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    Colpo all'ala economica delle cosche, 24 arresti, sequestri per 40 mln

     

     

    Colpo all'ala economica delle cosche, 24 arresti, sequestri per 40 mln in mezza Italia

    23 mag 13 Una vera e propria holding economica, emanazione di una delle cosche di 'ndrangheta piu' potenti della Calabria, che aveva messo nel mirino un appalto da 600 milioni di euro per la videosorveglianza in fibra ottica di Roma per ottenere il quale aveva offerto il proprio sostegno ad un candidato al Consiglio regionale del Lazio. E' quella sgominata stamani da un'operazione condotta dai carabinieri e dalla guardia di finanza di Vibo Valentia, con il coordinamento della Dda di Catanzaro, che ha portato a 20 arresti ed al sequestro di beni per 40 milioni. Gli arrestati, molti dei quali imprenditori, secondo l'accusa, erano legati alla cosca Tripodi, indicata come l'ala economico-imprenditoriale del clan Mancuso di Limbadi. Pesanti le accuse nei loro confronti: dall'associazione mafiosa al trasferimento fraudolento di valori, dall'usura all'estorsione all'illecita detenzione di arma e frode nelle pubbliche forniture aggravati dalle modalità mafiose. Da quanto emerso dalle indagini, la cosca avrebbe puntato l'appalto per la videosorveglianza a Roma. Per raggiungere il proprio obiettivo, gli indagati si sarebbero infiltrati in un'azienda operante nel settore delle fibre ottiche, la Medialink di Milano, attraverso la società Edil Sud, amministrata da Francesco Comerci, di 37 anni, ma in realtà, secondo l'accusa, emanazione diretta degli stessi Tripodi. Ed è Comerci che partecipa ad una cena elettorale per sostenere la candidatura al Consiglio regionale del Lazio nel 2010 di Raffaele D'Ambrosio, dell'Udc. In quella occasione, secondo l'accusa, un amico di Comerci lo avrebbe avvicinato chiedendogli sostegno elettorale in favore di D'Ambrosio in cambio di appalti nel Lazio. I tentativi di infiltrazioni nella campagna elettorale, in occasione delle stesse consultazioni, avrebbero riguardato anche un altro candidato, Vincenzo Maruccio, di Idv, calabrese di origine, ex assessore nella Giunta Marrazzo. Le indagini su questi episodi proseguono ed i due politici non sono indagati. "Questa mafia imprenditrice - ha detto il procuratore di Catanzaro Vincenzo Antonio Lombardo - ha lambito sia la massoneria che la politica. Si tratta di una mafia molto più sofisticata di quella che siamo abituati a colpire sul terreno militare. E' una mafia raffinata che agisce nel tentativo, non sappiamo ancora se riuscito oppure no, di infiltrare apparati che presiedono all'economia pubblica, in particolare nel settore degli appalti". Ma la cosca speculava anche sulle disgrazie dei calabresi. Alcuni indagati, infatti, si sarebbero infiltrati in un appalto da 300 mila euro per la rimozione dei fanghi dell'alluvione che colpì la frazione marina di Vibo Valentia nel luglio del 2006 provocando la morte di quattro persone. Contestualmente agli arresti è stato anche eseguito un decreto di sequestro preventivo emesso dalla Dda nei confronti di 19 aziende e 25 persone fisiche per 45 immobili (terreni, fabbricati e appartamenti), tra cui 2 bar in pieno centro a Roma, un altro in provincia di Milano e immobili di pregio a Roma e Milano, oltre a conti correnti.

    Operazione partita all'alba. Un'operazione dei carabinieri del Comando provinciale di Vibo Valentia è stata portata a termne tra Calabria, Lombardia, Lazio ed Emilia Romagna per l'esecuzione di 24 ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip su richiesta della Dda di Catanzaro. Gli arrestati, in prevalenza imprenditori, secondo l'accusa, sarebbero legati alla cosca di 'ndrangheta Tripodi, della frazione marina di Vibo, che per gli inquirenti costituisce l'ala economico-imprenditoriale del clan Mancuso di Limbadi.

