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    Otto anni fa venne ucciso Franco Fortugno

     

     

    Otto anni fa venne ucciso Franco Fortugno, Napolitano "Sacrificio che rafforza legalità". Cerimonia a Locri

    16 ott 13 Il sacrificio di Franco Fortugno "contribuisce a rafforzare le ragioni della legalità e dello stato di diritto". E' quanto esprime il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, per il tramite del Segretario generale Donato Marra, in occasione dell'ottavo anniversario dell'assassinio, in un "commosso e partecipe" messaggio alla famiglia. Il Quirinale esprime inoltre "vivo apprezzamento a quei giovani e alle componenti della società civile" che si battono al fianco di magistratura e forze dell'ordine. "Il ricordo di Franco Fortugno e di quanti hanno pagato, con il sacrificio della vita, il rifiuto di ogni pratica di intimidazione della criminalità organizzata contribuisce a rafforzare le ragioni della legalità e dello stato di diritto. In quest'ottica il Capo dello Stato - si legge nel messaggio - rivolge il suo più vivo apprezzamento a quei giovani e alle componenti della società civile che, in Calabria, come in altre realtà, si battono, con coraggio e determinazione, per un futuro di completo riscatto dalla violenza prevaricatrice della mafia. Tale generoso impegno si affianca utilmente all'azione della Magistratura e delle Forze dell'ordine, alle quali va la gratitudine di tutto il Paese per i crescenti risultati che stanno conseguendo nel contrasto alle vecchie e nuove forme di criminalità. Con questi sentimenti il Presidente Napolitano, idealmente presente alla cerimonia commemorativa, rivolge a lei, ai suoi figli e a tutti i presenti un caloroso saluto". Lo rende noto un comunicato del Quirinale.

    "La battaglia contro la criminalità organizzata non potrà mai essere vinta dalle sole forze della Magistratura e della Polizia" ma servono "cultura della legalità e della cittadinanza attiva". E' quanto scrive il presidente del Senato, Pietro Grasso, in un messaggio nel quale sottolinea come il "barbaro assassinio" di Francesco Fortugno abbia suscitato una "reazione senza precedenti" segnando "una svolta nei rapporti tra società civile e criminalità organizzata". "Oggi - scrive Grasso - ricorre l'ottavo anniversario dell'omicidio di Francesco Fortugno. In questa dolorosa circostanza desidero rinnovare la memoria del suo sacrificio e inviare il mio commosso pensiero ai familiari e a tutti coloro che lo hanno amato e apprezzato. Questo barbaro assassinio ha suscitato una reazione senza precedenti, segnando una svolta nei rapporti tra società civile e criminalità organizzata. Migliaia di giovani calabresi sono scesi in piazza a manifestare, reagendo con forza contro la violenza mafiosa e rivendicando il proprio diritto a vivere in una terra libera e solidale". "La battaglia contro la criminalità organizzata non potrà mai essere vinta dalle sole forze della Magistratura e della Polizia. E' necessario promuovere, soprattutto tra le nuove generazioni, - continua il Presidente del Senato - la cultura della legalità e della cittadinanza attiva. Il crescente e coraggioso impegno della popolazione, e dei giovani in particolare, contro l'omertà e la sopraffazione è un segnale importante che rafforza la nostra fiducia nel futuro". "L'esempio e il ricordo di Francesco Fortugno - conclude il Presidente Grasso - accompagnano la Calabria e l'Italia tutta nel cammino verso la legalità, la giustizia e la sicurezza".

