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    Pannunzi arrivato in Italia, Gratteri "Interrogatorio nei prossimi giorni"

     

     

    Pannunzi arrivato in Italia, Gratteri "Interrogatorio nei prossimi giorni"

    06 lug 13 Il boss del narcotraffico Roberto Pannunzi, arrestato la scorsa notte in Colombia e subito espulso, è arrivato in Italia alle 20:20 all'aeroporto di Fiumicino via Madrid a bordo di un volo di linea Alitalia. A Fiumicino, appena sbarcato, Pannunzi, polo bianca e pantaloni neri, e' stato preso in consegna e scortato dai funzionari della polizia di frontiera, diretti dal direttore della Quinta Zona, Antonio Del Greco, e coordinati dal dirigente Rosario Testaiuti. E' stato accompagnato, tra rigidissime misure di sicurezza, negli uffici di polizia giudiziaria per la notifica degli atti. Sono presenti il procuratore aggiunto di Reggio Calabria, Nicola Gratteri, funzionari della direzione centrale per i servizi antidroga e ufficiali della Guardia di Finanza. Nel percorso dall'aereo all'interno dell'aerostazione Pannunzi è apparso disteso e ha mostrato anche, più volte, dei sorrisi. Il boss del narcotraffico è stato accompagnato nel viaggio in aereo da Bogotà, via Madrid, da poliziotti colombiani e da un ufficiale della Gdf della direzione centrale per i servizi antidroga. Conclusa la notifica degli atti a suo carico negli uffici di polizia giudiziaria, il narcotrafficante Roberto Pannunzi, ha lasciato, sotto scorta, alle 21.55 l'aeroporto di Fiumicino. Il volto ora tirato, un plico con fascicoli giudiziari e una bottiglietta d'acqua in mano, Pannunzi è salito a bordo di un'auto nera di grossa cilindrata che, scortata da auto della polizia e della Gdf, si è diretta al carcere romano di Rebibbia.

    Gratteri: lo interrogherò nei prossimi giorni. Il procuratore aggiunto di Reggio Calabria, Nicola Gratteri, ha avuto all'aeroporto di Fiumicino un breve incontro con il boss del narcotraffico, Roberto Pannunzi, che aveva in mano una busta di plastica bianca con una scritta verde, prima che quest'ultimo entrasse in un ufficio di polizia di frontiera per fare le foto segnaletiche. "L'ho incontrato, certo - ha riferito poi Gratteri, prima di lasciare lo scalo - ci ha salutato, in modo cordiale, come nel suo stile. Ci siamo riconosciuti. Ora andrà nel carcere di Rebibbia. Lo interrogherò nei prossimi giorni". Alla domanda se si augura che il boss non torni in una clinica, Gratteri ha risposto che "ognuno fa il suo mestiere: per me, che lo conosco da tanti anni, non mi pare malato al punto da dover andare in una clinica privata per essere curato. Ha dimostrato nel corso di questi anni di godere di buona salute, di poter girare il mondo ed affrontare qualsiasi difficoltà". "Sono qui perché mi rientravo da un'altra importante rogatoria internazionale all'estero - ha aggiunto - ma anche per preparare gli atti del regime carcerario e soprattutto per evitare, dato che è evaso due volte, che succeda qualcosa. I meriti dell'arresto? L'ultima volta che è evaso abbiamo subito organizzato un lavoro di polizia giudiziaria, del Goa, e della Guardia di Finanza di Catanzaro. Nella fase finale si è innestato il Ros Centrale e siamo riusciti ad individuarlo: potevamo anche arrestarlo, siamo stati vicini a farlo, nel settembre 2012 ma era molto pericoloso su quel territorio: il problema non è entrarvi ma uscirne vivi. C'é stata una grande collaborazione della DCSA e poi della polizia colombiana che ci ha fornito il supporto materiale per poter intervenire su quei territori molto difficili".
    Il più grande importatore di cocina. "Roberto Pannunzi e' il più grande importatore di cocaina per l'Europa. Riusciva a rifornire Cosa nostra e l'elite della 'ndrangheta per tonnellate di cocaina". Lo ha detto questa sera all'aeroporto di Fiumicino il procuratore aggiunto di Reggio Calabria, Nicola Gratteri, in attesa dell'arrivo del boss del narcotraffico Roberto Pannunzi. Gratteri ha seguito personalmente le indagini che hanno portato all'arresto del boss calabrese. "Pannunzi - ha aggiunto - fa parte di una categoria di soggetti dove i soldi non si contano, si pesano. E' una persona molto credibile, un'affabulatore dalla forte dialettica che ha una buona capacità di convincimento. Il suo arresto è un grande risultato".

