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    Boss Lo Giudice scomparso scrive lettera: ritratto tutto

     

     

    Boss Lo Giudice scomparso scrive lettera: ritratto tutto

    07 giu 13 Il pentito di 'ndrangheta Nino Lo Giudice, scomparso mercoledi', ha scritto una lettera ad un avvocato, Francesco Calabrese. La missiva è stata consegnata al penalista dal figlio di Lo Giudice nell'aula del Tribunale di Reggio Calabria in cui è in corso il processo Meta. Il contenuto della lettera è stato secretato. Nella lettera, a quanto appreso, il pentito Lo Giudice scrive di voler ritrattare tutte le accuse perche' frutto,dice, "di pressioni di alcuni magistrati della Dda". Lo Giudice esclude di essere o di conoscere il regista degli attentati del 2010 alla Procura generale ed alla casa del pg Di Landro di cui si era accusato. 'Mio fratello Luciano - scrive il pentito Nino Lo Giudice nella lettera - ha resistito a quelle pressioni, mentre io non ci sono riuscito". L'avvocato Francesco Calabrese, nel processo Meta, difende il boss Pasquale Condello, arrestato nel 2008 dopo una latitanza protrattasi per 18 anni. La lettera è contenuta in un plico in cui si trova anche una pen drive con immagini di Lo Giudice mentre legge la missiva. La lettera e' stata consegnata all'avvocato Calabrese dal figlio di Nino Lo Giudice, Giuseppe, a conclusione dell'udienza del processo Meta. La missiva è stata spedita da una località del centro Italia. Dopo che si è appreso della lettera di Lo Giudice nell'aula bunker del Tribunale sono arrivati i Procuratori della Repubblica aggiunti Michele Prestipino ed Ottavio Sferlazza, che hanno preso visione della missiva ed avvertito il Procuratore della Repubblica, Federico Cafiero De Raho.

    Perchè Di Landro sta zitto? "Inizio con quanto è successo a Reggio per gli attentati alla Procura, al condominio dove abita il dottor Di Landro e per finire al posizionamento del bazooka al Cedir". E' quanto scrive il pentito Antonino Lo Giudice nel suo memoriale. "Come sosteneva Di Landro - aggiunge - fino a poco tempo fa che rilasciava dichiarazioni a 'destra e manca' con sicura certezza e senza ombra di dubbio che non ero io il responsabile di quegli attentati, è che stavo coprendo i veri 'burattinai', lui è sicuro di quello che sostiene perché lui sa bene cosa dice perché lui sà chi sono i burattinai e i burattini. Allora mi domando, e domando a lei dottor Di Landro perché sta ancora zitto? Perché vuole assistere alla 'strage degli innocenti' pur sapendo che né il sottoscritto, né Cortese, Puntorieri, siamo i veri responsabili? Ma...Alte cariche dello Stato e servizi deviati e professionisti a lei molto noti? e che a suo tempo rivelerò alla persona che io deciderò. Esca allo scoperto...e dica quanto è nel suo pensiero, non continui ancora ad assistere senza fare nulla".