    Cerimonia a Locri. ''La politica deve essere la guida di tutti, ovverosia la prima barriera contro la criminalità organizzata. Un simbolo come Fortugno non deve essere mai dimenticato''. A dirlo è stato il procuratore di Reggio Calabria Federico Cafiero de Raho intervenendo a Locri alla commemorazione in ricordo di Francesco Fortugno, il vice presidente del Consiglio regionale della Calabria ucciso il 16 ottobre 2005 a Locri. ''Bisogna avere fiducia nelle istituzioni - ha aggiunto Cafiero De Raho - e ci vuole maggiore collaborazione da parte del cittadino: ciò ci consentirebbe di conseguire risultati ancora migliori. Ai cittadini dico di essere più fiduciosi e di rivolgersi nell'ambito delle istituzioni alle persone giuste che lavorano in direzione della giustizia e della lotta al crimine organizzato''. Alla commemorazione, in corso a Palazzo Nieddu, il luogo dove Fortugno fu ucciso nel giorno delle Primarie dell'Unione, partecipano la vedova Maria Grazia Laganà ed i figli, il presidente del Consiglio regionale Francesco Talarico, il procuratore di Locri Luigi D'Alessio, il procuratore di Vibo Valentia Mario Spagnuolo, il prefetto di Reggio Vittorio Piscitelli, i questori di Reggio e Catanzaro, Guido Longo e Guido Marino, il comandante provinciale dei carabinieri, Lorenzo Falferi, l'ex prefetto di Reggio Calabria Luigi De Sena, l'ex parlamentare Angela Napoli, il testimone di giustizia Pino Masciari, numerosi sindaci della Locride e una nutrita rappresentanza di studenti delle scuole superiori della Locride e della Piana di Gioia Tauro. Dopo la deposizione di una corona sul luogo dell'omicidio, i partecipanti alla commemorazione si sono spostati nel Palazzo della Cultura, sede del Comune, dove è in programma una tavola rotonda.

    Vedova "Fare luce fino a terzo livello". ''La vicinanza degli studenti e delle istituzioni mi danno forza per andare avanti. Chiedo attenzione per il territorio e per i giovani della Locride. Per quanto riguarda l'omicidio di mio marito, chiedo, inoltre, che venga fatta luce sul cosiddetto 'terzo livello'. Insomma, verità e giustizia fino in fondo. L'omicidio di Franco non può essere solo opera di criminali locali''. Lo ha detto la vedova di Franco Fortugno, Maria Grazia Laganà.

    Tre ergastoli definitivi ed uno in appello. Francesco Fortugno fu ucciso il 16 ottobre 2005 a Palazzo Nieddu, a Locri, dove si svolgevano le primarie dell'Unione di Prodi. Per il delitto tre persone sono state condannate all'ergastolo con sentenza passata in giudicato, mentre una quarta è stata condannata al carcere a vita in appello dopo che la precedente condanna era stata annullata dalla Cassazione. Il nuovo processo si è reso necessario per Alessandro Marcianò, ex caposala nell'ospedale di Locri, lo stesso in cui Fortugno, medico, era primario. L'uomo è ritenuto il mandante dell'omicidio insieme al figlio Giuseppe, per il quale la condanna è diventata definitiva come quella per Salvatore Ritorto e Domenico Audino, ritenuti gli esecutori materiali dell'omicidio. La Corte di Cassazione, nell'ottobre del 2012, ha confermato gli ergastoli per Giuseppe Marcianò, Ritorto e Audino, annullando con rinvio quello inflitto ad Alessandro Marcianò. Nel nuovo processo di secondo grado, celebrato davanti ai giudici della Corte d'assise d'appello di Reggio Calabria, Alessandro Marcianò è stato nuovamente condannato, il 17 luglio scorso, all'ergastolo e pochi giorni dopo arrestato in esecuzione di un provvedimento emesso della Procura generale di Reggio Calabria. Secondo alcune tesi, ''sconfessate'' però dai vari gradi di giudizio e dalla Cassazione, il delitto di Fortugno sarebbe stato di natura politico-mafiosa. Secondo l'accusa, Alessandro e Giuseppe Marciano' avrebbero ordinato il delitto per motivi di rancore, provati da Alessandro verso Fortugno. La ''colpa'' di Fortugno sarebbe stata quella di essere stato eletto al Consiglio regionale calabrese con la Margherita al posto di un altro candidato, Domenico Crea, sostenuto dallo stesso Marcianò e che nell'inchiesta sul delitto non è mai stato coinvolto.

