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    Latitante di Oppido arrestato a Roma, il suo clan acquisì bar Chigi

     

     

    Latitante di Oppido arrestato a Roma, il suo clan acquisì bar Chigi

    27 giu 13 Personale del Centro Operativo della Dia ha arrestati a Roma Alessandro Mazzullo, 29 anni, nato a Oppido Mamertina (Reggio Calabria) e legato alla cosca di 'ndrangheta dei Gallico. Contro di lui era stata emessa un'ordinanza di custodia cautelare in carcere dal Gip di Roma, nel gennaio scorso. Arrestata anche una 29enne cittadina moldava che era con lui, per favoreggiamento e ricettazione dell'autovettura sulla quale sono stati bloccati. Mazzullo era riuscito a sottrarsi alla cattura a gennaio, quando erano erano stati arrestati altri due uomini legati alla stessa cosca; tutti e tre sono accusati di trasferimento fraudolento di beni, aggravato dal metodo mafioso.

    Il clan che acquisì il bar Chigi. Dal 2008 il clan ha concluso varie operazioni di acquisto e cessioni di società nel settore della ristorazione, acquistate per un valore di gran lunga inferiore a quello di mercato, per coprire i propri investimenti illeciti. Tra gli acquisti, alcune attività commerciali situate nelle zone tra le più pregiate di Roma, come la società Colonna Antonima 2004 srl, società già titolare del noto Bar Chigi sito sottoposto a sequestro preventivo dalla Dia nel luglio 2011; o il bar Antiche Mura, situato in via Leone IV, della società Macc4 srl. Al clan erano stati sequestrati numerosi beni: oltre una ventina di fabbricati tra Palmi (Rc) e Roma, più di una cinquantina di appezzamenti di terreno in provincia di Reggio Calabria, una trentina di conti correnti bancari/postali e diverse partecipazioni societarie per un valore superiore a 20 milioni di euro. L'operazione della Dia di Roma ha fatto emergere l'esistenza di un progetto di infiltrazione nella realtà economico-finanziaria della Capitale tramite il reinvestimento di cospicue somme di denaro dalla provenienza illecita: con l'ausilio di prestanome, familiari e non, e attraverso l'aiuto di un agente immobiliare romano, il gruppo aveva acquisito noti locali commerciali della Capitale nonché svariati immobili e terreni tra Roma e la provincia di Reggio Calabria. Gli indagati avevano creato un sistema per reinvestire a Roma i proventi illeciti delle attività delittuose della loro cosca di appartenenza.

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