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    Omicidio Priolo, arrestato il latitante Perri, si nascondeva dalla nonna

     

    Vincenzo Perri

     

    Omicidio Priolo, arrestato il latitante Perri, si nascondeva dalla nonna

    18 mar 13 Un latitante condannato a 18 anni in abbreviato per omicidio, Vincenzo Perri, 30 anni, è stato arrestato dalla polizia. L'uomo era ricercato per l'omicidio di Vincenzo Priolo, ucciso l'8 luglio 2011. Gli agenti del Commissariato di Gioia Tauro lo hanno trovato in un rifugio nel sottoscala dell'abitazione. Perri è ritenuto legato alle famiglie Brandimarte-Perri, alleate della potente cosca di 'ndrangheta dei Piromalli. Perri, ritenuto dagli investigatori un pericoloso killer, è stato sorpreso dall'irruzione dagli agenti del Commissariato di Gioia Tauro e della squadra mobile di Reggio Calabria giunta al termine delle indagini coordinate dalla Procura di Palmi, secondo l'accusa è l'autore materiale dell'omicidio di Priolo, anche lui già noto alle forze dell'ordine e figlio di Giovanni Priolo, di 57 anni, suocero di Girolamo Piromalli. Il delitto, secondo la ricostruzione degli investigatori, fu preceduto da una rissa per la quale quattro persone sono state arrestate nei giorni successivi all'omicidio. In particolare, la vittima e gli altri quattro avrebbero compiuto una spedizione punitiva contro Perri il quale avrebbe sparato contro Priolo, uccidendolo. Nei confronti di Perri fu subito emesso un provvedimento di fermo ma l'uomo si rese irreperibile. Il 27 novembre scorso, Perri è stato condannato dal gup di Reggio Calabria a 18 anni per omicidio. Nel dicembre scorso, a Gioia Tauro, era stato assassinato uno dei quattro giovani arrestati per la rissa che precedette l'omicidio Priolo, Francesco Bagalà, di 22 anni. In precedenza, poche settimane dopo l'omicidio Priolo era stato ferito in un agguato Giuseppe Brandimarte, di 41 anni, zio di Perri. Il 26 febbraio 2012, invece, a cadere sotto i colpi dei killer era stato Giuseppe Priolo, di 51 anni, già noto alle forze dell'ordine, nipote, da parte della moglie, di Gioacchino Piromalli, ritenuto il boss dell'omonima cosca, e zio di Vincenzo Priolo.

    Si nascondeva in casa della nonna. Sono mirate a chiarire eventuali responsabilità di Vincenzo Perri nella faida familiare tra i Brandimarte-Perri e la famiglia Priolo che aveva preso il via dopo l'omicidio di Vincenzo Priolo, le indagini della Procura di Palmi e della polizia dopo l'arresto dello stesso Perri avvenuto nella tarda serata di ieri dopo 20 mesi di latitanza. L'omicidio di Priolo, avvenuto l'8 luglio 2011, ha dato il via, infatti, ad una serie di tentati omicidi e di delitti. Poche settimane dopo era stato ferito in un agguato Giuseppe Brandimarte, zio di Perri. Il 26 febbraio 2012 era stato ucciso poi lo zio di Vincenzo Priolo, Giuseppe Priolo, di 51 anni, già noto alle forze dell'ordine, nipote, da parte della moglie, di Gioacchino Piromalli, ritenuto il boss dell'omonima cosca. Nel dicembre scorso, infine, era stato assassinato uno dei quattro giovani arrestati per la rissa che precedette l'omicidio di Priolo, Francesco Bagalà, di 22 anni. Omicidi, secondo gli investigatori, legati tutti tra loro e connessi allo stesso scontro familiare. Vincenzo Perri è stato bloccato all'interno dell'abitazione della nonna dove si trovavano altri familiari. L'uomo si nascondeva in un rifugio realizzato nel sottoscala dell'abitazione a cui si accedeva attraverso un pannello estraibile di cemento, coperto da perline in legno. I familiari hanno inizialmente provato ad ostacolare le ricerche, ma gli agenti del Commissariato di Gioia Tauro e della Squadra mobile di Reggio Calabria sono giunti, infine, alla scoperta del covo. I particolari dell'operazione sono stati illustrati ai giornalisti dal pm della Procura di Palmi Giulia Pantano, dal questore di Reggio Calabria Guido Longo, dal vice dirigente della Mobile di Reggio Calabria Francesco Rattà e dal dirigente del Commissariato di Gioia Tauro Angelo Morabito. Soddisfazione per l'arresto di Perri è stata espressa anche dal procuratore di Palmi Giuseppe Creazzo, oggi fuori sede, che si è complimentato con gli investigatori del Commissariato, dello Sco e della squadra mobile per l'arresto di quello che ha definito "uno dei latitanti più pericolosi".

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