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    Giudici di pace in sciopero, 200mila processi fermi

     

     

    Giudici di pace in sciopero, 200mila processi fermi

    25 nov 13 Due settimane di sciopero e circa ''200 mila processi rinviati'' per ''denunciare una condizione di precariato intollerabile e illegale, senza alcuna tutela previdenziale, della salute e della maternità e senza garanzia di indipendenza e autonomia'': la protesta dei giudici di pace è cominciata oggi e durerà fino al 6 dicembre. L'astensione dal lavoro causerà il rinvio di ''circa 200 mila processi in tutta Italia'', anche perché, secondo i primi dati, l'adesione allo sciopero è ''del 95%''. Saranno garantiti solo i ''processi urgenti'', come ''le udienze nei Cie e quelle per le sospensioni di patente; nel penale, i processi che si stanno per prescrivere''. I giudici di pace, ha affermato il presidente dell'Unione nazionale giudici di pace (Unagipa), Gabriele Longo, nel corso di una conferenza stampa a Roma, svolgono il ''60% dell'attività di primo grado in materia civile, ma non hanno diritti costituzionali''. Nel 2011, è stato ricordato, i soli processi di cognizione iscritti negli uffici del giudice di pace erano 556.017 a fronte dei 389.390 iscritti nei tribunali. Con l'introduzione della giustizia onoraria i processi di cognizione dal 1994 a oggi sono diminuiti del 45% e la durata media dei processi è inferiore all'anno contro i 5 anni di quella dei processi nei tribunali. ''L'attività dei giudici onorari costa 80 milioni di euro annui, contro i 4,5 miliardi del sistema della giustizia'', ha puntualizzato il presidente dell'Associazione nazionale giudici di pace, Vincenzo Crasto, che a causa ''della carenza di tutele'' ha deciso di ''adire alla Corte europea dei diritti dell'uomo''. ''A luglio - ha ricordato il segretario generale dell'Unagipa, Alberto Rossi - abbiamo avuto un incontro con il ministro della Giustizia, Anna Maria Cancellieri, che, per risolvere il nodo precarietà, si era impegnata a darci dei mandati quadriennali con verifica del Csm, ma con la legge di stabilità ci è stata data solo una proroghetta di un anno, è umiliante''. ''Noi chiediamo una riforma - ha aggiunto Longo - ma non il progetto di Caliendo, che è peggiorativo e non dà soluzioni''. Serve una riforma presto, ha sollecitato Diego Loveri, presidente di Unità democratica giudici di pace, anche in vista ''delle scadenze dei mandati'' di un organico che è già ''al di sotto del 40%''. ''Il 3 dicembre incontreremo il Csm - ha concluso Longo - ma non abbiamo nessuna intenzione di fermarci, continueremo con azioni di protesta finché non ci saranno garantiti i diritti''.

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