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    Scavi di Sibari allagati, istituzioni nazionali latitanti, appello della Cgil, polemiche

     

    Idrovora al lavoro

     

    Scavi di Sibari allagati, istituzioni nazionali latitanti, appello della Cgil, polemiche

    26 gen 13 A distanza di otto giorni dall'inondazione del parco archeologico di Sibari, la situazione resta drammatica. Il livello dell'acqua è sceso, ma già si intravede quello che è il vero problema: il fango. "C'é ancora molta acqua nel parco - afferma il sindaco di Cassano allo Ionio, Gianni Papasso - e tanto deve essere fatto per restituire l'area al suo splendore. Mano a mano che l'acqua viene tirata via, ed affiora l'antica Sybaris, purtroppo, constatiamo gli ingenti danni. Il fango copre tutti i resti ed abbiamo bisogno di aiuto per tirarlo via. Qui a parlare siamo in pochi e ad avere a cuore la sorte di questo immenso patrimonio in pochissimi. Le istituzioni che abbiamo interpellato non hanno ancora risposto. Governo e Regione ci aiutino, nel caso contrario faremo un grave danno alla storia ed alla civiltà di questo territorio, dell'Italia e del mondo tutto". "Con la Soprintendente per i Beni Archeologici della Calabria, Simonetta Bonomi, faremo il punto della situazione - prosegue Papasso - nella prossima settimana per capire cosa fare per salvare l'antica Sybaris. Intanto da più parti arrivano disponibilità di taluni gruppi di giovani e non pronti a ripulire i resti archeologici dalla fanghiglia, persone straordinarie che io chiamo 'gli angeli del fango'. Purtroppo questo è un lavoro delicatissimo e per essere eseguito al meglio, questi straordinari volontari necessitano di mezzi adeguati e risorse. Questo noi chiediamo: interventi concreti in tal senso. Il Governo nazionale, la Regione non possono essere così insensibili". "Sono sbalordito dal fatto che il Commissario Straordinario per il Rischio Idrogeologico della Calabria - conclude il sindaco - qui non si sia visto. Ci saremmo attesi un sopralluogo"

    Appello Cgil: "In questi giorni, in queste ore, uno dei siti archeologici più importanti del Paese è ingoiato e sommerso dalle acque esondate del fiume Crati ed ogni intervento, ad oggi, per farlo riemergere è stato insufficiente". E' quanto afferma Serena Sorrentino, segretario nazionale della Cgil, che lancia un appello al Governo per salvare il Parco archeologico di Sibari. "Ci appelliamo al Governo - aggiunge Sorrentino - per un immediato intervento straordinario per salvare e riportare alla luce un patrimonio culturale della storia e del Paese che rischia di perdersi definitivamente se non lo si libera, salvandolo dall'acqua e dal fango".