    Saviano: è la borghesia del narcotraffico. "Pannunzi è la borghesia del narcotraffico" Lo ha detto Roberto Saviano al Festival Collisioni, commentando l'arresto del boss calabrese Roberto Pannunzi, ritenuto responsabile dell'invio in Europa di due tonnellate di cocaina al mese. "Non ha mai ucciso nessuno, è un broker del narcotraffico" ha osservato Saviano che risponde alle domande dei ragazzi nella piazza affollata di Barolo.

    Si spostava in diverse città della Colombia. Roberto Pannunzi era residente "da anni in Colombia", a Bogotà, anche se ha vissuto a Cucuta, alla frontiera con il Venezuela, e a Cali e Medellin, città dove operano i principali cartelli della droga del paese: lo ha sottolineato il capo della polizia colombiana, generale José Roberto Leon Riano, che ha definito il boss della 'ndrangheta ''un pesce grosso del narcotraffico e della mafia italiana". Pannunzi gestiva "diverse imprese commerciali" che rappresentavano una "copertura" per nascondere le sue "attività criminali", ha sottolineato Riano durante una conferenza stampa, precisando che in Colombia il boss ha sempre mantenuto "un profilo basso". I vincoli di Pannunzi con il narcotraffico colombiano risalgono ormai a trent'anni fa, quando il boss calabrese - ha precisato - comprava "importanti quantità di droga" al cartello di Medellin (oggi scomparso) guidato da Pablo Escobar. Gli investigatori colombiani stanno d'altra parte verificando se Pannunzi aveva rapporti "con le gang criminali del Paese oppure anche con organizzazioni illegali diverse dal narcotraffico", ha d'altra parte precisato il generale. La precisazione è riferita ai gruppi che oggi controllano il mercato della droga in Colombia, gang nate qualche anno fa a seguito della fusione tra ex paramilitari e narcotrafficanti. Le loro attività non si limitano solo al traffico della cocaina e di altre droghe, ma spaziano anche sui sequestri di persona e le estorsioni. La cattura del boss è il risultato - ha aggiunto il generale - di "un'alleanza strategica transnazionale" alla quale hanno preso parte le polizie dell'Italia e della Colombia, così come gli agenti della Dea americana. L'ordine di detenzione internazionale di Pannunzi emesso dall'Interpol risale al 20 giugno del 2012, a seguito di una richiesta della magistratura di Firenze rilasciata in rapporto a quattro delitti vincolati al narcotraffico.

    Il Pablo Escobar italiano. Duro colpo alla 'ndrangheta in Colombia: la polizia ha catturato il boss Roberto Pannunzi, uno degli uomini piu' ricercati sia in Europa sia nel paese latinoamericano, 'broker' del mondo della droga e protagonista anni fa di due fughe degne di un romanzo, entrambe da strutture sanitarie di Roma. A dare l'annuncio è stato, in piena notte in Italia, il ministero della difesa di Bogotà, che ha definito il 67/enne Pannunzi come "il Pablo Escobar dell'Italia". Qualche ora dopo, fonti della polizia locale hanno riferito all'ANSA che Pannunzi era stato preso in custodia dai carabinieri giunti appositamente dall'Italia e fatto imbarcare su un aereo subito decollato alla volta di Roma e atterrato a Fiumicino poco dopo le 20. Nel momento in cui è stato catturato in un centro commerciale di Bogotà, il boss era in possesso di una carta d'identità venezuelana falsa a nome Silvano Martino. Interlocutore privilegiato dei produttori di cocaina colombiani, con contatti anche con la mafia siciliana e con personaggi di spicco di alcune famiglie riconducibili al boss Provenzano, Pannunzi era in grado di esportare fino a due tonnellate al mese di cocaina dalla Colombia all'Europa. Quando è stato bloccato, ha negato ripetutamente di essere il 'narco' ricercato dalla polizia, forte del documento d'identità falso venezuelano, con tanto di impronta digitale, che aveva con sè. Le foto segnaletiche fornite dai colleghi italiani, però, hanno tolto ogni dubbio agli agenti colombiani che hanno proceduto all'arresto. La cattura è il frutto di due anni di indagini del Gico della Guardia di Finanza e del Ros dei carabinieri, coordinati della Direzione centrale per i servizi antidroga sia in Italia sia in Colombia, dove un esperto italiano ha seguito tutti gli sviluppi dell'indagine. Il boss deve scontare ora un cumulo di pena pari a 12 anni, 5 mesi e 26 giorni. Originario di Siderno, Pannunzi ha vissuto per anni in Colombia, spostandosi da una città all'altra: Bogotà, Cucuta, alla frontiera con il Venezuela, Cali e Medellin, città dove operano i principali cartelli della droga del paese. Arrestato diverse volte, riuscì sempre ad evadere. Nel 1999 e 2010 lo fece mentre si trovava agli arresti domiciliari per problemi di salute. Nel momento dell'arresto, Pannunzi ha detto di 'stare male'. Ricordando le due clamorose evasioni, il procuratore aggiunto di Reggio Calabria, Nicola Gratteri, ha definito il suo arresto "un grande risultato" e ha rivolto un appello affinché non ci siano altre "concessioni di arresti domiciliari".