    PG "Mafia che lambisce massoneria e politica". "Questa mafia imprenditrice ha lambito sia la massoneria che la politica. Si tratta di una mafia molto più sofisticata di quella che siamo abituati a colpire sul terreno militare. E' una mafia raffinata che agisce nel tentativo, non sappiamo ancora se riuscito oppure no, di infiltrare apparati che presiedono all'economia pubblica, in particolare nel settore degli appalti". A dirlo è stato il procuratore di Catanzaro, Vincenzo Antonio Lombardo, incontrando i giornalisti sull'inchiesta condotta da carabinieri e guardia di finanza contro la costa Tripodi. "La mafia - ha aggiunto - è un cocktail perverso tra potenza economica e potenza militare. Si usa la componente violenta quando serve. Quando ne può fare a meno, lo fa volentieri, usa l'altra componente, quella dell'arricchimento. E' questa la mafia più subdola, più pericolosa". Dalle indagini è emerso anche il tentativo della cosca di infiltrarsi nella campagna elettorale a sostegno di Vincenzo Maruccio, candidato di Idv alle regionali del Lazio del 2010. La consorteria, secondo gli inquirenti, cercava in questo modo di entrare nel circuito degli appalti a Roma, soprattutto in quello per la realizzazione di un sistema di videosorveglianza in fibraottica del valore di 600 milioni. Tentativi di infiltrazione sui quali gli accertamenti proseguono. Il procuratore aggiunto di Catanzaro Giuseppe Borrelli ha evidenziato la difficoltà nella lotta alla 'ndrangheta per la mancanza di risorse. ''Lo dico - ha aggiunto - in maniera assolutamente pacata perché mi rendo conto delle carenze che riguardano l'intero apparato statale. Dico solo che bisognerebbe fare un raffronto tra quelle che sono le potenzialità, anche economiche, della regione e quella che è l'incidenza della criminalità. Laddove questo cancro venisse estirpato, economicamente potrebbe derivare una conseguenza attiva superiore a quella che è la spesa necessaria a contrastare il fenomeno. La 'ndrangheta si puo' vincere". "Ancora una volta - ha detto il pm della Dda di Catanzaro Pierpaolo Bruni - emergono collusioni inquietanti tra 'ndrangheta, politica ed imprenditoria, con il conseguente interrogativo sul perche' ancora non vengano adottate soluzioni normative adeguate. Lo Stato, quando ha voluto debellare il terrorismo lo ha fatto. E' un dato storico. L'ulteriore parallelo è quello che continuiamo a parlare di 'ndrangheta, politica, imprenditoria. Sono questioni che dobbiamo porci e dobbiamo porre a chi dovrebbe fornire gli strumenti normativi adeguati perche' ciò non accada".

    Infiltrati in appalto post-alluvione. Speculavano anche sulle disgrazie della popolazione i presunti affiliati alla cosca del vibonese arrestati stamani da carabinieri e guardia di finanza. E' quanto sottolineano gli investigatori, evidenziando come alcuni indagati si sarebbero infiltrati in un appalto da 300 mila euro per la rimozione dei fanghi dell'alluvione che colpì la frazione marina di Vibo Valentia nel luglio del 2006 provocando la morte di quattro persone. L'operazione ha concluso un'indagine, coordinata dalla Dda di Catanzaro, che, secondo l'accusa, ha permesso di accertare l'operatività della presunta cosca Tripodi (non ancora riconosciuta giudizialmente), definita una vera e propria "holding" di 'ndrangheta, ricostruendone le attivita' illecite nell'arco temporale dal 2006 al 2012, le dinamiche interne ed esterne, nonché i variegati interessi economici in diverse Regioni. I partecipanti all'organizzazione, ritenuta subordinata alla famiglia Mancuso di Limbadi, grazie alla forza di intimidazione derivante dal vincolo associativo e della conseguente condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva, per gli investigatori, avrebbero commesso una serie di reati. In particolare, gli indagati avrebbero cercato, tramite società direttamente riconducibili ad alcuni esponenti della cosca od intestate a prestanome, perlopiù operanti nel settore dell'edilizia, di infiltrarsi nei lavori pubblici, sia lungo la costa vibonese che in altre località italiane. Inoltre avrebbero utilizzato numerose società riconducibili alla cosca, come strumento per la commissione dei reati e in particolare per l'accaparramento degli appalti. Gli indagati sono anche accusati di usura nei confronti di un commerciante di auto, divenuto testimone di giustizia ed attualmente sottoposto al piano di protezione, e di estorsioni ai danni di altri operatori economici. Nel corso dell'operazione sono stati anche sequestrati beni per 40 milioni di euro tra i quali due bar in pieno centro a Roma, un altro in provincia di Milano e immobili di pregio a Roma e Milano.

