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    Convegno magistrati su collaboratore processuale a Catanzaro

     

     

    Convegno magistrati su collaboratore processuale a Catanzaro

    24 giu 13 "La storia di tutti i processi italiani dal terrorismo interno o internazionale a quello della mafia dimostra l'assoluta indispensabilità del collaboratore processuale". Lo ha detto il pm di Milano Armando Spataro a Catanzaro in occasione del convegno sui collaboratori di giustizia e sul riscontro delle loro dichiarazioni, promosso da Area, la componente della magistratura che raggruppa Movimenti e Md. All'iniziativa presenti, oltre a Spataro, il componente del Csm Paolo Carfì e Vincenzo Luberto, pm della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, hanno partecipato i vertici della magistratura, avvocati, esperti e docenti universitari. "Al di là dell'ovvio rispetto delle regole - ha aggiunto Spataro - occorre anche professionalità perché la gestione del collaboratore è anche delicata persino sotto il profilo psicologico. Ecco perché le prassi virtuose e positive vanno discusse magari anche mettendo in evidenza quelle cariche di vizi in modo da evitarle. Mi auguro che non cambi il sistema di legge, anche ci sarebbero delle cose da migliorare. Per esempio ho sempre criticato, e lo faccio anche oggi, il precetto normativo secondo cui sono utilizzabili, durante le indagini preliminari, le dichiarazioni rese solo entro 180 giorni dall'inizio della collaborazione. A mio avviso si tratta di una norma assurda. A parte questo è uno strumento da difendere mentre il rischio è quello che lo si voglia inquadrare con norme formalistiche e quindi in qualche modo depotenziare. Già la vita del pentito è molto difficile e obiettivamente sono diminuiti di numero anche per questo". "C'é un intervento massivo del legislatore - ha sostenuto Luberto - che tende a limitare, a mio modo di vedere, la libera valutazione del giudice in relazione alle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia. Poi altro è vedere se è riuscito nell'intento o meno. Abbiamo un'importanza qualitativa e quantitativa dei collaboratori di giustizia perché i nostri processi, in specie quelli sui fatti di sangue, si fondano perlopiù su loro dichiarazioni". Secondo Luberto "é importante stimolare un dibattito con la partecipazione dei magistrati più in vista su tutto il territorio nazionale. E questo ci porta a misurarci con quelle che sono le esegesi virtuose, le interpretazioni virtuose delle norme sulla gestione dei collaboratori di giustizia".

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