sono partite dalla denuncia dei genitori di una bambina di 12 anni. Coordinate dal Centro Nazionale per il Contrasto alla Pedopornografia online di Roma e dalla Sezione Polizia Postale e delle Comunicazioni di Udine, hanno permesso di sequestrare un'ingente quantità di materiale informatico: 22 computer, 46 hard disk, 508 supporti CD e DVD, 46 pen drive usb, 50 telefoni cellulari e sim card, 11 memory card e documentazione varia ritenuta utile per il proseguimento delle indagini, svolte nelle province di Pesaro, Udine, Roma, Palermo, Caserta, Vibo Valentia, Brescia, Latina, Cagliari, Avellino, Monza e Brianza, Enna, Milano, Verbania, Lecce, Savona, Lucca, Forlì e Cesena, Genova, Torino, Bari, Verona e Benevento. Tra i denunciati, in maggioranza tra i 29 e i 54 anni ma vi sono anche due ultrasessantacinquenni, figurano impiegati, liberi professionisti, studenti, operai e pensionati. Tra loro, quattro recidivi per reati analoghi. Convocata una conferenza stampa per le 10.30 presso gli uffici della Sezione Polizia Postale di Udine.

    24 gli indagati. Sono 24 gli indagati coinvolti nell'operazione antipedofilia "Micione mio" condotta dalla Polizia Postale di Udine, sotto il coordinamento del dirigente del compartimento regionale Pasquale Sorgonà, scaturita dalla denuncia sporta dai genitori della dodicenne adescata. Due di loro, un impiegato stagionale e un consulente, giovani, sono residenti in provincia di Udine. Dalle 27 perquisizioni eseguite nei domicili degli indagati i poliziotti hanno scoperto un meccanismo di scambio di informazioni, contatti e materiale pedopornografico. In casa di uno degli indagati hanno scoperto un archivio corredato di nomi, età e cellulare delle ragazzine, dai 12 ai 15 anni, cadute nella rete, corredate anche di considerazioni e dettagli erotici. Sono emersi 7.000 messaggi WhatsApp e 106 contatti Messenger. Le indagini, coordinate dal sostituto procuratore di Trieste, Cristina Bacer, puntano ora a capire quante adolescenti sono cadute nella rete.

    Strappata all'orco. E' stata strappata a un cinquantenne, con precedenti penali per tentata violenza sessuale, la dodicenne che ha permesso alla Polizia Postale di Udine di smantellare la rete di pedofili che agivano attraverso sistemi di messaggistica e social network. L'uomo l'aveva adescata sulla community "Netlog", spacciandosi per un adolescente come lei. Pian piano, dopo aver finto di condividere interessi e aver instaurato un rapporto di fiducia, aveva deviato la conversazione su temi a sfondo sessuale. E stava spingendo per ottenere un incontro con lei. Il tempestivo intervento della Polizia Postale ha sventato l'incontro tra la dodicenne e il suo adescatore, residente nel centro Italia. Le indagini hanno consentito di appurare che in quattro mesi la ragazzina, indotta a inviare video e immagini che la riprendevano in atteggiamenti erotici, aveva avuto oltre duemila contatti con la rete di pedofili, aveva scambiato 2.197 sms e contatti Skype, 133 telefonate e ricevuto sei ricariche telefoniche.

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