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    Fallimento negozi alta moda, 4 arresti sequestrati 3.5 mln di beni dalla Gdf a Vibo

     

     

    Fallimento negozi alta moda, 4 arresti sequestrati 3.5 mln di beni dalla Gdf a Vibo

    24 ott 13 Un'operazione dei finanzieri del Nucleo di polizia tributaria di Vibo Valentia è in corso per l'arresto di quattro persone ed il sequestro di beni per 3,5 milioni di euro. L'operazione rientra nell'ambito di un'inchiesta della Procura di Vibo sul fallimento di due società. Gli indagati, appartenenti tutti alla stessa famiglia e titolari di negozi d'abbigliamento d'alta moda, sono accusati di bancarotta fraudolenta per un valore di 3 milioni e di reati fiscali. Nel corso dell'operazione, denominata ''The best shop'', sono state sequestrate società, vari beni immobili e numerosi negozi d'abbigliamento tra Vibo, Lamezia Terme, Catanzaro e Milano.

    Beni sottratti ad aiende attive. Depauperavano il patrimonio delle proprie società aprendone di nuove, e quando l'esposizione debitoria saliva, le indirizzavano al fallimento distraendo liquidità e merce per farle confluire nelle società attive. Sarebbe stato questo, secondo l'accusa, il modus operandi delle quattro persone arrestate e poste ai domiciliari stamani dalla guardia di finanza di Vibo Valentia con l'accusa di bancarotta fraudolenta e sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte. Ai domiciliari sono finiti due fratelli imprenditori, proprietari dell'omonimo gruppo operante con negozi di abbigliamento di alta moda, ed i due soci del gruppo. I finanzieri hanno anche sequestrato negozi ed altri beni immobili per circa 3,5 milioni di euro. Le indagini sfociate nell'operazione "The Best Shop", condotte dai finanzieri del Nucleo di polizia tributaria, sono iniziate sul fallimento di una prima società del settore del commercio e della vendita al dettaglio di abbigliamento. Nel corso dell'attività investigativa, coordinata dal pm Michele Sirgiovanni, sono emerse circostanze che hanno indotto i finanzieri ad estendere le indagini verso un'altra società operante nello stesso settore commerciale e gestita da componenti la medesima famiglia fino al 2010 per poi essere ceduta ad un nullatenente estraneo al nucleo familiare, destinandola al fallimento. Il danno patrimoniale causato alle società fallite è stato quantificato in oltre tre milioni di euro. Inoltre le società, nei vari anni, hanno accumulato debiti nei confronti dello Stato per imposte e tasse da pagare, ma mai versate, per oltre due milioni di euro. ''L'indagine conclusa oggi - ha detto il procuratore di Vibo Valentia, Mario Spagnuolo, incontrando i giornalisti - rappresenta un lavoro che stiamo portando avanti da diverso tempo con un protocollo sinergico tra Procura, Tribunale fallimentare, Guardia di finanza, Agenzia delle entrate ed Equitalia finalizzato a contrastare la criminalità fiscale. Cambiano i nomi delle società, il genere di attività, ma la tipologia del reato resta sempre lo stessa. Si creano nuove realtà produttive che finiscono per accumulare debiti. A quel punto vengono fatte fallire per avviarne di nuove, il tutto con un danno ingente per l'Erario, per i creditori e per gli altri negozianti che si trovano ad avere a che fare con una concorrenza sleale. E in alcuni casi le riconducibilità tra vecchi e nuovi gestori sono anche abbastanza plateali''. All'incontro ha partecipato anche il comandante del Nucleo di polizia tributaria, col. Michele Di Nunno.

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