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    Dopo intrusione, archivio DDA Reggio posto sotto sequestro

     

     

    Dopo intrusione, archivio DDA Reggio posto sotto sequestro

    26 mar 13 L'archivio della Dda di Reggio Calabria in cui ignoti si sono introdotti la scorsa settimana dopo avere aperto la porta con un filo di corda è stato posto sotto sequestro dalla Procura della Repubblica nell'ambito dell'inchiesta aperta per fare chiarezza sull' episodio. Il provvedimento, secondo quanto si è appreso in ambienti giudiziari, ha comportato, come conseguenza, che nessuno dei magistrati della Dda ha potuto ancora prendere visione dei fascicoli contenuti nell'archivio per accertare se qualcosa sia stato trafugato. Il sospetto è che gli ignoti possano addirittura avere manipolato in qualche modo alcuni degli atti. I faldoni presenti nell'archivio, posto al quinto piano del palazzo del Cedir e accessibile anche dall'area dedicata al Tribunale, contengono documenti con l'intestazione "atti relativi". Si tratta di informative, intercettazioni preventive, denunce, segnalazioni che allo stato non hanno ancora portato all'apertura di un fascicolo d'inchiesta a carico di noti ma che potrebbero essere utilizzati in futuro alla luce di nuove riletture o di ulteriori elementi. In ambienti della Procura ci si interroga soprattutto sul perché gli ignoti che si sono introdotti nei locali abbiano fatto di tutto per rendere evidente il proprio passaggio. Sul posto è stata lasciata la cordicella usata per aprire la porta, due faldoni sono stati spostati in maniera evidente, tutte le porte sono state aperte. Se qualcuno voleva entrare per prelevare un documento, è la tesi sostenuta da alcuni, avrebbe avuto tutto l'interesse a non far scoprire l'intrusione. Ed allora perché è avvenuto il contrario? Per alcuni c'é il sospetto che gli intrusi volessero proprio far scoprire l'intrusione per dare il via all'inchiesta ed agli atti consequenziali. Con quali mire, però, al momento nessuno può dirlo con certezza. Nella stanza in cui è avvenuta l'intrusione sono custoditi, tra l'altro, gli atti sulle cosche operanti in città che facevano parte dell'archivio dell'ex procuratore di Reggio Calabria, Giuseppe Pignatone, oggi capo della Procura di Roma, che aveva il coordinamento su questo tipo di indagini.

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