    Definito 'Principe del narcotraffico'. E' ritenuto il 'Principe del narcotraffico', interlocutore privilegiato dei produttori di cocaina colombiani ed in contatto con le principali mafie internazionali, compresa quella turca. E' questo il profilo che gli inquirenti fanno di Roberto Pannunzi, il maggior narcotrafficante al mondo arrestato a Bogotà dopo la sua evasione dai domiciliari avvenuta nel 2010. Nato a Roma 67 anni fa, Pannunzi emigrò da ragazzo in Canada dove conobbe Antonio Macrì, ritenuto il boss dell'omonima cosca di Siderno, scoprendo le sue radice calabresi. Negli anni Ottanta torna in Italia ed apre a Roma un lussuoso negozio di abbigliamento. Nel 1983 viene arrestato per la prima volta mentre era in compagnia di un siciliano. All'inizio degli anni '90 il suo nome compare per la prima volta nelle indagini della Procura di Reggio Calabria sul traffico internazionale di droga. Pannunzi e' considerato un 'front-man' delle cosche sul mercato sud americano. Ha rifornito siciliani e calabresi operanti in tutte le regioni italiane, spedendo in Europa partite di cocaina sempre superiori ai 3 mila chili. Negli anni novanta partecipò anche all'acquisto di un aereo per il trasporto della droga dalla Colombia all'Europa. Per organizzare un colossale traffico di cocaina dalla Colombia all'Europa decise anche di acquistare con denaro contante una nave che batteva bandiera Greca. La nave affondò con tutto il carico di droga mentre stava raggiungendo le coste trapanesi. Con la mafia siciliana ha operato con le cosche di Gaetano Badalamenti e di Gerlando Alberti, di Mariano Agate e Bernardo Provenzano. Sarebbe stato proprio lui, secondo la polizia, a mettere in contatto la cosca di Alberti con i narcotrafficanti marsigliesi, convincendo un chimico, René Bousquet, a trasferirsi a Palermo, e ad impiantare la prima raffineria di eroina in una villetta nei pressi dell'aereoporto di Punta Raisi. Successivamente Pannunzi ritornò in Colombia dove decise di sposarsi facendo perdere le sue tracce. Nel 1994, quando venne arrestato a Medellin (Colombia), tentò di corrompere gli agenti del reparto speciale della polizia colombiana che lo stavano ammanettando offrendo un milione di dollari in contanti in cambio della libertà. Nei confronti di Pannunzi ci sono numerosi provvedimenti emessi da diverse procure italiane, con accuse che vanno dall'associazione mafiosa all'associazione per delinquere finalizzata al traffico internazionale di droga. Il 'Principe del narcotraffico' si è reso protagonista di due fughe avvenute nel 1999 e nel 2010 mentre era detenuto agli arresti domiciliari in strutture sanitarie per motivi di salute. Dopo l'evasione nel 1999 Pannunzi fu rintracciato, nell'aprile del 2004, con il figlio Alessandro, in un elegante quartiere di Madrid. Dopo il suo arresto fu riportato in Italia ed ottenne nuovamente i domiciliari in un struttura sanitaria da dove riuscì a fuggire nel 2010. Nella gestione delle sue attività illecite, Roberto è stato aiutato dal figlio Alessandro, il quale aveva funzioni di 'raccordo operativo' per il traffico di droga.

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