    "Non dimenticheremo mai né la figura del vicepresidente del Consiglio regionale Franco Fortugno, che ieri insieme a tutti i consiglieri regionali in Aula abbiamo voluto solennemente ricordare, né il suo grande esempio di dedizione istituzionale e di correttezza e lealtà politica''. Lo afferma il presidente del Consiglio regionale della Calabria Francesco Talarico nell'ottavo anniversario dell'assassinio di Fortugno. ''Tantomeno - prosegue - dimenticheremo che, proprio dopo il suo assassinio, c'è stata anche in Calabria una forte presa di coscienza sul fenomeno mafioso, vero e proprio cancro della nostra società ed ostacolo enorme per qualsiasi idea di sviluppo economico e sociale del Mezzogiorno. In tal senso, occorre insistere con ogni mezzo, perché soltanto se agli sforzi encomiabili di magistratura e forze dell'ordine si accompagna una sollevazione dal basso i poteri criminali potranno essere sconfitti. Ci scosse allora, in quell'ottobre del 2005 improvvisamente divenuto drammatico, la fine violenta di un uomo corretto e impegnato come Franco che provocò commozione e solidarietà in tutto il Paese e continua, ancora oggi a distanza di anni, a porre interrogativi alle nostre coscienze''. ''Come giustamente sottolinea il Presidente della Repubblica - conclude Talarico - l'attenzione di tutti noi deve concentrarsi soprattutto sul rispetto delle regole e sulla formazione delle generazioni più giovani, affinché comprendano, fino in fondo, che i messaggi della mafia sono subdoli e corruttivi e generano esclusivamente morte e disperazione".

    "Nell'ottavo anniversario della morte di Franco Fortugno che ricorre oggi, voglio ricordare quanto quest'evento luttuosissimo segnò profondamente l'inizio della legislatura, determinando in me un senso indelebile di vertigine e anche tratti di solitudine''. Lo afferma, in una nota, Agazio Loiero, di Autonomia e Diritti, presidente della Giunta regionale all'epoca del delitto. ''Questo efferato delitto - prosegue Loiero - fu assai condizionante: fu l'evento più devastante della mia presidenza. Un fatto che scosse la Calabria e l'Italia intera, che mi colpì duramente sul piano personale perché Franco era un mio caro amico e che finì per segnare la vita pubblica calabrese in modo negativo. Non a caso l'attuale presidente del Senato, Piero Grasso, all'epoca procuratore nazionale antimafia, disse che questo era anche un messaggio trasversale rivolto a me. Come ho più volte affermato, la tragedia di Fortugno si è consumata come una spietata minaccia contro il tentativo di rinnovamento e di moralizzazione della regione''. ''Fu uno dei momenti più difficili della mia attività - sostiene ancora Loiero - in cui tuttavia sentii forte il calore delle istituzioni che mi furono vicine, a partire dal presidente della Repubblica del tempo, Carlo Azelio Ciampi, che non smetterò mai di ringraziare per la sua presenza fisica in Consiglio regionale, a testimonianza della sua vicinanza nei confronti dei tanti calabresi onesti, colpiti duramente da quell'omicidio".

    "Il sacrificio estremo di Franco Fortugno deve essere tenuto vivo nella memoria dei calabresi". Lo afferma in una nota il Vicepresidente del Consiglio regionale, Alessandro Nicolò, nella ricorrenza dell'ottavo anniversario dell'assassinio dell'uomo politico. "Il tragico evento consumatosi il 16 ottobre 2005 a Locri, nell'androne di Palazzo Nieddu del Rio - prosegue Alessandro Nicolò - ha segnato indelebilmente la vita della massima istituzione elettiva calabrese. Franco Fortugno non era certamente un politico 'esuberante', in ogni sua manifestazione pubblica, privata o istituzionale, privilegiava il buonsenso e la conciliazione per tutelare l'interesse comune. La fermezza della sua idealità non era certamente motivo di ostacolo nel confronto con gli avversari politici, ricercando Egli sempre con grande equilibrio le migliori condizioni per approdare a soluzioni unitarie e non a compromessi di basso livello, per esaltare gli obiettivi da raggiungere e risolvere le angosce di tanti calabresi". "Quella tragica vicenda - conclude il Vicepresidente del Consiglio regionale - non potrà essere facilmente dimenticata e la politica in Calabria è chiamata, ancora oggi, a fornire una prova alta per sospingere con rinnovato vigore la nostra terra verso lo sviluppo civile ed economico".

