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    Immissione a ruolo nelle scuole, provincia Cosenza perde altri 300 posti

     

     

    Immissione a ruolo nelle scuole, provincia Cosenza perde altri 300 posti

    19 lug 13 Trema il mondo della scuola nel cosentino alla vista dei dati relativi alle disponibilità dei posti. Si profila uno scenario devastante e, alquanto triste per migliaia di docenti cosentini che, alla luce dei dati proiettati sulle disponibilità, hanno ben poco da sperare. La scuola superiore bruzia è la più penalizzata rispetto alle altre province calabresi, oltre a perdere quasi trecento posti, si correrà il rischio di non garantire le immissioni in ruolo in molte classi di concorso, quanto meno il numero degli immessi in ruolo sarà davvero esiguo. Conti fatti potrebbero esser poco o più di sessanta i docenti che alle superiori potranno passare di ruolo per il nuovo anno scolastico. Un numero infinitesimale questo, che creerà grandi disagi e tanto malcontento tra i docenti che da anni attendono la stabilizzazione. Ai trecento posti in meno di quest'anno si aggiungono i duecentosettantasette dell'anno precedente, da ciò si desume che, in questi ultimi anni, si sta consumando, sotto gli occhi di tutti, il più grande “stillicidio scolastico” mai visto prima d'ora. Come sempre a pagare il dazio più grande è il capoluogo bruzio e la Calabria in genere. Intanto solo da poche ore sono state rese note le disponibilità dei posti e delle ore residue sia delle scuole medie che delle superiori. Ovviamente i posti rimasti dopo i trasferimenti sono davvero pochi, resta da considerare che parte di questi sarà destinata alle immissioni in ruolo e altra invece sarà ripartita tra utilizzazioni e assegnazioni provvisorie. Dai dati si evince a chiare lettere che saranno davvero una manciata i posti rimasti, il che significa che non saranno sufficienti a ricoprire le necessarie esigenze della scuola cosentina. I pochi posti disponibili non serviranno a garantire la giusta continuità didattica per cui, come ogni anno, sarà nuovamente a rischio e, con essa, anche l’attività ordinaria di insegnamento e di formazione garantita dallo Stato ai cittadini. Questo significa che ogni anno 5 docenti su 10 cambiano scuola e sono costretti, di conseguenza, a cambiare classe. A pagarne le spese sono anche gli allievi che, annualmente, assistono al balletto dei docenti che vanno da una sede all'altra. Alla faccia della continuità didattica verrebbe da dire. Un tempo considerata indispensabile per un buon apprendimento degli gli allievi, ma che ora, invece, rappresenta un traguardo irraggiungibile. Ormai per gli alunni completare il ciclo di studi con lo stesso corpo docente è divenuto quasi impossibile. D'altro canto con questi numeri i docenti precari saranno costretti a subire una ennesima doccia fredda e vedranno sfumare, ancora una volta, la possibilità dell'immissione in ruolo. (Adele Sammarro)

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