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    Sparatoria Palazzo Chigi, convalidati arresti del rosarnese Preiti

     

     

    Sparatoria Palazzo Chigi, convalidati arresti del rosarnese Preiti. Difensori "Voleva suicdarsi"

    01 mag 13 Il Gip Bernadette Nicotra ha convalidato, dopo 4 ore di interrogatorio, l'arresto di Luigi Preiti, l'autore della sparatoria davanti Palazzo Chigi. Il magistrato ha accolto la richiesta del procuratore aggiunto Pierfilippo Laviani e del sostituto Antonella Nespola. L'interrogatorio, secondo quanto riferito dagli avvocati Raimondo Paparatti e Mauro Danielli, è stato scandito da crisi di pianto di Preiti, il quale è apparso, hanno aggiunto, 'molto scosso'. Preiti dunque resta in carcere. Anche se gli avvocati Paparatti e Danielli hanno chiesto al Gip di "valutare la compatibilità del regime carcerario con lo stato di alterazione in cui si trova Preiti". L'uomo è già sottoposto ad un trattamento farmacologico nel carcere di Rebibbia, e i suoi difensori chiederanno prossimamente una perizia psichiatrica "soprattutto per chiarire le ragioni che lo hanno portato ad agire". Gli stessi avvocati hanno poi aggiunto che non risulta loro che la sim del telefonino di Preiti sia intestata ad un extracomunitario, precisando che durante l'interrogatorio il loro assistito ha dichiarato di "non ricordare nulla sulla dinamica della sparatoria".

    Giangrande vigile e presente. "E' assolutamente vigile e presente e risponde a tutte le domande". Lo ha detto, parlando con i giornalisti, la direttrice sanitaria del Policlinico Umberto I Amalia Allocca riferendosi al brigadiere Giuseppe Giangrande. "Non rischia più la vita - ha aggiunto - ma le complicanze in questi casi sono all'ordine del giorno quindi dobbiamo essere prudenti". Riguardo al recupero della mobilità degli arti la direttrice sanitaria ha risposto: "Ancora non siamo in grado di dirlo, sono necessari altri accertamenti, soprattutto quando sarà risolto l'edema al midollo, credo fra 2-3 giorni". Allocca ha poi definito il rapporto tra il brigadiere Giangrande con sua figlia Martina "speciale e bellissimo e di sicuro sarà d'aiuto"

    Vescovo Locri: Sparare non risolve problemi. "Non si può accettare la giustificazione di quanto avvenuto, come fanno alcuni giornali, con la crisi che investe la nostra società. Non è sparando che si risolvono i propri problemi". Lo ha detto il vescovo di Locri mons. Giuseppe Fiorini Morosini, in riferimento al ferimento di due carabinieri davanti a palazzo Chigi mentre stavano giurando i ministri, nell'omelia tenuta in in occasione del pellegrinaggio annuale al Santuario della Madonna della Grotta a Bombile di Ardore nel reggino. Il presule ha ricordato anche quanti ricorrono al suicidio perché hanno perso o non trovano il lavoro. "Col suicidio - si é chiesto - quale aiuto si dà alla propria famiglia?". Mons. Fiorini Morosini, che ha messo in guardia dalle insidie del gioco d'azzardo, ha quindi indicato la strada della "condivisione con chi sta peggio di noi" sottolineando che "quando si divide con fede vera quanto si ha, alla fine tutto sovrabbonderà. Gli apostoli hanno avuto fede dividendo i cinque pani ed i pochi pesci che avevano. Tutti hanno mangiato ed alla fine sono rimasti tanti cesti ricolmi in abbondanza".

    Legali: Voleva sucidarsi: Voleva morire, Luigi Preiti, e forse sperava che fossero i carabinieri contro i quali sparava a ucciderlo. L'attentatore di Palazzo Chigi aveva anche pensato di farla finita in albergo, vicino alla stazione Termini, prima di andare a piazza Colonna per fare "un gesto eclatante". Nuovi elementi sulla vicenda emergono dall'interrogatorio di garanzia del muratore calabrese, svoltosi nel carcere romano di Rebibbia e che ha portato il Gip a convalidare l'arresto dell'uomo, come richiesto dai pm. Il suo legale ha riferito che, tra frequenti scoppi di pianto, Preiti ha raccontato di aver pensato al suicidio nell'Hotel Concorde, dove aveva preso una stanza dopo il viaggio in treno da Gioia Tauro. Era disperato il 49/enne - secondo la versione fornita -, ma poi pensò che "sarebbe sembrato l'ennesimo suicidio dovuto alla crisi economica". E così andò davanti al palazzo del governo e sparò sette colpi di pistola contro il brigadiere Giuseppe Giangrande e i suoi colleghi. E quando lo disarmarono, immobilizzandolo sul selciato, chiese ai militari "perché non mi avete sparato?". Insomma, secondo i suoi avvocati, Preiti si aspettava che l'azione finisse con la propria morte. I due legali hanno chiesto al gip di "valutare la compatibilità del regime carcerario con lo stato di alterazione in cui si trova Preiti". L'uomo è sottoposto ad un trattamento farmacologico nel carcere di Rebibbia, e i suoi difensori chiederanno prossimamente una perizia psichiatrica. E, su uno degli aspetti più controversi della vicenda, il possesso di una pistola con la matricola abrasa, Preiti ha confermato di aver acquistato l'arma "circa quattro anni fa al mercato nero di Genova e di averla portata con sé in Calabria all'insaputa di tutti". Nel corso dell'interrogatorio, durato 4 ore, l'ex piastrellista ha di nuovo chiesto scusa ai carabinieri - 'Non ce l'avevo con loro né con un politico in particolaré, avrebbe detto - e si è informato sulle condizioni di Giangrande. Il brigadiere resta in prognosi riservata al Policlinico Umberto I. I medici parlano di "un lieve miglioramento" e sono "cautamente ottimisti". Il militare ha subito una tracheotomia per farlo respirare meglio e iniziato la fisioterapia. Ci vorranno ancora 2-3 giorni per capire se potrà riacquistare l'uso di braccia e gambe.

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