    Torchia: ProtCiv primi ad intervenire. Il sottosegretario regionale alla Presidenza, con delega alla Protezione civile Franco Torchia - informa una nota dell'ufficio stampa della Giunta -, rispondendo alle polemiche sollevate dopo l'esondazione del fiume Crati, che ha sommerso di acqua e fango il Parco archeologico di Sibari, precisa che "é vero che la Protezione civile regionale non ha i mezzi adeguati per intervenire nei casi di grande emergenza, ma questo è un dato di fatto che ho sempre rappresentato in tutte le situazioni e spiegato in tutte le lingue". "La Protezione civile regionale - prosegue Torchia - ha il dovere di intervenire e lo ha sempre fatto anche attivando quel grande esercito rappresentato dalle associazioni di volontariato e dai loro mezzi. E' ingeneroso accusare la Protezione civile regionale i cui tecnici, anche in questo caso, sono stati i primi ad arrivare sui luoghi del disastro per verificare cosa e quanto si poteva fare. Non voglio certamente tirarmi fuori dalle responsabilità ma, laddove ci sono disastri al territorio o quando si tratta di salvare vite umane, il Sistema di Protezione civile ha sempre dimostrato tempestività e generosità. A Sibari tutti oggi stanno facendo la loro parte, a cominciare dai Vigili del Fuoco, ai consorzi di bonifica, alla Coldiretti e mettiamo, all'ultimo posto, la Protezione civile". "Solo per dovere di cronaca, per quanto ci riguarda, abbiamo - aggiunge - immediatamente provveduto ad inviare una pompa idrovora di 3000 litri e successivamente altre 2 autopompe 4x4 del servizio AIB e, comunque, in assetto di emergenza idrogeologica per altri 6000 litri e 2 pompe barellabili per altri 4000 litri. Si tratta di attrezzature molto potenti. Inoltre, otto associazioni di volontariato si avvicendano per dare il loro contributo. Insieme ad essi anche il gruppo di operai forestali di Cosenza distaccati presso la Protezione civile i quali stanno lavorando con passione ed abnegazione, senza che nessuno gli riconosca questo tipo di lavoro. Quindi mi pare proprio fuori luogo rimpallarsi responsabilità o accusare qualcuno di ritardi o carenze sugli interventi emergenziali. In Calabria lo stato di abbandono di vaste aree del territorio è diventato ormai un fenomeno preoccupante che si aggiunge all'incuria e alla mancanza di manutenzione da parte degli enti preposti. Sono sufficienti perciò precipitazioni piovasche più intense del solito per provocare danni ingenti. E le piogge che nei giorni scorsi hanno interessato la Sibaritide sono state particolarmente eccezionali. La fragilità del territorio basta quindi ad annunciare i disastri alluvionali". Torchia evidenzia inoltre che "se poi si aggiungono anche le relazioni della Protezione civile, ben si comprende come il sistema della difesa dal dissesto idrogeologico nella nostra regione non funziona correttamente". Il sottosegretario Torchia, torna poi indietro negli anni e ricorda che "durante degli eccezionali eventi atmosferici di settembre 2009, l'esondazione del Canale Stombi, a causa del mancato funzionamento delle pompe idrovore, aveva provocato l'allagamento del Museo Nazionale Archeologico della Sibaritide. Già allora la Protezione civile regionale aveva rappresentato la necessità di effettuare un urgente intervento volto al ripristino delle normali condizioni di deflusso a mare del fiume Crati descrivendo lo scenario che, puntualmente, si è verificato nei giorni scorsi, con il completo allagamento degli scavi archeologici. Ma nella nostra regione il problema rimane sempre lo stesso: rincorrere le emergenze. Pertanto di quante autopompe idrovore dovrebbe essere dotata la protezione civile? Quante risorse bisogna investire per realizzare un parco macchine che andrebbe utilizzato solo nelle emergenze, con l'inevitabile costo della manutenzione? Sicuramente, una Protezione civile più forte sarebbe meglio in grado di affrontare le emergenze che, in Calabria, sono ormai costanti". "Ma l'impegno delle istituzioni - conclude - deve andare oltre l'intervento emergenziale. Occorre ripartire dalla prevenzione che non è un compito soltanto della Regione. Si tratta di una vera e propria svolta culturale che deve vedere il cittadino come primo protagonista. in seguito ci sono diversi livelli istituzionali, comuni e province che hanno un grande ruolo da svolgere. Essi sono i veri guardiani del territorio che governano. Ecco la prevenzione parte proprio da lì. Poi viene l'altra politica, quella che deve programmare lo sviluppo. E per fare questo occorre investire nella messa in sicurezza del territorio. O si comprende questo o la Calabria non avrà futuro"

    Corbelli "Grave silenizo media nazionali": "Il silenzio, ignobile, che continua da una settimana, degli organi d'informazione nazionale sulla vergogna dell'antica città di Sybaris sommersa dall'acqua e dal fango, è un fatto grave, ingiustificato, inaccettabile, uno scandalo che conferma purtroppo l'assoluta non considerazione, l'emarginazione e discriminazione nei confronti della Calabria". E' quanto afferma, in una nota, il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli. "Per il crollo di un muro a Pompei si è gridato allo scandalo, per giorni tutti i media nazionali e internazionali hanno titolato a caratteri cubitali su questo fatto, arrivando per questo finanche a far dimettere l'allora ministro dei Beni Culturali, Sandro Bondi. Per l'antica Sybaris allagata, sommersa dall'acqua e dal fango, invece continua a registrarsi un silenzio vergognoso da parte della stampa nazionale. C'é da chiedersi: cos'altro sarebbe dovuto succedere perché i media nazionali degnassero di attenzione Sibari e la Calabria? Una tragedia umana, con morti e feriti? Non basta quello spettacolo devastante e scandaloso degli scavi archeologici ricoperti dal fango, non basta quello che rappresenta nel mondo e per la storia l'antica città di Sybaris, patrimonio dell'umanità?". "Perché allora la stampa nazionale continua a tacere? Solo perché - prosegue Corbelli - Sibari è in Calabria, solo perché qualsiasi cosa accade in questa regione (che non sia legata a grossi scandali e fatti di 'ndrangheta), non fa notizia, non merita di essere riportata neppure con un breve servizio e un trafiletto? Se anziche' in Calabria quanto è successo a Sibari fosse successo in un'altra regione del paese la stampa nazionale si sarebbe precipitata con i suoi inviati sul posto e avrebbe dato ampio risalto all'evento. In Calabria no. Questo è il prezzo che paga questa regione, questa vera e propria discriminazione".

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