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    Bande romane in affari con cosche: 50 arresti in tutta Italia

     

     

    Bande romane in affari con le cosche e i clan: 50 arresti tra Calabria, Campania, Lazio e Lombardia

    09 lug 13 Narcotraffico con rotte da Sudamerica, Albania e Spagna fino a Roma, appoggi ai clan camorristici e 'ndranghetisti. Sullo sfondo minacce, un sequestro e anche un omicidio ancora irrisolto. Una miscela esplosiva che permetteva affari d'oro a quattro diversi gruppi nella capitale e nell'hinterland, importando droga d'oltreoceano anche attraverso pacchi postali con cocaina nascosta in sacchi per la boxe. Sono 50 le persone destinatarie di ordinanze di custodia cautelare in una maxi operazione antidroga dei carabinieri del Comando Provinciale di Roma. Colpite quattro organizzazioni criminali: i militari hanno eseguito arresti, perquisizioni e sequestri in Lazio, Lombardia, Campania e Calabria. I gruppi smantellati operavano in Italia e alle Canarie e facevano affari in contesti riconducibili a camorra e 'ndrangheta, oltre alla criminalità organizzata sudamericana e albanese. Per loro le accuse sono di associazione per delinquere e traffico internazionale di sostanze stupefacenti. Le quattro organizzazioni, accomunate dal fiuto per il business del narcotraffico, importavano a Roma dal Sudamerica ingenti carichi di cocaina, hashish e marijuana, in particolare a Cinecittà, Guidonia Montecelio, Anzio e Nettuno. Durante le indagini, le intercettazioni hanno consentito di documentare la trattativa in Colombia con persone riconducibili al super narcotrafficante Roberto Pannunzi, arrestato pochi giorni fa, ma all'epoca latitante, per la fornitura di oltre 200 chili di cocaina. La droga avrebbe dovuto essere introdotta in Italia in un container scaricato nel porto di Napoli, grazie all'intervento di esponenti del clan Mazzarella. Ma c'erano anche affari con cosche calabresi e famiglie romane come i Casamonica o i Senese. Alcuni gruppi erano particolarmente violenti e non esitavano a sequestrare i loro 'debitori'. E' il caso di un colombiano e di un romano, che furono segregati per due giorni in una casa in zona Romanina, minacciati e malmenati affinché restituissero 150 mila euro per la vendita di una partita di droga. La madre di un altro 'debitore' fu invece minacciata pesantemente, come documentato in un'intercettazione. "Alla madre gli ho messo il ferro (la pistola, ndr) in bocca - si legge nella documentazione -. Sparo in bocca a te e quell'infame di tuo figlio, e digli che se sabato non viene e mi porta i soldi, tuo figlio te lo mando con la sedia a rotelle". Un contesto criminale che ha sullo sfondo anche l'omicidio di un albanese lo scorso febbraio a Cave, vicino a Roma: la vittima era il cognato del capo di uno dei gruppi. Nel corso dell'indagine, i carabinieri hanno eseguito numerosi interventi, sequestrando circa 240 chili di droga. Soddisfazione per i risultati dell'operazione dei carabinieri - un ruolo centrale è stato svolto dal Nucleo Investigativo di Via In Selci -, è stata espressa dal sindaco di Roma, Ignazio Marino, e dal presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti.

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