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    Ordine e Sindacato Giornalisti Calabria "Dna chiarisca"

     

     

    Ordine e Sindacato Giornalisti Calabria "Dna chiarisca"

    30 gen 13 "E' ormai sin troppo evidente che gli unici giornalisti 'buoni' sono quelli che fungono pedissequamente da cassa di risonanza di questo o quel potere, che ossequiano acriticamente qualunque rappresentante del potere costituito, che non si pongono problemi di qualità e dignità del proprio lavoro e che allegramente si adagiano sul ruolo di passacarte o passa-dichiarazioni". E' quanto affermano, in una dichiarazione congiunta, il presidente regionale dell'Ordine dei giornalisti, Giuseppe Soluri e il segretario del sindacato giornalisti calabresi, Carlo Parisi. "Se ci fosse stato qualche dubbio in tal senso, nonostante le tante reprimende, dichiarazioni di fuoco, manifestazioni di irritazione che sono venute nel tempo soprattutto dal mondo della politica - proseguono Soluri e Parisi - è arrivato ora il passaggio della relazione della Dna nel quale, con un linguaggio in verità un po' curiale e vagamente assimilabile al politichese, si bacchettano quei giornalisti calabresi che 'alimentano polemiche e dibattiti che, partendo da una legittima visione garantista del processo penale e dal doveroso ed irrinunciabile rispetto degli indagati e degli imputati, sposta il fuoco dell'attività giornalistica su polemiche, pro o contro i pubblici ministeri, pro o contro quell'imputato, che alla fine, ancora una volta, oggettivamente, fanno passare in secondo piano la vera origine dei drammatici problemi calabresì. Un passaggio che ha spinto già autorevoli colleghi a parlare di tentativo di 'sospendere la liberta' di stampa in Calabria e forse persino la libertà di opinioné con l'invito all'ex Capo della Dna, Piero Grasso, oggi candidato del Pd ma regnante all'epoca della stesura della relazione, ad intervenire e fare chiarezza". "Certo, è utile sapere - prosegue la nota - se il passaggio contenuto nella relazione sia condiviso da Grasso oppure sia solo il frutto di una lettura distratta della relazione predisposta da altri. Così come è importante sapere se il Csm ed il suo capo, cioé il Presidente della Repubblica, condividano il passaggio stesso. Nell'attesa è appena il caso di ricordare che le polemiche tra pm e tra giudici non sono il frutto di esagerazioni o invenzioni giornalistiche ma un dato, questo sì oggettivo, rinveniente da dichiarazioni, posizioni o iniziative che il mondo giornalistico si limita a riferire, naturalmente sentendosi libero, fino a quando qualcuno non deciderà che la libertà di stampa in Italia non è più in vigore, di esprimere valutazioni o di fare commenti. Così come é il caso di ricordare che i giornalisti calabresi sono stati sempre in prima linea, naturalmente dalla propria postazione, che è diversa da quella di forze dell'ordine e magistrati, nel denunciare i fenomeni criminali che condizionano la vita civile nella nostra regione. Tanto che sono molti i giornalisti calabresi fatti oggetto di minacce e intimidazioni anche gravi da parte di esponenti della ndrangheta". "Contro queste intimidazioni - concludono Soluri e Parisi - i giornalisti calabresi intendono continuare a battersi con forza, unitamente a quanti, per la specificità del loro lavoro, sono chiamati ad interdire quotidianamente l'invasività e l'aggressività della malapianta mafiosa. Malapianta che si combatte anche con il coraggio di esprimere sempre e liberamente le proprie idee, anche se questo non piace a qualcuno o a tanti"

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