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    Ricorsi seriali contro Enel, chiuse indagini per 12 avvocati

     

     

    Ricorsi seriali contro Enel, chiuse indagini per 12 avvocati

    25 giu 13 La Procura di Catanzaro ha chiuso le indagini per 13 avvocati ed un ex cancelliere del giudice di pace di Badolato (Catanzaro) coinvolti nell'inchiesta sui ricorsi seriali contro l'Enel. Gli indagati sono accusati di truffa e falso. Le indagini sono state compiute dalla sezione di polizia giudiziaria della Polizia di Stato. Dalle indagini è emerso che gli avvocati presentavano i ricorsi a nome di persone ignare per poi incassare le parcelle per il giudizio contro l'Enel.

    Per un euro di rimborso i legali ne incassavano 550. Per un euro di rimborso chiesto all'Enel, l'avvocato incassava una parcella di 550 euro. E' questo uno dei particolari che emerge dalle indagini della Procura di Catanzaro che ha emesso un avviso di conclusione indagini nei confronti di 13 avvocati ed un ex impiegato dell'ufficio di cancelleria del giudice di pace di Badolato (Catanzaro). Il provvedimento di chiusura delle indagini è stato emesso dal sostituto procuratore della repubblica, Emanuela Costa. Gli avvocati coinvolti nell'indagine operano tutti nella zona di Soverato. Negli anni dal 2006 al 2010 sono stati depositati all'ufficio dei Giudici di Pace di Badolato e Davoli circa 12 mila atti seriali di citazione con un modus operandi sempre identico. Le controversie riguardavano richieste di risarcimento danni per mezzo delle quali gli attori sostenevano che la società elettrica non si era adeguata ad una delibera del 1999, con la quale l'autorità per l'energia elettrica ed il gas aveva imposto di fornire ai clienti un sistema per pagare la bolletta senza oneri aggiuntivi. Il risarcimento che veniva richiesta, nella gran parte dei casi, oscillava da 1 a 30 euro. A fronte degli importi richiesti la liquidazione delle spese e degli onorari liquidata in favore degli avvocati era di 550 euro. Per un valore di un euro l'Enel veniva quindi condanna a pagare a circa 770 euro di spese processuali. Gli indagati, secondo l'accusa, avevano creato dei veri e propri centri di raccolta delle bollette e addirittura vi erano ragazzi incaricati di recarsi porta a porta per chiedere e ritirare le bollette dell'energia elettrica presso le abitazioni degli interessati in particolare quelli anziani. Questi ultimi però erano all'oscura dei ricorsi che venivano presentati dagli avvocati contro la società elettrica. Tra i procacciatori c'era anche un ex impiegato della cancelleria del giudice di Pace di Badolato che raccoglieva nel suo ufficio le bollette per conto di un avvocato. Con il sistema dei ricorsi seriali uno degli studi legali coinvolti nell'inchiesta è riuscito a guadagnare una cifra vicina al milione di euro.

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