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    Rissa in carcere a Rossano, reazioni e commenti

     

     

    Rissa in carcere a Rossano, reazioni e commenti

    27 mag 13 - "La rissa avvenuta ieri pomeriggio nel carcere di Rossano ha dimensioni molto più vaste di quelle che si poteva immaginare e solo grazie alla professionalità della polizia penitenziaria non è finita in tragedia". Lo afferma in una nota il segretario generale aggiunto del Sappe, Giovanni Battista Durante. "I detenuti coinvolti - aggiunge - sono circa 20, tra magrebini ed albanesi. Attualmente due sono ricoverati nell'ospedale di Cosenza, uno con prognosi riservata e l'altro con prognosi di 30 giorni. Ciò che è più grave è che sembra si sia trattato di un fatto quasi annunciato. Infatti, qualche giorno prima, un detenuto albanese aveva aggredito un magrebino ai passeggi, ferendolo a calci e pugni. E' evidente che quando succede una cosa di questo genere è molto probabile che chi è stato colpito si organizzi per vendicarsi; così è stato". "Ieri pomeriggio, i detenuti albanesi, armati di coltelli rudimentali - prosegue Durante - e di un coltello a serramanico, con una lama di oltre 20 centimetri, hanno atteso gli albanesi quando rientravano dai passeggi e li hanno aggrediti all'interno della sezione detentiva, dove stavano sia gli albanesi, sia i magrebini. Questo il primo appunto che andrebbe fatto all'organizzazione dell'istituto: dopo la prima aggressione avvenuta ad opera dell'albanese, ci chiediamo se siano state assunte idonee iniziative tese a garantire la sicurezza della struttura e di quanti si trovano all'interno. Ieri anche l'agente in servizio nella sezione detentiva ha rischiato la vita. Se fosse stato aggredito sicuramente le conseguenze sarebbero state tragiche. Gia un anno fa, nel corso di una visita fatta nell'istituto rossanese, avevamo segnalato che l'agente non lavorava in condizioni di sicurezza, considerato, anche, che all'interno della sezione c'erano un tavolo e una sedia che potevano essere usati come corpi contundenti". "E' da tempo - conclude - che sosteniamo che l'organizzazione del carcere rossanese non funziona e che i vertici, a nostro giudizio, sono assolutamente inadeguati. Chiediamo al ministro della giustizia di disporre al più presto un'ispezione, per verificare l'organizzazione del lavoro e la gestione della struttura"

    Il personale di Polizia Penitenziaria della casa di reclusione di Rossano intervenuto per sedare una violenta rissa tra detenuti della media sicurezza scoppiata ieri pomeriggio, intorno alle 15,30, nel carcere calabrese, ha mostrato "grande professionalità". E' quanto evidenzia il Dap; Dipartimento di polizia penitenziaria, in una nota. "Circa 9 detenuti di nazionalità marocchina, al rientro dai passeggi - spiega la nota - hanno teso un'imboscata a detenuti albanesi ubicati nella stessa sezione. Il direttore dell'istituto Giuseppe Carrà - prosegue il comunicato - così ricostruisce i fatti: rientrati dall'aria prima degli albanesi, i detenuti marocchini, armati di oggetti contundenti e taglierini rudimentali, hanno aggredito i detenuti albanesi, i quali hanno reagito difendendosi con bastoni ricavati da scrivanie e altre suppellettili presenti in sezione. Sembra che la rissa sia scoppiata per una precedente lite tra un marocchino e un albanese. Il personale accorso prontamente, nonostante i detenuti fossero armati e ancora con lo scontro in atto, è riuscito a riportare l'ordine all'interno evitando che la situazione degenerasse con un esito che sarebbe potuto divenire drammatico. Il bilancio della rissa è stato di 9 feriti di cui 2 trasferiti con il 118 nell'ospedale di Cosenza, trattenuti in osservazione". "Tutti i 30 agenti presenti in servizio, coordinati dal comandante di reparto Elisabetta Ciambriello, sono stati impegnati fino alle 24 nelle attività di perquisizione di tutte le sezioni e per sentire i detenuti coinvolti. Allo stato - conclude il Dap - il carcere di Rossano ha una presenza di 343 detenuti, la sezione in cui si è verificata la rissa ospita invece 105 detenuti a fronte di una capienza di 50 posti".

    "Sono alcuni anni che denunciamo come Fns-Cisl l'emergenza in cui versano le carceri italiane e come sia necessario adottare provvedimenti di carattere eccezionale per deflazionare l'esorbitante numero di detenuti presenti nei vari istituti di pena". Questo, in merito a quanto accaduto ieri pomeriggio nella casa di reclusione di Rossano, il commento di Pompeo Mannone, segretario generale della Federazione Nazionale della Sicurezza della Cisl, che in vista di un incontro che dovrebbe tenersi domani con il ministro della Giustizia, Annamaria Cancellieri, chiede al Guardasigilli di "fornire linee per l'avvio di soluzioni". "Le carceri italiane- continua Mannone - dal punto di vista tecnico sono fuorilegge perché non rispettano il dettato costituzionale: il detenuto è privato della libertà ed anche della dignità e tali condizioni di cattività oltre a non recuperare il reo o il presunto tale, determinano situazioni di tensione che sfociano in reazioni forti le cui conseguenze le pagano gli agenti della polizia penitenziaria". "Occorrono reali e concrete misure alternative alla pena in carcere - conclude Mannone - intensificazione del lavoro carcerario, depenalizzazione dei reati minori, adeguamento degli organici della polizia penitenziaria, manutenzione e messa in sicurezza delle strutture penitenziarie ed anche nuove edificazioni per attenuare la condizione esplosiva negli istituti che con l'arrivo della stagione estiva raggiungerà il suo apice".

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