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    Chiedevano pizzo a villaggio turistico, boss Aracri arrestato con altri 4

     

     

    Chiedevano pizzo a villaggio turistico, boss Aracri arrestato con altri 5 dai CC a Crotone

    06 mar 13 Il presunto boss della 'ndrangheta Nicolino Grande Aracri, 54 anni, è stato arrestato dai carabinieri del Comando provinciale di Crotone insieme ad altre cinque persone con l'accusa di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso. Grande Aracri avrebbe preteso un milione e mezzo di euro dai proprietari del villaggio turistico Porto Kaleo, di Cutro (Crotone). La tentata estorsione, accompagnata da minacce, é stata scoperta dai carabinieri e ammessa poi dai proprietari del villaggio L'ex compagno dell'imprenditrice vittima di una tentata estorsione da parte del boss della 'ndrangheta Nicolino Grande Aracri e' indagato per il reato di riciclaggio. L'uomo, che in passato aveva svolto l'attività di corridore automobilistico, avrebbe riciclato, secondo l'accusa, ingenti somme di denaro del boss Grande Aracri. I particolari sono emersi dalle indagini sulla tentata estorsione all'imprenditrice di Cutro (Crotone). I carabinieri stamane, oltre a Nicolino Grande Aracri, hanno arrestato Francesco La Manna, di 43 anni; Michele e Salvatore Diletto, rispettivamente di 27 e 23 anni; Salvatore Gerace (44) e Alfonso Salerno (57). L'ordinanza di custodia cautelare è stata emessa dal giudice per le indagini preliminari di Catanzaro che ha accolto la richiesta della Dda. La tentata estorsione risale all'estate scorsa, quando la donna ha ricevuto la visita del boss in persona, scortato da cinque fedelissimi guardaspalle, dotati di apparecchiature anti intercettazione, che pretendeva il pagamento di un milione e mezzo di euro. L'imprenditrice è stata poi avvertita che se non avesse pagato avrebbe subito "gravissime conseguenze" sia per lei che per i figli.

    Nuova ordnanza per boss Aracri. Gli agenti della squadra mobile di Crotone hanno notificato in carcere al boss della 'ndrangheta Nicolino Grande Aracri una ordinanza emessa dal tribunale di Crotone nell'ambito del procedimento penale relativo all'operazione chiamata 'Tramontana'. La squadra mobile a seguito della sentenza emessa il primo febbraio dal Tribunale di Crotone con la condanna di 43 imputati appartenenti alle cosche Vrenna - Corigliano - Bonaventura di Crotone e Grande Aracri di Cutro, sulla base di ulteriori risultanze probatorie raccolte, aveva segnalato alla Dda di Catanzaro l'esigenza del ripristino della misura cautelare in carcere nei confronti di Nicolino Grande Aracri, condannato a 14 anni di reclusione per i reati di associazione di tipo mafioso e di estorsione ai danni della Società Nuova Chimipharma. Il sostituto procuratore della Dda di Catanzaro, Pierpaolo Bruni, ha condiviso l'impianto accusatorio e le risultanze investigative raccolte dalla Squadra Mobile ed ha inoltrato la richiesta di ripristino della misura cautelare al Tribunale di Crotone che ha emesso il provvedimento eseguito oggi dalla polizia. Proprio stamane Nicolino Grande Aracri era stato già arrestato dai carabinieri nell'ambito di una operazione per una tentata estorsione ai danni di una imprenditrice crotonese.

    Con l'ipotesi d'accusa di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso, oggi i carabinieri del nucleo operativo della Compagnia di Fiorenzuola d'Arda (Piacenza) hanno arrestato nella sua abitazione di Cremona, in via Sonsis, al quartiere Boschetto, Francesco Lamanna, cinquantaduenne di Cutro (Crotone) da tempo residente a Cremona, considerato il referente nelle province piacentina e cremonese del clan affiliato alla 'ndrangheta crotonese, retto dal presunto boss Nicolino Grande Aracri. L'irruzione che ha portato all'arresto è stata eseguita a colpo sicuro, su mandato spiccato dal giudice per le indagini preliminari della procura di Catanzaro, Gabriella Reillo, che ha accolto la richiesta di custodia cautelare emessa della Direzione distrettuale antimafia. Secondo gli inquirenti, Aracri, che al momento del blitz dormiva e non ha opposto resistenza, e che ora si trova nel carcere di Cremona, lo scorso agosto, mentre si trovava in vacanza in Calabria, avrebbe partecipato a una richiesta estorsiva da un milione e mezzo di euro alla famiglia Rettura-Notarianni, proprietaria del villaggio turistico Porto Kaleo, un centro a quattro stelle situato sulla costa ionica a qualche centinaio di metri dal Golfo di Squillace. Contemporaneamente a Lamanna, con lo stesso capo di imputazione, i carabinieri di Crotone hanno arrestato lo stesso Grande Aracri, cinquantaquattrenne ritenuto leader indiscusso della cosca, Michele Diletto di 27 anni, Salvatore Diletto di 23, Salvatore Gerace di 44 e Alfonso Pietro Saverio di 58 anni, dipendente comunale. Giudicati dalla Dda affiliati al gruppo della criminalità organizzata, sarebbero stati tutti presenti alla richiesta di pizzo. La loro responsabilità emergerebbe dalle intercettazioni ambientali e dai filmati.