    ''Nel giorno in cui ricorre l'ottavo anniversario dell'assassinio di Franco Fortugno, desidero innanzitutto far giungere alla famiglia, agli amici ed a quanti l'hanno conosciuto e stimato un sincero e fraterno abbraccio. Franco manca certamente ai suoi cari ma manca anche a tutti coloro che, in Calabria e nel resto del Paese, hanno amato e amano la democrazia, la legalità, la giustizia''. E' quanto afferma il deputato del Pd, Nicodemo Oliverio. ''L'esempio e la testimonianza di Franco Fortugno, ed il suo sacrificio - prosegue Oliverio - hanno reso più forte la società calabrese, la voglia di reagire, la lotta per conquistarsi un futuro più giusto e libero. E questo grazie soprattutto all'iniziativa di tanti giovani che, proprio nel suo nome, hanno agito e stanno agendo a tutti i livelli per l'affermazione della cultura della legalità e perché la delinquenza mafiosa, possa essere sconfitta definitivamente. Purtroppo l'elenco dei martiri della democrazia e della legalità, soprattutto nel mezzogiorno, è troppo lungo ma il ricordo delle loro vite barbaramente troncate deve animare tutti noi, quotidianamente, a camminare sulla buona strada che è quella della giustizia e della supremazia del diritto sulla violenza e l'oppressione''.

    "Franco Fortugno è stato un uomo coraggioso e leale che ha pagato con la sua stessa vita la denuncia delle intimidazioni della 'ndrangheta e il suo costante impegno per il bene comune". Lo ha detto il senatore Riccardo Nencini, segretario del Psi, nell'ottavo anniversario della scomparsa di Franco Fortugno, ucciso a Locri nel 2005. ''Nencini - è detto in un comunicato - vive sotto scorta da quando fu oggetto di minacce di morte. Gli furono fra l'altro recapitate lettere con sopra scritto 'bastardo, finirai come Fortugno!'. ''Bisogna tenere alta la guardia - ha aggiunto Nencini - contro i delitti politico-mafiosi e la criminalità organizzata e riaffermare le ragioni dello stato di diritto e i valori di legalità che uniscono le forze democratiche del Paese. Ai famigliari di Fortugno va il sincero affetto, mio personale e del Psi, nel ricordo di un uomo eccezionale''. ''La Calabria - ha concluso il segretario del Psi - non deve essere lasciata sola. Ci sono migliaia di giovani, donne e uomini, che non si sono mai rassegnati ai soprusi della 'ndrangheta. Bisogna ripartire da loro".

    "Non è un caso se Franco Fortugno è stato brutalmente assassinato mentre si recava al seggio delle primarie per la designazione del candidato premier del centrosinistra, mentre esercitava il suo diritto di voto, mentre partecipava come cittadino ad una prova di democrazia. Le mafie, si sa , temono la democrazia. Era un militante vero, un rappresentante del popolo calabrese nel consiglio regionale, sempre molto attento e sempre partecipe della vita politica nazionale e locale". Lo ha detto Rosy Bindi ricordando nell'aula di Montecitorio l'omicidio di Franco Fortugno. "Tutti lo ricordiamo come un uomo con un carattere mite - ha aggiunto - una grande disponibilità nei confronti delle persone, una grande onestà e un grande senso delle Istituzioni, come molte delle vittime colpite dal potere mafioso che ci ha privato e continua a privarci delle persone migliori. E' doveroso ricordarlo in quest'aula, e insieme a lui ricordare tutte le vittime della 'ndragheta e della mafia, per ribadire il nostro impegno nella lotta alle organizzazioni criminali che esercitano un forte potere di ricatto su ampie zone del Paese e in particolare nel Mezzogiorno. Un potere che condiziona pesantemente le possibilità di crescere nella serenità e nella pace, di costruire il futuro nel rispetto della dignità e della libertà della persona. Siamo vicini alla famiglia di Franco Fortugno e tutti coloro che nella sua terra continuano a lottare per liberarla definitivamente dai poteri mafiosi".

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