    Beni per un valore di circa 40 milioni di euro sono in corso di sequestro da parte dei carabinieri del Comando provinciale di Vibo Valentia, con l'ausilio della guardia di finanza, nell'ambito dell'inchiesta sull'ala economica della cosca Mancuso di Limbadi che ha portato all'arresto di diversi imprenditori. Il decreto di sequestro preventivo è stato emesso dalla Dda di Catanzaro nei confronti di 19 aziende e 25 persone fisiche e riguarda 45 immobili (terreni, fabbricati e appartamenti), tra cui 2 bar in pieno centro a Roma e conti correnti.

    Offerto sostegno a consigliere laziale. Avevano tentato di acquisire appalti pubblici nel Lazio anche attraverso la promessa di un sostegno elettorale ad un candidato alle elezioni del Consiglio Regionale del 2010 in seguito eletto, e non indagato, le persone arrestate dai carabinieri e dai finanzieri di Vibo Valentia nel corso dell'operazione condotta contro quella che viene indicata come l'ala economico-imprenditoriale della cosca Mancuso di Limbadi. E' quanto riferiscono gli investigatori. Secondo gli investigatori, uno degli arrestati, il titolare della società Edil Sud, Francesco Comerci, di 37 anni, sarebbe stato in contatto con Paolo Coraci, residente a Roma e fondatore di una loggia massonica e del movimento politico "Liberi e Forti". Per l'accusa, nel 2010 Comerci avrebbe partecipato ad una cena elettorale per sostenere la candidatura al consiglio regionale del Lazio di Raffaele D'Ambrosio. In quella circostanza, sempre secondo l'accusa, Coraci avrebbe chiesto a Comerci il sostegno elettorale in favore di D'Ambrosio in cambio di appalti nel Lazio. Né D'Ambrosio né Coraci sono indagati. Gli arrestati di stamani sono accusati di associazione mafiosa, trasferimento fraudolento di valori, usura, estorsione, illecita detenzione di arma comune da sparo e frode nelle pubbliche forniture aggravati dalle modalità mafiose.

    Libera: bar e ristoranti per riciclare. ''Ci stupiamo di chi si stupisce. Ormai lo dicono le relazioni antimafia, lo dimostrano le inchieste, lo confermano i sequestri: bar ristoranti, locali sono tra le attività preferite della criminalità organizzata per riciclare il denaro". E' quanto si legge in una nota di Libera in merito al sequestro di due bar nel centro di Roma disposto nell'ambito dell'operazione condotta da carabinieri e guardia di finanza contro l'ala economica della cosca Mancuso di Limbadi (Vibo Valentia). "Ristoranti, pizzerie, locali della movida - prosegue la nota - sono gigantesche lavanderie intestati a prestanome e usati come copertura per riciclare i soldi sporchi e dove spesso si nasconde l'intreccio tra mafia, impresa e politica. L'obiettivo delle cosche, del resto, è fare affari e non deve sorprende la loro presenza dove è alta la possibilità d'investimento. Solo nella Capitale, con l'operazione di oggi, sono ben 18 i locali, tra bar e ristoranti, sequestrati alla 'ndrangheta. Una penetrazione che fa leva su meccanismi oramai consolidati. Ristrutturano con frequenza, giocano sui giri di fatture gonfiate, chiudono e ricominciano da un'altra parte con un turn over frenetico che necessita di una vigilanza e di un monitoraggio preventivo sui contratti di acquisto e sulle licenze e che deve richiamare alla responsabilità tutti gli attori preposti ai controlli preventivi per debellare una delle nuove frontiere di investimento mafioso".

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