    "E' importante la collaborazione delle vittime. Questa operazione ha bloccato in itinere un tentativo di estorsione che faceva capo a Nicolino Grande Aracri". E' quanto ha detto il Procuratore di Catanzaro e capo della Dda, Vincenzo Antonio Lombardo, stamane a Crotone nel corso della conferenza stampa convocata per illustrare gli esiti dell'operazione dei carabinieri che ha portato all'arresto di sei persone. Il procuratore aggiunto Giovanni Bombardieri ha ricordato che "si tratta di una circostanza tanto più rilevante in quanto si é riusciti a bloccare la presenza arrogante dell'indagato che, benché sorvegliato speciale, si presentava per avanzare richieste di estorsione e vantava la possibilità di agire indisturbato evadendo le attività investigative". Il Comandante provinciale dei carabinieri di Crotone, colonnello Francesco Iacono, ha ribadito che "é importante la collaborazione delle vittime. Non bisogna abbassare la testa. Anche i grandi capi non sono invincibili".

    Legambiente: Le mani sul turismo. ''Le mani della 'ndrangheta sul turismo calabrese. Dai grandi traffici di droga ai villaggi turistici dello Ionio passando per un sofisticato sistema europeo di riciclaggio del denaro sporco''. Lo afferma, in una nota, Legambiente facendo riferimento all'operazione 'Metropolis' condotta ieri dalla Guardia di finanza contro le cosche Morabito e Aquino della 'ndrangheta che ha portato al sequestro di beni per 450 milioni e di 17 villaggi turistici. ''Quello svelato dall'inchiesta Metropolis della Dda di Reggio Calabria - dichiara Nuccio Barillà, della segreteria nazionale di Legambiente - è un quadro inquietante non solo perché apre uno squarcio davvero profondo sulla modernità della 'ndrangheta e sulla sua capacita' d'infiltrazione nel settore turistico della regione, ma anche perché conferma dal lato giudiziario la posizione degli ambientalisti, pronti a denunciare lo scempio ecologico e urbanistico prodotto dalla costruzione dei residence, a partire dai rapporti Mare Monstrum ed Ecomafia". "Nell'estate 2010, infatti - afferma ancora Legambiente nella nota - la tanto vituperata Goletta Verde di Legambiente compì un blitz a Brancaleone per accendere i riflettori sul villaggio 'Gioiello del mare', che figura tra i 17 villaggi sequestrati, di cui 12 nella Locride e altri quattro nella vicina Isca sullo Ionio, insieme ad altre 1.300 unità abitative per un valore complessivo di 450 milioni di euro, costruito su un'area dallo straordinario valore ambientale, scelta come luogo di nidificazione dalle tartarughe marine. Un blitz che, tanto per cambiare, scatenò le ire degli uomini delle istituzioni locali e costò agli ambientalisti addirittura una querela per diffamazione da parte dei titolari della società, poi archiviata dal Tribunale di Roma. Dietro quel villaggio turistico, si scopre oggi, c'é il famigerato clan Morabito di Africo, la potente costa del boss Peppe 'tiraddrittu', capace di tessere una rete internazionale per i più loschi affari, dalla droga ai traffici di rifiuti, e di coinvolgere faccendieri di ogni risma". "Le nostre denunce contro il villaggio 'Gioiello del mare' e la cementificazione selvaggia di quel tratto di costa calabrese erano più che fondate - afferma Nunzio Cirino Groccia, della segreteria nazionale di Legambiente, portavoce di Goletta Verde in occasione del blitz dell'estate del 2010 - e a nulla sono valsi i tentativi di intimidirci con azioni di querela per diffamazione che poi sono state archiviate. Chiediamo ora alla magistratura di indagare anche su eventuali reati ambientali e urbanistici commessi nel realizzare quei complessi turistici su una delle aree più delicate e sensibili del mare italiano e le responsabilità degli amministratori locali che hanno autorizzato lo scempio".

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