    Nessun affare illecito con Cisterna. "Per quanto riguarda i dottori Cisterna e Mollace devo ribadire, come ho dichiarato nella prima parte del mio interrogatorio subito dopo che ho iniziato a collaborare, che tra mio fratello Luciano e questi signori Mollace e Cisterna non c'erano affari illeciti ma solo e soltanto amicizie normali". E' quanto scrive il collaboratore di giustizia Antonino Lo Giudice nella lettera fatta recapitare ad alcuni avvocati a Reggio Calabria prima del suo allontanamento dal luogo di protezione dove si trovava ai domiciliari. "Ma subito dopo - aggiunge - è nato qualcosa tra me e i miei interlocutori che non stava bene, minacciandomi che se non avrei raccontato quello che a 'loro piaceva' mi avrebbero spedito indietro e al 41 bis, mi hanno intimidito le loro parole dandomi l'ultimatum per il giorno seguente e che dovevo pensare bene cosa raccontare quando mi sarei presentato davanti a loro, e 'con discorsi convincenti' e allora, ricordo che ho trascorso la notte senza dormire 'intassellando' il mio mosaico di discorsi 'convincenti e compiacenti'. Certo non è stato molto facile. Ma ci sono riuscito, da me hanno preteso sempre di più senza lasciarmi spazio neanche per respirare, ogni giorno trascorso in quello stato mi sono dovuto inventare ogni tipo di discorso che doveva servire per la mia verità e per la loro convinzione, accettai mio malgrado ogni tipo di supplizio di libertà a caro prezzo". "Oggi - conclude Lo Giudice - mi sono reso conto che, non ne vale la pena, ma non è questo il punto della mia lettera, perche questa mia presente vuole fare chiarezza a questioni che riguardano la verità dei veri fatti accaduti".

    Vendicato da chi mi ha fatto male. "Mi sono voluto vendicare di tutti quelli che mi avevano fatto del male". E' quanto scrive il pentito Antonino Lo Giudice nella lettera spedita prima di allontanarsi dalla località protetta. "Non ho risparmiato nessuno - aggiunge - anche il mio stesso sangue e quei bastardi dei miei fratelli che durante la mia carcerazione mi hanno abbandonato e così pure la mia famiglia. Mi sono inventato di tutto per farli arrestare, ero cieco e non capivo nulla di quello che stavo facendo. Ma coscienziosamente ora dico basta. Ma quali affiliazioni, quale padrino, non esiste nulla. Ho letto tutto nei libri che ancora penso siano lì a casa mia a Reggio. Mi tenevo aggiornato di notizie riportate da giornali e Tv o ne sentivo parlare quando ancora ero giovane, oltre a questo nei primi dibattimenti mi sono trovato spiazzato da un avvocato (Nardo) perché mi chiese di voler sentire la formula della Santa e di altre formule, alla fine del dibattimento mi trovai a parlare con un detenuto anche lui collaboratore e siccome era molto preparato in queste cose lo pregai di insegnarmi tutte le regole e formule della 'ndrangheta''.

    Non mi troverete mai. Nino Lo Giudice, nella lettera che ha fatto consegnare all'avvocato Calabrese, chiede anche di non essere cercato. "Tanto - dice - non mi troverete mai". Quando è scomparso mercoledì scorso, Lo Giudice si trovava nella località protetta in cui stava scontando agli arresti domiciliari la condanna a sei anni e quattro mesi comminatagli per gli attentati alla Procura generale di Reggio ed alla casa del pg Di Landro di cui si era autoaccusato ed ai quali, adesso, si dice estraneo.

    Manovrato da burattinai. ''Il pentito Lo Giudice si dice manovrato da una 'cricca di burattinai', un gruppo di magistrati impegnati in una guerra tra due opposte fazioni". Lo ha detto, incontrando i giornalisti, l'avvocato Giuseppe Nardo, al quale Lo Giudice ha fatto pervenire lo stesso plico che aveva fatto consegnare, nell'aula del Tribunale di Reggio Calabria, ad un altro penalista. "Nel memoriale di Lo Giudice - ha aggiunto Nardo - sono indicati i nomi dei magistrati Pignatone, Ronchi e Prestipino e del funzionario di polizia Cortese". Lo Giudice ha inviato il plico anche all'avvocato Nardo perché è il difensore di Antonio Cortese, una delle persone indicate dal pentito come gli esecutori materiali degli attentati del 2010. "Nel plico che ho ricevuto - ha detto Nardo - è contenuta una scheda di memoria con un video e un audio in cui il pentito Lo Giudice conferma il contenuto dello stesso memoriale. Lo stesso Antonino Lo Giudice mi ha chiesto di diramare il contenuto del suo memoriale, che, per quanto mi riguarda, ritengo sconvolgente"

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