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    Museo di Sibari finanziato dalla UE mai partito, ora i soldi tornano indietro

     

     

    Museo di Sibari finanziato da UE mai partito, ora i soldi tornano indietro

    18 lug 13 "Un miliardo di euro. Stanziati dall'Europa per salvare chiese, monumenti, parchi archeologici italiani. Sono a disposizione da sei anni, ma non li abbiamo spesi. E Bruxelles sta per riprenderseli". Lo scrive il settimanale L'Espresso in un'inchiesta pubblicata nel numero in edicola domani insieme con una intervista a Ilaria Borletti Buitoni, firmata da Denise Pardo nella quale il sottosegretario ai beni culturali racconta la sua esperienza al ministero, "che proseguendo su questa china diventerà presto 'morente '". Da Sibari a Venezia a Trieste - denuncia il settimanale - "decine di progetti già finanziati non partono per colpa della burocrazia e del disinteresse delle amministrazioni. Soltanto il 50 per cento degli interventi già decisi ha visto la luce. Ma anche il miliardo già utilizzato è andato per lo più sprecato in sagre di paese, restauri così malfatti che devono essere ripetuti a distanza di pochi anni, gare automobilistiche". L'inchiesta parla di un "tesoro buttato" e sottolinea che "solo un piano speciale varato d'urgenza dall'ex ministro Fabrizio Barca ha recuperato fondi già a disposizione per Pompei che l'Unione Europea stava per riprendersi: 105 milioni di euro strappati in extremis. Erano parte del piano per gli Attrattori culturali, una super strategia da oltre un miliardo di euro che secondo i commissari Ue avrebbe rilanciato l'economia del Sud grazie a cultura e turismo. Ma nel 2011, a cinque anni dalla partenza del progetto, non era stato speso neppure un centesimo. E sono arrivate le multe". "Ancora oggi - sostiene sempre l'Espresso - il 92 per cento del piano resta bloccato. Perché dal 2007 al 2012 le quattro regioni coinvolte (Campania, Puglia, Calabria e Sicilia) si sono contese i finanziamenti senza decidere nulla, con sette enti intermedi che fra controllo, gestione e proposte hanno paralizzato ogni cosa. Gli unici soldi impegnati in qualche modo sono stati 160 milioni. Ma sotto la voce turismo è stato infilato di tutto: odontoiatri, estetiste, sale da slot machine, bar e palestre alla periferia di Napoli. Risultato? La commissione europea ha fermato i rimborsi. E sono partite le indagini".

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