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    Scajola resta ai domiciliari, protestano i legali. Speziali: pervhè non m'interrogano?

     

     

    Scajola resta ai domiciliari, protestano i legali. Speziali: pervhè non m'interrogano?

    06 ago 14 Claudio Scajola resta agli arresti domiciliari. Il gip di Reggio Calabria Olga Tarzia, infatti, ha respinto ha richiesta dei legali dell'ex ministro dell'Interno per la revoca della misura. Una decisione presa contestualmente all'accoglimento della richiesta della Dda reggina del rito immediato per lo stesso Scajola, per Chiara Rizzo ed altre tre persone che il 22 ottobre prossimo dovranno presentarsi in Tribunale per rispondere dell'accusa dei presunti aiuti alla latitanza dell'ex deputato di Fi Amedeo Matacena, adesso rifugiato a Dubai dopo la condanna a 3 anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa. La scelta del gip non ha mancato di provocare la reazione dei legali di Scajola, gli avvocati Giorgio Perroni ed Elisabetta Busuito che hanno manifestato "sconcerto e disappunto" per quella che chiamano la "grave ingiustizia, non già per la scelta di processarlo, da noi non condivisa ancorché certamente legittima, quanto per la ingiusta ed incomprensibile decisione di continuare a privarlo della sua libertà". Dovrà invece attendere ancora per sapere se potrà tornare in libertà o dovrà rimanere ai domiciliari Chiara Rizzo, la moglie di Matacena. I giudici del tribunale della libertà, ai quali si sono rivolti i suoi legali, gli avvocati Carlo Biondi e Bonaventura Candido, contestando due decisioni del gip durante le indagini, si sono riservati e solo nei prossimi giorni depositeranno la loro decisione. La scelta di chiedere il giudizio immediato per gli imputati, intanto, non ferma il lavoro dei magistrati e degli investigatori. La loro attenzione è adesso concentrata su una chiave Usb e, pare, altro materiale informatico, trovato in una nicchia nascosta da un quadro nello studio di Scajola nel centro di Imperia. Materiale che era sfuggito alla prima perquisizione, effettuata contestualmente agli arresti dell'8 maggio scorso, ma la cui esistenza è venuta fuori leggendo le carte trovate. Da qui è nata la decisione dei pm di disporre una nuova perquisizione eseguita a fine maggio, negli stessi giorni in cui i magistrati titolari dell'inchiesta, il sostituto nazionale antimafia Francesco Curcio ed il pm della Dda reggina Giuseppe Lombardo, prendevano visione delle carte di Scajola trovate nella sua villa. Sul contenuto c'è uno stretto riserbo, ma fonti vicine alle indagini parlano di materiale "sensibile e delicato". I familiari di Scajola vogliono però escludere l'esistenza di un "archivio segreto". E manifestando "profonda inquietudine per quello che stiamo vivendo", parlano di "una serie di ordinari angolari rapid che raccolgono buona parte della sua non ordinaria vita (ecografie dei figli nella pancia della mamma comprese)". Per Maria Teresa, Lucia e Piercarlo Scajola, il loro congiunto "è stato arrestato come il peggiore dei boss ed è tuttora in stato di custodia cautelare sulla base di fantomatiche accuse di partecipazione esterna in associazione mafiosa, non supportate da alcuna prova". Accusa, aggiungono, "già rigettata dal gip" ma grazie alla quale "si sono svolte le costosissime indagini" e per la quale Scajola "è ancora in regime di custodia cautelare". "Per l'unico reato discusso, tentativo, da dimostrare, di procurata inosservanza della pena - sostengono ancora - non sarebbe prevista la custodia cautelare e probabilmente, anche in caso di condanna definitiva, nemmeno un giorno di carcere, poiché si tratta di una persona incensurata". Posizioni e opinioni che presto saranno al vaglio del Tribunale di Reggio Calabria.

    Speziali: perchè non vengo interrogato? "Anche al sottoscritto si dovrebbe dare la possibilità di difendere la propria onorabilità, la propria reputazione e la propria storia". Lo afferma oggi Vincenzo Speziali, imprenditore calabrese residente a Beirut, chiamato in causa dai magistrati nell'inchiesta sull'ex ministro dell'Interno Claudio Scajola, e che ha sempre negato ogni coinvolgimento nella vicenda. Ma lamenta di non venire interrogato. Ieri il gip di Reggio Calabria, Olga Tarzia, ha rinviato a giudizio con rito immediato lo stesso Scajola, Chiara Rizzo, moglie dell'ex deputato Amedeo Matacena, e altre tre persone. Tra le accuse vi è quella di procurata inosservanza della pena per Matacena, condannato a tre anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa e attualmente residente a Dubai. Secondo l'impianto accusatorio l'ex ministro dell'Interno, in particolare, si sarebbe rivolto a Speziali perchè lo aiutasse, grazie ai suoi contatti in Libano, compreso l'ex presidente Amin Gemayel, a fare trasferire Matacena da Dubai a Beirut. "Perchè non sono mai stato ascoltato?" chiede Speziali, che lamenta di non essere stato convocato dai magistrati dopo aver ricevuto un avviso di garanzia l'8 maggio scorso. E ciò, afferma, "nonostante la disponibilità data e confermata". Con l'ordinanza di rinvio a giudizio di ieri, Speziali afferma di essere passato "da 'indagato-perno' a quella di 'menzionato' in atti giudiziari che servono a sostenere il teorema della pubblica accusa". Mentre l'imprenditore calabrese afferma che potrebbe chiarire la sua posizione di "totale estraneità ai fatti" se solo fosse interrogato. Speziali, nipote dell'omonimo ex senatore del Pdl, ricorda poi la vicenda del colonnello Paolo Costantini, ex capo centro dei servizi segreti italiani negli Emirati arabi uniti, che, secondo indiscrezioni pubblicate dalla stampa, avrebbe detto in un interrogatorio di avere saputo che lo stesso Speziali si era recato all'ambasciata italiana ad Abu Dhabi nell'ambito delle "pressioni" esercitate a beneficio di Amedeo Matacena. Una ricostruzione già smentita dall'imprenditore calabrese, che afferma di non essersi mai recato in vita sua nemmeno negli stessi Emirati. "Chi o cosa - chiede Speziali - ha indotto il colonnello Costantini a rilasciare false comunicazioni ai Pm? Come mai, una volta verificata l'infondatezza del colonnello medesimo, la Procura non ha proceduto nei suoi confronti?". "Chi ha interesse - conclude Speziali - a screditare la mia persona, con illazioni fantasiose e/o diffamatorie?".

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