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    Scomparso il boss pentito Nino Lo Giudice

     

     

    Scomparso il boss pentito Nino Lo Giudice

    06 giu 13 Nino Lo Giudice, tra i piu' importanti pentiti di 'ndrangheta ed ex boss di Reggio Calabria, e' scomparso. Lo Giudice non si è presentato stamattina ad un processo a Reggio in cui avrebbe dovuto deporre. Fonti della Dda hanno confermato la notizia della scomparsa di Lo Giudice, aggiungendo che sono stati avviati accertamenti. Lo Giudice si e' allontanato dalla località segreta in cui si trovava agli arresti domiciliari. Il pentito avrebbe dovuto deporre nel processo Archi-Astrea in corso a Reggio Calabria contro alcuni affiliati alle cosche di Reggio Calabria della 'ndrangheta. Il presidente del Tribunale, Giuseppe Campagna, a proposito della mancata comparsa di Lo Giudice, ha riferito che ci sarebbero stati problemi tecnici nella traduzione del pentito.

    Si sarebbe allontanato da solo. Si sarebbe allontanato volontariamente Nino Lo GIudice, il pentito di 'ndrangheta sparito da ieri dalla località protetta in cui era agli arresti domiciliari. E' l'ipotesi che viene fatta dalla Dda di Reggio Calabria. Lo Giudice sta scontando agli arresti domiciliari la condanna 6 anni e 4 mesi inflittagli per gli attentati fatti nel 2010 contro la Procura generale di Reggio, la casa del procuratore generale Di Landro e l'intimidazione all'allora procuratore della Repubblica Giuseppe Pignatone.

    Scomparso da ieri sera. Il Procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, Federico Cafiero De Raho, ha confermato la notizia della scomparsa di Nino Lo Giudice, riferendo che il pentito risulta irreperibile da ieri pomeriggio. Della scomparsa di Lo Giudice si e' parlato nel corso di un vertice in Procura presieduto dallo stesso Cafiero De Raho cui hanno partecipato i tre procuratori aggiunti, Nicola Gratteri, Michele Prestipino ed Ottavio Sferlazza, ed i sostituti Giuseppe Lombardo ed Antonio de Bernardo.
    Faccenda delicata. ''E' una vicenda delicata sulla quale l'ufficio ha avviato le indagini che rientrano nella sua competenza". Lo ha detto, senza volere aggiungere altro, il Procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, Federico Cafiero De Raho, in relazione alla scomparsa del pentito di 'ndrangheta Nino Lo Giudice. Cafiero De Raho ha assunto personalmente la direzione dell'inchiesta sulla scomparsa di Lo Giudice, che ha avviato insieme ai tre procuratori aggiunti dell'ufficio.

    Si autoaccusò delle bombe a Reggio. C'erano voluti solamente otto giorni di carcere per convincere Antonino Lo Giudice, il pentito di 'ndrangheta che si e' allontanato dalla località protetta, ad iniziare a collaborare con la giustizia. Era il 7 ottobre del 2010 quando venne arrestato dagli agenti della squadra mobile di Reggio Calabria. Il 15 ottobre, mentre era detenuto nel carcere di Rebibbia, decise di saltare il fosso e diventare 'pentito'. Iniziò così a fare le prime rivelazioni all'allora procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, Giuseppe Pignatone. Prima di lui, il passo verso lo Stato lo aveva fatto nel 1999 il fratello minore Maurizio, dopo una pesante condanna per l'omicidio di un ristoratore reggino, Giuseppe Giardino, al quale Maurizio aveva tentato di sottrarre l'incasso della giornata sotto casa della vittima. Antonino, Massimo, Pietro e Maurizio Lo Giudice sono figli del defunto boss del quartiere Santa Caterina di Reggio Calabria, Giuseppe. I quattro ragazzi si forgiarono durante l'infuriare della guerra di mafia degli anni '80, dopo l'assassinio del boss Paolo De Stefano, il 13 ottobre 1985 ad opera dei sicari al soldo del 'supremo', Pasquale Condello, detenuto per una condanna all'ergastolo. In quegli anni, i Lo Giudice innescarono una violenta faida con la famiglia Rosmini, anch'essa schierata con Pasquale Condello, a causa dell'uccisione di Ernesto Rosmini, avvenuta nel 1986. Una lotta virulenta, che provocò una decina di omicidi. Lo Giudice e Rosmini, sotto l'alta garanzia di Condello, diventarono poi alleati. Dopo la 'pace' di ndrangheta, a metà degli anni '90 e con l'operazione 'Olimpia', emersero i nuovi assetti di comando nelle 'ndrine di Reggio Calabria. I figli di 'Peppé Lo Giudice si interesseranno solo di usura e commercio di frutta e verdura e restarono fuori dagli appalti pubblici e privati, settore dove primeggiano i Libri, i Tegano, i Condello e tutta la galassia delle 'famiglie' a loro collegate. Nel 2010 le cosche cominciano ad alzare il tiro su obiettivi istituzionali, come la Procura generale e lo stesso Pg, Salvatore Di Landro, oggetto di attentati dinamitardi. Poi arrivarono l'arresto e il pentimento di Nino Lo Giudice. Tra le prime rivelazioni fatte ci furono proprio quelle relative agli attentati ai magistrati reggini. Lo Giudice si è autoaccusato delle bombe alla Procura generale ed al Pg Di Landro chiamando in causa anche il fratello Luciano Lo Giudice, Antonio Cortese, ritenuto l'armiere della cosca, e Vincenzo Puntorieri.

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